Eppure qualcuno fa ancora il suo mestiere con decoro
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Eppure qualcuno fa ancora il suo mestiere con decoro
Segnalo un bell'articolo di Matteo Brega per sportmediaset.it.
Pezzo in cui, finalmente, si evitano odiosi paragoni tra calcio e rugby e in cui l'autore dimostra che qualche eccezione alla regola degli scribacchini sportivi ancora esiste. Le uniche imprecisioni riguardano la citazione di Parra e Trinh-Duc, entrambi di formazione francese nonostante discendenze estere
"La vergogna non esiste nel rugby. Esistono invece uno spirito e un rispetto dell'avversario difficilmente rintracciabili in altri sport. E non esistendo la vergogna, l'Italia archivia l'edizione 2010 del Sei Nazioni con un sesto posto che comunque merita di essere analizzato. Come nel 2006, giustappunto l'edizione antecedente i Mondiali francesi del 2007, questa edizione regala poche soddisfazioni. Nel 2006 gli Azzurri chiudero con un punto solo, ottenuto a Cardiff contro il Galles (18-18, mete di Canavosio e Galon, piazzati di Pez). Punti incomune: Canavosio - in meta due volte pure in questo 2010 - e la Francia Campione.
Poi i Mondiali regalarono la semifinale ai Bleus e l'eliminazione dell'Italia nella fase a girone (ko decisivo contro la Scozia 18-16 a Saint Etienne). Insomma, i prodromi non sono beneauguranti. Ma restiamo sui numeri. Quelli di quest'ultima edizione del Sei Nazioni e dei tre test match autunnali (contro Nuova Zelanda, Sudafrica e Samoa). E' stata una campagna deficitaria. Sotto molti aspetti. Non per le vittorie (2 su 8 partite), quanto perché poi abbiamo visto la Scozia pareggiare con l'Inghilterra e battere l'Irlanda. Le note dolenti riguardano i punti segnati: mai più di 20 a gara (contro la Francia). Confortante invece il fatto che più di 46 (proprio contro i galletti) non ne abbiamo mai subiti (nemmeno contro Nuova Zelanda e Sudafrica). Feedback di una situazione arcinota e ormai radicata nel nostro rugby. A difendere (grazie anche a una mischia formidabile) siamo tra i migliori del mondo. Il problema è che se difendi anche 25-30 minuti alla grande, il fiato poi termina e con possibilità già limitate, tutto si complica.
Mallett ha spremuto in questi quattro mesi McLean, Mirco Bergamasco e Geldenhuys: 640 i minuti giocati, ovvero tutti. Il miglior marcatore è stato BergaMirco con 49 punti, ma le mete sono arrivate per la maggior parte da Canavosio (contro Scozia e Francia) e McLean (contro Samoa e Galles). L'attenzione spasmodica alla fase difensiva ha fatto sì che questa sia stata la miglior campagna per Mallett. Ben due volte ha chiuso senza subire mete (contro Scozia e Samoa). Nel suo curriculum azzurro solo una volta ci era riuscito prima, contro l'Argentina a Cordoba il 28 giugno 2008 (vittoria 13-12).
I 'tracolli' azzurri sono arrivati con la Francia. Quest'anno 6 mete subite, l'anno scorso 7. Ma il dato che deve preoccupare di più che nella gestione Mallett l'Italia non ha mai fatto più di due mete per partita. E' successo contro Francia (14 marzo 2010), Samoa (28 novembre 2009, Pacific Islanders (22 novembre 2008) e Scozia (15 marzo 2008). Troppo poco se si vuole vincere le partite.
Chiudiamo con una considerazione. A parte Benetton Treviso e Mps Viadana (il Plusvalore Gran Parma fornisce il solo Tebaldi), non c'è un serbatoio italiano a cui Mallett attinge per formare la Nazionale. Ecco perché l'ingresso di un paio di club nostrani nella Celtic League è una boccata d'ossigeno grossa così. Ovviamente bisognerà attendere qualche tempo prima di avere un segnale pratico (soprattutto per avere più uomini: Mallett ha schierato per cinque volte di fila gli stessi 13 giocatori cambiandone al massimo due per volta). Però sarà importante in chiave nostrana. C'è bisogno di avere altri Bergamasco, altri Zanni, altri Perugini. Perché esultiamo, ringraziamo e tifiamo McLean, Geldenhuys e Gower, però sarebbe anche bello vedere un'Italia italiana. Non che gli altri non facciano altrettanto (la Francia non è propriamente francese con Trinh-Duc e Parra), però lo zoccolo duro dovrebbe rappresentare la base del Paese."
Matteo Brega
21 marzo 2010
Pezzo in cui, finalmente, si evitano odiosi paragoni tra calcio e rugby e in cui l'autore dimostra che qualche eccezione alla regola degli scribacchini sportivi ancora esiste. Le uniche imprecisioni riguardano la citazione di Parra e Trinh-Duc, entrambi di formazione francese nonostante discendenze estere
"La vergogna non esiste nel rugby. Esistono invece uno spirito e un rispetto dell'avversario difficilmente rintracciabili in altri sport. E non esistendo la vergogna, l'Italia archivia l'edizione 2010 del Sei Nazioni con un sesto posto che comunque merita di essere analizzato. Come nel 2006, giustappunto l'edizione antecedente i Mondiali francesi del 2007, questa edizione regala poche soddisfazioni. Nel 2006 gli Azzurri chiudero con un punto solo, ottenuto a Cardiff contro il Galles (18-18, mete di Canavosio e Galon, piazzati di Pez). Punti incomune: Canavosio - in meta due volte pure in questo 2010 - e la Francia Campione.
Poi i Mondiali regalarono la semifinale ai Bleus e l'eliminazione dell'Italia nella fase a girone (ko decisivo contro la Scozia 18-16 a Saint Etienne). Insomma, i prodromi non sono beneauguranti. Ma restiamo sui numeri. Quelli di quest'ultima edizione del Sei Nazioni e dei tre test match autunnali (contro Nuova Zelanda, Sudafrica e Samoa). E' stata una campagna deficitaria. Sotto molti aspetti. Non per le vittorie (2 su 8 partite), quanto perché poi abbiamo visto la Scozia pareggiare con l'Inghilterra e battere l'Irlanda. Le note dolenti riguardano i punti segnati: mai più di 20 a gara (contro la Francia). Confortante invece il fatto che più di 46 (proprio contro i galletti) non ne abbiamo mai subiti (nemmeno contro Nuova Zelanda e Sudafrica). Feedback di una situazione arcinota e ormai radicata nel nostro rugby. A difendere (grazie anche a una mischia formidabile) siamo tra i migliori del mondo. Il problema è che se difendi anche 25-30 minuti alla grande, il fiato poi termina e con possibilità già limitate, tutto si complica.
Mallett ha spremuto in questi quattro mesi McLean, Mirco Bergamasco e Geldenhuys: 640 i minuti giocati, ovvero tutti. Il miglior marcatore è stato BergaMirco con 49 punti, ma le mete sono arrivate per la maggior parte da Canavosio (contro Scozia e Francia) e McLean (contro Samoa e Galles). L'attenzione spasmodica alla fase difensiva ha fatto sì che questa sia stata la miglior campagna per Mallett. Ben due volte ha chiuso senza subire mete (contro Scozia e Samoa). Nel suo curriculum azzurro solo una volta ci era riuscito prima, contro l'Argentina a Cordoba il 28 giugno 2008 (vittoria 13-12).
I 'tracolli' azzurri sono arrivati con la Francia. Quest'anno 6 mete subite, l'anno scorso 7. Ma il dato che deve preoccupare di più che nella gestione Mallett l'Italia non ha mai fatto più di due mete per partita. E' successo contro Francia (14 marzo 2010), Samoa (28 novembre 2009, Pacific Islanders (22 novembre 2008) e Scozia (15 marzo 2008). Troppo poco se si vuole vincere le partite.
Chiudiamo con una considerazione. A parte Benetton Treviso e Mps Viadana (il Plusvalore Gran Parma fornisce il solo Tebaldi), non c'è un serbatoio italiano a cui Mallett attinge per formare la Nazionale. Ecco perché l'ingresso di un paio di club nostrani nella Celtic League è una boccata d'ossigeno grossa così. Ovviamente bisognerà attendere qualche tempo prima di avere un segnale pratico (soprattutto per avere più uomini: Mallett ha schierato per cinque volte di fila gli stessi 13 giocatori cambiandone al massimo due per volta). Però sarà importante in chiave nostrana. C'è bisogno di avere altri Bergamasco, altri Zanni, altri Perugini. Perché esultiamo, ringraziamo e tifiamo McLean, Geldenhuys e Gower, però sarebbe anche bello vedere un'Italia italiana. Non che gli altri non facciano altrettanto (la Francia non è propriamente francese con Trinh-Duc e Parra), però lo zoccolo duro dovrebbe rappresentare la base del Paese."
Matteo Brega
21 marzo 2010
L'Olimpico per il rugby? Ma non si gioca con le mani???
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Re: Eppure qualcuno fa ancora il suo mestiere con decoro
Sono entrambi nati e cresciuti, rugbisticamente e non, in Francia.parabellum2 ha scritto: Non che gli altri non facciano altrettanto (la Francia non è propriamente francese con Trinh-Duc e Parra)
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Re: Eppure qualcuno fa ancora il suo mestiere con decoro
Dire che Parra e Trihn Duc non sono francesi é un azzardo.
Nella migliore delle ipotesi....
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Re: Eppure qualcuno fa ancora il suo mestiere con decoro
Infatti nelle premesse avevo sottolineato che questa fosse un'imprecisione. Forse tra l'altro intendeva Yachvili più che Parra (?)
Cmq per il resto è un articolo onesto e scritto da uno che di rugby ne mastica e non volto a far apparire questo sport come parente povero e utopistico del calcio
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Re: Eppure qualcuno fa ancora il suo mestiere con decoro
Secondo me intendeva proprio Parra, ho sentito da qualche parte che ha origini argentine, ma magari ho capito male.parabellum2 ha scritto:Infatti nelle premesse avevo sottolineato che questa fosse un'imprecisione. Forse tra l'altro intendeva Yachvili più che Parra (?)
Cmq per il resto è un articolo onesto e scritto da uno che di rugby ne mastica e non volto a far apparire questo sport come parente povero e utopistico del calcio
Comunque nel complesso un buon articolo sicuramente.
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Re: Eppure qualcuno fa ancora il suo mestiere con decoro
Esatto: sono di orgine non francese, ma sono francesi di nascita e magari pure da generazioni! Il paragone con i nostri oriundi ed equiparati non regge proprio.Shye ha scritto:Sono entrambi nati e cresciuti, rugbisticamente e non, in Francia.parabellum2 ha scritto: Non che gli altri non facciano altrettanto (la Francia non è propriamente francese con Trinh-Duc e Parra)
(da wiki: Morgan Parra (born 15 November 1988 in Metz, France) François Trinh-Duc (born 11 November 1986 in Hérault , France )
Per il resto, buon articolo, senza le solite fregnacce preconfezionate ma con un'analisi lucida e impietosa di quanto nell'Italia non và, che è molto.
"La penna dolcissima intinta nell'arsenico" (Cit.)
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Re: Eppure qualcuno fa ancora il suo mestiere con decoro
come i loro nonni.,.,Shye ha scritto:Sono entrambi nati e cresciuti, rugbisticamente e non, in Francia.parabellum2 ha scritto: Non che gli altri non facciano altrettanto (la Francia non è propriamente francese con Trinh-Duc e Parra)
i difensori dell'estrofilia distruttiva del rugby italiano, fra un po diranno che anche mezzi i giocatori Sudafricani sono oriundi olandesi....
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Re: Eppure qualcuno fa ancora il suo mestiere con decoro
RIpeto, poteva citare altri giocatori (Armitage, Flutey, Parks) per avvalorare la sua tesi in modo corretto, benchè tutti sappiamo che numericamente non sussiste paragone tra l'impiego di oriundi nell'Italia rispetto ad altre nazionali, l'importante è che abbia scritto un articolo per una volta non mirato a far apparire solo ed esclusivamente aspetti negativi dello sport rugby. Leggendo spesso da portali sportivi posso affermare che è una rarità vera.Laporte ha scritto:come i loro nonni.,.,Shye ha scritto:Sono entrambi nati e cresciuti, rugbisticamente e non, in Francia.parabellum2 ha scritto: Non che gli altri non facciano altrettanto (la Francia non è propriamente francese con Trinh-Duc e Parra)
i difensori dell'estrofilia distruttiva del rugby italiano, fra un po diranno che anche mezzi i giocatori Sudafricani sono oriundi olandesi....
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Re: Eppure qualcuno fa ancora il suo mestiere con decoro
Che attinga soprattutto da benettone Viadana è collegato al fatto che i soldi stanno in certi posti, e che la programmazione per la CL era già definita.
sino a non molto tempo fa, si leggeva molto la scritta "from Calvisano"...
e gli stessi nomi , non molto tempo fa , recavano anche il commento "from Petrarca", "from L'Aquila", "from Parma".
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Re: Eppure qualcuno fa ancora il suo mestiere con decoro
La sposto in "media".
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Re: Eppure qualcuno fa ancora il suo mestiere con decoro
Complimenti riferiti a Matteo, che ho il piacere di conoscere!parabellum2 ha scritto:Segnalo un bell'articolo di Matteo Brega per sportmediaset.it
JFF: «Mi spieghi come si fa ad esaltarsi nel guardare una partita di uno sport dove sai di essere assolutamente inferiore agli avversari? E nel quale i cronisti continuano ad accennare a valori di sportività al limite del fastidio? E danno pure sempre ragione all'arbitro!»