I personaggi-mito del rugby italiano
Moderatore: Emy77
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Che ne dite se ognuno di noi scrivesse dei personaggi che hanno fatto la storia del rugby italiano con cui è venuto a contatto per qualsiasi motivo? Potrebbe bastare un aneddoto o qualche ricordo particolare per tratteggiare un personaggio (giocatore, tecnico, dirigente) che per noi è stato un punto di riferimento e che, come tale, ha avuto un ruolo nella nostra personale interpretazione vivere il rugby.
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<BR>Comincio da Roberto Luise (il terzo della dinastia dei fratelli Luise) che hanno calcato i campi da gioco negli anni \'50-\'60.
<BR>Io mi considero fortunato per almeno tre motivi. Perchè l\'ho visto giocare e me lo ricordo per la sua durezza nell\'interpretare lo spirito del rugby come sport di contatto, ma al tempo stesso per la sua correttezza dentro e fuori dal campo. Mi considero fortunato perchè è stato mio allenatore ai tempi delle under (con lui uno scudetto nel 1978) e mi ha trasmesso lo spirito del rugby: rispetto dell\'avversario e determinazione nel perseguire gli obbiettivi. Terzo motivo: il vederlo spesso accanto a me alle riunioni conviviali dei Petrarchi (gli Old) o in campo ad allenarsi nonostante la sua età ...e i suoi capelli bianchi.
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<BR>Come contributo ecco di seguito un\'intervista tratta dal Gazzettino in cui offre una disamina lucidissima, ma velata di malinconia, del rugby di oggi e del suo Petrarca.
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<BR>Roberto Luise: «Il Petrarca? Una grande famiglia del rugby»
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<BR>«Lì, a piazzale Santa Croce. Allora c\'erano il patronato e la Rari Nantes, nient\'altro. Nascondevamo i vestiti tra i cespugli e s\'andava a nuotare nella piscina ricavata nel canale. Con il Csi ho fatto anche gare, sui 50 rana avevo poco più di 31\", un buon tempo, così senza allenatori. In patronato giocavo a calcio, in porta, mi piaceva tuffarmi sull\'acqua, dove altro potevo giocare? Facevo anche un po\' di atletica (peso, disco e giavellotto) ed è stato nel 1946 che ho cominciato a portare la borsa a mio fratello che giocava a rugby. Lui lavorava, io uscivo da scuola e in bici gli portavo il sacco per l\'allenamento; prima di me già altri due miei fratelli giocavano a rugby. Ho iniziato con qualche allenamento e poi ho giocato sul serio a rugby. Avevo 16 anni e mezzo quando ho esordito con il Petrarca in serie A: contro il Rovigo e ho fatto il pilone. Per anni ho fatto atletica d\'estate e rugby d\'inverno; solo rugby dal 1958. Il 16 maggio 1959 sono andato militare, alla Polizia e con le Fiamme Oro ho vinto i miei primi due scudetti. Quando sono tornato al Petrarca, avevo anche la possibilità di andare a fare il professionista in Inghilterra. Fu Geremia a convincermi, venne anche a casa dai miei: in cambio la promessa di un posto di lavoro alla Sade che dopo è diventata l\'Enel. E\' stato il 15 febbraio del 1962 che sono entrato alla Sade; le ricordo le date, anche altre, perchè sono punti fissi della mia vita, non le posso dimenticare.
<BR>«Ho giocato quasi 25 anni in serie A, di partite ne avrò fatto più di mille, chissà. Di infortuni seri uno solo, frattura della tibia: quella volta io presi il pallone, l\'altro no. Tante volte avrei potuto andare all\'estero, richieste su richieste; sempre ne parlavo con Geremia e ricordo che arrivai anche a \"ricattarlo\": doveva migliorare la squadra se voleva farmi rimanere. Si diede da fare, in società poi arrivò Longato e fu nel 1969-70 che arrivò il primo dei cinque scudetti consecutivi del Petrarca. Il rugby mi ha dato tanto, mi ha fatto conoscere tanta gente, mi ha arricchito come persona e lo dimostra quel che faccio, il volontariato, la Croce Verde, all\'Antonianum, ancora con il Petrarca e con il nostro gruppo dei \"Petrarchi\". Non sono di quelli che quando hanno smesso si sono tirati indietro; non mi interessa se è un lavoro umile, tipo aprire e chiudere il campo Plebiscito quando il Petrarca gioca in casa o preparare i panini e le bibite per tutti, i nostri e gli avversari, per il terzo tempo del rugby.
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<BR>«Adesso è molto cambiato il gioco, non si gioca aperto come si faceva noi, c\'è più contatto, è più tattico. Di allenamenti ne fanno ora anche otto la settimana, noi ne facevamo molti meno ma avevamo più tecnica individuale. E\' cambiato un po\' tutto anche il nostro ambiente: non mi riconosco più. Un tempo eravamo tutti amici, lì all\'Antonianum facevamo le sfide con quelli della pallacanestro, anche con quelli del calcio; ora ognuno per conto suo, anche il saluto viene a mancare, in effetti ci sono anche tanti \"stranieri\" e intendo quelli non padovani. Ricordo che noi le stagioni le finivamo con una cena, non c\'erano rimborsi spese; ci davano un buono da 500.000 lire da spendere al Duca d\'Aosta ed eravamo la squadra che aveva vinto lo scudetto. Mi pare che adesso i ragazzini non si divertano ed è questo che gli allenatori dovrebbero soprattutto insegnare, il divertimento. Un sogno nel cassetto? Che il Petrarca Rugby possa tornare ai vertici del campionato e ritrovare quella socialità di un tempo, l\'amicizia, il senso di appartenenza che avevamo noi. Lo so, è un sogno, ma sono anche convinto che solamente così, solo formando un blocco unico tra giocatori e società, si può sperare di arrivare in alto».
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<BR>Comincio da Roberto Luise (il terzo della dinastia dei fratelli Luise) che hanno calcato i campi da gioco negli anni \'50-\'60.
<BR>Io mi considero fortunato per almeno tre motivi. Perchè l\'ho visto giocare e me lo ricordo per la sua durezza nell\'interpretare lo spirito del rugby come sport di contatto, ma al tempo stesso per la sua correttezza dentro e fuori dal campo. Mi considero fortunato perchè è stato mio allenatore ai tempi delle under (con lui uno scudetto nel 1978) e mi ha trasmesso lo spirito del rugby: rispetto dell\'avversario e determinazione nel perseguire gli obbiettivi. Terzo motivo: il vederlo spesso accanto a me alle riunioni conviviali dei Petrarchi (gli Old) o in campo ad allenarsi nonostante la sua età ...e i suoi capelli bianchi.
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<BR>Come contributo ecco di seguito un\'intervista tratta dal Gazzettino in cui offre una disamina lucidissima, ma velata di malinconia, del rugby di oggi e del suo Petrarca.
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<BR>Roberto Luise: «Il Petrarca? Una grande famiglia del rugby»
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<BR>«Lì, a piazzale Santa Croce. Allora c\'erano il patronato e la Rari Nantes, nient\'altro. Nascondevamo i vestiti tra i cespugli e s\'andava a nuotare nella piscina ricavata nel canale. Con il Csi ho fatto anche gare, sui 50 rana avevo poco più di 31\", un buon tempo, così senza allenatori. In patronato giocavo a calcio, in porta, mi piaceva tuffarmi sull\'acqua, dove altro potevo giocare? Facevo anche un po\' di atletica (peso, disco e giavellotto) ed è stato nel 1946 che ho cominciato a portare la borsa a mio fratello che giocava a rugby. Lui lavorava, io uscivo da scuola e in bici gli portavo il sacco per l\'allenamento; prima di me già altri due miei fratelli giocavano a rugby. Ho iniziato con qualche allenamento e poi ho giocato sul serio a rugby. Avevo 16 anni e mezzo quando ho esordito con il Petrarca in serie A: contro il Rovigo e ho fatto il pilone. Per anni ho fatto atletica d\'estate e rugby d\'inverno; solo rugby dal 1958. Il 16 maggio 1959 sono andato militare, alla Polizia e con le Fiamme Oro ho vinto i miei primi due scudetti. Quando sono tornato al Petrarca, avevo anche la possibilità di andare a fare il professionista in Inghilterra. Fu Geremia a convincermi, venne anche a casa dai miei: in cambio la promessa di un posto di lavoro alla Sade che dopo è diventata l\'Enel. E\' stato il 15 febbraio del 1962 che sono entrato alla Sade; le ricordo le date, anche altre, perchè sono punti fissi della mia vita, non le posso dimenticare.
<BR>«Ho giocato quasi 25 anni in serie A, di partite ne avrò fatto più di mille, chissà. Di infortuni seri uno solo, frattura della tibia: quella volta io presi il pallone, l\'altro no. Tante volte avrei potuto andare all\'estero, richieste su richieste; sempre ne parlavo con Geremia e ricordo che arrivai anche a \"ricattarlo\": doveva migliorare la squadra se voleva farmi rimanere. Si diede da fare, in società poi arrivò Longato e fu nel 1969-70 che arrivò il primo dei cinque scudetti consecutivi del Petrarca. Il rugby mi ha dato tanto, mi ha fatto conoscere tanta gente, mi ha arricchito come persona e lo dimostra quel che faccio, il volontariato, la Croce Verde, all\'Antonianum, ancora con il Petrarca e con il nostro gruppo dei \"Petrarchi\". Non sono di quelli che quando hanno smesso si sono tirati indietro; non mi interessa se è un lavoro umile, tipo aprire e chiudere il campo Plebiscito quando il Petrarca gioca in casa o preparare i panini e le bibite per tutti, i nostri e gli avversari, per il terzo tempo del rugby.
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<BR>«Adesso è molto cambiato il gioco, non si gioca aperto come si faceva noi, c\'è più contatto, è più tattico. Di allenamenti ne fanno ora anche otto la settimana, noi ne facevamo molti meno ma avevamo più tecnica individuale. E\' cambiato un po\' tutto anche il nostro ambiente: non mi riconosco più. Un tempo eravamo tutti amici, lì all\'Antonianum facevamo le sfide con quelli della pallacanestro, anche con quelli del calcio; ora ognuno per conto suo, anche il saluto viene a mancare, in effetti ci sono anche tanti \"stranieri\" e intendo quelli non padovani. Ricordo che noi le stagioni le finivamo con una cena, non c\'erano rimborsi spese; ci davano un buono da 500.000 lire da spendere al Duca d\'Aosta ed eravamo la squadra che aveva vinto lo scudetto. Mi pare che adesso i ragazzini non si divertano ed è questo che gli allenatori dovrebbero soprattutto insegnare, il divertimento. Un sogno nel cassetto? Che il Petrarca Rugby possa tornare ai vertici del campionato e ritrovare quella socialità di un tempo, l\'amicizia, il senso di appartenenza che avevamo noi. Lo so, è un sogno, ma sono anche convinto che solamente così, solo formando un blocco unico tra giocatori e società, si può sperare di arrivare in alto».
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Giocavo negli aquilotti della Scavolini, tanto tempo fa (avevo 16 anni credo).
<BR>Ci allenava Autore, ed ogni tanto passava Rob Louw a farci smazzare per bene.
<BR>Si respirava fango, freddo, palloni ovali e sapore di sangue in gola.
<BR>Mi ricordo le tipiche palpebre semichiuse di Autore, e lo sguardo lontano di Rob.
<BR>Che tempi, ragazzi !!!
<BR>Ci allenava Autore, ed ogni tanto passava Rob Louw a farci smazzare per bene.
<BR>Si respirava fango, freddo, palloni ovali e sapore di sangue in gola.
<BR>Mi ricordo le tipiche palpebre semichiuse di Autore, e lo sguardo lontano di Rob.
<BR>Che tempi, ragazzi !!!
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Mi ricordo bene di Rob Louw. Ho ancora negli occhi un terribile placcaggio sulla bandierina in un Petrarca-L\'Aquila che salvo\' la meta neroverde. Placcaggio al volo (nel senso che nè l\'attaccante, nè il difensore erano a contatto col terreno) una frazione di secondo prima che l\'attaccante planasse in meta. Fantastico. Mai visto niente di simile in oltre 30 anni di rugby giocato e visto.
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Uhm, aggiiungo che lì all\'Aquila ne avreste di racconti da fare su personaggi che hanno segnato la storia del rugby. L\'anno scorso la mia squadra (I Petrarchi) sono venuti a L\'Aquila per disputare un\'amichevole in occasione di una festa cittadina in cui si disputano partite di rugby fra i quartieri della città. Ho rivisto un sacco di campioni che hanno lasciato il segno. Nel corso della partita le due squadre hanno scambiato le maglie e hanno giocato a ranghi misti, aquilani e petrarchini insieme. Bellissimo.
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Sai Angelo, per noi che eravamo dei ragazzini era come
<BR>essere allenati da Totti per i ragazzini romani...
<BR>Lo guardavamo come un dio, riusciva a coprire la vista del Gran Sasso se gli stavi vicino.
<BR>Ricordo anche che ogni tanto ci allenava Mascioletti. Lui è sempre stato un grande sostenitore del rugby giovanile, e lo è tutt\'ora.
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<BR>essere allenati da Totti per i ragazzini romani...
<BR>Lo guardavamo come un dio, riusciva a coprire la vista del Gran Sasso se gli stavi vicino.
<BR>Ricordo anche che ogni tanto ci allenava Mascioletti. Lui è sempre stato un grande sostenitore del rugby giovanile, e lo è tutt\'ora.
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- Località: Treviso / Orig. Valdagno
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Maci... cosa dire di più
[url=http://www.rugbyaltovicentino.it]www.rugbyaltovicentino.it[/url]
lo schema di una squadra di rugby in campo è fatto come l’Italia con il N. 11 Sardegna e il 15 Sicilia. Peccato che l’Italia non sia fatta come il rugby
Ah Tedde, co' sto caldo me stà a sudà er paradenti! (JIMMY71)
lo schema di una squadra di rugby in campo è fatto come l’Italia con il N. 11 Sardegna e il 15 Sicilia. Peccato che l’Italia non sia fatta come il rugby
Ah Tedde, co' sto caldo me stà a sudà er paradenti! (JIMMY71)
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Si, c\'ero.
<BR>Questo è un evento sportivo \"nuovo\", dato che la prima edizione iniziò nel 1999.
<BR>Considerato poi che si tiene in pieno periodo della Perdonanza Celestiniana (fine Agosto), periodo di grande affluenza turistica,
<BR>attira per semplice curiosità anche chi di solito non è addentro al rugby.
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<BR>Questo è un evento sportivo \"nuovo\", dato che la prima edizione iniziò nel 1999.
<BR>Considerato poi che si tiene in pieno periodo della Perdonanza Celestiniana (fine Agosto), periodo di grande affluenza turistica,
<BR>attira per semplice curiosità anche chi di solito non è addentro al rugby.
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- Iscritto il: 29 ago 2003, 0:00
PER ANGELXXXL E QUATRANO:
<BR>NON ERA IL TORNEO DEI QUARTI ERA IL TROFEO ADMO E I PETRARCHI DA GRAN SIGNORI QUALI SONO HANNO DATO IL LORO CONTRIBUTO ALLA RIUSCITA DELLA MANIFESTAZIONE.
<BR>CHE DIRE DEI PERSONAGGI PRESENTI: BARALDI ,INNOCENTI, GHIZZONI, DI CARLO, I FRATELLI MORELLI........... DOPO ESSERSI FRONTEGGIATI ASPRAMENTE E SPORTIVAMENTE PER UNA VITA SONO SCESI IN CAMPO CON LA STESSA CASACCA; E STATA UNA GIORNATA BELLISSIMA E IN CAMPO C\'ERA VERAMENTE UN PEZZO DI STORIA DEL NS. RUGBY.
<BR>MM
<BR>P.S. PER ANGELO
<BR>HO GIOCATO CON VOI PER UN TEMPO QUINDI CI SIAMO CONOSCIUTI(ALMENO DI VISTA).......
<BR>DELLA SERIE PICCOLO IL MONDO!!!
<BR>NON ERA IL TORNEO DEI QUARTI ERA IL TROFEO ADMO E I PETRARCHI DA GRAN SIGNORI QUALI SONO HANNO DATO IL LORO CONTRIBUTO ALLA RIUSCITA DELLA MANIFESTAZIONE.
<BR>CHE DIRE DEI PERSONAGGI PRESENTI: BARALDI ,INNOCENTI, GHIZZONI, DI CARLO, I FRATELLI MORELLI........... DOPO ESSERSI FRONTEGGIATI ASPRAMENTE E SPORTIVAMENTE PER UNA VITA SONO SCESI IN CAMPO CON LA STESSA CASACCA; E STATA UNA GIORNATA BELLISSIMA E IN CAMPO C\'ERA VERAMENTE UN PEZZO DI STORIA DEL NS. RUGBY.
<BR>MM
<BR>P.S. PER ANGELO
<BR>HO GIOCATO CON VOI PER UN TEMPO QUINDI CI SIAMO CONOSCIUTI(ALMENO DI VISTA).......
<BR>DELLA SERIE PICCOLO IL MONDO!!!
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- Iscritto il: 16 apr 2003, 0:00
Beh, allora prova a ricordarti chi ti ha dato la maglia del Petrarca. Le ho distribuite e ritirate proprio io.
<BR>Mi ricordo ancora la battuta che girava guardando tanti grandi giocatori aquilani in maglia tuttonera: chi l\'avrebbe mai detto che a quasi cinquant\'anni (o più) avrei giocato con la maglia del Petrarca...!!!! Mai dire mai....
<BR>Mi ricordo ancora la battuta che girava guardando tanti grandi giocatori aquilani in maglia tuttonera: chi l\'avrebbe mai detto che a quasi cinquant\'anni (o più) avrei giocato con la maglia del Petrarca...!!!! Mai dire mai....