Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Discussioni sulla FIR e sulle Nazionali, maggiore e giovanili

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Luqa-bis
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Re: Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Messaggio da Luqa-bis » 3 dic 2020, 18:23

Eh no se permettete

1.l'Italiano che non può rappresentare l'Italia - premesso che IRB non segue le regole delle cittadinanze per i noti casi facili, e allora non si può bubare quando la cosa riguarda noi e lamentarsi dei passaporti facili del golfo persico o di altri paesi , la regola IRB delle residenza (3 annI) segue la stessa clausola che si ha nella cittadinanza che in Italia è concessa anche per prolungata residenza (10 anni) , la regola IRB del "figlio di" segue quella italian della cittadinanza per diritto di sangue, la regola IRB segue quella diffusa dello ius soli.

Stoian e Traorè sono italiani per residenza o per eredità.
Per me potrebbero essere per isu culturae (scuole fatte in italia) ma per la legge ancora non è così.
Se l'Italia non li facesse esordire e andassero all'estero emergerebbe un possibile problema.

Quindi se si vuole cambiare qualcosa, scriviamo a IRB per chiedere che quale che sia il posto di nascita del giocatore, e le origini della famiglia,dove ha trascorso il periodo scolastico lo caratterizza come prodotto di una certa scuola e quindi lo assegna ad una nazionalità

2. Però se permettete la cosa può essere anche peggio. Perché poi lo stesso Jpr se uno fosse italiano ma formato altrove, per esempio uno che è arrivato a 17 anni lo vorrebbe fuori dalla nazionale anche se italiano per residenza, discendenza, matrimonio . E questo non mi torna.

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jpr williams
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Re: Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Messaggio da jpr williams » 4 dic 2020, 9:54

Luqa-bis ha scritto:
3 dic 2020, 18:23
Jpr se uno fosse italiano ma formato altrove, per esempio uno che è arrivato a 17 anni lo vorrebbe fuori dalla nazionale anche se italiano per residenza, discendenza, matrimonio . E questo non mi torna.
Premesso che io non sono la Suprema Corte di Cassazione ed il mondo va avanti (male :wink: ) anche contro le mie illuminate convinzioni, direi che la mia contrarietà va in primis a schierare in nazionale chi arriva in un paese da professionista e dopo un tot di militanza in un club diventa come per magia un nazionale. Tipo questo Ioane, ad esempio.
Sono meno contrario a chi come Steyn arriva qui da juniores, parte dalla gavetta completando la sua formazione qui e dopo un bel pò di anni va in nazionale; se poi diventa anche cittadino italiano direi che rimuovo ogni contrarietà, pur senza entusiasmo.
Sono fiero di tifare in nazionale per un ragazzo arrivato in Italia da bambino, che fa le scuole qui e incontra il rugby qui. Anzi, per me questo bambino deve essere cittadino italiano anche se fa l'elettrauto, non solo se fa il rugbysta.
Altri casi, come quello di Varney mi risultano più nebulosi perchè non c'è alcuna chiarezza su chi sia.
Però mi piacerebbe sapere come reagirebbero gli entusiasti se Stefano Lawrence Varni, nato a Casalpusterlengo da genitori italiani, ma con un avo gallese, avendo fatto le scuole qui e formatosi al rugby qui venisse convocato nella U20 e poi cappato per la maggiore dal Galles.Forse si potrebbe pensare che le regole sono fatte un pò col c.ulo. O no?
Viviamo l'era del rugby itagliano che inizia a Treviso e finisce a Mogliano.
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)

Frendo
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Re: Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Messaggio da Frendo » 4 dic 2020, 11:45

Chissa', questo articolo servira' forse a dissolvere le dense nubi che avvolgono Stephen Lorenzo Varney.
Entrambi i nonni materni italiani e forti legami con l'Italia.
Peraltro, se avesse deciso di giocare per il Galles, secondo certi criteri dovrebbe comunque essere considerato alla stregua di un mercenario, visto che e' solo al 50% di discendena gallese e si e' formato rugbysticamente in Inghilterra.

https://www.walesonline.co.uk/sport/rug ... h-19397842

Luqa-bis
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Re: Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Messaggio da Luqa-bis » 4 dic 2020, 11:57

Se accadesse direi

Stefano Lawrence Varni doveva avere una nonna di gran fascino, ed essere affascinato dalle storie celtiche o dai cori gallesi per scegliere la maglia dei porri a quella dell'alloro.
Però adesso abbiamo una scuola di rugby che anche il Galles considera ottima.

Mi spiacerebbe per la perdita di un buon giocatore, ma sarei rafforzato nel fatto che in Italia si insegna bene rugby.

Pryscot
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Re: Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Messaggio da Pryscot » 4 dic 2020, 11:59

Mi sento di dire che il giorno che un giovane ragazzo italiano nato e cresciuto nel nostro paese, chiamiamolo pure Stefano Varni con avi gallesi, sarà cappato o meglio titolare dei Dragoni, sarà il segno che il nostro movimento ha raggiunto gli altri.
Non riesco a pensare che la regola che permette ad un ragazzo del Valorugby formato in Italia di rappresentare il Brasile la nazione di sua madre sia una regola fatta col c.ulo.
Ci sarà un motivo in più per tifare per il Galles con il nostro Stefano Varni mediano di mischia titolare, da parte mia lo farò con un pizzico di orgoglio. Chi si dovrà mangiare le mani è la nostra federazione e lo staff della nazionale ma anche per loro sarà una spinta per crescere ancora migliorando e affinando i criteri di selezione

Laporte
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Re: Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Messaggio da Laporte » 4 dic 2020, 12:09

Anni fa era uno dei pochi a sostenere certe tesi. Ad majora

loverthetop_86
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Re: Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Messaggio da loverthetop_86 » 4 dic 2020, 12:16

Scusate se sarò lungo e prolisso, ma metto qui la mia opinione sugli equiparati, sperando sia il posto giusto.

In un mondo migliore mi piacerebbero due cose: vivere di rendita e una Nazionale composta da italo-italiani (copyright jpr).
Questo, purtroppo, non è un mondo migliore. Prima di tutto perché (e ve ne fregherà poco) non posso vivere di rendita, in secundis perché per varie cause la Nazionale di italo-italiani al momento è una pura utopia. Utopia se la vogliamo competitiva ai massimi livelli, s'intende.
Il mio mondo migliore vede una Federazione che ha fatto bene i suoi compiti per casa e che non ha gettato al vento occasioni d'oro per far crescere il movimento. Una bella sliding door si è chiusa davanti a noi nel 2007, quando per esempio un Marcello Lippi, allenatore di una Nazionale fresca vincitrice della Coppa del Mondo dello sport più seguito in Italia, veniva a vedere gli azzurri anche alla Coppa del Mondo. Da lì non siamo riusciti a fare passi in avanti né dal punto di vista della pubblicità (macrotermine che non ha la pretesa di essere preciso), né dal punto di vista della formazione.
Perché nel 2007 avevamo anche una discreta under 21, in grado di vincere contro Scozia e Galles, con talenti che sono passati per la maggiore, ma che non hanno inciso quanto avrebbero potuto per vari motivi. Derbyshire aveva due mani che forse solo Parisse aveva, ma si perse per gli infortuni. De Marchi e Giazzon sono stati buoni gregari e poco più, Duca ed Enrico Ceccato al piano di sopra non sono mai arrivati, Bacchetti e Rubini idem.
Capita ovunque eh, non tutte le nidiate producono fenomeni in serie. Solo che a noi le nidiate buone, in quegli anni, per vari motivi (quando giochi poco è difficile che qualcuno capisca il tuo valore) capitavano meno che ad altri.
Nel frattempo l'Argentina ha cominciato a tenersi stretta i giocatori creandosi un giardino migliore e la nostra generazione migliore, quella lanciata da Kirwan, cominciava a perdere i pezzi. Dopo il 2013, per farla breve, i nodi di una gestione rivedibile sono arrivati al pettine.
Il mondo rugbistico, nel frattempo, andava avanti.
Noi, come tutte le squadre in debito di ossigeno con la produzione autoctona, ci siamo affidati a quel che arrivava dalle nazionali giovanili (nazionali giovanili che arrancavano anche quando producevano i Campagnaro, i Morisi, i Padovani e altri) e a giocatori da equiparare, giocatori che ovviamente non potevano essere il meglio del meglio, perché le squadre facenti riferimento a una federazione che ha lavorato male saranno meno attrattive rispetto a contendenti che hanno lavorato meglio.
Una piccola svolta per noi è arrivato con Aboud, che ha messo una pezza a livello giovanile. Altra piccola svolta è stato l'arrivo di un Crowley a Treviso, perché ricordiamoci che gente come Nasi Manu è arrivata a Treviso soprattutto perché legata a Crowley (vinsero insieme un mondiale under 21). Altri stranieri di buon livello sono arrivati anche grazie ad O'Shea, perché il Charlie Walker visto alle Zebre è una delle ali più forti mai viste nell'era Celtic.
Ora la situazione è questa: siamo in una fase di transizione tra i primi frutti della gestione Aboud e la vecchia generazione, fase in cui cominciano ad essere equiparabili giocatori di discreto valore internazionale come Monty Ioane. Anni fa il meglio disponibile era Haimona, non so se mi spiego.

Adesso: gli equiparati sono la soluzione? No, non lo sono. Sono una pezza da applicare su un movimento in eterna convalescenza.
Pezza che in questo momento se non è necessaria è quantomeno consigliabile.

Un'altra soluzione potrebbe essere quella di potenziare una politica di scouting di giocatori di origine italiana. Non siamo nuovi del mestiere, sia ben chiaro, ma dopo che l'Argentina ha chiuso i rubinetti questa cosa l'abbiamo esplorata ad intermittenza. Me ne rendo conto, anche questa è una pezza, ma sinceramente non conosco altre vie per potenziarci, vie già battute da moltissimi dei nostri contendenti, anche a livelli più bassi.
Due esempi recenti? Spagna e Portogallo, che hanno aumentato il loro livello quando hanno cominciato a cercare giocatori di origine iberica sia in Sudamerica che nei campionati francesi. Spagna che per via di naturalizzazioni poco avvedute si è mangiata una coppa del mondo, ma ciò non significa che il modus operandi sia sbagliato in toto. Un esempio incredibile viene dalla Croazia, che per le qualificazioni alla Coppa del Mondo del 1999, complice un allenatore di origine neozelandese, si assicurò una batteria di giocatori dell'NPC di origine croata più Frano Botica e Matt Cooper, già All blacks che per le regole dell'epoca potevano giocare per la Croazia (stessa regola che ci ha regalato Julian Gardner), sfiorando la qualificazione. Noi stessi cercammo di portare in Nazionale Luke Romano e Danny Cipriani, non riuscendoci.
Per tacere di Scozia, Galles, Irlanda e altre.

Qualcuno dirà: e Sudafrica, Argentina e Georgia?
Premesso che Percy Montgomery è un namibiano e che su altri Springboks non giurerei sulla totale limpieza de sangre, per tradizione stiamo parlando di una Nazionale in cui il rugby è il primo sport per numero di praticanti o giù di lì. Stessa cosa per la Georgia, quasi stesso discorso per l'Argentina. Solo che Georgia e Argentina ad un certo punto della loro parabola hanno deciso la via del director of rugby, ossia si sono assicurate persone di elevato spessore ed esperienza che hanno fatto lo shampoo al movimento. Che è una signora soluzione, applicabile in linea teorica anche da noi. Solo che da noi nessuno è mai stato insignito della cosiddetta carta bianca. L'unico che secondo i media era una figura assimilabile al director of Rugby è stato Conor O'shea, che si è portato uno staff di riferimento e che ha preso la porta quando si è reso conto che la carta che gli era stata data non era così bianca come sembrava.
Da noi (ai piani alti FIR, si intende) evidentemente piace di più l'idea dell'allenatore "di campo", tanto che abbiamo reso allenatori di campo anche profili che, per esperienza e competenza, avrebbero tranquillamente potuto essere degli ottimi DOR (mi viene in mente Mallett, per esempio. O lo stesso O'Shea).

Ho scritto tantissimo, mi rendo conto. Ripeto, in un mondo migliore vorrei avere una Nazionale completamente italo-italiana, la vorrei veramente, ma in questo momento non ce la possiamo permettere, a meno di rinunciare ad essere competitivi ai piani superiori, che però vorremmo continuare a frequentare.
Allora dobbiamo capire cosa vogliamo. E, sinceramente, in un mondo in cui le equiparazioni e le naturalizzazioni sono regolamentate, rinuncerei a questi metodi di ampliamento della rosa se e solo se World rugby mi garantisse dei bonus, siano essi monetari, siano essi sul tabellino.
Siccome questo al momento non esiste, mi prendo delle regole rivedibili e cerco di non sgarrare.
E nel frattempo mi sistemo il giardino di casa, che ha bisogno di tempo e cure che finora non sempre avuto.
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Re: Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Messaggio da Garry » 4 dic 2020, 12:28

Frendo ha scritto:
4 dic 2020, 11:45
Chissa', questo articolo servira' forse a dissolvere le dense nubi che avvolgono Stephen Lorenzo Varney.
Entrambi i nonni materni italiani e forti legami con l'Italia.
Peraltro, se avesse deciso di giocare per il Galles, secondo certi criteri dovrebbe comunque essere considerato alla stregua di un mercenario, visto che e' solo al 50% di discendena gallese e si e' formato rugbysticamente in Inghilterra.

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Re: Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Messaggio da SilverShadow » 4 dic 2020, 12:37

Nel podcast pare leggermente fissato con la cucina italiana, magari più con i cappelletti che con gli anolini essendo la nonna cesenate 😅
Quando gli chiedono un nome da tenere d'occhio va dritto su Fischetti, detto da un mm lo trovo interessante. Va detto che menziona anche Garbisi, del quale dice di essere molto amico anche fuori dal campo.

Garry
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Re: Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Messaggio da Garry » 4 dic 2020, 12:40

SilverShadow ha scritto:
4 dic 2020, 12:37
Nel podcast pare leggermente fissato con la cucina italiana, magari più con i cappelletti che con gli anolini essendo la nonna cesenate 😅
Quando gli chiedono un nome da tenere d'occhio va dritto su Fischetti, detto da un mm lo trovo interessante. Va detto che menziona anche Garbisi, del quale dice di essere molto amico anche fuori dal campo.
Eh no, il nonno è di Bedonia. Anolini nella versione di montagna, senza noce moscata.
Potenza degli anolini, ci hanno fatto guadagnare un campioncino

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Re: Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Messaggio da giodeb » 4 dic 2020, 13:29

Pryscot ha scritto:
4 dic 2020, 11:59

Non riesco a pensare che la regola che permette ad un ragazzo del Valorugby formato in Italia di rappresentare il Brasile la nazione di sua madre sia una regola fatta col c.ulo.
Che un giocatore possa rappresentare il paese dei suoi avi è una cosa sacrosanta (ed anche jpr è alla fine è favore come ha scritto per gli anglo-gallesi). Questa è una cosa prevista praticamente da tutte le federazioni internazionali.

Il regolamento WR è scritto male perché io non posso rappresentare la nazionale di mia madre (o dei miei nonni), ma quella di dove lei è (o loro sono) nata(i). Metti che io sia italo-francese, nato in Italia dove ho vissuto tutta la vita con papà italiano e mamma francese: tutti sono d’accordo che io possa scegliere se giocare per l’Italia o per la Francia. Ma purtroppo il regolamento WR non prevede che io possa giocare per il paese di mia madre ma solo per quello in cui lei sia nata, se ad esempio la mia mamma francese fosse nata in Austria perché i miei nonni (entrambi francesi ma per qualunque motivo durante la guerra non sono nati in Francia) erano lì in settimana bianca quell’inverno in cui mamma è nata: io potrei rappresentare l’Austria (con il quale il mio unico legame è una settimana bianca dei nonni avvenuta 50 anni fa) ma non la Francia!

Poi non si capisce perché con i nonni si ha un legame ma con i bis-nonni no (io ho avuto la fortuna di avere una bisnonna in vinta fino ai miei 23 anni e con lei ho avuto un legame uguale a quello delle nonne e sarei onorato di rappresentare il suo paese come lo sarei di farlo per quello dei miei nonni ma per WR non potrei).

Il modo in cui è scritta la WR regulation 8 ricalca l’eccezione FIFA stabilita per Inghilterra, Scozia, Galles ed Irlanda del Nord. Solo che quella che per la FIFA è un’eccezione (e comunque i giocatori devono avere il passaporto UK) per WR è la regola!

Altro esempio è il modo in cui hanno prolungato i 3 anni di residenza a tutto il 2021 che non so se sia stato scritto male o sia stato semplicemente scritto così per fare un favore a qualcuno.

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jpr williams
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Re: Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Messaggio da jpr williams » 4 dic 2020, 13:40

loverthetop_86 ha scritto:
4 dic 2020, 12:16
In un mondo migliore mi piacerebbero due cose: vivere di rendita e una Nazionale composta da italo-italiani (copyright jpr).
Il mondo migliore non lo raggiungeremo mai se prendiamo la direzione opposta a quella che porta a quella destinazione.
loverthetop_86 ha scritto:
4 dic 2020, 12:16
Utopia se la vogliamo competitiva ai massimi livelli, s'intende.
Io vorrei che competessimo al livello che il nostro movimento merita. Se valiamo la tier 2 è lì che dobbiamo competere. Ho sempre pensato che lo sport debba essere il regno della meritocrazia e non quello del "comodo". Devi stare dove meriti di stare, non dove vuoi stare: se ci vuoi arrivare ti dai da fare per migliorare, non usi scorciatoie. Da questo punto di vista l'equiparazione è come il doping legalizzato.
loverthetop_86 ha scritto:
4 dic 2020, 12:16
in questo momento non ce la possiamo permettere, a meno di rinunciare ad essere competitivi ai piani superiori, che però vorremmo continuare a frequentare.
E quindi, anzichè accettare di stare dove i nostri meriti ci collocherebbero, prendiamo la scorciatoia più comoda e vantaggiosa. Sai, le scorciatoie non mi piacciono nel mondo del business, figurati in quello dello sport.
Io ho sempre pensato nella mia vita che certi mezzi inquinino qualunque fine.
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Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)

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Re: Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Messaggio da Squilibrio » 4 dic 2020, 13:53

Garry ha scritto:
4 dic 2020, 12:40
Eh no, il nonno è di Bedonia. Anolini nella versione di montagna, senza noce moscata.
Potenza degli anolini, ci hanno fatto guadagnare un campioncino
Per me se ne può rimanere in Galles :rotfl:

giodeb
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Re: Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Messaggio da giodeb » 4 dic 2020, 13:58

Luqa-bis ha scritto:
3 dic 2020, 18:23
1.l'Italiano che non può rappresentare l'Italia - premesso che IRB non segue le regole delle cittadinanze per i noti casi facili, e allora non si può bubare quando la cosa riguarda noi e lamentarsi dei passaporti facili del golfo persico o di altri paesi , la regola IRB delle residenza (3 annI) segue la stessa clausola che si ha nella cittadinanza che in Italia è concessa anche per prolungata residenza (10 anni) , la regola IRB del "figlio di" segue quella italian della cittadinanza per diritto di sangue, la regola IRB segue quella diffusa dello ius soli.
La FIFA ha risolto il problema dei passaporti facili senza un regolamento assurdo come quello di WR, prevedendo solo per i naturalizzati in età adulta (leggi: passaporti facili) una serie di requisitili simili a quelli di WR (nato nel paese, genitori o nonni nati nel paese, residenza di 5 anni continuativi nel paese).

WR potrebbe adottare regole simile e avere le eccezioni che la FIFA ha per Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord per Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda (unita) prevendendo che per giocare per quest'ultima sia necessario avere o il passaporto UK (così da coprire i cittadini nordirlandesi) oppure quello dell'Eire.

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Re: Equiparati si, equiparati no, la nazionale dei cachi?

Messaggio da loverthetop_86 » 4 dic 2020, 14:18

jpr williams ha scritto:
4 dic 2020, 13:40
loverthetop_86 ha scritto:
4 dic 2020, 12:16
In un mondo migliore mi piacerebbero due cose: vivere di rendita e una Nazionale composta da italo-italiani (copyright jpr).
Il mondo migliore non lo raggiungeremo mai se prendiamo la direzione opposta a quella che porta a quella destinazione.
loverthetop_86 ha scritto:
4 dic 2020, 12:16
Utopia se la vogliamo competitiva ai massimi livelli, s'intende.
Io vorrei che competessimo al livello che il nostro movimento merita. Se valiamo la tier 2 è lì che dobbiamo competere. Ho sempre pensato che lo sport debba essere il regno della meritocrazia e non quello del "comodo". Devi stare dove meriti di stare, non dove vuoi stare: se ci vuoi arrivare ti dai da fare per migliorare, non usi scorciatoie. Da questo punto di vista l'equiparazione è come il doping legalizzato.
loverthetop_86 ha scritto:
4 dic 2020, 12:16
in questo momento non ce la possiamo permettere, a meno di rinunciare ad essere competitivi ai piani superiori, che però vorremmo continuare a frequentare.
E quindi, anzichè accettare di stare dove i nostri meriti ci collocherebbero, prendiamo la scorciatoia più comoda e vantaggiosa. Sai, le scorciatoie non mi piacciono nel mondo del business, figurati in quello dello sport.
Io ho sempre pensato nella mia vita che certi mezzi inquinino qualunque fine.
Tu parti dal presupposto che queste scorciatoie siano illegali.
Il fatto è che secondo World Rugby non lo sono.
Sono secondo te (noi) eticamente discutibili? Certo che lo sono, ma con l'etica in questo momento non do da mangiare al movimento.
In attesa di norme eticamente più corrette, quindi, io seguo quelle che ci sono.
Anche perché qui non è discorso di scegliere tra scorciatoie illegali e strade "legali", ma tra una autostrada e una panoramica.
Bella la panoramica, bellissima, ma se devo arrivare in tempo ad un appuntamento scelgo altro.

Sul discorso Tier 1/Tier 2.
Prima di tutto dobbiamo capire chi siamo e cosa vogliamo.
Vogliamo essere Tier 1? Bene, ci si mette in carreggiata e si va.
Partendo dal presupposto che equiparati e naturalizzati siano solo una momentanea stampella e non una pezza da cui fare il vestito nuovo e partendo dal presupposto che va preparato un terreno decente su cui piantare i nuovi talenti.
Certo che è difficile, ma io non vedo strade alternative.

Vogliamo essere Tier 2? Bene, si fa tabula rasa e si riparte. Se permetti, però, fare tabula rasa ora significa ridimensionare drasticamente il movimento, senza però avere la certezza che fra vent'anni ci verrà data una nuova possibilità di risalire la china. Anche perché questi non sono più gli anni '90, il rugby di alto livello non è più solo amatoriale, il campionato da cui ripartire non è più quello degli anni '90 per una serie di motivi, i talenti che avevano garantito la scalata al Sei Nazioni al momento non li abbiamo nemmeno in lontananza.
Sicuro di volerlo fare?
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