Paolini su La7
Moderatore: Emy77
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Per chi ne ha la possibilità consiglio di vedere lo spettacolo dal vivo, ecco le date:
Approfittiamo dell'occasione per augurare a tutti i nostri amici un felice 2008 e ringraziarli l'attenzione e l'affetto che ci concedono
Un abbraccio
Mercanti di Liquore
CALENDARIO CONCERTI 2008
SABATO 12 GENNAIO
MIRA (VE) - TEATRO VILLA DEI LEONI - Riviera Silvio Trentin 3
APRILE '74 e 5 - Tra un campo da rugby e la piazza
con Marco Paolini e Lorenzo Monguzzi
Ore: 21.00 - Ingresso: 12/15 euro
Info: 041 4266545
www.teatrovilladeileoni.it
info@teatrovilladeileoni.it
MARTEDI 15 GENNAIO
CASTANO PRIMO (MI) - AUDITORIUM A. PACCAGNINI - Piazza XXV Aprile
APRILE '74 e 5 - Tra un campo da rugby e la piazza
con Marco Paolini e Lorenzo Monguzzi
Ore: 21.00 - Ingresso: 22/25 euro
Info: 0331 548766
www.auditoriumpaccagnini.net
staff@auditoriumpaccagnini.net
MERCOLEDI 16 GENNAIO
ASOLA (MN) - TEATRO SAN CARLO - Via Liberta’, 3
APRILE '74 e 5 - Tra un campo da rugby e la piazza
con Marco Paolini e Lorenzo Monguzzi
Ore: 21.00 - Ingresso: 20 euro
Info: 0376 720645
www.comune.asola.mn.it
bibasola@tin.it
GIOVEDI 17 GENNAIO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO (BO) - TEATRO FANIN - Piazza Garibaldi, 3
APRILE '74 e 5 - Tra un campo di rugby e la piazza
con Marco Paolini e Lorenzo Monguzzi
Ore: 21.00 - Ingresso: 17/20 euro
Info: 338 5908833
www.comunepersiceto.it
VENERDI 18 GENNAIO
CARPI (MO) - TEATRO COMUNALE - Piazza Martiri, 72
APRILE '74 e 5 - Tra un campo da rugby e la piazza
con Marco Paolini e Lorenzo Monguzzi
Ore: 21.00 - Ingresso: 14/23 euro
Info: 059 649263
www.carpidiem.it/TeatroComunale/ - www.vivaticket.it
teatro.comunale@carpidiem.it
Approfittiamo dell'occasione per augurare a tutti i nostri amici un felice 2008 e ringraziarli l'attenzione e l'affetto che ci concedono
Un abbraccio
Mercanti di Liquore
CALENDARIO CONCERTI 2008
SABATO 12 GENNAIO
MIRA (VE) - TEATRO VILLA DEI LEONI - Riviera Silvio Trentin 3
APRILE '74 e 5 - Tra un campo da rugby e la piazza
con Marco Paolini e Lorenzo Monguzzi
Ore: 21.00 - Ingresso: 12/15 euro
Info: 041 4266545
www.teatrovilladeileoni.it
info@teatrovilladeileoni.it
MARTEDI 15 GENNAIO
CASTANO PRIMO (MI) - AUDITORIUM A. PACCAGNINI - Piazza XXV Aprile
APRILE '74 e 5 - Tra un campo da rugby e la piazza
con Marco Paolini e Lorenzo Monguzzi
Ore: 21.00 - Ingresso: 22/25 euro
Info: 0331 548766
www.auditoriumpaccagnini.net
staff@auditoriumpaccagnini.net
MERCOLEDI 16 GENNAIO
ASOLA (MN) - TEATRO SAN CARLO - Via Liberta’, 3
APRILE '74 e 5 - Tra un campo da rugby e la piazza
con Marco Paolini e Lorenzo Monguzzi
Ore: 21.00 - Ingresso: 20 euro
Info: 0376 720645
www.comune.asola.mn.it
bibasola@tin.it
GIOVEDI 17 GENNAIO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO (BO) - TEATRO FANIN - Piazza Garibaldi, 3
APRILE '74 e 5 - Tra un campo di rugby e la piazza
con Marco Paolini e Lorenzo Monguzzi
Ore: 21.00 - Ingresso: 17/20 euro
Info: 338 5908833
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Ore: 21.00 - Ingresso: 14/23 euro
Info: 059 649263
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Non regalate terre promesse a chi non le mantiene...
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Io l'ho visto quando l'ha fatto alla Guizza organizzato dai Petrarchi...FAVOLOSO!!!!!!!!!!!robbberta ha scritto:Per chi ne ha la possibilità consiglio di vedere lo spettacolo dal vivo, ecco le date:
APRILE '74 e 5 - Tra un campo da rugby e la piazza
con Marco Paolini e Lorenzo Monguzzi
Ve lo consiglio vivamente!
Non è forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo si rialza sempre.
W. Goethe,
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Sono a casa influenzato, stamattina ho appena visto Paolini su LA7 che esordiva con "si può giocare a rugby su un campo di calcio?" e continuava con le spiegazioni di come è fatto un campo da rugby.
Al termine la pubblicità del sei nazioni.
MITICI, grande Paolini e grazie LA7
Al termine la pubblicità del sei nazioni.
MITICI, grande Paolini e grazie LA7

Nostradamus Special Edition RWC 2015 - I Verdetti
NAMIBIA - 1° Classificato
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Ciao,
volevo chiedere se esiste un modo per acquisire dal sito di LA7 i video dove Marco spiega le regole siccome mi piaceva farli vedere ad un mio amico che stando in zona rurale (scusate il termine) non ha la banda larga.
Sono splendidi perche' coinvolgono i settori giovanili ed il rugby femminile.
Qualcuno sa se nello spettacolo del 1 Febbraio spieghera' le regole?
Io Aprile lo ho nei dvd degli Albi di Einaudi, ma non mi pareva quando lo ho visto che fosse così dettagliato nelle regole.
Grande Marco!!!
Un omonimo
volevo chiedere se esiste un modo per acquisire dal sito di LA7 i video dove Marco spiega le regole siccome mi piaceva farli vedere ad un mio amico che stando in zona rurale (scusate il termine) non ha la banda larga.
Sono splendidi perche' coinvolgono i settori giovanili ed il rugby femminile.
Qualcuno sa se nello spettacolo del 1 Febbraio spieghera' le regole?
Io Aprile lo ho nei dvd degli Albi di Einaudi, ma non mi pareva quando lo ho visto che fosse così dettagliato nelle regole.
Grande Marco!!!
Un omonimo
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- Iscritto il: 22 nov 2005, 0:00
- Località: Modena
un estratto dell'intervista a Paolini presente oggi sul sito di repubblica..
"In sostanza, prosegue, "ti servono le regole, qualcuno che te le insegni, se non c'è una tradizione non s'inventa. Siamo in un continente dove ci sono paesi in cui i ragazzi crescono con tutti i riferimenti necessari, perché se non c'è niente nella tua città o nel tuo quartiere tu da solo non giochi a rugby. C'è un'onda che lo rende popolare, ma a tutto questo non corrisponde un'espansione di quelli che lo fanno. Per questo" conclude Paolini, cercando di nascondere una punta di soddisfazione, "non credo che il futuro di questo sport sia di crescita".
La frase che evidenzio mi lascia alquanto allibito..
ho capito male io vero? secondo voi a cosa si riferisce?
"In sostanza, prosegue, "ti servono le regole, qualcuno che te le insegni, se non c'è una tradizione non s'inventa. Siamo in un continente dove ci sono paesi in cui i ragazzi crescono con tutti i riferimenti necessari, perché se non c'è niente nella tua città o nel tuo quartiere tu da solo non giochi a rugby. C'è un'onda che lo rende popolare, ma a tutto questo non corrisponde un'espansione di quelli che lo fanno. Per questo" conclude Paolini, cercando di nascondere una punta di soddisfazione, "non credo che il futuro di questo sport sia di crescita".
La frase che evidenzio mi lascia alquanto allibito..
ho capito male io vero? secondo voi a cosa si riferisce?
- ATHLONE
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- Iscritto il: 20 ago 2007, 12:07
- Località: co. Westmeath
"La mischia - spiega Paolini in una delle pillole - è un equivoco linguistico perché nel rugby non è una zuffa ma una cosa molto ordinata: è un modo ordinato di riprendere il gioco dopo un'infrazione". Poche parole, accompagnate dalle immagini, ritraggono l'attore alle prese con possenti giocatori ma anche con squadre di ragazze e bambini che coinvolge per spiegare i rudimenti della palla ovale.
Ecco allora svelata l'origine del nome e della palla ovale, dalla città di Rugby, oppure la meta ("anche un mona capisce che lì bisogna arrivare"), o la touche, semplicemente "la rimessa laterale" che però non è quella del calcio, perché "il rugby sta al calcio come la Prima sta alla Seconda Guerra mondiale".
Diverso l'approccio scelto per parlare di questo sport nello spettacolo Album d'aprile in onda alla vigilia del torneo e trasmesso alle 21.30 in diretta su La7. In scena da solo, Paolini sembra correre da una parte all'altra, su un immaginario campo con la H, tra la Jole e don Tarcisio, la piazza, il bar. Nei suoi appassionati monologhi luoghi e personaggi reali si fondono con quelli della fantasia, come le sue partite raccontate con genuina passione e mai giocate.
Il rugby, spiega Paolini, in Italia è diffuso a macchia di leopardo. "Ha attecchito più in provincia, non so perché, ma il fango, la terra, la nebbia, la pioggia, la durezza e la fisicità del gioco con quei 30 in mutande mi hanno sempre affascinato. Sono un tifoso di calcio" ammette, "ma quando nel mio lavoro ho deciso di raccontare la mia giovinezza e gli anni Settanta il rugby poteva essere un modo per rappresentare la fisicità dura ma affascinante di una città di provincia".
Ecco come la palla ovale è entrata nei suoi monologhi teatrali ma, sottolinea l'attore, le emozioni, lo spirito, le suggestioni del rugby non si possono raccontare. "Se c'è un'essenza nelle cose, parlarne non è il modo migliore per avvicinarla". Il resto è retorica, prosegue Paolini. "Ovvio, chi lo faceva già prima sentirà come una intrusione l'arrivo di questi nuovi. Coloro che amavano una cosa in pochi, non sopportano di essere in tanti: è come quando un gruppo musicale diventa famoso, e qualcuno dice basta, non li ascolto più, hanno tradito, hanno avuto la colpa di avere successo".
L'attore si dice convinto che i cambiamenti nel mondo del rugby, diventato spettacolo televisivo dodici anni fa con Murdoch, con i soldi che hanno cominciato a girare con il passaggio al professionismo - che sono briciole rispetto ai budget calcistici - non potranno rovinare lo spirito di questo sport. "Il miglior antidoto alla degenerazione del professionismo nel rugby è il rugby stesso". E' uno sport di squadra, devi lavorare con e per gli altri, "se sei un divo te la fanno pagare" in campo.
"Non credo che si possa vendere il rugby come una moda in maniera efficace", racconta ancora Paolini. "Stanno cercando di renderlo spettacolare, più veloce ma resta lento, la sua fisicità è lenta; è un evento da organizzare. Bisogna essere in 15 e trovarne altri 15 con cui giocare, e questo è un limite enorme alla sua diffusione: non si può giocare contro la porta del garage, da soli non si palleggia".
In sostanza, prosegue, "ti servono le regole, qualcuno che te le insegni, se non c'è una tradizione non s'inventa. Siamo in un continente dove ci sono paesi in cui i ragazzi crescono con tutti i riferimenti necessari, perché se non c'è niente nella tua città o nel tuo quartiere tu da solo non giochi a rugby. C'è un'onda che lo rende popolare, ma a tutto questo non corrisponde un'espansione di quelli che lo fanno. Per questo" conclude Paolini, cercando di nascondere una punta di soddisfazione, "non credo che il futuro di questo sport sia di crescita".
Ecco allora svelata l'origine del nome e della palla ovale, dalla città di Rugby, oppure la meta ("anche un mona capisce che lì bisogna arrivare"), o la touche, semplicemente "la rimessa laterale" che però non è quella del calcio, perché "il rugby sta al calcio come la Prima sta alla Seconda Guerra mondiale".
Diverso l'approccio scelto per parlare di questo sport nello spettacolo Album d'aprile in onda alla vigilia del torneo e trasmesso alle 21.30 in diretta su La7. In scena da solo, Paolini sembra correre da una parte all'altra, su un immaginario campo con la H, tra la Jole e don Tarcisio, la piazza, il bar. Nei suoi appassionati monologhi luoghi e personaggi reali si fondono con quelli della fantasia, come le sue partite raccontate con genuina passione e mai giocate.
Il rugby, spiega Paolini, in Italia è diffuso a macchia di leopardo. "Ha attecchito più in provincia, non so perché, ma il fango, la terra, la nebbia, la pioggia, la durezza e la fisicità del gioco con quei 30 in mutande mi hanno sempre affascinato. Sono un tifoso di calcio" ammette, "ma quando nel mio lavoro ho deciso di raccontare la mia giovinezza e gli anni Settanta il rugby poteva essere un modo per rappresentare la fisicità dura ma affascinante di una città di provincia".
Ecco come la palla ovale è entrata nei suoi monologhi teatrali ma, sottolinea l'attore, le emozioni, lo spirito, le suggestioni del rugby non si possono raccontare. "Se c'è un'essenza nelle cose, parlarne non è il modo migliore per avvicinarla". Il resto è retorica, prosegue Paolini. "Ovvio, chi lo faceva già prima sentirà come una intrusione l'arrivo di questi nuovi. Coloro che amavano una cosa in pochi, non sopportano di essere in tanti: è come quando un gruppo musicale diventa famoso, e qualcuno dice basta, non li ascolto più, hanno tradito, hanno avuto la colpa di avere successo".
L'attore si dice convinto che i cambiamenti nel mondo del rugby, diventato spettacolo televisivo dodici anni fa con Murdoch, con i soldi che hanno cominciato a girare con il passaggio al professionismo - che sono briciole rispetto ai budget calcistici - non potranno rovinare lo spirito di questo sport. "Il miglior antidoto alla degenerazione del professionismo nel rugby è il rugby stesso". E' uno sport di squadra, devi lavorare con e per gli altri, "se sei un divo te la fanno pagare" in campo.
"Non credo che si possa vendere il rugby come una moda in maniera efficace", racconta ancora Paolini. "Stanno cercando di renderlo spettacolare, più veloce ma resta lento, la sua fisicità è lenta; è un evento da organizzare. Bisogna essere in 15 e trovarne altri 15 con cui giocare, e questo è un limite enorme alla sua diffusione: non si può giocare contro la porta del garage, da soli non si palleggia".
In sostanza, prosegue, "ti servono le regole, qualcuno che te le insegni, se non c'è una tradizione non s'inventa. Siamo in un continente dove ci sono paesi in cui i ragazzi crescono con tutti i riferimenti necessari, perché se non c'è niente nella tua città o nel tuo quartiere tu da solo non giochi a rugby. C'è un'onda che lo rende popolare, ma a tutto questo non corrisponde un'espansione di quelli che lo fanno. Per questo" conclude Paolini, cercando di nascondere una punta di soddisfazione, "non credo che il futuro di questo sport sia di crescita".
C'è un viaggiatore in ognuno di noi, ma solo pochi sanno dove stanno andando! (Tir Na Nog)
Asti, Genova, Parma e Bologna sono AL NORD ma a sud del Po, se a qualcuno interessa...
Quando dissi alla gente nordirlandese che ero ateo, una donna durante la conferenza si alzò in piedi e disse: "Si, ma è nel Dio dei Cattolici o in quello dei Protestanti che lei non crede?" (Quentin Crisp)
Asti, Genova, Parma e Bologna sono AL NORD ma a sud del Po, se a qualcuno interessa...
Quando dissi alla gente nordirlandese che ero ateo, una donna durante la conferenza si alzò in piedi e disse: "Si, ma è nel Dio dei Cattolici o in quello dei Protestanti che lei non crede?" (Quentin Crisp)
- ATHLONE
- Messaggi: 2726
- Iscritto il: 20 ago 2007, 12:07
- Località: co. Westmeath
Ho postato sopra l'intera intervista perchè senza leggerla tutta è impossibile comprendere il senso dell'ultima frase; secondo me infatti Paolini intende semplicemente sottolineare la natura del rugby come sport di squadra nel quale l'individualità non può fare la differenza senza la necessaria coesione: "Il miglior antidoto alla degenerazione del professionismo nel rugby è il rugby stesso, se sei un divo te la fanno pagare, bisogna essere in 15 e trovarne altri 15 con cui giocare, e questo è un limite enorme alla sua diffusione: non si può giocare contro la porta del garage, da soli non si palleggia", sono riferiti alla constatazione che fa ad inizio intervista, il rugby ha attecchito più in provincia, dove è più facile avere rapporti umani, avere gli spazi, trovarsi insieme, ma dove i numeri non sono tali da poter far prevedere un boom...un estratto dell'intervista a Paolini presente oggi sul sito di repubblica..
"In sostanza, prosegue, "ti servono le regole, qualcuno che te le insegni, se non c'è una tradizione non s'inventa. Siamo in un continente dove ci sono paesi in cui i ragazzi crescono con tutti i riferimenti necessari, perché se non c'è niente nella tua città o nel tuo quartiere tu da solo non giochi a rugby. C'è un'onda che lo rende popolare, ma a tutto questo non corrisponde un'espansione di quelli che lo fanno. Per questo" conclude Paolini, cercando di nascondere una punta di soddisfazione, "non credo che il futuro di questo sport sia di crescita".
La frase che evidenzio mi lascia alquanto allibito..
ho capito male io vero? secondo voi a cosa si riferisce?
è un modo di vedere il rugby da noi: sport popolare, perchè ormai sono in molti ad essersi avvicinati da spettatori, ma non praticato, perchè spesso mancano le occasioni per prendere un ovale in mano...
C'è un viaggiatore in ognuno di noi, ma solo pochi sanno dove stanno andando! (Tir Na Nog)
Asti, Genova, Parma e Bologna sono AL NORD ma a sud del Po, se a qualcuno interessa...
Quando dissi alla gente nordirlandese che ero ateo, una donna durante la conferenza si alzò in piedi e disse: "Si, ma è nel Dio dei Cattolici o in quello dei Protestanti che lei non crede?" (Quentin Crisp)
Asti, Genova, Parma e Bologna sono AL NORD ma a sud del Po, se a qualcuno interessa...
Quando dissi alla gente nordirlandese che ero ateo, una donna durante la conferenza si alzò in piedi e disse: "Si, ma è nel Dio dei Cattolici o in quello dei Protestanti che lei non crede?" (Quentin Crisp)
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- Iscritto il: 13 feb 2006, 0:00
- Contatta:
In alcune clip ci sono dei forumisti, anzi delle forumiste.
Io ho riconosciuto Viki!
Gia' programmato il babbo per registrare il tutto (gli ho pure detto di prenotare i dvd della gazzetta dal suo giornalaio di fiducia che qui a trieste non si trovano)!
Bravissimo Paolini. Sul sito di La7 anche una sua intervista molto carina!!!!!!!!!!!!
Io ho riconosciuto Viki!
Gia' programmato il babbo per registrare il tutto (gli ho pure detto di prenotare i dvd della gazzetta dal suo giornalaio di fiducia che qui a trieste non si trovano)!
Bravissimo Paolini. Sul sito di La7 anche una sua intervista molto carina!!!!!!!!!!!!
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- Iscritto il: 22 nov 2005, 0:00
- Località: Modena
d'accordo Athlone, fin qui li c'ero arrivato (per fortuna) e sono d'accordissimo con Paolini, purtroppo da soli (e nemmeno in 2) si riesce a giocare a rugby, ma allora perché quella frase? metterla lì.. scrivere quella punta di soddisfazione e subito dopo che il futuro del rugby non sarà in crescita sembra quasi voler dire che se non cresce lui è contento..
sicuramente non è così... però a me l'impressione che da l'articolo scritto così è quella.. oppure davvero non ho capito il senso di quell'ultima frase..
sicuramente non è così... però a me l'impressione che da l'articolo scritto così è quella.. oppure davvero non ho capito il senso di quell'ultima frase..
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d'accordo Athlone, fin qui li c'ero arrivato (per fortuna) e sono d'accordissimo con Paolini, purtroppo da soli (e nemmeno in 2) si riesce a giocare a rugby, ma allora perché quella frase? metterla lì.. scrivere quella punta di soddisfazione e subito dopo che il futuro del rugby non sarà in crescita sembra quasi voler dire che se non cresce lui è contento..
sicuramente non è così... però a me l'impressione che da l'articolo scritto così è quella.. oppure davvero non ho capito il senso di quell'ultima frase..
sicuramente non è così... però a me l'impressione che da l'articolo scritto così è quella.. oppure davvero non ho capito il senso di quell'ultima frase..
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Credo di interpretare cosi': il rugby non e' per tutti, ma per chi se lo merita e per chi lo cerca e lo insegue. Come si dice a Roma, meno semo, mejo stamo.pinghial ha scritto:un estratto dell'intervista a Paolini presente oggi sul sito di repubblica..
"In sostanza, prosegue, "ti servono le regole, qualcuno che te le insegni, se non c'è una tradizione non s'inventa. Siamo in un continente dove ci sono paesi in cui i ragazzi crescono con tutti i riferimenti necessari, perché se non c'è niente nella tua città o nel tuo quartiere tu da solo non giochi a rugby. C'è un'onda che lo rende popolare, ma a tutto questo non corrisponde un'espansione di quelli che lo fanno. Per questo" conclude Paolini, cercando di nascondere una punta di soddisfazione, "non credo che il futuro di questo sport sia di crescita".
La frase che evidenzio mi lascia alquanto allibito..
ho capito male io vero? secondo voi a cosa si riferisce?
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- Località: sempre in viaggio tra aosta e monza....
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