Porca putt...
<BR>Mi rompe gravemente le p...e l\'intervento di chi sapete voi perchè alla fine anche se dissento da quello che dice la conclusione è la stessa.
<BR>
<BR>Scrivo egualmente ste due righette:
<BR>Mi trovo molto in quello che dice Keis;
<BR>bisogna sgombrare il campo da un\'equivoco di fondo;
<BR>cosa si vuole veramente per il rugby italiano ?
<BR>Se il fine ultimo è quello di diventare competitivi a livello internazionale le strade sono quelle indicate da Keis
<BR>cito testualmente : \"o ci si adegua a quei modelli di organizzazione
<BR>o si importano in massa equiparati ed oriundi\"
<BR>Non possiamo illuderci di prendere a modello i campionati francese (che peraltro negli ultimi anni ha ridotto il numero di squadre) ed inglese; il numero di praticanti e la tradizione consolidata li rendono completamente inadatti alla nostra situazione.
<BR>Tra l\'altro il campionato inglese è una realtà molto particolare in quanto la squadra promossa dalla serie inferiore deve sottostare a rigidi e precisi standard qualitativi e quantitativi per salire nella massima divisione.
<BR>Le squadre della massima divisione (Zurich premiership) vengono abbondantemente sovvenzionate dalla federazione per mantenere alto il livello del campoionato e la competitività in europa.
<BR>Al di sotto di questa elite ci sono un numero sterminato di squadre dilettantistiche o al massimo semiprofessionistiche.
<BR>
<BR>Che senso ha per la competitività del nostro campionato maggiore che ci siano squadre che ogni anno sono costrette a lottare con organici ridotti all\'osso, situazioni finanziarie da paura, stranieri ed oriundi di terza e quarta fascia, spettatori che si conoscono tutti per nome dato il loro esiguo numero e, cosa ben più grave, assenza di settori giovanili strutturati per garantirsi un futuro.
<BR>La passione smisurata per il Rugby di un manipolo di persone giustifica la presenza di una squadra in massima divisione tra mille stenti sofferenze e figuracce in europa ?
<BR>LA risposta potrebbe essere SI !
<BR>Lo spirito del rugby è anche questo, lottare anche quando l\'impresa è impossibile, lottare sempre e comunque.
<BR>Allora mi ripeto, chiediamoci cosa vogliamo veramente per il Rugby Italiano.
<BR>Se lo spirito è questo la Massima serie deve avere 20 squadre ed ognuno deve avere il diritto di combattere la propria battaglia.
<BR>Io però mi chiedo una cosa.
<BR>Il sano e storico spirito campanilistico che anima la nostra nazione potrebbe avere tutto lo spazio di dispiegarsi in una serie C2 dove le squadre partecipano a puro titolo amatoriale senza obblighi alcuni di giovanili o quant\'altro, in una serie C1 di livello un pò superiore con l\'obbligo di attività U17 e le altre fasce facoltative, in una serie B dove arrivino le squadre che cominciano a coltivare qualche ambizione e dove l\'attività giovanile deve essere presente a tutti i livelli, in una serie A o A2 come cavolo si vuole chiamarla che sia a livello semiprofessionistico con 20 squadre in due gironi come adesso che rappresentino tutte le identità locali del nostro paese e in un campionato di elite a 8 squadre totlmente professionale dove arrivino realtà che sotto l\'aspetto organizzativo finanziario strutturale e competitivo siano il meglio di quello che può offrire il rugby italiano.
<BR>Una sola retrocessione: spareggio andata e ritorno tra la prima della serie A e l\'ultima del campionato di eccellenza.
<BR>In Europa le prime 6 del campionato.
<BR>Le fusioni tra realtà della stessa città sorgerebbero spontaneamente nel caso di ambizioni di Top 8 altrimenti spazio a tutti i derby possibili in serie A.
<BR>Inoltre, accordo tra i presidenti delle 8 società di punta per limitare il mumero di extracomunitari tesserabili a 2 e di comunitari a 3.
<BR>1 solo equiparato per squadra.
<BR>Così facendo credo che salveremmo l\'identità cittadina delle squadre dando più competitività al campionato non perchè si giocano meno partite ma perchè si gioca con squadre ad un livello più alto.
<BR>Ci voglio sicuramente più squadre come numero assoluto in Italia per fare crescere il movimento.
<BR>Aumentiamo le squadre nelle serie minori.
<BR>Facciamo reclutamento a tappeto in accordo con le strutture scolastiche e facciamo partire un campionato scolastico tipo giochi della gioventù, ma non dalle superiori, a partire dalla terza elementare.
<BR>Incontri cittadini provinciali regionali e finali nazionali a Roma.
<BR>La piramide del movimento deve essere più appuntita ma deve anche avere la base molto più larga.
<BR>Paesi come Galles Irlanda e Scozia con basi di praticanti che noi ci sognamo e strutture diffuse nel territorio si possono permettere rispettivamente 5, 4 e 3 squadre a livello professionistico,
<BR>Qualcuno mi dovrebbe spiegare che fenomeni siamo noi per per poterne avere 10 o più ?
<BR>
<BR>Chiudo parlando del parallelo calcistico, mi sembra evidente che se ROma e Lazio hanno la capacità di riempire l\'Olimpico e di gestire settori giovanili di buon livello la loro duplice presenza si giustifica da sola in una sola città.
<BR>Vedi invece società con problemi tipo Samp e genoa che difficilmente nella storia sono stae a lungo assieme in A o addirittura come Chievo e Verona, una sale e l\'altra scende.
<BR>Se andiamo agli albori del calcio, le società attuali sono quasi tutte figlie di fusioni avvenute negli anni, ad esempio SampDoria è nata dalla fusione della Sampierdarenese e dell\'andrea doria, l\'attuale venezia in serie b è frutto della fusione tra Venezia e Mestre e così via.
Basta campanilismo?
Moderatore: Emy77
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Questa storia degli oriundi/stranieri/equiparati e\' semplice da capire. Come detto da tanti in questo grandissimo forum (che allieta sempre le grigi giornate albioniche), se le regole permettono a tutti gli altri paesi di introdurre Argentini e Tongani in AUstralia, Kiwis in Francia, Galles e Scozia e sudafricani in Inghilterra (non pensavate mica che Mike Catt fosse inglese...) non vedo perche gli italiani debbano fare i diversi. Se quardate in cima al nostro sito di oggi, c\'e\' una bella notizia che riporta il desiderio della federazione gallese di ingaggiare tale Andrew Johns, a quanto pare il miglore giocatore di rugby a 13 del mondo, che gioca in Australia ed e\' e Australianissimo. Ma attenzione, si e\' trovato un nonno che sembra fosse un minatore gallese prima di emigrare. Quindi puo\' giocare in Galles. E a quelli che vogliono i bei derby locali, \'purezza\' del rugby locale e amatoriale dico c\'e\' posto anche per questo, come c\'e\'in tutti i pease rugbistici. Ma se si vuole giocare ad un altro livello, non si puo\' pretendere di fare tutte e due le cose. Perche\' in campo poi sono brutte sconfitte, e a lungo andare il rugby ne soffira\'. Sono d\'accordissimo che l\'investimeto va fatto a livello giovanile, e mi sembra che il lavoro fatto dalle U19 e U21 sia moltoi valido.
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\"oh, beh, se lo fanno gli altri...\"
<BR>
<BR>Spiacente, ma non la considero una giustificazione. Anzi, e\' l\'occasione per una buona volta di dare l\'esempio e far vedere agli altri che l\'orgoglio conta ancora qualcosa, almeno nel nostro rugby.
<BR>
<BR>Io sono in Inghilterra da sei anni, cosa penserei di me stesso se iniziassi a fare il tifo per Albione anziche\' per l\'Italia solo perche\' vivo qui e per giunta e\' una squadra che darebbe piu\' soddisfazioni in quanto a risultati?
<BR>
<BR>E perche\' lo stesso principio e la stessa moralita\' non si applica alla federazione e ai giocatori? Soprattutto visto che non hanno bisogno di giocare per una nazionale qualunque, visto che sono professionisti pagati dal proprio club.
<BR>
<BR>Tutto cio\' mi da\' la tentazione di equipararmi come appassionato e diventare tifoso figiano, tongano o samoano, insomma di quelle nazioni che mantengono (forse perche\' non hanno scelta, ma la conclusione non cambia) un rugby onesto e non gonfiato artificialmente.
<BR>
<BR>E per cortesia, non mi si dica che francesi, irlandesi e inglesi fanno come noi. Il 99% dei giocatori inglesi sono nati e cresciuti in Inghilterra, e quelli Irlandesi (popolo migratore e pendolare per tradizione), anche se molti nati in Inghilterra, sono irlandesi \"veri\". Negli spogliatoi dell\'irlanda il loro accento si sente. Nessuna di quelle nazionali ha snaturato il loro standard \"dopando\" tutti i ruoli chiave con equiparati.
<BR>
<BR>Io credo che stiamo esagerando e la Federazione dovrebbe avere piu\' coraggio in queste scelte. Per giunta non sono sicuro che avere una nazionale vera risulterebbe in prestazioni molto peggiori di quelle attuali - ma non e\' quello il punto!
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<BR>Spiacente, ma non la considero una giustificazione. Anzi, e\' l\'occasione per una buona volta di dare l\'esempio e far vedere agli altri che l\'orgoglio conta ancora qualcosa, almeno nel nostro rugby.
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<BR>Io sono in Inghilterra da sei anni, cosa penserei di me stesso se iniziassi a fare il tifo per Albione anziche\' per l\'Italia solo perche\' vivo qui e per giunta e\' una squadra che darebbe piu\' soddisfazioni in quanto a risultati?
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<BR>E perche\' lo stesso principio e la stessa moralita\' non si applica alla federazione e ai giocatori? Soprattutto visto che non hanno bisogno di giocare per una nazionale qualunque, visto che sono professionisti pagati dal proprio club.
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<BR>Tutto cio\' mi da\' la tentazione di equipararmi come appassionato e diventare tifoso figiano, tongano o samoano, insomma di quelle nazioni che mantengono (forse perche\' non hanno scelta, ma la conclusione non cambia) un rugby onesto e non gonfiato artificialmente.
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<BR>E per cortesia, non mi si dica che francesi, irlandesi e inglesi fanno come noi. Il 99% dei giocatori inglesi sono nati e cresciuti in Inghilterra, e quelli Irlandesi (popolo migratore e pendolare per tradizione), anche se molti nati in Inghilterra, sono irlandesi \"veri\". Negli spogliatoi dell\'irlanda il loro accento si sente. Nessuna di quelle nazionali ha snaturato il loro standard \"dopando\" tutti i ruoli chiave con equiparati.
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<BR>Io credo che stiamo esagerando e la Federazione dovrebbe avere piu\' coraggio in queste scelte. Per giunta non sono sicuro che avere una nazionale vera risulterebbe in prestazioni molto peggiori di quelle attuali - ma non e\' quello il punto!
...non potendo avere la botte piena e la moglie ubriaca, si ubriaco' e riempi' la moglie di botte.
...il paese e' piccolo e la gente morde.
...noi perso la partita? mettiamola cosi': noi siamo arrivati secondi, loro solo penultimi.
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Mi pare che si stia andando un po\' fuori tema........e c\'è un po\' di confusione.
<BR>Un conto è il problema dell\'organizzazione, un altro è l\'autenticità dei valori di riferimento e delle motivazioni. Qui non si parla di purezza, ma di efficienza.
<BR>
<BR>Le migliori organizzazioni no profit sono organizzate con criteri rigorosamente razionali. Forse che Medici Senza Frontiere ha smarrito i propri ideali perchè ha il sito internet ed effettua un mailing piuttosto pressante ?
<BR>
<BR>Anzi dirò di più, propio la difficoltà a coordinare il movimento e l\' abitudine a non programmare a medio lungo termine genera la necessità a \"mettre una pezza\" e chiamare questo o quell\'oriundo per sopperire ad una modestia del \"mercato interno\" che è la conseguenza di un\'organizzazione tutta da inventare.
<BR>
<BR>Quindi questo professionismo un po\' straccione del rugby di vertice è figlio della mancanza di professionalità nel rugby di base. Un po\' per carenza di mezzi e di cultura degli organismi federali (ma mi pare che con il \"progetto rugby di base\" ci sia una un significativo segnale), ma anche per la miopia ed i particolarismi delle società.
<BR>
<BR>Mi rivolgo a Petolo: non credi che se Kirwan, (o chi per lui) avesse un mandato triennale o quinquennale non preferirebbe consolidare la base che produrrà la rosa della nazionale di domani ? Lo preferirebbe di certo perchè ora come ora è costretto a scelte da giocatore di poker, come la convocazione di Wakarua ai mondiali: gli è andata bene perchè ha buttato dentro tutti i calci che doveva, ma se non andava così ?
<BR>
<BR>Il problema oriundi/equiparati è quindi un falso problema: se esistesse una nazionale italiana dei muratori e degli elettricisti, sicuramente ci sarebbero molti serbi e croati in squadra, vuoi negarglielo ? Nel rugby non funziona diversamente: c\'è un incontro tra una domanda (società che devono mantere una rosa per affrontare un calendario sempre più fitto in un gioco sempre più duro) ed un\'offerta (argentini che scappano da una crisi economica e cercano condizioni di vita migliori, sudafricani e neozelandesi che scoprono che qui da noi si mangia meglio e ci sono più occasioni di divertimento), tutto qui. E quelli che vengono sono perfettamente allineati al nostro livello, se fossero fenomeni se ne starebbero dove sono e andrebbero in Zurich o al Super twelve, indipendentemente dalle loro origini. O sbaglio ?
<BR>
<BR>Kirwan secondo me ha ragione per esempio per quanto riguarda la partecipazione alle coppe europee, che va qualificata, ed ha ragione a sollevare il problema dei rapporti tra società grandi e piccole, che va regolamentato a tutela di queste ultime, se si vuole che si concentrino su reclutamento e propaganda di base.
<BR>
<BR>Tutti argomenti su cui si può discutere a lungo, ma che con la presenza degli oriundi/equiparati non hanno niente da spartire. E lo dico condividendo in pieno il sarcasmo con cui si esprime Panda ai toni trionfalistici della notizia della eleggibiltà di Llanos.
<BR>
<BR>Un saluto a tutti.
<BR>Un conto è il problema dell\'organizzazione, un altro è l\'autenticità dei valori di riferimento e delle motivazioni. Qui non si parla di purezza, ma di efficienza.
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<BR>Le migliori organizzazioni no profit sono organizzate con criteri rigorosamente razionali. Forse che Medici Senza Frontiere ha smarrito i propri ideali perchè ha il sito internet ed effettua un mailing piuttosto pressante ?
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<BR>Anzi dirò di più, propio la difficoltà a coordinare il movimento e l\' abitudine a non programmare a medio lungo termine genera la necessità a \"mettre una pezza\" e chiamare questo o quell\'oriundo per sopperire ad una modestia del \"mercato interno\" che è la conseguenza di un\'organizzazione tutta da inventare.
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<BR>Quindi questo professionismo un po\' straccione del rugby di vertice è figlio della mancanza di professionalità nel rugby di base. Un po\' per carenza di mezzi e di cultura degli organismi federali (ma mi pare che con il \"progetto rugby di base\" ci sia una un significativo segnale), ma anche per la miopia ed i particolarismi delle società.
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<BR>Mi rivolgo a Petolo: non credi che se Kirwan, (o chi per lui) avesse un mandato triennale o quinquennale non preferirebbe consolidare la base che produrrà la rosa della nazionale di domani ? Lo preferirebbe di certo perchè ora come ora è costretto a scelte da giocatore di poker, come la convocazione di Wakarua ai mondiali: gli è andata bene perchè ha buttato dentro tutti i calci che doveva, ma se non andava così ?
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<BR>Il problema oriundi/equiparati è quindi un falso problema: se esistesse una nazionale italiana dei muratori e degli elettricisti, sicuramente ci sarebbero molti serbi e croati in squadra, vuoi negarglielo ? Nel rugby non funziona diversamente: c\'è un incontro tra una domanda (società che devono mantere una rosa per affrontare un calendario sempre più fitto in un gioco sempre più duro) ed un\'offerta (argentini che scappano da una crisi economica e cercano condizioni di vita migliori, sudafricani e neozelandesi che scoprono che qui da noi si mangia meglio e ci sono più occasioni di divertimento), tutto qui. E quelli che vengono sono perfettamente allineati al nostro livello, se fossero fenomeni se ne starebbero dove sono e andrebbero in Zurich o al Super twelve, indipendentemente dalle loro origini. O sbaglio ?
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<BR>Kirwan secondo me ha ragione per esempio per quanto riguarda la partecipazione alle coppe europee, che va qualificata, ed ha ragione a sollevare il problema dei rapporti tra società grandi e piccole, che va regolamentato a tutela di queste ultime, se si vuole che si concentrino su reclutamento e propaganda di base.
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<BR>Tutti argomenti su cui si può discutere a lungo, ma che con la presenza degli oriundi/equiparati non hanno niente da spartire. E lo dico condividendo in pieno il sarcasmo con cui si esprime Panda ai toni trionfalistici della notizia della eleggibiltà di Llanos.
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<BR>Un saluto a tutti.