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<BR><!-- BBCode Start --><B>Non solo Nuova Zelanda</B><!-- BBCode End -->
<BR><!-- BBCode Start --><I>Marco Arceri</I><!-- BBCode End -->
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<BR><!-- BBCode Start --><I>All Blacks sugli scudi, ma non ci sono solo loro. Da quel che si è visto sul campo, Francia e Sudafrica rappresentano valide sfidanti.</I><!-- BBCode End -->
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<BR>(28-11-2005) Corrono, picchiano, macinano chilometri, ti seppelliscono di mete. La Nuova Zelanda double face, quella dalle due squadre che a vincere comunque vincono sempre, 30 uomini intercambiabili, due XV di uguale e quasi aliena potenza, forse davvero non la placca più nessuno. La strada è segnata: barra verso il Tri Nations del 2006, e l'agognato Mondiale del 2007.
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<BR>Però, però...c'è un però. Loro sono un gradino sopra tutti gli altri, d'accordo. Ma Francia e Sudafrica sembrano avere qualcosa da dire. Il match tra Bleus e Springboks andato in onda sabato scorso è stato probabilmente il più bello della stagione. Hanno vinto i francesi, 26-20, e questo ha permesso loro di scalzare l'Australia dal terzo posto del ranking mondiale dell'Irb. Da una parte l'agilità e la classe francese, un'apertura di classe cristallina come Michalak e una terza linea prodigiosa. Dall'altra il potentissimo pacchetto di mischia sudafricano, e un reparto di centri invidiabile.
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<BR>Insomma, la partita forse è ancora aperta. Con un possibile outsider, l'Inghilterra. Coach Robinson cercava conferme e le ha ottenute. Buono Hodgson in apertura, ottime le ali, in crescita il pacchetto di mischia e la touche, più organico, armonioso e continuo il gioco ovale alla mano. Due vittorie (contro Australia e Samoa) e una sconfitta più che dignitosa contro la Nuova Zelanda è un bilancio che salva l'onore e rilancia le prospettive.
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<BR>I bocciati. Davvero preoccupanti le involuzione di Australia e Galles. I Wallabies sono una squadra da ricostruire, che da agosto in poi (Tri Nations) ha rimediato unicamente figuracce. Della famosa manovra australiana, compatta e sostenuta da tutto il XV non c'è più traccia. Come non c'è traccia di quel Galles giovane, coraggioso e frizzante che aveva sbaragliato la concorrenza nel recente Sei Nazioni. Dietro l'angolo pure l'Irlanda, la nazionale delle grandi illusioni e delle ancora più cocenti delusioni. Serve a poco farne 43, e subirne 12, alla malconcia Romania, quando precedentemente contro Nuova Zelanda e Australia avevi inanellato parziali da vergogna (rispettivamente 7-45 e 14-30).
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<BR>Le altre. Da segnalare un certo calo di qualità del rugby oceanico. Tonga si conferma squadra materasso, Samoa ha ancora molta strada da fare e le Fiji - la migliore delle tre - sono una nazionale tutto sommato facile da imbrigliare. Blocchi alla fonte quella loro manovra veloce, ed il gioco è fatto.
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<BR>Segnali di crescita da parte del rugby italiano. Dopo anni di proclami verbali alla Kirwan, Berbizier sembra uno che punta più al sodo. L'Italia ha vinto due partite (Tonga e Fiji) e perso una (Argentina). Ha confermato i suoi tradizionali punti di forza (il pacchetto di mischia, la touche, il gioco difensivo) e ha dimostrato qualche progresso nel gioco offensivo. Bene Pez in apertura, saggia e coraggiosa anche la decisione di ringiovanire il gruppo operata da Berbizier.
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<BR>I numeri per il momento gli danno ragione: in una manciata di mesi, la sua Italia ha già battuto due squadre di ranking superiore (l'Argentina a Cordoba a giugno, Fiji adesso). Gli azzurri rimangono comunque undicesimo nella classifica mondiale, ma sono segnali. Segnali che però vanno concretizzati nel prossimo Sei Nazioni. Berbizier lo sa e non concede nulla all'illusione: "C'è ancora molto lavoro da fare".
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<BR>Giuliana