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da lupomar » 30 lug 2016, 11:15
Ciao a tutti,
Mi intrometto anch'io nel dibattito dicendo subito che sono per un cambiamento radicale e totale delle persone che hanno diretto il rugby italiano negli ultimi 20 anni.
La storia deve necessariamente partire dalla fine degli anni '90 quando anche e soprattutto per meriti sportivi, la nostra Nazionale, costituita da giocatori integralmente frutto del nostro campionato, batte il 22 marzo 1997 a Grenoble la Francia fresca vincitrice del 5 Nazioni.
Il 16 gennaio del 1998 l'Italia entra ufficialmente nel 6 Nazioni e la prima partita, giocata al Flamio contro la Scoza il 6 febbraio 2000 (io c'ero), vinciamo.
In quegli anni l'Italia naviga intorno alla 10a posizione del ranking mondiale, arriverà anche 8a.
Gli anni passano, il campionato italiano perde di interesse, gli sponsor si defilano (per carità c'è la crisi, ma contemporaneamente, in Inghilterra, Francia, nelle altre Celtiche, i campionati crescono abbracciano il professionismo e si passa da bilanci di qualche milione di euro a centinaia di milioni di euro) e l'unica fonte importante di sostentamento del rugby italiano diventa, anno dopo anno, fino ad arrivare a 2016, il 6 Nazioni. Tra dirittti televisivi, sponsor, stadi importanti riempiti, ogni anno la Fir ha l'ingrato compito di spendere 40-45 milioni di euro.
40-45 milioni di euro! Non sono bruscolini.
Cosa fa la nostra classe dirigente? Il traghettamento nel 6 Nazioni avviene con il Presidentissimo Dondi. 16 anni di monarchia assoluta, cui fa seguito, nel 2012 il delfino designato Gavazzi. Ma l'evidente declino del rugby italiano è traghettato soprattutto dal prof. Francesco Ascione detto Franco. I soldi arrivano in Fir e vengono gestiti in maniera clientelare, chi occupa i ruoli di potere se li tiene e si circonda di yes men, chi manifesta qualche perplessità o è addirittura critico viene allontanato. Gli sponsor, che anche solo per passione vorrebbero continuare con il rugby, vengono osteggiati. Si portano avanti progetto statura, franchigie inizialmente con qualche soldo privato ma poi quasi integralmente targate Fir, si parte con l'Accademia di Tirrenia, per anni i ragazzi non giocano neppure, vengono seguiti da uno staff che costa milioni (MILIONI ogni anno) e poi i ragazzi a 18 anni dovrebbero tornare il venerdì ai propri club e magari giocare, senza parteciapre agli allenamenti, a 18 anni!, ad un certo punto si decide di inserire l'Accademia in serie A (per fortuna dico io almeno giocano, e qualcosa di meglio si vede, ma...). Poi si prosegue 3 Accademie U18, poi arriva Gavazzi e via con 32 CF U16. Le società non entrano in questo progetto centralistico, si devono sono occupare del rugby di base e fare i loro campionati omai privi di senso, screditati, senza seguito, senza soldi, senza stadi, senza tv. I ragazzi vengono presi dalle società a 14 anni. Entrano nella piramide delle selezioni che li porterà alle Accademie u18, alla Accamenia e poi alle Franchigie e alla Nazionale. Sono degli eletti che stanno attenti a non farsi male quando giocano nel proprio club, dove snobbano gli "amici" con cui sono scresciuti, per il livello basso a cui giocano. Un campinato elite nazionale U19-U20 non c'è, i soldi le società non li hanno, la Fir non ci pensa assolutamente a metterli. I ragazzi selezionati sono i migliori? Forse alcuni sì, ma ci volgiono mamma e papà che ti possano portare alle selezioni, agli allenamenti, alle partite di selezione. Non vai in bici al tuo club della tua città, i CFU16 e le Accademie vengono messi presso le società amiche, quelle che votano chi devono votare, quelle che avranno qualche spicciolo per gli impianti, per i tecnici. Gli allenatori non girano per le società, sono i ragazzi che devono muoversi. Alla fine produciamo quesi 30-35 eletti che giocano in Accademia e dovranno entrare in Nazionale. Tutto gestito centralmente! Il merito non esiste, se un ragazzo a 14 anni tarda nella crescita o non ha chi lo accompagna alle selezioni è tagliato fuori, cambierà sport, non entrerà mai più nel giro.
L'Italia adesso, dopo 16 anni di 6 Nazioni e 40-45 milioni l'anno è passata da un movimento rugbistico in cui l'allenatore della Nazionale era un selezionatore di migliori, dei più in forma, da prendere dal campionato italiano e far giocare nel 6 Nazioni, ad una Nazionale già precostituita in cui i giocatori sono quelli e le uniche eccezioni possibili sono quelle di cercare in giro per il mondo giocatori già formati, di seconda fascia per le altre Nazionali, che hanno nonni o bisnonni italiani. Cosa potrà fare di diverso O'Shea da quello che hanno fatto Brunel e i predecessori, niente, i miracoli non può farli, i giocatori quelli sono.
Questa è l'attuale situazione del rugby italiano Navighiamo nel ranking dal 13o al 15o posto. Se contassimo solo i meriti, saremmo fuori dal 6 Nazioni a favore di Georgia o Romania (che però per fortuna non sono Germania e Spagna e non giustificano un seguito minimo di persone). Solo questo ci salva.
I responsabili di questo contino declino ci sono: Ascione prima di tutto, ma anche Checchinato, Dondi e Gavazzi. Ci vorrannno decenni per rimediare ai danni che hanno fatto.
E quancuno è ancora qui a chiedersi se sia il caso di cambiare???