Messaggio
da Luqa-bis » 19 ago 2020, 18:21
@ jpr
Due osservazioni
Giustezza degli equiparati
Puoi aderire ad una "fazione" per tre motivi: militanza - coscrizione - assoldamento.
vale per gli eserciti, vale per le squadre (anche per le religioni talvolta)
Il concetto di cittadino è vario nel mondo, come quello di accesso alle cariche e ai ruoli pubblici. In alcuni paesi non insegni se non hai la nazionalità , in altri si. In alcuni paesi non puoi votare alle amministrative se non sei cittadino, in altri si, se sei residente.
In alcuni paesi sei anche arruolabile come soldato straniero(Francia, Spagna, USA, Regno Unito) con la cittadinanza come premio per la honesta missio a fine contratto.
Come già scritto IRB ha cercato di mettere una regola su una situazione già abusata (forse ci dimentichiamo che in passato c'è chi come nel RL ha giocato con due nazionali maggiori del codice Union.
E ha scelto secondo i tre filoni di solito "oridnari" per accedere alla cittadinanza :
- linea di sangue - sei figlio di ... -
- diritto di nascita - sei nato in ...
- naturalizzazione (nel rugby equiparazione) - sei vissuto abbastanza in ...
non ha messo la quarta possibile
se hai sposato una/uno di .... (poi saia le polemiche)
Sono le stesse tre linee guida che si usano per il riconoscimento della cittadinanza nel mondo.
IRB le ha declinate in un modo che fosse una regola comune per tutti e non legata a scelta alla norme politiche d iogni paese, perché lo sport per la carta CIO dovrebbe essere indipendente dalla politica.
veniamo al perché può essere giusto riconoscere ad un giocatore la militanza sportiva su base di equiparazione:
prendiamo qualcuno dei piloni delle giovanili o anche di recente pratica maggiore:
Conosco almeno 5-6 giocatori che non sono nati in Italia, non hanno nessun nonno italiano, ma in Italia hanno fatto tutte le scuole.
Per alcuni, essendo nati all'estero da genitori esteri, non dovrebbero mai essere riconosciuti italiani, e se questa opinione diventa maggioritaria questo potrebbe esse realtà.
A questi ragazzi per esempio romeni, albanesi, marocchini, nigeriani, egiziani, ucraini, latino-americani, potrebbe essere negata la cittadinanza nonostante una formazione scolastica , sportiva e civile totalmente italiana .
Dovremmo negare loro l'opportunità di rappresentare quantomeno la federazione che li ha tesserati?
Certo, come in tutte le cose il fine determina l'etica del gesto.
Per molte federazioni la scelta è scegliere i migliori tra chi ha eleggibile in campionato,
per alcune vai a fare scouting sui figli di migrati
per alcune assumi i migliori prospetti delle federazioni più povere e tenerli come le sorbe a maturare il diritto (sempre che siano boni).
Quindi si, arruolare equiparati oltre che legittimo può essere anche etico.
E può non esserlo.
La Federazione potrebbe adottare una sua misura di contenimento che porti a non selezionare prima di cinque anni, ma soprattutto a non andare a saccheggiare i vivai altrui (come abbiamo fatto anche con gli oriundi quando noi avevamo i soldi).
secondo .
Questione club
Eh, per te, quelli son club non la nazionale lo hai scritto.
ma per me, e nel rugby si è spesso giocato per province non solo per club, quando si era nobili e cavalieri, se giocavi a Firenze o eri di Firenze, o ci avevi studiato o ci eri andato a lavorare. Non è che ti avevano chiamato dalla società piccola, perché eri bello forzuto, veloce e gnorante al posto giusto e ti avevano offerto quel rimborso spese che era quasi borsa di studio o quasi stipendio.
In un paese dai cento campanili, anche nel rugby la militanza societaria è quasi una cittadinanza - dalle mie parti c'è chi ha quasi tolto il saluto a chi ha lasciato la squadra dopo tutte le under e due anni di seniores per andare dai rivali storici perché giocavano una serie sopra e era arrivato lo sponsor che dava un bel rimborso.
Facciamo i puristi sulla nazionale ma non per il campanile?