La storia della vostra squadra
Moderatore: Emy77
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La storia della vostra squadra
Prof Grun ci sta illustrando la storia del rugby italiano... ma sarei curiosa di conoscere la storia di tutte tutte le squadre italiane.
Ci potete raccontare come e quando è nata la vostra squadra?
Grazie
Ci potete raccontare come e quando è nata la vostra squadra?
Grazie
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RE: La storia della vostra squadra
Nessuno mi racconta come è nata la sua squadra?
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RE: La storia della vostra squadra
la mia giovane squadra e' nata inizialmente con due che si passavano la palla su di un campo abbandonato dal calcio...poi qualche matto al in piu' al buio sul campo o in spiaggia,poi sempre di piu',fino ad avere oggi le giovanili.. e tanti amici,tifosi,il campo abbandonato ha delle artigianali H fisse.e nel nostro piccolo centro ormai si parla ovale!tutti ci vogliono bene e in molti vogliono conoscere questo sport davvero diverso.sono partiti i lavori per il clubhouse...ci vuole coraggio per andare avanti sempre avanti cercando aiuto dietro,perche dietro c'e' una famiglia di amici!
www.rugbytortoreto.it
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RE: La storia della vostra squadra
Grazie Lido.
Altre suqadre?
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- gcruta
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Di esempi come quello che paventa Flor ce ne sono altri... "Rugby" e "Roma", oppure "Rugby" e "Brescia", "Rugby" e "Perugia", e chi piu' ne ha piu' ne metta... Purtroppo (o per fortuna) siamo persone umane ci trasciniamo, oltre alla passione ed ai sentimenti puliti, qualche strascico di umane imperfezioni, litigi, scaramucce, interessi, rancori... Non so se sia il caso (secondo me non lo e') di tirarli fuori. I morti seppelliscano i loro morti, e pensiamo solo al futuro ed ad impegnarci a fare cose (nel limite dell'umano) buone.
Tuco: "Ci... ci ri... rivedre..."
Il Biondo: "Ci rivedremo, idioti. E' per te."
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Re: storia Valsugana Rugby Padova
...c'è da aggiungere che lo scorso 25 aprile, in occasione del Torneo Internazionale Giovanile "Città di Padova" sono stati inaugurati i nuovi spogliatoi + segreteria...violaalessandro ha scritto:da: www.valsuganarugby.it
http://www.valsuganarugby.it/Societ%e0/Storia.html
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La storia del Chicken è la storia di un uomo che amava il rugby e delle centinaia di bambini, di ragazzi e di uomini che da lui hanno imparato ad amarlo.
Nel 1954 Cesare Ghezzi, mediano di mischia e capitano della Nazionale negli anni Trenta, lascia il Rugby Milano - che aveva ricostruito da allenatore dopo la Guerra - e decide di dare vita ad una squadra del tutto nuova, dove applicare senza compromessi la sua concezione del gioco. Si chiamerà Chicken, traduzione clamorosamente sbagliata dell'italiano Pulcini: per Ghezzi l'idea di fondo è che il rugby non sia un gioco per energumeni dai bicipiti di pietra ma un gioco formativo, per bambini. Anzi, il più perfetto e formativo degli sport per bambini. E i primi giocatori del Chicken saranno il figlio di Ghezzi, Franchino, suo nipote Pinuccio e i loro compagni di classe alla scuola media di piazza Ascoli: un gruppetto di bambini di dieci anni che fino alla metà degli anni Settanta resterà il nucleo del Chicken.
Far giocare a rugby dei bambini è, nell'Italia di quegli anni, un'idea strampalata. Non ci sono avversari, ci si allena tutto l'anno per andare in primavera al torneo di Clermont Ferrand, in Francia, dove hanno già capito da tempo l'importanza del rugby in erba.
Nel 1956 la Fir accetta l'affiliazione del Chicken, nel 1959 comincia la partecipazione al torneo Furio Cicogna, che è il campionato giovanile di allora. Sotto la guida del Ghezzi, il gruppetto di bambini della scuola media è diventato una squadra temibile. Nel 1961 il Chicken si gioca con in Napoli il titolo di campione d'Italia giovanile, vince a Napoli ma si fa battere in casa, al Giuriati. Lo spareggio è a Cecina. Il Chicken fa sosta a Livorno, dove il Ghezzi ordina bistecche per tutti: arrivano delle fiorentine gigantesche e pepatissime, che verranno digerite solo molto dopo la fine della partita. Caldo torrido, la partita è senza storia. Ma il secondo posto rimane scolpito nell'albo d'oro del Chicken. Sono gli anni in cui la squadra di Ghezzi fornisce 13 giocatori su 15 alla selezione giovanile lombarda e cinque giocatori alla Nazionale giovanile (sono il mediano di mischia Franchino Ghezzi, le terze linee Pinuccio Petrini e Sergio Polli, il seconda linea Roberto Mariani e il tre-quarti centro Paolo Veronelli, detto "Paolino pane e figa").
A Parigi nel 1962 il Chicken batte il Racing Club: prevedendo lo scambio finale delle maglie, il Ghezzi ha fatto indossare alla squadra - invece della tradizionale casacca gialloverde - delle orrende maglie di filanca rossa, che vengono rifilate ai francesi in cambio delle loro stupende maglie imbottite. Fino a notte, i francesi accompagnano i ragazzi del Chicken nei bar di Parigi: "Li avete battuti?", chiedono i baristi, e loro rispondono: "No, hanno vinto loro e hanno vinto bene".
Nella sede sociale di via Cerva, nel centro di Milano, si cementa un gruppo di amici, oltre che una squadra che ha respirato e assimilato l'idea di rugby del Ghezzi. Un'idea che comporta degli obblighi: come quello di applaudire gli avversari ogni volta che segnano una meta. E delle abitudini: come quella di terminare gli incontri amichevoli secondo il criterio "chi segna per ultimo ha pareggiato".
E' la mentalità-Chicken: senza di cui nella storia della squadra ci sarebbero stati forse dei successi in più. Ma è grazie ad essa che il Chicken è stato ed è una squadra diversa da tutte le altre.
Quando il gruppo dei ragazzini di piazza Ascoli compie 18 anni, il Chicken si iscrive al campionato di serie C. E in C rimane praticamente per sempre, con le uniche parentesi della serie B (dal 1964 al 1966) e del purgatorio della C2 (dal 1992 al 1994).
Nel 1988 il Chicken si fonde con il Rugby Rozzano, squadra di C2 con cromosomi per molti versi simili a quelli trasmessi dal Ghezzi, e si trasferisce sul campo di quest'ultima.
In questi lunghi anni, centinaia di giocatori - forti, fortissimi, e anche "rabotti" irrecuperabili - hanno vestito la maglia del Chicken. Sulla sua panchina, dopo il ritiro di Ghezzi dal ruolo di coach, si sono avvicendati allenatori di ogni scuola: dal flemmatico Simpson al sanguigno Sabù Vellani, dal "pitùr" De Gasperi allo scientifico Belluardo, fino all'ultimo, impagabile Micheloni: e molti altri.
Ma la vera storia è probabilmente la storia delle sue giovanili, del rugby insegnato con passione a ragazzi di ogni estrazione sociale e condizione fisica, nella convinzione che da ognuno di essi si potesse e si dovesse tirare fuori un giocatore ed un uomo.
Cesare Ghezzi è morto il 19 aprile 1996.
Scritto da Luca Fazzo, indomito flanker, compagno di mille battaglie, e giornalista de "La Repubblica"
Nel 1954 Cesare Ghezzi, mediano di mischia e capitano della Nazionale negli anni Trenta, lascia il Rugby Milano - che aveva ricostruito da allenatore dopo la Guerra - e decide di dare vita ad una squadra del tutto nuova, dove applicare senza compromessi la sua concezione del gioco. Si chiamerà Chicken, traduzione clamorosamente sbagliata dell'italiano Pulcini: per Ghezzi l'idea di fondo è che il rugby non sia un gioco per energumeni dai bicipiti di pietra ma un gioco formativo, per bambini. Anzi, il più perfetto e formativo degli sport per bambini. E i primi giocatori del Chicken saranno il figlio di Ghezzi, Franchino, suo nipote Pinuccio e i loro compagni di classe alla scuola media di piazza Ascoli: un gruppetto di bambini di dieci anni che fino alla metà degli anni Settanta resterà il nucleo del Chicken.
Far giocare a rugby dei bambini è, nell'Italia di quegli anni, un'idea strampalata. Non ci sono avversari, ci si allena tutto l'anno per andare in primavera al torneo di Clermont Ferrand, in Francia, dove hanno già capito da tempo l'importanza del rugby in erba.
Nel 1956 la Fir accetta l'affiliazione del Chicken, nel 1959 comincia la partecipazione al torneo Furio Cicogna, che è il campionato giovanile di allora. Sotto la guida del Ghezzi, il gruppetto di bambini della scuola media è diventato una squadra temibile. Nel 1961 il Chicken si gioca con in Napoli il titolo di campione d'Italia giovanile, vince a Napoli ma si fa battere in casa, al Giuriati. Lo spareggio è a Cecina. Il Chicken fa sosta a Livorno, dove il Ghezzi ordina bistecche per tutti: arrivano delle fiorentine gigantesche e pepatissime, che verranno digerite solo molto dopo la fine della partita. Caldo torrido, la partita è senza storia. Ma il secondo posto rimane scolpito nell'albo d'oro del Chicken. Sono gli anni in cui la squadra di Ghezzi fornisce 13 giocatori su 15 alla selezione giovanile lombarda e cinque giocatori alla Nazionale giovanile (sono il mediano di mischia Franchino Ghezzi, le terze linee Pinuccio Petrini e Sergio Polli, il seconda linea Roberto Mariani e il tre-quarti centro Paolo Veronelli, detto "Paolino pane e figa").
A Parigi nel 1962 il Chicken batte il Racing Club: prevedendo lo scambio finale delle maglie, il Ghezzi ha fatto indossare alla squadra - invece della tradizionale casacca gialloverde - delle orrende maglie di filanca rossa, che vengono rifilate ai francesi in cambio delle loro stupende maglie imbottite. Fino a notte, i francesi accompagnano i ragazzi del Chicken nei bar di Parigi: "Li avete battuti?", chiedono i baristi, e loro rispondono: "No, hanno vinto loro e hanno vinto bene".
Nella sede sociale di via Cerva, nel centro di Milano, si cementa un gruppo di amici, oltre che una squadra che ha respirato e assimilato l'idea di rugby del Ghezzi. Un'idea che comporta degli obblighi: come quello di applaudire gli avversari ogni volta che segnano una meta. E delle abitudini: come quella di terminare gli incontri amichevoli secondo il criterio "chi segna per ultimo ha pareggiato".
E' la mentalità-Chicken: senza di cui nella storia della squadra ci sarebbero stati forse dei successi in più. Ma è grazie ad essa che il Chicken è stato ed è una squadra diversa da tutte le altre.
Quando il gruppo dei ragazzini di piazza Ascoli compie 18 anni, il Chicken si iscrive al campionato di serie C. E in C rimane praticamente per sempre, con le uniche parentesi della serie B (dal 1964 al 1966) e del purgatorio della C2 (dal 1992 al 1994).
Nel 1988 il Chicken si fonde con il Rugby Rozzano, squadra di C2 con cromosomi per molti versi simili a quelli trasmessi dal Ghezzi, e si trasferisce sul campo di quest'ultima.
In questi lunghi anni, centinaia di giocatori - forti, fortissimi, e anche "rabotti" irrecuperabili - hanno vestito la maglia del Chicken. Sulla sua panchina, dopo il ritiro di Ghezzi dal ruolo di coach, si sono avvicendati allenatori di ogni scuola: dal flemmatico Simpson al sanguigno Sabù Vellani, dal "pitùr" De Gasperi allo scientifico Belluardo, fino all'ultimo, impagabile Micheloni: e molti altri.
Ma la vera storia è probabilmente la storia delle sue giovanili, del rugby insegnato con passione a ragazzi di ogni estrazione sociale e condizione fisica, nella convinzione che da ognuno di essi si potesse e si dovesse tirare fuori un giocatore ed un uomo.
Cesare Ghezzi è morto il 19 aprile 1996.
Scritto da Luca Fazzo, indomito flanker, compagno di mille battaglie, e giornalista de "La Repubblica"
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RE: Re: storia Valsugana Rugby Padova
Si ferma alla serie C (2 anni fa), ma, come sapete, ora siamo in A
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RE: Re: storia Valsugana Rugby Padova
nel sito trovi la storia del VeneziaMestre e ti becchi anche quella delle Mummie squadra old http://www.veneziamestrerugby.it/
Ciao, mi raccomando studia la storia altrimenti rimani bocciato.
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Petrarca Rugby
Il Petrarca Rugby è senza dubbio un punto di riferimento per il mondo sportivo padovano e nazionale. Una società solida e di grande tradizione, un attenzione al settore giovanile che non ha eguali nel rugby italiano. Il Petrarca ha vinto più di tutte le altre società, hanno vestito la maglia bianconera migliaia di giovani nell’ultimo cinquantennio, praticamente tutti gli sportivi padovani si sono seduti almeno una volta sulle tribune del Tre Pini e dello stadio Appiani prima e del Plebiscito oggi. Anche per questo il Petrarca è un patrimonio dello sport italiano, della città e del veneto. Ha saputo imporsi, e ha saputo adeguarsi ai tempi rimanendo una società “moderna”, senza mai venir meno alla sua natura: una “missione” che impone a dirigenti, giocatori e tecnici di sostenere i giovani aiutandoli a diventare uomini nello sport e nella vita, avendo sempre presente il compromesso tra risultati agonistici e educazione del cittadino.
Nel 1947 Pino Bonaiti, Lalo Santini e Gastone Munaron fondano il Petrarca Rugby presso il Collegio Universitario Antonianum, dove la società rimane per più di trent’anni. Il primo presidente è il professor Michele Arslan, il primo gesuita che comprende la grandezza del progetto è padre Cipriano Casella. Accanto a loro i primi giocatori, e la prima partita, in serie B, si disputa il 5 novembre del 1947. Il nome Petrarca appare per la prima volta, e si tratta di un’amichevole giocata al Tre Pini, in Prato della valle a Padova, contro quelli che diventeranno i “nemici” di sempre della Laur di Rovigo. Finisce 6 a 6, e queste sono le formazioni. . La prima stagione riserva gioie e delusioni, ma nel marzo del ’48 il Petrarca gioca contro il Venchi Torino la finale per la promozione in serie A. Finisce 14-6 in Piemonte, al ritorno i torinesi non si fanno nemmeno vedere, deludendo il numeroso pubblico, e così i ragazzi dell’Antonianum sono nella massima serie. Sulla stampa locale appare una lettera: “Il vostro è uno sport povero, che non è seguito dalle masse dei tifosi, pochi lo conoscono e lo apprezzano. Forse è per questo: perché lo giocate con tanta passione e altrettanto disinteresse. Abbiamo visto qualcuno di voi che aveva dato tutto durante le partite cadere a terra sfinito al fischio finale dell’arbitro. E’ un episodio che resta nella memoria e che vi fa onore”. Firmato: C.
L’esordio in serie A porta la data del 17 ottobre 1948, e finisce con la vittoria del Rovigo (ancora loro…)……
Il 1970 è l’anno del trionfo per il Petrarca Rugby. Un campionato equilibrato: L’Aquila è la squadra da battere, ma anche le altre non scherzano, Treviso e Rovigo su tutte. In panchina al Tre Pini c’è ancora Memo Geremia, destinato a diventare l’uomo di riferimento della storia del Petrarca, capace di innovare e conservare, di essere allenatore e amico dei suoi giocatori, di costruire su principi semplici ma rigorosi una squadra, una società, un gruppo, Geremia è stato giocatore, allenatore, dirigente e presidente, ma soprattutto un “Petrarchino” con la P maiuscola
Nel 1980 Memo Geremia parte per il Sudafrica. Una vacanza con l’amico di sempre Pino Bonaiti, imprenidotre come lui, il fondatore della società e capitano della squadra agli albori della storia bianconera. Rimangono affascinati dalle strutture che trovano in quel Paese, un punto di riferimento per il rugby mondiale. Durante il viaggio di ritorno i due dirigenti maturano un’idea destinata a rivoluzionare la storia del Petrarca. Un’idea apparentemente “folle”, il desiderio di avere una cittadella dedicata al rugby, visto che ormai al “tre Pini” lo spazio comincia a farsi angusto per tutte quelle squadre bianconere. Geremia ne parla con qualche amico imprenditore, sparge la voce, cerca un terreno adatto allo scopo, si domanda quanti soldi occorreranno. Morale della favola, attorno all’82 partono i lavori nel quartiere Guizza, a sud di Padova,. Contributi pubblici ne arrivano pochi, ma è una scelta ponderata, per rimanere indipendenti, e l’attuale “Centro Geremia” comincia a prendere forma. Nell’88, all’indomani dell’undicesimo scudetto, la squadra tricolore inizia gli allenamenti lì, mentre il settore giovanile rimarrà ancora per qualche stagione in Prato della Valle. Gli spogliatoi sono una baracca usata anche come deposito per gli attrezzi, la porta ad acca non è ancora pronta. Il 23 settembre 1989, quando l’entusiasmo di Memo ha ormai contagiato centinaia di azionisti, c’è l’inaugurazione ufficiale. “ I giovani saranno così tolti dalla strada e potranno fare sport a casa loro”. Erano le frasi ricorrenti, che hanno portato all’attuale migliaio di soci, e alla decina di miliardi di lire raccolta. La struttura non ha eguali in Italia e pochi rivali in Europa come struttura interamente privata dedicata ad uno sport che non sia il calcio, curata con amore e ricca di campi da gioco, tribune, spogliatoi, ristorante, palestre, uffici, palestre e ambulatori medici, distribuiti su una ventina di ettari. A tagliare il nastro c’è anche il presidente del Coni, Gattai, mentre Memo sorride e ringrazia gli amici più cari che l’hanno sostenuto. Il 7 gennaio 1995, però, un malore lo colpisce in casa, e Memo se ne va. Nella chiesa che ha fatto costruire alla Guizza riceve l’ultimo saluto: lascia un’eredità stupenda e pesante nello stesso tempo
Nel 1947 Pino Bonaiti, Lalo Santini e Gastone Munaron fondano il Petrarca Rugby presso il Collegio Universitario Antonianum, dove la società rimane per più di trent’anni. Il primo presidente è il professor Michele Arslan, il primo gesuita che comprende la grandezza del progetto è padre Cipriano Casella. Accanto a loro i primi giocatori, e la prima partita, in serie B, si disputa il 5 novembre del 1947. Il nome Petrarca appare per la prima volta, e si tratta di un’amichevole giocata al Tre Pini, in Prato della valle a Padova, contro quelli che diventeranno i “nemici” di sempre della Laur di Rovigo. Finisce 6 a 6, e queste sono le formazioni. . La prima stagione riserva gioie e delusioni, ma nel marzo del ’48 il Petrarca gioca contro il Venchi Torino la finale per la promozione in serie A. Finisce 14-6 in Piemonte, al ritorno i torinesi non si fanno nemmeno vedere, deludendo il numeroso pubblico, e così i ragazzi dell’Antonianum sono nella massima serie. Sulla stampa locale appare una lettera: “Il vostro è uno sport povero, che non è seguito dalle masse dei tifosi, pochi lo conoscono e lo apprezzano. Forse è per questo: perché lo giocate con tanta passione e altrettanto disinteresse. Abbiamo visto qualcuno di voi che aveva dato tutto durante le partite cadere a terra sfinito al fischio finale dell’arbitro. E’ un episodio che resta nella memoria e che vi fa onore”. Firmato: C.
L’esordio in serie A porta la data del 17 ottobre 1948, e finisce con la vittoria del Rovigo (ancora loro…)……
Il 1970 è l’anno del trionfo per il Petrarca Rugby. Un campionato equilibrato: L’Aquila è la squadra da battere, ma anche le altre non scherzano, Treviso e Rovigo su tutte. In panchina al Tre Pini c’è ancora Memo Geremia, destinato a diventare l’uomo di riferimento della storia del Petrarca, capace di innovare e conservare, di essere allenatore e amico dei suoi giocatori, di costruire su principi semplici ma rigorosi una squadra, una società, un gruppo, Geremia è stato giocatore, allenatore, dirigente e presidente, ma soprattutto un “Petrarchino” con la P maiuscola
Nel 1980 Memo Geremia parte per il Sudafrica. Una vacanza con l’amico di sempre Pino Bonaiti, imprenidotre come lui, il fondatore della società e capitano della squadra agli albori della storia bianconera. Rimangono affascinati dalle strutture che trovano in quel Paese, un punto di riferimento per il rugby mondiale. Durante il viaggio di ritorno i due dirigenti maturano un’idea destinata a rivoluzionare la storia del Petrarca. Un’idea apparentemente “folle”, il desiderio di avere una cittadella dedicata al rugby, visto che ormai al “tre Pini” lo spazio comincia a farsi angusto per tutte quelle squadre bianconere. Geremia ne parla con qualche amico imprenditore, sparge la voce, cerca un terreno adatto allo scopo, si domanda quanti soldi occorreranno. Morale della favola, attorno all’82 partono i lavori nel quartiere Guizza, a sud di Padova,. Contributi pubblici ne arrivano pochi, ma è una scelta ponderata, per rimanere indipendenti, e l’attuale “Centro Geremia” comincia a prendere forma. Nell’88, all’indomani dell’undicesimo scudetto, la squadra tricolore inizia gli allenamenti lì, mentre il settore giovanile rimarrà ancora per qualche stagione in Prato della Valle. Gli spogliatoi sono una baracca usata anche come deposito per gli attrezzi, la porta ad acca non è ancora pronta. Il 23 settembre 1989, quando l’entusiasmo di Memo ha ormai contagiato centinaia di azionisti, c’è l’inaugurazione ufficiale. “ I giovani saranno così tolti dalla strada e potranno fare sport a casa loro”. Erano le frasi ricorrenti, che hanno portato all’attuale migliaio di soci, e alla decina di miliardi di lire raccolta. La struttura non ha eguali in Italia e pochi rivali in Europa come struttura interamente privata dedicata ad uno sport che non sia il calcio, curata con amore e ricca di campi da gioco, tribune, spogliatoi, ristorante, palestre, uffici, palestre e ambulatori medici, distribuiti su una ventina di ettari. A tagliare il nastro c’è anche il presidente del Coni, Gattai, mentre Memo sorride e ringrazia gli amici più cari che l’hanno sostenuto. Il 7 gennaio 1995, però, un malore lo colpisce in casa, e Memo se ne va. Nella chiesa che ha fatto costruire alla Guizza riceve l’ultimo saluto: lascia un’eredità stupenda e pesante nello stesso tempo
Non è forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo si rialza sempre.
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- ghemon
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...grande il sciur Ghezzi!Cicca ha scritto:La storia del Chicken è la storia di un uomo che amava il rugby e delle centinaia di bambini, di ragazzi e di uomini che da lui hanno imparato ad amarlo.
Nel 1954 Cesare Ghezzi, mediano di mischia e capitano della Nazionale negli anni Trenta, lascia il Rugby Milano - che aveva ricostruito da allenatore dopo la Guerra - e decide di dare vita ad una squadra del tutto nuova, dove applicare senza compromessi la sua concezione del gioco. Si chiamerà Chicken, traduzione clamorosamente sbagliata dell'italiano Pulcini: per Ghezzi l'idea di fondo è che il rugby non sia un gioco per energumeni dai bicipiti di pietra ma un gioco formativo, per bambini. Anzi, il più perfetto e formativo degli sport per bambini. E i primi giocatori del Chicken saranno il figlio di Ghezzi, Franchino, suo nipote Pinuccio e i loro compagni di classe alla scuola media di piazza Ascoli: un gruppetto di bambini di dieci anni che fino alla metà degli anni Settanta resterà il nucleo del Chicken.
Far giocare a rugby dei bambini è, nell'Italia di quegli anni, un'idea strampalata. Non ci sono avversari, ci si allena tutto l'anno per andare in primavera al torneo di Clermont Ferrand, in Francia, dove hanno già capito da tempo l'importanza del rugby in erba.
Nel 1956 la Fir accetta l'affiliazione del Chicken, nel 1959 comincia la partecipazione al torneo Furio Cicogna, che è il campionato giovanile di allora. Sotto la guida del Ghezzi, il gruppetto di bambini della scuola media è diventato una squadra temibile. Nel 1961 il Chicken si gioca con in Napoli il titolo di campione d'Italia giovanile, vince a Napoli ma si fa battere in casa, al Giuriati. Lo spareggio è a Cecina. Il Chicken fa sosta a Livorno, dove il Ghezzi ordina bistecche per tutti: arrivano delle fiorentine gigantesche e pepatissime, che verranno digerite solo molto dopo la fine della partita. Caldo torrido, la partita è senza storia. Ma il secondo posto rimane scolpito nell'albo d'oro del Chicken. Sono gli anni in cui la squadra di Ghezzi fornisce 13 giocatori su 15 alla selezione giovanile lombarda e cinque giocatori alla Nazionale giovanile (sono il mediano di mischia Franchino Ghezzi, le terze linee Pinuccio Petrini e Sergio Polli, il seconda linea Roberto Mariani e il tre-quarti centro Paolo Veronelli, detto "Paolino pane e figa").
A Parigi nel 1962 il Chicken batte il Racing Club: prevedendo lo scambio finale delle maglie, il Ghezzi ha fatto indossare alla squadra - invece della tradizionale casacca gialloverde - delle orrende maglie di filanca rossa, che vengono rifilate ai francesi in cambio delle loro stupende maglie imbottite. Fino a notte, i francesi accompagnano i ragazzi del Chicken nei bar di Parigi: "Li avete battuti?", chiedono i baristi, e loro rispondono: "No, hanno vinto loro e hanno vinto bene".
Nella sede sociale di via Cerva, nel centro di Milano, si cementa un gruppo di amici, oltre che una squadra che ha respirato e assimilato l'idea di rugby del Ghezzi. Un'idea che comporta degli obblighi: come quello di applaudire gli avversari ogni volta che segnano una meta. E delle abitudini: come quella di terminare gli incontri amichevoli secondo il criterio "chi segna per ultimo ha pareggiato".
E' la mentalità-Chicken: senza di cui nella storia della squadra ci sarebbero stati forse dei successi in più. Ma è grazie ad essa che il Chicken è stato ed è una squadra diversa da tutte le altre.
Quando il gruppo dei ragazzini di piazza Ascoli compie 18 anni, il Chicken si iscrive al campionato di serie C. E in C rimane praticamente per sempre, con le uniche parentesi della serie B (dal 1964 al 1966) e del purgatorio della C2 (dal 1992 al 1994).
Nel 1988 il Chicken si fonde con il Rugby Rozzano, squadra di C2 con cromosomi per molti versi simili a quelli trasmessi dal Ghezzi, e si trasferisce sul campo di quest'ultima.
In questi lunghi anni, centinaia di giocatori - forti, fortissimi, e anche "rabotti" irrecuperabili - hanno vestito la maglia del Chicken. Sulla sua panchina, dopo il ritiro di Ghezzi dal ruolo di coach, si sono avvicendati allenatori di ogni scuola: dal flemmatico Simpson al sanguigno Sabù Vellani, dal "pitùr" De Gasperi allo scientifico Belluardo, fino all'ultimo, impagabile Micheloni: e molti altri.
Ma la vera storia è probabilmente la storia delle sue giovanili, del rugby insegnato con passione a ragazzi di ogni estrazione sociale e condizione fisica, nella convinzione che da ognuno di essi si potesse e si dovesse tirare fuori un giocatore ed un uomo.
Cesare Ghezzi è morto il 19 aprile 1996.
Scritto da Luca Fazzo, indomito flanker, compagno di mille battaglie, e giornalista de "La Repubblica"
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Il rugby a Pavia è nato nel 1933 quando un gruppo di pionieri fondò la sezione rugby del G.U.F (Gioventù universitaria fascista) Pavia e da allora è sempre rimasto legato all'università.
La prima partita ufficiale fu giocata al campo comunale di Pavia (l'attuale stadio Fortunati) e terminò con un clamoroso zero a zero contro il ben più esperto G.U.F Milano.
La gara si disputò dinnanzi ad un pubblico numeroso, ma talmente ignorante delle regole del gioco che l’allenatore pavese Guidobono dovette procurarsi un microfono con cui spiegare ciò che succedeva in campo alla gente accorsa allo stadio.
Il primo vero e proprio ricambio generazionale si ebbe tra il 1938 ed il 1939. Gli ormai “vecchi” pionieri del rugby pavese ormai laureatisi, cedettero il posto ad alcuni giocatori più giovani, che costituirono il nucleo di quella fantastica squadra che conquistò nel 1940/41 il diritto a partecipare al campionato di divisione nazionale A.
La serie A fu disputata per due stagioni tra il 1941 ed il 1943. Caduto il regime fascista la squadra si ricostituì nel primo dopoguerra con la denominazione di A.S.U.P (Associazione Studenti Universitari Pavesi) Pavia. Di questo gruppo facevano parte i fratelli Molina, Lucio Sollazzi, il pilone Caramella, Frendi, Natalino Tagliapietra, e quel Giancarlo Merlati che diverrà in seguito uno dei punti di forza della mischia dell’Amatori Milano.
Cambiando differenti denominazioni (rugby Pavia, e soprattutto C.U.S ) sotto la guida del tecnico milanese Testoni l’attività prosegui sino alla prima metà degli anni cinquanta; tra gli atleti di questo periodo vi furono lo scrittore Mino Milani, e l’ex lottatore Luigi Borgarelli che diverrà poi il massaggiatore del C.U.S negli anni 60 e 70.
Nella seconda metà degli anni 50 una terribile crisi investe tutto lo sport pavese (fallimento del Pavia calcio prima e della pallacanestro Pavia poi) crisi cui non riuscì a sottrarsi la palla ovale. La squadra infatti per qualche anno non svolse più attività ufficiale.
Nella prima metà degli anni sessanta sotto la spinta di alcuni giovani entusiasti si ricostitui la sezione rugby del C.U.S Pavia . Ripresero così regolarmente i campionati federali (serie C), e sotto la guida dei tecnici milanesi Scarcerle e Pellegrini alcuni giovani atleti pavesi furono convocati nelle rappresentative giovanili regionali e nazionali.
Nel decennio successivo, abbandonato il vecchio campo Tenti fu costruito un campo solo per il rugby in località Cravino. In questi anni altri giovani Noè, Carcano, Casirola e il figlio d’arte Raffa, vestirono la maglia delle selezioni nazionali e regionali giovanili.
Gli inizi degli anni ottanta videro ricostituirsi una compagine competitiva attorno alla figura carismatica dell’allenatore giocatore inglese William Cooke (ex dell'Università di Oxford e del Bégles-Bordeaux) sfiorando di un nonnulla la promozione in serie C1 nella stagione 83/84 .
Sotto la guida dell’allenatore giocatore Marco Pisati, il C.U.S Pavia rugby forte di un gruppo di giocatori di buona qualità tra i quali spiccano l’estremo Allegrucci (in seguito al Rugby Parma e a Frascati) e il centro Stoica (ora al Montpellier e Nazionale), ottenne nella stagione 92/93 la sospirata promozione in serie C1. Questa categoria fu mantenuta per quattro stagioni, sino alla rocambolesca retrocessione nel 96/97.
Al termine di una entusiasmante cavalcata solitaria, il Cus Pavia conquista nel 2004 la storica promozione in Serie B, categoria in cui gioca per due stagioni consecutive.
Attualmente la squadra disputa il girone Elite della serie C lombarda
La prima partita ufficiale fu giocata al campo comunale di Pavia (l'attuale stadio Fortunati) e terminò con un clamoroso zero a zero contro il ben più esperto G.U.F Milano.
La gara si disputò dinnanzi ad un pubblico numeroso, ma talmente ignorante delle regole del gioco che l’allenatore pavese Guidobono dovette procurarsi un microfono con cui spiegare ciò che succedeva in campo alla gente accorsa allo stadio.
Il primo vero e proprio ricambio generazionale si ebbe tra il 1938 ed il 1939. Gli ormai “vecchi” pionieri del rugby pavese ormai laureatisi, cedettero il posto ad alcuni giocatori più giovani, che costituirono il nucleo di quella fantastica squadra che conquistò nel 1940/41 il diritto a partecipare al campionato di divisione nazionale A.
La serie A fu disputata per due stagioni tra il 1941 ed il 1943. Caduto il regime fascista la squadra si ricostituì nel primo dopoguerra con la denominazione di A.S.U.P (Associazione Studenti Universitari Pavesi) Pavia. Di questo gruppo facevano parte i fratelli Molina, Lucio Sollazzi, il pilone Caramella, Frendi, Natalino Tagliapietra, e quel Giancarlo Merlati che diverrà in seguito uno dei punti di forza della mischia dell’Amatori Milano.
Cambiando differenti denominazioni (rugby Pavia, e soprattutto C.U.S ) sotto la guida del tecnico milanese Testoni l’attività prosegui sino alla prima metà degli anni cinquanta; tra gli atleti di questo periodo vi furono lo scrittore Mino Milani, e l’ex lottatore Luigi Borgarelli che diverrà poi il massaggiatore del C.U.S negli anni 60 e 70.
Nella seconda metà degli anni 50 una terribile crisi investe tutto lo sport pavese (fallimento del Pavia calcio prima e della pallacanestro Pavia poi) crisi cui non riuscì a sottrarsi la palla ovale. La squadra infatti per qualche anno non svolse più attività ufficiale.
Nella prima metà degli anni sessanta sotto la spinta di alcuni giovani entusiasti si ricostitui la sezione rugby del C.U.S Pavia . Ripresero così regolarmente i campionati federali (serie C), e sotto la guida dei tecnici milanesi Scarcerle e Pellegrini alcuni giovani atleti pavesi furono convocati nelle rappresentative giovanili regionali e nazionali.
Nel decennio successivo, abbandonato il vecchio campo Tenti fu costruito un campo solo per il rugby in località Cravino. In questi anni altri giovani Noè, Carcano, Casirola e il figlio d’arte Raffa, vestirono la maglia delle selezioni nazionali e regionali giovanili.
Gli inizi degli anni ottanta videro ricostituirsi una compagine competitiva attorno alla figura carismatica dell’allenatore giocatore inglese William Cooke (ex dell'Università di Oxford e del Bégles-Bordeaux) sfiorando di un nonnulla la promozione in serie C1 nella stagione 83/84 .
Sotto la guida dell’allenatore giocatore Marco Pisati, il C.U.S Pavia rugby forte di un gruppo di giocatori di buona qualità tra i quali spiccano l’estremo Allegrucci (in seguito al Rugby Parma e a Frascati) e il centro Stoica (ora al Montpellier e Nazionale), ottenne nella stagione 92/93 la sospirata promozione in serie C1. Questa categoria fu mantenuta per quattro stagioni, sino alla rocambolesca retrocessione nel 96/97.
Al termine di una entusiasmante cavalcata solitaria, il Cus Pavia conquista nel 2004 la storica promozione in Serie B, categoria in cui gioca per due stagioni consecutive.
Attualmente la squadra disputa il girone Elite della serie C lombarda
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La Storia Del Rugby Feltre ( ... dal 1952)
La storia dell'Associazione Rugby Feltre incomincia nella lontana estate del 1952, quando un giocatore del Petrarca, Dario Palmintieri, studente universitario di Feltre, ha raccolto attorno a se, al Foro Boario, un gruppo di giovani ed ha incominciato ad insegnare loro a giocare a Rugby. Gli allenamenti proseguirono sempre al Foro Boario anche nella tarda primavera dell'anno successivo. Dario continuerà per alcune stagioni a vestire ancora la maglia del Petrarca per poi abbandonare, terminati gli studi, Padova e dedicarsi completamente al Rugby a Feltre. Il gruppetto si irrubustivae si incominciò a parlare di squadra. Per far conoscere meglio questo gioco ed interessare maggiormentel'opinione pubblica, il dott. Dario Palmintieri organizzò a Feltre un incontro amichevole tra le squadre del Petrarca di Padova e del Garbuio di Treviso. Fu in questa occasioneche il rugby entrò ufficialmente nello stadio comunale di Feltre. La squadra fu regolarmente affiliata nel 1953 con il nome che da allora non ha mai cambiato: Associazione Rugby Feltre. La squadraera ormai pronta per disputare i primi incontri amichevoli e fu così che, nella primavera del 1953, il primo quindici feltrino disputò il suo primo incontro a Treviso con una formazione giovanile locale. In quell'occasione furono segnaiti i primi tre punti nela storia del rugby feltrino con un calcio piazzato dell'estremo Piergiorgio Gabrielli.
Il Feltre partecipò successivamente a tornei organizzati del Comitato Regionale riservati agli Under 21: LA Coppa Cicogna! Il Feltre incominciò allora a farsi conoscere in tutto il Veneto ed incontrò altre squadre di pari età del Petrarca, del Treviso e del Rovigo. Superati i limiti di età e maturati dal punto di vista tecnico, i feltrini negli anni 1956/57 1957/58 e 1958/59 parteciparono a campionati di Promozione. Nel 1957 il rugby entra per la prima volta nella scuola. Grazie all'interessamento del preside dell'Istituto Rizzarda, un'intera classe, la terza C, venne ad ingrossare le fila della squadra feltrina portando nuove energie e nuova dinamicità. Gli effetti si sentirono subito in quanto nel 1957/58 il Feltre disputò un ottimo campionato e nell' anno successevoottenne la promozione in serie A, battendo in finaleal Giueti di Milano, il Genova Pegli ( in quegli anni esisteva una serie superiore chiamata Eccellenza). Nonnostante le molte difficoltà dovute non solo alla formazione ma soprattutto alle lunghe trasferte (su strade normali bisognava raggiungere Milano, Firenze, Piacenza, Bologna,ecc..) il Feltre evitò la retrocessione il primo ed il secondo anno, ma al termine del terzo campionato dovette abbandonare la serie A. Nel 1963 venne abolita l'Eccellenza, per cui il Feltre si trovò relegato in Serie C. Nell'anno successivo vinse nuovamente il girone di qualificazione ma in finale con il Mirano, l'incontro terminò 3 a 3 e per la nostra maggiore età media perdemmo la promozione.
Negli anni 1964/65 diversi giocatori del discilto Belluno, reduceda un'esperienza di rugby a 13, vennero a giocare a Feltre e fu così possibile formare una squadra veramente forte per cui il Feltre ottenne la promozione in serie B. In quella stagione perse solo l'incontro finale per il titolo italiano di serie C a Firenze contro il Lazio in quanto dovette presentarsi senza i giocatori di Belluno. Nelle tre stagioni successive il Feltre militò in serie B fino alla stagione 1967/68 dove dovette ridiscendere in serie C anche se in quell'anno contava ben 59 tesserati!. In effetti erano molti i tesserati, ma pochi coloro che si impegnavano negli allenamenti e i disponibili alla domenica. In quegli anni ebbe inizio anche l'attività di minirugby o rugby educativo, limitato solo alla partecipazione a brevi tornei. L'Associazione avviò una stretta collaborazione con il C.S.I. tanto che la prima squadra di ragazzini Under 11 partecipò ai tornei con tessere C.S.I.
Nel 1972 si ricostruì il Rugby Belluno , per cui i bellunesi tornarono a giocare con la loro squadra, compresi quelli che avevano mosso i primi passi rugbystici a Feltre: i fedelissimi Veronese, Bortoluzzi, Oliver e De Vettor. Dal 1969 al 1977 il Feltre militò nei campionati di serie C con fasi alterne: erano gli anni delle grandi battaglie con l'Udine, il Casale, il Mirano per il primato della classifica. La squadra, a campionati finiti, partecipava anche ai trofei Federali, avendo cosìl' occasione di misurarsi anche con squadredi serie superiore, quali Rovigo, Petrarca, senza mai sfigurare. Il dott. Palmientieri continuò ad allenare la squadra fino alla stagione 1970/71 e qualche volta scendeva in campo anche a giocare (solo quando la squadra era incompleta) e ricoprì la carica di presidente fino al 1984. Per alcuni anni la squadra venne guidata da Gabriele Garielli. Nel 1972 ci fu il gemellaggio con la squadra francese di Bagnois sur Ceze e gli scambi continuarono fino al 1981 a livello di prima squadra e pio proseguirono con le giovanili. Per la squadra, l'arrivo dei francesi costituiva sempre un grande avvenimento. I feltrini hanno sempre subito la superiorità dei transalpini, eccetto una volta in occasione di uno straordinario incontro giocato in notturna. Mai come in quell'occasione lo Stadio Comunale di FEltre ospitò tanti spettatori.
Nel 1973 la squadra vnne affidata ad Umberto Omodei, già giocatore del Metalcrom Treviso, un tempo avversario del Feltre quando le due compagini militavano in serie B. Omodei s'impegnò come allenatoree come giocatore e per il Feltre iniziò un periodo felice in quanto, non solo disputò campionati sempre al vertice, ma aumentò il numero dei tesserati tanto da poter disputare anche il campionato Under 23 negli anni 1974/75/76. La disponibilità di Omodei permise alla società di riprendere l'attività del minirugby presso le scuole medie Rocco e Luzzo, aviando così a aquesto gioco una quarantina di ragazzi. I giocatori nel 1977 hanno voluto introdurre una forma cooperativistica di gestione dell'Associazione, ma questo tipo di conduzione, come alcuni temevano, non portò buoni frutti . Infatti il gruppo lentamente si assottigliò e nel 1977 il Feltre non partecipò più al campionato Under 23; poco dopo anche Omodei abbandonò la direzione della squadra, per motivi di lavoro, e si trasfeì a Vittorio Veneto. Tutti i vecchi giocatori della prima e seconda generazione abbandonarono, per cui, dopo un brutto campionato di serie C, nell'anno della divisione del campionato di serie C in serie C1 e C2, il Feltre si trovò relegato nella serie inferiore. Il 1979 fu un anno importante per l'Associazione in quanto, anche se si trovò a dover partire da zero e senza Omodei, fu l'anno dell'arrivo di De Nale detto "Francia" e mise piede in città il dott. Chimenti, ex giocatore e allenatore delle giovanili del Petrarca. Cosicchè mentre DAndrea e Conz cercavano di dare un nuovo assetto alla squadra, Chimenti e Gabrielli si diedero da fare per rilanciare il rugby nelle scuole superiori. Nel maggio del 1979 fu organizzato il primo torneo studentesco al quale parteciparono quattro istituti: Rizzarda, Liceo Scientifico, Scuola medie "Vittorino da Feltre" e "Colotti".
Continua.......
La storia dell'Associazione Rugby Feltre incomincia nella lontana estate del 1952, quando un giocatore del Petrarca, Dario Palmintieri, studente universitario di Feltre, ha raccolto attorno a se, al Foro Boario, un gruppo di giovani ed ha incominciato ad insegnare loro a giocare a Rugby. Gli allenamenti proseguirono sempre al Foro Boario anche nella tarda primavera dell'anno successivo. Dario continuerà per alcune stagioni a vestire ancora la maglia del Petrarca per poi abbandonare, terminati gli studi, Padova e dedicarsi completamente al Rugby a Feltre. Il gruppetto si irrubustivae si incominciò a parlare di squadra. Per far conoscere meglio questo gioco ed interessare maggiormentel'opinione pubblica, il dott. Dario Palmintieri organizzò a Feltre un incontro amichevole tra le squadre del Petrarca di Padova e del Garbuio di Treviso. Fu in questa occasioneche il rugby entrò ufficialmente nello stadio comunale di Feltre. La squadra fu regolarmente affiliata nel 1953 con il nome che da allora non ha mai cambiato: Associazione Rugby Feltre. La squadraera ormai pronta per disputare i primi incontri amichevoli e fu così che, nella primavera del 1953, il primo quindici feltrino disputò il suo primo incontro a Treviso con una formazione giovanile locale. In quell'occasione furono segnaiti i primi tre punti nela storia del rugby feltrino con un calcio piazzato dell'estremo Piergiorgio Gabrielli.
Il Feltre partecipò successivamente a tornei organizzati del Comitato Regionale riservati agli Under 21: LA Coppa Cicogna! Il Feltre incominciò allora a farsi conoscere in tutto il Veneto ed incontrò altre squadre di pari età del Petrarca, del Treviso e del Rovigo. Superati i limiti di età e maturati dal punto di vista tecnico, i feltrini negli anni 1956/57 1957/58 e 1958/59 parteciparono a campionati di Promozione. Nel 1957 il rugby entra per la prima volta nella scuola. Grazie all'interessamento del preside dell'Istituto Rizzarda, un'intera classe, la terza C, venne ad ingrossare le fila della squadra feltrina portando nuove energie e nuova dinamicità. Gli effetti si sentirono subito in quanto nel 1957/58 il Feltre disputò un ottimo campionato e nell' anno successevoottenne la promozione in serie A, battendo in finaleal Giueti di Milano, il Genova Pegli ( in quegli anni esisteva una serie superiore chiamata Eccellenza). Nonnostante le molte difficoltà dovute non solo alla formazione ma soprattutto alle lunghe trasferte (su strade normali bisognava raggiungere Milano, Firenze, Piacenza, Bologna,ecc..) il Feltre evitò la retrocessione il primo ed il secondo anno, ma al termine del terzo campionato dovette abbandonare la serie A. Nel 1963 venne abolita l'Eccellenza, per cui il Feltre si trovò relegato in Serie C. Nell'anno successivo vinse nuovamente il girone di qualificazione ma in finale con il Mirano, l'incontro terminò 3 a 3 e per la nostra maggiore età media perdemmo la promozione.
Negli anni 1964/65 diversi giocatori del discilto Belluno, reduceda un'esperienza di rugby a 13, vennero a giocare a Feltre e fu così possibile formare una squadra veramente forte per cui il Feltre ottenne la promozione in serie B. In quella stagione perse solo l'incontro finale per il titolo italiano di serie C a Firenze contro il Lazio in quanto dovette presentarsi senza i giocatori di Belluno. Nelle tre stagioni successive il Feltre militò in serie B fino alla stagione 1967/68 dove dovette ridiscendere in serie C anche se in quell'anno contava ben 59 tesserati!. In effetti erano molti i tesserati, ma pochi coloro che si impegnavano negli allenamenti e i disponibili alla domenica. In quegli anni ebbe inizio anche l'attività di minirugby o rugby educativo, limitato solo alla partecipazione a brevi tornei. L'Associazione avviò una stretta collaborazione con il C.S.I. tanto che la prima squadra di ragazzini Under 11 partecipò ai tornei con tessere C.S.I.
Nel 1972 si ricostruì il Rugby Belluno , per cui i bellunesi tornarono a giocare con la loro squadra, compresi quelli che avevano mosso i primi passi rugbystici a Feltre: i fedelissimi Veronese, Bortoluzzi, Oliver e De Vettor. Dal 1969 al 1977 il Feltre militò nei campionati di serie C con fasi alterne: erano gli anni delle grandi battaglie con l'Udine, il Casale, il Mirano per il primato della classifica. La squadra, a campionati finiti, partecipava anche ai trofei Federali, avendo cosìl' occasione di misurarsi anche con squadredi serie superiore, quali Rovigo, Petrarca, senza mai sfigurare. Il dott. Palmientieri continuò ad allenare la squadra fino alla stagione 1970/71 e qualche volta scendeva in campo anche a giocare (solo quando la squadra era incompleta) e ricoprì la carica di presidente fino al 1984. Per alcuni anni la squadra venne guidata da Gabriele Garielli. Nel 1972 ci fu il gemellaggio con la squadra francese di Bagnois sur Ceze e gli scambi continuarono fino al 1981 a livello di prima squadra e pio proseguirono con le giovanili. Per la squadra, l'arrivo dei francesi costituiva sempre un grande avvenimento. I feltrini hanno sempre subito la superiorità dei transalpini, eccetto una volta in occasione di uno straordinario incontro giocato in notturna. Mai come in quell'occasione lo Stadio Comunale di FEltre ospitò tanti spettatori.
Nel 1973 la squadra vnne affidata ad Umberto Omodei, già giocatore del Metalcrom Treviso, un tempo avversario del Feltre quando le due compagini militavano in serie B. Omodei s'impegnò come allenatoree come giocatore e per il Feltre iniziò un periodo felice in quanto, non solo disputò campionati sempre al vertice, ma aumentò il numero dei tesserati tanto da poter disputare anche il campionato Under 23 negli anni 1974/75/76. La disponibilità di Omodei permise alla società di riprendere l'attività del minirugby presso le scuole medie Rocco e Luzzo, aviando così a aquesto gioco una quarantina di ragazzi. I giocatori nel 1977 hanno voluto introdurre una forma cooperativistica di gestione dell'Associazione, ma questo tipo di conduzione, come alcuni temevano, non portò buoni frutti . Infatti il gruppo lentamente si assottigliò e nel 1977 il Feltre non partecipò più al campionato Under 23; poco dopo anche Omodei abbandonò la direzione della squadra, per motivi di lavoro, e si trasfeì a Vittorio Veneto. Tutti i vecchi giocatori della prima e seconda generazione abbandonarono, per cui, dopo un brutto campionato di serie C, nell'anno della divisione del campionato di serie C in serie C1 e C2, il Feltre si trovò relegato nella serie inferiore. Il 1979 fu un anno importante per l'Associazione in quanto, anche se si trovò a dover partire da zero e senza Omodei, fu l'anno dell'arrivo di De Nale detto "Francia" e mise piede in città il dott. Chimenti, ex giocatore e allenatore delle giovanili del Petrarca. Cosicchè mentre DAndrea e Conz cercavano di dare un nuovo assetto alla squadra, Chimenti e Gabrielli si diedero da fare per rilanciare il rugby nelle scuole superiori. Nel maggio del 1979 fu organizzato il primo torneo studentesco al quale parteciparono quattro istituti: Rizzarda, Liceo Scientifico, Scuola medie "Vittorino da Feltre" e "Colotti".
Continua.......