Al contrario pensare che i club facciano quello che in forma migliorabile faceva la federazione, con i numeri in riduzione è illusorio.Mr Ian ha scritto: ↑7 nov 2022, 8:45È un discorso riduttivo e che non arriverà mai a dimostrare una tesi valida, non tanto per le accademie che in se come idea erano validissime, l applicazione era da discutere ed i metodi.jentu ha scritto: ↑7 nov 2022, 8:37È come aver voluto rinunciare ad almeno il 50% della possibilità di scelta. Se guardate le società di formazione dei nuovi nazionali vedrete che il merito dei CdFP è stato proprio quello di permettere a ragazzi nati rugbisticamente in piccoli club di poter ambire alla nazionale. Ora questo percorso è molto più limitato perché un club, per quanto grosso, non fornisce le stesse garanzie della federazione. Anche sul pianodella qualitàdell'offerta, spesso.
Oggi cmq un discorso simile non regge ugualmente perché la discriminante sono i numeri, ammesso che i CDF fossero ancora attivi, cosa sarebbe rimasto poi nei club? Numeri ancora più esigui ed un ulteriore restringimento del collo di bottiglia della selezione.
In un paese a scarsa distribuzione del rugby sul territorio ed a una bassa percentuale di affezionati in rapporto ai giovani praticanti totali, il covid ci ha dato il colpo di grazia .
Poteva salvarci la cultura sportiva, ma anche in questo siamo latitanti
Con i CdFP i ragazzi restavano tesserati al club di formazione, con la nuova organizzazione no.