Axel1965 ha scritto:Buongiorno a tutti;
ho letto con estremo interesse tutti gli interventi, ma mi manca qualcosa nel quadro della discussione. Manca l'interesse per i ragazzi, per i giovani giocatori. Nessuno parla delle opportunità offerte a questi ultimi, e del percorso che li ha portati alla soglia dell'Accademia ( nuove o vecchie che siano ). Se mi permettete posso dire la mia, a titolo personale in quanto non facente parte della Dirigenza giallonera.
Dunque, si è parlato di vocazione rugbystica territoriale ( il nord-est ), di investimenti, di allargamento della base. Ritengo che pur avendo tutti una base logica, questi discorsi prescindano dalla realtà. Il lavoro di Selezione, fino agli ASA, è stato svolto da giocatori, genitori, Comitati Regionali e FIR con grande sforzo. Questo ha portato alle soglie delle nuove Accademie circa 250 giovani sul territorio Nazionale, parlo dei '97 ai quali si aggiungono ovviamente i '96 che erano già parte del circuito. Ora a questi ragazzi, selezionati per attitudine, caratteristiche morfologiche e pratica agonistica, viene offerta l'opportunità di proseguire il percorso scolastico e sportivo in una sola struttura. Il fulcro dell'offerta è questo. Non importa che Treviso, Padova, Rovigo piuttosto che Milano, Varese o Sondrio siano in grado di offrire altrettanto ( dubito ): le squadre sono proprietarie dei cartellini e sono libere di scegliere se consentire al giocatore l'inizio del percorso opure negarlo, offrendo alternative. Stiamo parlando di giovani pre-adolescenti o adolescenti, nella cui educazione devono confluire le esperienze di genitori, educatori e professori di scuola, Tutti allo stesso modo. Ci sono documenti sul sito FIR che richiamano attraverso interessanti slides questi concetti, e li spiegano a chi ha pazienza di leggere ed apprendere. Dopodichè ciascuno è libero di fare come crede. Criticare è corretto, ma occorre anche offrire alternative. Che possono esserci, vivaddio, a Treviso, e non a Borgomanero. E di ragazzi che hanno fatto la valigia per inseguire i propri sogni ne conosco, credetemi, come di adulti che parlano o scrivono senza voler condividere questa iniziativa. Il nord-est resterà per sempre radicato in questo sport, ma non ditemi che ci sono più o meno ragazzi che non nel nord-ovest. Parliamo di football americano ? Di nuoto ? Di basket ? Le Regioni che eccellono in questi sport, non tutti di nicchia, anzi, non possono offrire grazie alla FIR una diversa opportunità anche ai rugbysti ? Io credo di si. Ci sono, e ci saranno sempre grandi clubs, ci sono e ci saranno sempre ragazzi che eccellono. Da oggi sul modello delle Accademie francesi, dei Colleges americani o inglesi, ci sono le stesse opportunità anche qui da noi. Ovvero la possibilità di studiare e giocare ad alto livello. Ripeto, è tutto nero su bianco, anche nei verbali della FIR. Così come sta scritto che il progetto è perfettibile, ovviamente, con la collaborazione dei clubs e dei genitori. Gli altri possono restare a difendere il proprio orto e i propri convincimenti. Che sono legittimi. Provino a mettersi nei panni di un sedicenne e si prefigurino un percorso alternativo. Alternativo al giocare in un girone territoriale, in una squadra dell'Hinterland e senza poter affinare le proprie attitudini, anche scolastiche. Vorrei poter credere che la FIR abbia questo in mente, e ciò che il Presidente ha scritto è proprio questo. Nel caso non fosse, sarei il primo a contattarlo per suggerire modifiche. Ad oggi il percorso è stato netto, senza sbavature. Con tutti i ritardi e le incertezze del caso siamo arrivati davanti alla porta. Entrare è una conseguenza logica all'impegno che abbiamo assunto. Restarne fuori a protestare non onora questo sport e lo spirito di collaborazione che da sempre lo contraddistingue. Un'ultima cosa: impegno economico a parte, molte sono le squadre in grado di allestire una struttura simile. Ma la concertazione con gli impegni scolastici richiede un'autorità più forte, un intento più radicale. Se da oggi ci saranno Istituti scolastici in grado di accogliere i nostri giovani e affiancare la FIR nella loro formazione, bene, saluto questa grande novità e rendo merito al presidente per averla resa possibile. Non è un caso che i religiosi in primis abbiano risposto alla chiamata: Salesiani o Gesuiti non importa, purchè sempre e solo con l'intento di formare i ragazzi, non i giocatori, Quello è compito del team di tecnici... Anzi, vado oltre: le realtà di Milano, Torino, Genova e altre che non conosco direttamente, con i CUS, garantiscono impegno nello studio e opportunità sportive, alla pari. Non è una conseguenza logica di ciò che ci siamo detti sino ad ora ? Se si, bene. Oggi questa opportunità è anche per i più giovani, sicchè finalemnte si possa allargare il serbatoio, la base, e alimentare l'alto livello con più coerenza. Grazie.
Grazie Axel per il bell'intervento, non la pensiamo allo stesso modo, ma si capisce che anche a te sta a cuore il rugby e soprattutto la possibilità che dei ragazzi destinati alla noia o, ben che vada, ad altri sport scelgano invece il nostro.
Il programma del Presidente Gavazzi ha un importante aspetto positivo e rivoluzionario: finalmente il candidato Presidente Fir inserisce (lui in extremis) nella sua campagna elettorale un programma dettagliato su come vuol far crescere il rugby giovanile e poi, una volta eletto, cerca di attuarlo. Penso che qui sia giusto dire grazie ad Amore per aver dato l'esempio e costretto anche gli altri candidati a presentare finalmente un programma dettagliato.
Purtroppo per me l'aspetto positivo termina qui e ti spiego perché.
Il mio dissenso nasce proprio da come Gavazzi ha voluto affrontare la cosa: organizziamo tutto centralisticamente, dividiamo il territorio in aree, sottoaree, tutto controllato dal centro. Il ragazzo a 14 anni viene scelto, inizia a frequentare i centri di fornmazione e poi verrà selezionato per l'accademia U18, dove se meriterà, sarà selezionato per Tirrenia, poi, se srà ancora vivo, andrà nelle Franchige e in Nazionale. Ma che bella carriera! Tutto già scritto a 14 anni, se sei dentro, sei dentro, altrimenti... Mi sembra la carriera del povero Bocchino che ha dovuto subire la pressione di tutti per anni, per poi capire che forse era meglio tornare a casa sua, coltivare sì la sua passione, ma anche studiare e pensare al suo futuro vero. Con l'aggravante che la selezione adesso vogliono farla ancora prima!
Questo discorso si innesta anche nella situazione economica che stiamo vivendo. I Bergamasco, Parisse, Castro, e tanti altri sono stati strafortunati ad arrivare nel momento giusto, adesso, nel giro di pochi anni è cambiato tutto, soldi non ce ne sono più e persone che vivono di rugby in Italia ce ne sono gran poche. Pompare questi ragazzi sradicandoli dalle proprie società, dai propri amici, dalle proprie famiglie così presto per me è deleterio. Pone su di loro un sacco di pressione e, il nostro sport è così, li sottopone troppo presto ad uno stress fisico troppo esasperato. Cosa non meno importante li distoglie dalla scuola, se li illudiamo così presto (attenzione non solo loro, ma anche le famiglie!) di diventare dei campioni di rugby che possano vivere e bene di quello, creeremo tanti ragazzi insodisfatti, che si ritroveranno con un pugno di mosche in mano, perché siamo franchi, anche funzionasse tutto, ne arriveranno pochissimi.
Per quanto riguarda il lato puramente tecnico, qui ci sono le maggiori perplessità. Per prima cosa dove sono i formatori, gli allenatori, i tecnici adeguati? Ne occorrono veramente tanti, solo in un singolo CFU16 serviranno almeno 3 tecnici e 1 preparatore. Chi sono? Chi li sceglie? E' stato fatto prima una sota di concorso, di selezione, che ci dia fiducia che queste persone sono adeguate? Perché devo pensare che siano più preparati di quelli che ho già in società? In Veneto abbiamo 2 tecnici Federali (2 per tutto il Veneto!) Mattia Dolcetto e Diego Scaglia. Mattia l'hanno prossimo andrà in una delle Accademie, da quel che so rimarrà solo Diego.
I tecnici prescelti avranno almeno il 1° livello? So che è una banalità ma vedrai che scopriremo che ci saranno tecnici che allenano i nostri ragazzi nei CFU16 senza neppure quello!
Ultima cosa i costi: quanto costerà tutto ciò? Chi gestirà questi soldi? Ci sarà un po' di trasparenza?
La visione che ho io è invece completamente diversa. Aiutiamo le società che già ci sono, che, tra mille difficoltà hanno già combattutto senza risorse per portare i ragazzi al campo, che hanno già esperienza, che sanno già quello che fanno. Se non hanno tecnici preparati aiutiamoli a fare i corsi, affianchiamoli con altri tecnici federali. Basta anche che si condivida un programma insieme studiato d'estate, fare poi una verifica a metà anno e poi trarre insieme le conclusioni a fine anno. Basterebbero 2 tecnici per area cui affidare questo compito, sarebbe un grande aiuto per gli allenatori delle società che sono sempre lasciati a se stessi.
L'altra cosa importante è sostenere le società sui costi di trasferta. Quanti di noi hanno scritto quanto importante sarebbe un campionato U20 nazionale meritocratico con 12 squadre, con le trasferte a completo carico della Fir. Costerebbe 3-500mila euro (a seconda degli anni e delle squadre presenti), ma la differenza tra l'Accademia di Tirrenia che ha 30 ragazzi predestinati e i 4-450 ragazzi che si giocano il campionato italiano U20 sarebbe un bacino enormemente più ampio dal quale pescare per una nazionale giovanile finalmente competitica non solo quando gioca col Cile!
Scusate la lungaggine, ma il concetto è questo: usiamo le risorse (che ci sono!, parliamo di un bilancio di 40-45 milioni!) per aiutare le società che già ci sono e farne crescere di nuove (qui non mi dilungo, ma un supporto a chi inizia ci vuole, la Fir dovrebbe avere 2 tecnici-tutor che girano solo nelle società per i primi 2 anni di vita + un amministrativo che arriva con un software già pronto per gestre la società e che ti insegna ad usarlo. Costo ridicolo e garanzia di nuove società tutti gli anni) e non per centralizzare tutto nelle mani di pochi che dall'alto calano le decisioni per tutti.
Con che stimoli tutti quelli che lavorano gratis nelle nostre società continueranno a farlo?
Cerco continuare a tenere il potere nelle mani di pochi, è una garanzia per questi pochi che non se ne priveranno e che continuano a proporre questo tipo di riforme, che servono solo a loro e ai loro clientes e non al rugby!