Bravi giornalisti...
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Re: Bravi giornalisti...
Ti assicuro che di madri cosi' ce ne sono parecchie
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Re: Bravi giornalisti...
Io avevo una prof che non prendeva mazzette e ogni tanto ci faceva provare diversi sport oltre alle solite pallavolo / atletica.
Una volta ha provato con il rugby, ma evidentemente non era a conoscenza del touch, per cui ci "abbracciavamo" per simulare il placcaggio. L'esperimento è finito nel giro di 10 minuti, dopo che un mio compagno ha "abbracciato" una compagna con molto entusiasmo e poca coordinazione. Lei non si è fatta nulla, ma è bastato un contatto un po' più spinto per fermare tutto.
A pallavolo e atletica invece la gente si faceva male da sola (innumerevoli slogature, distorsioni, stiramenti ecc.) e quindi abbiamo continuato a praticarli senza problemi.
Mia personale conclusione: nelle scuole va fatto provare solo il touch.
Una volta ha provato con il rugby, ma evidentemente non era a conoscenza del touch, per cui ci "abbracciavamo" per simulare il placcaggio. L'esperimento è finito nel giro di 10 minuti, dopo che un mio compagno ha "abbracciato" una compagna con molto entusiasmo e poca coordinazione. Lei non si è fatta nulla, ma è bastato un contatto un po' più spinto per fermare tutto.
A pallavolo e atletica invece la gente si faceva male da sola (innumerevoli slogature, distorsioni, stiramenti ecc.) e quindi abbiamo continuato a praticarli senza problemi.
Mia personale conclusione: nelle scuole va fatto provare solo il touch.
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Re: Bravi giornalisti...
Nelle scuole c'è solo il touch e bene o male la federazione propone progetti..
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Re: Bravi giornalisti...
Ce ne sono troppe, altro che parecchie. Ricordo pure "ai miei tempi" quando facevo karate, di quelle menate per 2 lividi... Ma dai su
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Re: Bravi giornalisti...
D’altronde come diceva qualche anno fa Pulici “il mio sogno è allenare una squadra di orfani”
A śerta xente xè pì faśile meterghelo in
ulo che in testa (detto popolare veneto)
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Re: Bravi giornalisti...
Lui però ce l'aveva coi genitori tifosi ultras, non con le mamme apprensive
Viviamo l'era del rugby itagliano che inizia a Treviso e finisce a Mogliano.
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
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Re: Bravi giornalisti...
Spesso le due cose vanno a braccetto
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Re: Bravi giornalisti...
Ottimo Raimondi come talent scout, quindi.
La strada per il successo (successo, per me, è fare il lavoro che ti piace e farlo BENE) passa anche dall'iniziativa personale. MM ci ha provato e gli andata bene, perché i numeri li aveva
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"La vita è quello che non esisterà mai sotto il fascismo: libertà, creazione, sincerità, verità, bellezza e volto umano"
R.I.P. Pavel Kushnir - pianista russo morto in carcere, vittima del fascismo russo
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Re: Bravi giornalisti...
è un bravo uomo. se parlasse meno e ci facesse godere la partita in santa pace sarebbe meglio. non è che noi dobbiamo sorbirci i suoi studi sulla partita per forza. è come se questo caricasse delle pietre sulle spalle e poi ce le lanciasse addosso durante le radiocronache, come a volersene liberare. per dimostrare a tutti che lui il lavoro lo fa disturba le partite.
parlate meno, e soprattutto non urlate. la parlata urlata di Molla è un grosso disturbo. anche perchè se si parla a tono alto sempre, quando c'è la meta si finisce per gridare. e cos'è il mercato generale, la curva sud, o una partita di regbi.
parlate meno, e soprattutto non urlate. la parlata urlata di Molla è un grosso disturbo. anche perchè se si parla a tono alto sempre, quando c'è la meta si finisce per gridare. e cos'è il mercato generale, la curva sud, o una partita di regbi.
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Re: Bravi giornalisti...
Lui sì, era un bravo giornalista.
Uno dei punti di riferimento per noi amanti di questo sport nei '70-'80
R.I.P. Carlo e grazie per la tua passione.
https://www.gazzetta.it/Volley/21-09-20 ... 9299.shtml
Uno dei punti di riferimento per noi amanti di questo sport nei '70-'80
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Re: Bravi giornalisti...
Bravo e con la schiena diritta, senza riverenze o vendette da consumare.
Nel rugby uno dei pochissimi.
R.I.P. Carlo Gobbi
Nel rugby uno dei pochissimi.
R.I.P. Carlo Gobbi
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Re: Bravi giornalisti...
Un grande uomo prima ancora che un grande giornalista.
Sono davvero triste
Sono davvero triste
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Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
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Re: Bravi giornalisti...
Questo il toccante saluto a Carlo Gobbi del collega Paolo Marabini
CIAO CARLONE
Carlone se n’è andato stanotte. Ahimè, sapevamo che era arrivato al capolinea del suo bel viaggio. Ma speravamo in un colpo di coda, che gli regalasse ancora un po’ di tempo di questo viaggio, che per un certo tratto ho vissuto pure io, da collega più giovane - quasi un figlio, per la carta d’identità - con il privilegio della sua grande stima nei miei riguardi, che spesso manifestava con parole cariche di sentimento, anche una volta che aveva imboccato la via della pensione. E quei complimenti, quelle attenzioni speciali, quegli attestati di stima, mi mettevano un po’ in difficoltà, mi emozionavano pure. Mi voleva tanto bene Carlone, sì. E mi leggeva con affetto, tutti i giorni, non lesinando appunti, sempre garbatamente, se avevo scritto qualcosa su cui non era d’accordo.
Carlone, all’anagrafe Carlo Gobbi, collega alla redazione Sport Olimpici della Gazzetta, era un uomo d’altri tempi. Un uomo rispettoso, dai modi sempre gentili, con quella vena di ironia tipica della sua terra - l’Emilia Romagna - che a volte era spontanea, ricercata, pertanto arguta e sottile. Altre, invece, era figlia di un suo essere teneramente ingenuo, e arrivava a provocarci reazioni esilaranti: un giorno, promesso, snocciolerò un po’ di aneddoti immortali, che giust’appunto qualche giorno fa abbiamo rievocato in redazione.
Amava visceralmente lo sport, Carlone. Soprattutto certi sport: volley, rugby e judo su tutti. E poi quelle discipline di nicchia che compongono l’arcipelago olimpico ed emergono giusto quella volta ogni 4 anni, se c’è una medaglia a spingerle sopra il livello dell’interesse generale che le sommerge abitualmente, in un Paese (quasi) tutto concentrato su una sola palla e su un grande prato verde.
Già ai suoi tempi si crucciava degli spazi da monolocale o da sottoscala destinati alle sue amate nicchie - fossero l’hockey pista o il tiro a volo - peraltro in un’epoca in cui, sui giornali non ancora travolti dallo tsunami internautico, di spazi per quelle nicchie ce n’erano ancora. Eppure lui ne seguiva sorti, vicende e storie con passione e curiosità esemplari, ammirevoli. Pensate ora, quanto sarebbe forte il suo cruccio. E infatti, da lettore assiduo e attento, soprattutto da uomo Gazzetta sin dentro all’ultima cellula, non lo risparmiava al mio indirizzo.
Mi scriveva, col consueto garbo, addolorato per certe dimenticanze a suo dire inaccettabili. E io a ribadirgli tutte le volte come il cambio dei tempi, così repentino, non lasciasse altra via, a noi superstiti di quei giornali che avevano viaggiato a gonfie vele e che noi avevamo avuto la fortuna di abitare. E ringraziasse il cielo di essersi risparmiato, grazie all’ingresso in pensione giust’appunto nei giorni topici dello tsunami, quella rivoluzione epocale. Ma niente: non se ne dava pace, non se ne voleva farsene una ragione. E me lo scriveva riconoscendomi suo consimile, finanche un suo erede, avendo io nelle mie corde la stessa poliedricità di interessi, la stessa passione e lo stesso Dna rosa che aveva guidato la sua carriera, pur occupandomi solo occasionalmente delle discipline a lui più care.
Ironia della sorte, ieri sera, poche ore prima che ci lasciasse, dopo quasi 30 anni ero tornato a scrivere di rugby. E mentre lo facevo, a ogni riga mi chiedevo che cosa mi avrebbe detto privatamente l’indomani, cioè oggi. Perché di sicuro lo avrebbe fatto.
Sorrido a questo pensiero, mentre piango la morte di Carlone, che se ne è andato via con il suo meraviglioso carico di rara umanità. E insieme considero quelle poche righe un segno del destino, un testimone, un lascito. Che mi tengo ben stretto.
Ho un solo rimpianto: non essere riuscito a portarlo alla Biblioteca dello Sport Nerio Marabini. Si sarebbe sentito a casa sua. E sì, credo proprio che sarebbe arrivato a versare anche lui una lacrima per quel posto, quintessenza sua e non solo mia.
Ciao Carlone. Alpino fiero. Uomo buono e gentile. I tuoi messaggi li ho tutti qui
CIAO CARLONE
Carlone se n’è andato stanotte. Ahimè, sapevamo che era arrivato al capolinea del suo bel viaggio. Ma speravamo in un colpo di coda, che gli regalasse ancora un po’ di tempo di questo viaggio, che per un certo tratto ho vissuto pure io, da collega più giovane - quasi un figlio, per la carta d’identità - con il privilegio della sua grande stima nei miei riguardi, che spesso manifestava con parole cariche di sentimento, anche una volta che aveva imboccato la via della pensione. E quei complimenti, quelle attenzioni speciali, quegli attestati di stima, mi mettevano un po’ in difficoltà, mi emozionavano pure. Mi voleva tanto bene Carlone, sì. E mi leggeva con affetto, tutti i giorni, non lesinando appunti, sempre garbatamente, se avevo scritto qualcosa su cui non era d’accordo.
Carlone, all’anagrafe Carlo Gobbi, collega alla redazione Sport Olimpici della Gazzetta, era un uomo d’altri tempi. Un uomo rispettoso, dai modi sempre gentili, con quella vena di ironia tipica della sua terra - l’Emilia Romagna - che a volte era spontanea, ricercata, pertanto arguta e sottile. Altre, invece, era figlia di un suo essere teneramente ingenuo, e arrivava a provocarci reazioni esilaranti: un giorno, promesso, snocciolerò un po’ di aneddoti immortali, che giust’appunto qualche giorno fa abbiamo rievocato in redazione.
Amava visceralmente lo sport, Carlone. Soprattutto certi sport: volley, rugby e judo su tutti. E poi quelle discipline di nicchia che compongono l’arcipelago olimpico ed emergono giusto quella volta ogni 4 anni, se c’è una medaglia a spingerle sopra il livello dell’interesse generale che le sommerge abitualmente, in un Paese (quasi) tutto concentrato su una sola palla e su un grande prato verde.
Già ai suoi tempi si crucciava degli spazi da monolocale o da sottoscala destinati alle sue amate nicchie - fossero l’hockey pista o il tiro a volo - peraltro in un’epoca in cui, sui giornali non ancora travolti dallo tsunami internautico, di spazi per quelle nicchie ce n’erano ancora. Eppure lui ne seguiva sorti, vicende e storie con passione e curiosità esemplari, ammirevoli. Pensate ora, quanto sarebbe forte il suo cruccio. E infatti, da lettore assiduo e attento, soprattutto da uomo Gazzetta sin dentro all’ultima cellula, non lo risparmiava al mio indirizzo.
Mi scriveva, col consueto garbo, addolorato per certe dimenticanze a suo dire inaccettabili. E io a ribadirgli tutte le volte come il cambio dei tempi, così repentino, non lasciasse altra via, a noi superstiti di quei giornali che avevano viaggiato a gonfie vele e che noi avevamo avuto la fortuna di abitare. E ringraziasse il cielo di essersi risparmiato, grazie all’ingresso in pensione giust’appunto nei giorni topici dello tsunami, quella rivoluzione epocale. Ma niente: non se ne dava pace, non se ne voleva farsene una ragione. E me lo scriveva riconoscendomi suo consimile, finanche un suo erede, avendo io nelle mie corde la stessa poliedricità di interessi, la stessa passione e lo stesso Dna rosa che aveva guidato la sua carriera, pur occupandomi solo occasionalmente delle discipline a lui più care.
Ironia della sorte, ieri sera, poche ore prima che ci lasciasse, dopo quasi 30 anni ero tornato a scrivere di rugby. E mentre lo facevo, a ogni riga mi chiedevo che cosa mi avrebbe detto privatamente l’indomani, cioè oggi. Perché di sicuro lo avrebbe fatto.
Sorrido a questo pensiero, mentre piango la morte di Carlone, che se ne è andato via con il suo meraviglioso carico di rara umanità. E insieme considero quelle poche righe un segno del destino, un testimone, un lascito. Che mi tengo ben stretto.
Ho un solo rimpianto: non essere riuscito a portarlo alla Biblioteca dello Sport Nerio Marabini. Si sarebbe sentito a casa sua. E sì, credo proprio che sarebbe arrivato a versare anche lui una lacrima per quel posto, quintessenza sua e non solo mia.
Ciao Carlone. Alpino fiero. Uomo buono e gentile. I tuoi messaggi li ho tutti qui
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Re: Bravi giornalisti...
(Poi la finisco)
Tabellino di un pezzo di Carlo Gobbi citato dal collega Mario Salvini, e non lo commento:

Tabellino di un pezzo di Carlo Gobbi citato dal collega Mario Salvini, e non lo commento:

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