Pantheon Rugby Italia

La Storia del Rugby, le sue Tradizioni, le Leggende, attraverso documenti, detti, racconti, aforismi.

Moderatore: Emy77

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sanzen
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Pantheon Rugby Italia

Messaggio da sanzen » 24 giu 2007, 16:33

Vorrei lanciare un piccolo sondaggio tra gli utenti del Forum:
costruite con 5 nomi di rugbysti Italiani e addetti ai lavori (allenatori, dirigenti, giornalisti) di tutti i tempi un Pantheon del rugby Italiano.
Dite la vostra opinione e suggerite anche le motivazioni delle vostre scelte.
Buon lavoro

GRUN
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RE: Pantheon Rugby Italia

Messaggio da GRUN » 25 giu 2007, 8:54

Sanzen, uso un escamotage per avere una scelta più ampia: ti do una lista con cinque italiani ed una con cinque stranieri.
Italiani: Lanfranchi
Zani
Mascioletti
Nello Francescato
Paolo Rosi

Stranieri: Saby
Bish
Villepreux
Fourcade
Coste

E poi, già che ci siamo, secondo quintetto italiano:
Luciano Ravagnani
Munari
Giovannelli
Troncon
Dominguez

e secondo quintetto straniero:
Pardies
Botha
Campese
Kirwan
Lynagh.

sanzen
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RE: Pantheon Rugby Italia

Messaggio da sanzen » 26 giu 2007, 23:28

Bravo GRUN, sei il primo che risponde a questo "sondaggio" gradirei conoscere anche le motivazioni delle tue scelte.
Aspetto altri partecipamti alla formazione del Pantheon dell'Italico rugby....dai non siate timidi e date sfogo alle vostre preferenze con motivazioni, ben s'intende.

teodoro
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RE: Pantheon Rugby Italia

Messaggio da teodoro » 27 giu 2007, 1:35

io mi sfogherei tanto volentieri,ma non ho ricordi cosi approfonditi di rugby..nel senso,sono troppo giovine per ricordare molti campioni del passato..ed è per questo che sto chiedendo aiuto a voi!:D
Rugby is life..play it!

GRUN
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RE: Pantheon Rugby Italia

Messaggio da GRUN » 27 giu 2007, 9:15

Sanzen ciao. Ho scelto i nomi di chi ha fatto diventare adulto il rugby in Italia, a discapito di qualche giocatore magari fortissimo, ma non così incisivo per la crescita del movimento. Rileggendo la lista mi accorgo che ho tenuto fuori Maci Battaglini e che tra i giocatori stranieri non ho inserito il nome di Bob Louw, che per qualità tecniche ed atletiche, personalità e carriera è stato davvero un titano e a L'Aquila è ricordato ancora con immenso rispetto; succede quando devi fare scelte così ristrette. Certo ci sono stati giocatori più importanti e completi di Pardies, ma ho voluto inserire il nome di uno dei giocatori che vennero, dopo anni di chiusura delle frontiere rugbistiche, in Italia nei primi anni settanta e che furono decisivi per portare l'ossigeno della conoscenza ad un movimento che si stava dibattendo in una crisi malinconica e distruttiva al contempo. Forse Babrow e Greenwood, di quella generazione, erano più grandi, ma Pardies, che ha allenato a lungo a tutti i livelli e fatto il commentatore televisivo, ha agito più a lungo ed in profondità sulle strutture del rugby italiano. Lanfranche e Zani sono considerati ancora oggi dai francesi i due più forti giocatori italiani mai approdati nel loro campionato (anche perché hanno scelto di vivere in Francia e giocato più a lungo oltralpe, più di Battaglini ed altri azzurri) e hanno aiutato il nostro rugby a costruirsi una credibilità internazionale. Sugli altri giocatori c'è poco da aggiungere: erano campioni. Alcuni di quegli italiani hanno avuto la possibilità e le qualità per dimostrarlo in grandi contesti internazionali, altri, per ragioni storiche, sono stati, sotto quest'aspetto, penalizzati. Ma non ho dubbi che Mascioletti (anche Villepreux è della mia opinione...) e Francescato avrebbero potuto fare onde in qualsiasi campionato estero e vestire la maglia di qualsiasi nazionale. Rosi e Munari (il quale può risultare antipatico, ma ha competenze uniche in Italia) hanno fatto tanto sul campo, uno da giocatore, l'altro da allenatore, e pure dietro il microfono, per diffondere cultura rugbistica in paese sportivamente propenso al monoteismo calcistico. Ravagnani è stato il giornalista della carta stampata che più si è impegnato (e anche quello con maggiori competenze) per diffondere il verbo, con passione e determinazione, scrivendo articoli, fondando riviste, pubblicando libri. Sugli allenatori stranieri citati ho già scritto in altre sedi; mi spiace non aver potuto inserire il nome di Carwin James, personaggio straordinario, uomo di intelligenza adamantina e cultura smisurata, che però con la nazionale non è riuscito a lasciare un segno (a Rovigo sì, eccome...).

elvis
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RE: Pantheon Rugby Italia

Messaggio da elvis » 27 giu 2007, 9:29

Battaglini
Zani
Bettarello
Dominguez
Troncon

yary
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Messaggio da yary » 27 giu 2007, 10:12

Caro GRUN credo di non essere di parte nel ricordarti l'ingegner Romano Bonifazi che tanto ha dato non solo a noi castellani ma a tutto il rugby degli anni 60-70.
Un signore dentro e fuori il campo da gioco e chi lo ha conosciuto non può che essere daccordo con me.
E di Renato Speziali che ne pensi?
Non dimenticare, però, il maestro.........Franco Acantini......per favore.

e perchè no anche Marco Bollesan.
Amo il rugby non perché è violento, ma perché è intelligente. Françoise Sagan

GRUN
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Messaggio da GRUN » 27 giu 2007, 10:24

Hai ragione caro Yary. Quando si compilano queste liste, queste classifiche, si lascia sempre fuori qualcuno meritevole di entrarci, col rischio di offendere molte persone. Ma Sanzen ha imposto cinque nomi...

yary
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Messaggio da yary » 27 giu 2007, 10:34

o.k. GRUN

i miei 5 nomi , allora, sono:

-Romano Bonifazi tecnico e gran conoscitore di rugby a livello internazionale, è stato il "mister" del R. Frascati non ricordo più da quale a quale anno ma comunque ha insegnati il rugby a molti

- Renato Speziali, gran signore, quasi un benefattore del rugby romano. E' stao per molti anni il presidentissimo della R.Roma.

- Franco Ascantini, il maestro (anche professore) anche lui del rugby, molti devono a lui

- di Marco Bollesan non dico nulla, andatevi a leggere un pò in giro sul web chi è stato costui

- concludo con Marco Pastonesi, un giornalista che oltre che a conoscere il rugby è anche uno storico di questo sport



non sò se sei daccordo....anche tu Sanzen che ne pensi?
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GRUN
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Messaggio da GRUN » 27 giu 2007, 10:55

Vedi, cara vecchia pellaccia frascatana, ognuno ha percezioni diverse determinate da età ed esperienze. E' vero, ho dimenticato Pastonesi, che è bravissimo e che ha avvicinato al rugby tanti ragazzini in questi ultimi quindici anni, con i suoi libri ed i suoi articoli sparsi su Linus e Gazzetta dello Sport. Se ad diciottenne tu facessi, oggi, il nome di Paolo Rosi, che per noi (io, te, intendo, più altri tre o quattro poveri vecchi desperados...) è stato un mito, ti vedresti fissato da uno sguardo smarrito ed interrogativo. Su Bollesan sono un pò in difficoltà a risponderti. Ritorno a quel discorso delle esperienze vissute, accennato poco sopra. Per noi ragazzini genovesi Bollesan ed i suoi compagni del Cus Genova tre volte secondo negli anni settanta erano punti di riferimento. Sui giornali locali in quei tempi si scriveva e discuteva di rugby quanto di calcio e pallanuoto, che qui da noi è religione. E questo grazie ai risultati, ma anche al personaggio Bollesan, che col suo istrionismo e la sua reputazione, importante nel panorama rugbistico italiano dell'epoca, era al centro dell'attenzione, sempre e comunque. I veneti e gli aquilani di lui avevano certamente un'altra considerazione, lo consideravano sopravvalutato ed "autoreferenziale", per citare le parole di un forumista veneto. La verità probabilmente sta (quasi) nel mezzo; è stato un flanker mobile e combattivo, con mani da tre quarti ed una carisma magari greve e ciurmaiolo, ma innegabile. E' vero, è stato uno dei primi professionisti "occulti" del nostro rugby e questo gli ha attirato molte critiche. Però non bisogna dimenticare che ha fondato le Zebre e fatto, o cercato di fare, molto per un rugby italiano il cui provincialismo e la cui approssimazione stavano portando allo sfacelo. I limiti sono emersi finita la carriera di giocatore e malgrado abbia allenato e commentato televisivamente, quindi con la possibilità di incidere a fondo sul (micro) immaginario collettivo (ehm...), non ha certo lasciato le tracce di altri che hanno seguito il suo percorso.

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jaco
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Messaggio da jaco » 27 giu 2007, 11:09

5 nomi sono troppo pochi...
Mi associo all'elogio di Franco Ascantini che anche a San Donà ha lavorato lasciando un'eredità tuttora tangibile (tanto da far parte ancora adesso del cosiddetto "senato accademico" della società e da continuare la sua collaborazione con il sodalizio sandonatese).
Tra i giornalisti Luciano Ravagnani è la memoria storica del nostro rugby...
Per i giocatori comunque fai sbagli (nel senso che ne lasci fuori troppi...) allora scelgo:
Maci Battaglini: un "monumento" al rugby dei pionieri che non si può scordare
Diego Dominguez: non si può lasciar fuori il recordman di punti in azzurro
Giancarlo Pivetta: lasciatemi un po' di "sano" campanilismo, comunque 13 anni (o giù di lì) in azzurro con 53 presenze (in un periodo dove non c'erano 6N-tour estivi annuali-test autunnali, ma sì e no 3-4 partite l'anno) , un prima linea che in campionato segnava un numero di mete paragonabile con quello di un 3/4, che ha dato il nome ad una giocata della mischia sandonatese (la "pivetta" appunto) che aveva una percentuale di riuscita altissima, un professionista serio anche fuori dal campo (soprattutto perchè in campo era dilettante puro: saltò il primo mondiale per problemi di lavoro... anche se forse non solo per quello)... insomma credo meriti una citazione e chi meglio di uno che ha una sua foto come avatar...

GRUN
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Messaggio da GRUN » 27 giu 2007, 11:20

Ecco vedi, comunque fai sbagli... Sante parole, caro Jaco. Non ho inserito Pivetta, che era un fenomeno di giocatore capace di giocare in tutti e tre i ruoli della prima linea, e non per scherzo e contro la selezione degli scapoli brilli, ma ad altissimo livello, contro certi pirati che solo a guardarli ti veniva voglia di fare il giro più largo... Ricordo pure una memorabile zuffa con Properzi, roba degna di Omero... Merita sì una citazione. Anche dieci...

menton
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Messaggio da menton » 27 giu 2007, 13:01

Non è facile, ma ci provo. Ecco i miei gioielli.
BATTAGLINI: perchè è tra i padri fondatori del nostro sport, e, partendo da una delle zone più genuine del nostro rugby (anche grazie a lui), è riuscito a d affermarsi anche in terra francese, in anni non facili per chi veniva dall'Italia. P. ROSI: perchè sono certo che, molti di noi ci siamo avvicinati al rugby, o abbiamo potuto vedere i mostri sacri, attraverso le sue cronache. MASCIOLETTI: anche se penso, che non vorrebbe saperne, vista l'indole concreta e cementata da un magnifica umiltà, glielo devo, perchè è stato un grande in molti sensi; per me, anche quando ha accettato di portare, non da cireneo, la nostra nazionale ai mondiali del 1999. IVAN FRANCESCATO: perchè mi commuovo ancora oggi... TRONCON: a mio modo di vedere rappresenta un ottimo esempio di passaggio dal rugby antico a quello di oggi, con pregi e difetti. Di lui, ovviamente, vedo solo i pregi.

menton
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Messaggio da menton » 27 giu 2007, 13:03

Scusate, me ne manca uno!!
VILLEPREUX, per raprpesentare quello che il rugby estero ci ha dato, che nel suo caso non è stato poco, e anche per quello che era da giocatore nel suo ruolo.

SuperSonic
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Messaggio da SuperSonic » 27 giu 2007, 13:19

Ravagnani - aspettavo i suoi articoli con ansia ogni lunedì. Mai fazioso, anche nei commenti dei derby Petrarca Rovigo anni 70-80!!!
Dominguez - Più che altro per i punti segnati
Pardies - Perchè oltre alle motivazioni già espresse e che condivido, mi ha riconosciuto dopo 20 dico 20 anni quando ci siamo incontrati a Cardiff. e si ricordava pure il mio nome.
Maci Battaglini - Semplicemente leggenda
George Coste - Il primo a stupire anche gli italiani sul fatto che potessero avere le doti per competere ad alto livello.


Ovviamente come ti sbilanci sbagli ma 5 nomi sono pochi. Aggiungo che spesso si tende ad inserire nella rosa nomi noti a livello locale in quanto i media non erano un tempo così efficienti. Tra Dominguez e Paolo Rosi è stata una bella lotta...
Attendo critiche e bacchettamenti.... :-]
Herba Nocens Numquam Extinguit

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