danni cerebrali, demenza, cte nel rugby

[oldprussians]

occhio ai colpi di testa, nel calcio. botte al cervello anche là. sconsigliato anche questo. cause legali altamente probabili.

I Inghilterra hanno rimandato in campo uno stordito

[Garry]

Riporto il tutto al post iniziale di oldprussians, perché secondo me l'hanno letto in pochi. Lo "taglio" per necessità, ma andrebbero lette anche le parti tagliate.


Rugby World Cup winner Steve Thompson and seven other former players claim the sport has left them with permanent brain damage - and are in the process of starting a claim against the game's authorities for negligence.

Every member of the group has recently been diagnosed with the early signs of dementia, and they say repeated blows to the head are to blame.
Thompson, 42, played in every England match when they won the 2003 World Cup, but says: "I can't remember any of those games. It's frightening."

It is understood a letter of claim, amounting to millions of pounds in damages, will be sent next week to the governing bodies for English and Welsh rugby and World Rugby - and a group class action could follow.

It is the first legal move of its kind in world rugby and, if successful, could force change to the way the game is played.

"There was one session when the scrummaging hadn't gone quite right and they made us do a hundred live scrums. When it comes to it, we were like a bit of meat, really. The whole point of us doing this is to look after the young players coming through. I don't want rugby to stop. It's been able to give us so much, but we just want to make it safer. It can finish so quickly, and suddenly you've got your whole life in front of you."

What is CTE & how can it be diagnosed?
All eight players to have come forward so far have been diagnosed by neurologists at King's College, London, with early onset dementia and probable Chronic Traumatic Encephalopathy (CTE).
CTE is the disease discovered by Dr Bennet Omalu in American football player Mike Webster, and the subject of the film Concussion starring Will Smith. In 2011, a group of former American football players started a class action against the NFL and won a settlement worth about $1bn (£700m).
CTE can develop when the brain is subjected to numerous small blows or rapid movements - sometimes known as sub-concussions - and is associated with symptoms such as memory loss, depression and progressive dementia.The disease can only be diagnosed in a brain after death, but some experts believe if history of exposure is evaluated, it is reasonable to conclude that the risk increases. The embryonic nature of the science around the issue could play a key part in the success or failure of the overall case.

It has been found in the brains of dozens of former NFL players, as well as a handful of deceased footballers, including former West Bromwich Albion and England player Jeff Astle. A re-examination of his brain in 2014 found he had died from CTE.

Sub-concussions cannot be detected on the pitch or in any post-match examination.

Dr Ann McKee, from Boston University, is the leading neurologist in CTE and was instrumental in bringing about change in the NFL. She and others have faced scepticism within sport, from those who believe more research is needed before further changes are introduced.

"There's clearly a problem," she told the BBC.
"We don't know the magnitude of the problem, but as long as we insist that there is no problem, we'll never get to the bottom of it.
"We're just denying it and prolonging it and making sure that as many rugby players as possible get CTE."

So how could the claim be proved?
If the case progresses to court, the group must prove the governing bodies have been guilty of negligence.
Richard Boardman, from law firm Rylands, is leading the action.
"We are now in a position where we believe the governing bodies across the rugby world are liable for failing to adequately protect their players on this particular issue," he said. "Depending on how many people come forward, the case could be worth tens of millions, maybe even hundreds of millions. "Right now we're representing over 100 former players but we expect many more to get in contact."

Dr Willie Stewart, who with his team at Glasgow University has been leading research around dementia in football, is confident there is an issue in rugby union. "There is no question if you look at the data across all the sports in all the regions whether they be football, rugby, American football, I've looked at brains from people from all these different sports. "The difficulty we have is gathering enough experience from former rugby players to be able to say with certainty, but I think you would be foolish to ignore it. "
The issue of concussion in sport has been debated extensively over the past few years. The links between heading a football and degenerative brain disease have even forced rule changes at youth level.In England, Scotland and Northern Ireland, children aged 11 and under are no longer allowed to head the ball in training. There are also limits to heading frequency at higher age group levels.

At senior level, former professionals have called for more research and better player welfare after the recent death of England World Cup winner Nobby Stiles, and following the news that Stiles' 1966 team-mate and Manchester United legend Sir Bobby Charlton is suffering from the disease.

[speartakle]

Riporto il tutto al post iniziale di oldprussians, perché secondo me l'hanno letto in pochi. Lo "taglio" per necessità, ma andrebbero lette anche le parti tagliate.

sinceramente non ho le competenze per andarmi a leggere gli articoli scientifici che stanno dietro sia la questione NFL che Calcio. Mi sembra di capire che c'è abbastanza materiale per adottare il principio di precauzione e agire. Però sinceramente auspicherei che WR finanzino ulteriori ricerche sull'argomento, che sempre da profano, non mi sembra sia abbastanza maturo scientificamente per trarre conclusioni.

[Garry]

Ma è chiaro che bisogna muoversi in anticipo.
La certezza di essere di fronte alla CTE la si può avere solo con l'autopsia, però, ri-ripeto, stiamo parlando di persone dai 25 ai 50 anni che hanno svolto tutti la stessa attività che comporta ripetuti micro-traumi.
Noi ci fissiamo con la concussione, ma questa è la punta dell'iceberg. Dei piccoli traumi non te ne accorgi nemmeno, non esci nemmeno dal campo.
Confesso che di fronte a certe tragedie provo un certo fastidio verso chi minimizza. Probabilmente non hanno mai avuto a che fare con malati di demenza o di Alzheimer

[Garry]

Intendiamoci, questo che ho appena scritto per me è il primo, primissimo problema.
Dell'eventuale implosione di world rugby o della scomparsa del mio sport d'elezione importa fino a un certo punto.
Adesso vorrei solo che chi è già drammaticamente coinvolto venga aiutato (economicamente e altro) e si cerchi in tutti i modi di evitare che succeda ad altri

[ruttobandito]

Visto che sui perché è sui percome è già stato scritto tutto o quasi, e che all'unanimità abbiamo scelto la vita anziché qualcos'altro, vado direttamente a presentare la mia proposta, con tutti i limiti di una scelta men che risolutiva: chiudiamo rugby.it.
Sai mai che si disincentivi la marea di aspiranti praticanti che, leggendo questo forum, corrono il rischio di frequentare un campo da gioco in mutande contendendosi un pallone sbilenco. Che a leggerla così vine da dargli dei matti ancora prima di restare traumatizzati.

[speartakle]

Ma è chiaro che bisogna muoversi in anticipo.
La certezza di essere di fronte alla CTE la si può avere solo con l'autopsia, però, ri-ripeto, stiamo parlando di persone dai 25 ai 50 anni che hanno svolto tutti la stessa attività che comporta ripetuti micro-traumi.
Noi ci fissiamo con la concussione, ma questa è la punta dell'iceberg. Dei piccoli traumi non te ne accorgi nemmeno, non esci nemmeno dal campo.
Confesso che di fronte a certe tragedie provo un certo fastidio verso chi minimizza. Probabilmente non hanno mai avuto a che fare con malati di demenza o di Alzheimer

ma chi minimizza?
ora però direi di non eccedere nell'estremo opposto. (sull'ultima chiosa, si, molto molto da vicino, più vicino di quanto possano essere nonni o genitori anziani)

[Garry]

Confesso che di fronte a certe tragedie provo un certo fastidio verso chi minimizza. Probabilmente non hanno mai avuto a che fare con malati di demenza o di Alzheimer

ma chi minimizza?
ora però direi di non eccedere nell'estremo opposto. (sull'ultima chiosa, si, molto molto da vicino, più vicino di quanto possano essere nonni o genitori anziani)

Chi ha minimizzato lo sa. Non mi interessa puntare il dito contro nessuno, sono cose che succedono, nei social

[MadRef]

Si potrebbe ricorrere anche alla tecnologia. Almeno a livello professionistico tutti i giocatori hanno un GPS nella maglietta ad esempio. Analogamente non sarebbe particolarmente difficile sviluppare dei caschetti che registrano con un accelerometro l'intensità degli impatti. Basterebbe renderli obbligatori e porre dei limiti oltre i quali si prendono provvedimenti tipo sostituzione e periodo di riposo obbligatorio.

Poi ovviamente si può pensare a soluzioni regolamentizie che riducano l'intensità degli impatti senza snaturare troppo il gioco almeno in principio. Sarei favorevole a limiti di peso per squadra ed individuali (ad esempio massimo 100 kg di media ma comunque tra 80 kg e 120 kg). Ci sono anche soluzioni al vaglio per costringere le difese ad "allargare le maglie" come il trial del calcio 22/50 che era in corso nell'emisfero sud e di cui però ignoro gli sviluppi sul campo.

[RigolettoMSC]

Visto che sui perché è sui percome è già stato scritto tutto o quasi, e che all'unanimità abbiamo scelto la vita anziché qualcos'altro, vado direttamente a presentare la mia proposta, con tutti i limiti di una scelta men che risolutiva: chiudiamo rugby.it.
Sai mai che si disincentivi la marea di aspiranti praticanti che, leggendo questo forum, corrono il rischio di frequentare un campo da gioco in mutande contendendosi un pallone sbilenco. Che a leggerla così vine da dargli dei matti ancora prima di restare traumatizzati.

Eh sì, perché alle premesse dovrebbero poi delle conseguenze, non vi pare?

Che una soluzione vada cercata ok, che debba essere trovata nella chiusura del rugby sic et simpliciter è piuttosto opinabile, il primo passo secondo me è rendere chiari i rischi a cui si va incontro, da lì in avanti ognuno farà le sue scelte.

Sinceramente questa società verso la quale pare stiamo andando dove c'è sempre qualcuno che ti dice cosa devi fare per non farti male non mi piace, credo che l'unico limite da non superare sia il nuocere agli altri e chi vuole e può faccia cone desidera accettandone tutte le conseguenze.

Garry, prima mia zia poi mia madre hanno sofferto di forme gravi di demenza senile, conosco l'argomento anche troppo bene, purtroppo.

[Garry]

Visto che sui perché è sui percome è già stato scritto tutto o quasi, e che all'unanimità abbiamo scelto la vita anziché qualcos'altro, vado direttamente a presentare la mia proposta, con tutti i limiti di una scelta men che risolutiva: chiudiamo rugby.it.
Sai mai che si disincentivi la marea di aspiranti praticanti che, leggendo questo forum, corrono il rischio di frequentare un campo da gioco in mutande contendendosi un pallone sbilenco. Che a leggerla così vine da dargli dei matti ancora prima di restare traumatizzati.

Eh sì, perché alle premesse dovrebbero poi delle conseguenze, non vi pare?

Che una soluzione vada cercata ok, che debba essere trovata nella chiusura del rugby sic et simpliciter è piuttosto opinabile, il primo passo secondo me è rendere chiari i rischi a cui si va incontro, da lì in avanti ognuno farà le sue scelte.

Sinceramente questa società verso la quale pare stiamo andando dove c'è sempre qualcuno che ti dice cosa devi fare per non farti male non mi piace, credo che l'unico limite da non superare sia il nuocere agli altri e chi vuole e può faccia cone desidera accettandone tutte le conseguenze.

Garry, prima mia zia poi mia madre hanno sofferto di forme gravi di demenza senile, conosco l'argomento anche troppo bene, purtroppo.

E allora non mi spiego perché scrivi queste cose. Cose tipo "Sinceramente questa società verso la quale pare stiamo andando dove c'è sempre qualcuno che ti dice cosa devi fare per non farti male", che è anche vero per milioni di cose, ma per questa proprio no.
Non mi spiego come partendo da una causa legale, da una patologia gravissima che condiziona l'intera famiglia, da uno sport che evidentemente non fa abbastanza per evitare NON gli incidenti (ripeto per la centesima volta) ma le conseguenze della routine, della pratica comune, quotidiana, non mi spiego come si possa arrivare a parlare della società in cui c'è sempre qualcuno ecc...ecc..

[ruttobandito]

E allora non mi spiego perché scrivi queste cose. Cose tipo "Sinceramente questa società verso la quale pare stiamo andando dove c'è sempre qualcuno che ti dice cosa devi fare per non farti male", che è anche vero per milioni di cose, ma per questa proprio no.
Non mi spiego come partendo da una causa legale, da una patologia gravissima che condiziona l'intera famiglia, da uno sport che evidentemente non fa abbastanza per evitare NON gli incidenti (ripeto per la centesima volta) ma le conseguenze della routine, della pratica comune, quotidiana, non mi spiego come si possa arrivare a parlare della società in cui c'è sempre qualcuno ecc...ecc..

Quella roba che hai citato è la parte che mi è piaciuta di più di quell'intervento. Sorprendendentemente mi spiego pure come c'è finita dentro, anche se credo che anche tu abbia un'opinione a riguardo.

[RigolettoMSC]

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Non mi spiego come partendo da una causa legale, da una patologia gravissima che condiziona l'intera famiglia, da uno sport che evidentemente non fa abbastanza per evitare NON gli incidenti (ripeto per la centesima volta) ma le conseguenze della routine, della pratica comune, quotidiana, non mi spiego come si possa arrivare a parlare della società in cui c'è sempre qualcuno ecc...ecc..

Bon, mi pareva che sul punto del severo sanzionamento degli eventuali comportamenti dolosi da parte delle varie federazioni ci fosse una certa concordia, ma mi pareva anche che la discussione fosse evoluta e che fossero emersi essenzialmente due punti di vista: chiudiamo la baracca oppure cerchiamo soluzioni che non snaturino il gioco, se siamo in grado di trovarle. Per quanto mi riguarda, una volta posti limiti regolamentari e sanitari ragionevoli (la definizione di ragionevoli la facciamo un'altra volta, ma credo che pitremo trovarci d'accordo) e informati tutti gli attori delle possibili conseguenze, si vada avanti. Chi fa il sommozzatore, il paracadutista, il pilota di auto da rally, e cento altre attività, corre rischi spesso mortali ma li accetta liberamente, perché chi gioca a rugby dovrebbe essere trattato come un bambino da tutelare? E, nonostante non sia mai stato un cuor di leone, rivendico il diritto di correre tutti i rischi che voglio; sono un uomo adulto, attualmente sano di mente e non accetto che ci sia qualcuno, ove non metta a rischio altre persone, che mi dica cosa posso fare.

[ruttobandito]

Oddio, è anche vero che le conseguenze di cui stiamo parlando arrivano in modo subdolo e risultano evidenti solo nel tempo, a differenza magari di traumi altrettanto gravi ma immediatamente percepibili derivanti da altre discipline sportive.
Però anche sui pacchetti di sigarette avvertono delle conseguenze, eppure continuano a venderle come gli alcolici e le auto da 300 km/h. Dire a un rugbista che a giocare al suo gioco si rischia di rimanere scemi potrebbe sembrargli un'ovvietà.

[RigolettoMSC]

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Però anche sui pacchetti di sigarette avvertono delle conseguenze, eppure continuano a venderle come gli alcolici e le auto da 300 km/h. Dire a un rugbista che a giocare al suo gioco si rischia di rimanere scemi potrebbe sembrargli un'ovvietà.

Vedi, non ho il dono della sintesi...