Voglio celebrare il giorno in cui un paese riuscì finalmente a riappropriarsi della propria libertà e ad instaurare un sistema democratico dopo una dittatura liberticida e feroce durata un tempo interminabile. Una dittatura che aveva soppresso con la violenza ogni voce dissonante, che aveva abolito i liberi partiti, i sindacati e la libera stampa. E posso dire che quel giorno me lo ricordo, anche se avevo solo 9 anni e la politica era per me una nebulosa indistinta nella quale, però, avevo già deciso da che parte volevo stare, che poi è la stessa in cui sto ancora adesso.
Si perché il 25 aprile di cui parlo è quello del 1974, il giorno in cui si verificò, a mia memoria, l’unico caso nella storia di un colpo di stato militare attuato per deporre una dittatura fascista ed instaurare un regime democratico. Passò alla storia col nome di “Rivoluzione dei garofani” (Revolução dos Cravos) il colpo di stato militare che in Portogallo depose la dittatura fascista che nel 1926, con un altro colpo di stato, aveva preso il potere instaurando il regime di Antonio Salazar. Il regime fascista era sopravvissuto ad una guerra mondiale, al boom economico degli anni ’60 e alle contestazioni del ’68 ed era ancora vivo e vegeto sotto il dominio del successore di Salazar, Antonio Caetano, anche grazie alla connivenza degli altri paesi europei e, soprattutto, della Nato e degli USA, che negli anni della guerra fredda hanno sempre amato i dittatori fascisti, vedendo in essi un baluardo anticomunista. Proprio pochi mesi prima, l’11 settembre del 1973, un altro colpo di stato voluto dagli USA aveva soppresso la democrazia in Cile instaurando l’orribile regime di Pinochet: quello era il clima, insomma. E invece i militari portoghesi quel giorno stupirono il mondo: furono, in realtà, i ranghi intermedi e bassi del corpo ufficiali dell’esercito a sollevarsi contro i propri comandi, ancora fedeli al regime, tanto che quel colpo di stato fu noto anche col nome di “Rivoluzione dei capitani”, come ricordato in un bel film (Capitani d’aprile, sul tutubo https://www.youtube.com/watch?v=cf_uVIgGLEs). Il segnale di avvio della rivoluzione fu dato alla mezzanotte fra il 24 ed il 25 con la trasmissione pirata alla radio della canzone “Grândola vila morena “ , canzone operaia proibita dal regime. Da quel momento bastò un giorno di combattimenti a bassa intensità per le vie di Lisboa a costringere alla resa un regime che, con tutta evidenza, il paese aveva ormai espulso dalle proprie esistenze e che stava in piedi solo grazie al sostegno di potenze straniere. Alla mezzanotte fra il 25 ed il 26 tutto era finito e venne emanata la legge fondativa della rinata democrazia portoghese che prevedeva la destituzione di tutti i dirigenti fascisti.
Il garofano, simbolo da sempre della lotta delle classi operaie contro il potere, divenne l’emblema di quella rivoluzione grazie al gesto di una fioraia di Lisboa che, la mattina del 25, offrì garofani rossi ai soldati golpisti, i quali li infilarono nelle canne dei loro fucili, segnalando il senso pacifico e popolare della loro sollevazione. Ed i garofani rossi, insieme al cioccolato, sono la madeleine del mio ricordo di quel giorno: mio padre arrivò a casa con un mazzo di garofani rossi che regalò a mia madre e per festeggiare ci portò a mangiare il gelato; io lo presi tutto al cioccolato, il mio preferito.
La canzone Grândola vila morena divenne un inno di libertà; ancora oggi mi piace ascoltarla, e, un po’, il profumo dei garofani ed il gusto del cioccolato mi accompagnano…
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