Anniversari

Per discutere di qualsiasi cosa che NON riguardi il Rugby...
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jpr williams
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Re: Anniversari

Messaggio da jpr williams » 9 ott 2015, 16:10

Lo sai che amo questo forum e, in questo momento in cui siamo a qualche km di distanza, mi piace dirti quanto amo te :<3

Chiedo scusa a tutti per l'uso privato di spazio pubblico, ma voi non sapete quanto sono stato fortunato ad incontrarla. :oops:
Viviamo l'era del rugby itagliano che inizia a Treviso e finisce a Mogliano.
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Big Lebowski
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Re: Anniversari

Messaggio da Big Lebowski » 10 ott 2015, 7:55

jpr williams ha scritto: Se qualcuno non fosse stanco di ricordare
Non si deve mai essere stanchi di ricordare. A maggior ragione se si parla di un evento del genere e se hai un Marco Paolini che te lo racconta.
Molto bello il tuo ricordo Jpr.

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time vortex
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Re: Anniversari

Messaggio da time vortex » 10 ott 2015, 10:37

jpr williams ha scritto:Lo sai che amo questo forum e, in questo momento in cui siamo a qualche km di distanza, mi piace dirti quanto amo te :<3

Chiedo scusa a tutti per l'uso privato di spazio pubblico, ma voi non sapete quanto sono stato fortunato ad incontrarla. :oops:
...vabbene, dopo tutti questi complimenti non posso più tirarmi indietro: domani tagliatelle al ragù Immagine
Nasciamo nudi, sporchi e affamati. Poi le cose peggiorano.

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Re: Anniversari

Messaggio da thekid » 30 ott 2015, 16:03

time vortex ha scritto:domani tagliatelle al ragù Immagine
E' da qui che si vede il vero amore :-] :-] :rotfl: :rotfl: :-] :-]
Non aderisco all'opinione di nessun uomo: ne ho alcune per conto mio. - I. Turgenev

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Re: Anniversari

Messaggio da jpr williams » 2 nov 2015, 13:14

Con amara ironia si potrebbe dire che è giusto che oggi sia il giorno dei morti, perchè oggi sono esattamente 40 anni che siamo privi dell'intelligenza e della poesia di Pier Paolo, ammazzato e lasciato come un sacco di rifiuti nei pressi dell'idroscalo di Ostia. Pier Paolo Pasolini era stato uno di quegli artisti ed intellettuali la cui intelligenza e poesia aveva assunto una dimensione profetica. Egli seppe vedere sin dai suoi albori i guasti e le sciagure di un modello di sviluppo che avrebbe cambiato gli uomini sin nel profondo. Diceva "Io non sono contro il progresso, sono contro lo sviluppo", e in questa distinzione solo apparentemente criptica c'era tutta la capacità di antevedere come la concezione quantitativa dell'economia avrebbe sconciato il paesaggio fisico e morale della nostra terra. Diceva "L'Italia fra vent'anni non sarà come l'avranno voluta i politici, ma come l'avrà plasmata la televisione", intuendo benissimo come i media avrebbero modificato le nostre percezioni, la nostra scala di valori ed il nostro modo di partecipare alla vita delle nostre comunità. E' stato ammazzato per tutto questo, Pier Paolo, ed io, citando uno dei suoi più belli scritti corsari, posso dire che "Io so" chi lo ha ammazzato, e so anche perchè. Fece molto comodo che apparisse una "roba de froci", come si disse allora, similmente al modo in cui in Sicilia i delitti di mafia erano gabellati come "una faccenda de fimmine". Io so che Pier Paolo è stato fatto ammazzare dagli ambienti reazionari e fascisti che di questo paese sono il terreno di cultura più fradicio e persistente. Lo so come Pier Paolo sapeva.
Questo "scritto corsaro" apparve sul Corriere della Sera un anno prima dell'esecuzione di Pier Paolo.
E' bellissimo, tragico ed intelligente, tutto quello che ci manca di lui.
Per non dimenticare, mai.


Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile.
Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974.
Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.
Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.
A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.
Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.
Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.
Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.
Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.
Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.
Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.
È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.
Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.
La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.
Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.
Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere.
Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.
Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.
L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.
Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire.
Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.
E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.
Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.
Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.
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Re: Anniversari

Messaggio da jpr williams » 25 nov 2015, 11:13

Dieci anni fa, in una stanza d'ospedale, se ne andava l'ultimo dei poeti maledetti della nostra epoca. Aveva scritto poesie con la sua stessa vita fatta di talento e di male oscuro, di genio e di autolesionismo. George Best è stato uno di quelli che se lo hai visto una volta non lo dimentichi. In campo era imprendibile e fantasioso, fuori dal campo, purtroppo, era incapace di sfuggire e veniva puntualmente preso dai suoi demoni, che, solo per caso, prendevano la forma di una bottiglia, anzi, purtroppo, di molte bottiglie. Dico per caso perchè un'anima sensibile e fragile come la sua era, purtroppo, disponibile a farsi prendere da qualunque cosa assumesse la forma dell'alterità e dell'autoesclusione. Un osservatore del Manchester United lo aveva visto quattordicenne e magro come solo la fame di un quartiere povero di Belfast poteva essere negli anni '50, e, come ho già detto, uno così se lo vedi una volta non te lo scordi più. L'osservatore, impressionato come se avesse visto un alieno, telefonò all'allora allenatore dei red devils Matt Busby, che per George sarebbe stato un secondo padre, per dirgli semplicemente: "Ho trovato un genio". Partì da Belfast e a Manchester divenne un idolo per il mondo intero; lo divenne col suo magico talento, lo divenne con la sua vita fatta di eccessi e di cupio dissolvi. Le donne lo adoravano, al punto che disse, con un lampo di quell'arguta e selvaggia intelligenza che lo caratterizzava: "Se non fossi stato così bello non avreste mai sentito parlare di Pelè"; sapeva che la sua vita stava sottraendo molto a quello che avrebbe potuto fare con ciò che la natura gli aveva donato. Ma lui era come lo scorpione che punge la rana che lo sta trasportando attraverso il fiume: sa che morirà, ma è la sua natura. Sperperò sè stesso come solo chi crede di non avere limiti può arrivare a fare e, in un culmine di consapevolezza venata di ironia, disse di sè: "Ho speso tutti i miei soldi in donne, alcool e auto veloci, il resto li ho sperperati".
George se n'è andato come sapeva che se ne sarebbe andato, in un letto d'ospedale, con il fegato trapiantato distrutto; l'ultima cosa che riuscì a dire a chi gli stava vicino fu "Don't die like me", ultimo ed estremo anelito di autocoscienza, ma non di resipiscenza: sapeva di avere sbagliato tutto e voleva che nessuno facesse come lui, ma non era affatto pentito di essere stato ciò che era necessitato ad essere.
Guardatelo

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Re: Anniversari

Messaggio da jpr williams » 24 feb 2016, 16:17

Oggi sono 26 anni che uno degli ultimi grandi italiani ci ha lasciato. Il 24 febbraio del 1990 questo Paese ed io, che lo amavo tantissimo, perdevamo Sandro Pertini, uno di quegli uomini a cui non finirò mai di dire grazie per il fatto di poter essere una persona libera di dire e pensare quello che meglio ritengo. All'età in cui io ero solo un giovane scemo Sandro Pertini riceveva una medaglia d'argento al valor militare per l'eroico comportamento mostrato nella battaglia dell'Isonzo durante la prima guerra mondiale. All'età in cui io perdevo tempo cercando il mio futuro nella bambagia di mamma e papà Sandro Pertini era un uomo di libero pensiero come oggi mi vanto di esserlo io; solo che lui lo era in un'epoca in cui gli uomini di libero pensiero finivano in galera, torturati e al confino. All'età che io ho, più o meno, adesso, l'età in cui perdo tempo a strimpellare su una tastiera, lui combatteva a Porta San Paolo per difendere Roma dall'occupazione nazista e poi costituiva con altri straordinari italiani come lui il C.L.N. che avrebbe coordinato la cacciata dell'occupante straniero e della canaglia fascista da un Paese ridotto in macerie morali e materiali. A quella ricostruzione morale e materiale partecipò in prima persona, sempre combattivo, sempre ammirato e rispettato da tutti, amici ed avversari, perchè questo è quello che succede ad uomini così, uomini come, purtroppo, non se ne fanno più. Nel 1978, in un'Italia devastata dal terrorismo, dalla corruzione, dai poteri deviati divenne presidente, ma non solo quello. Divenne il simbolo di un Paese che non ci stava, che capiva che la libertà senza la giustizia non è nulla, ma che anche la stessa libertà non è un bene conquistato per sempre, bensì un bene che va difeso ogni singolo momento della propria vita, fino all'ultimo respiro. Perchè un respiro in un Paese non libero ed ingiusto non è un respiro, ma una concessione. Sandro Pertini è stato la mia idea di un politico come dovrebbe essere, anzi, di un uomo come dovrebbe essere. Per ricordarlo ascolto una canzone che, nel mio ricordo, è indissolubilmente legata a lui e all'Italia come lui la intendeva.
Grazie compagno Sandro, i compagni e gli uomini liberi ed onesti ti ricordano e ti onorano oggi e sempre.

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Re: Anniversari

Messaggio da time vortex » 24 feb 2016, 16:48

Il presidente di quando ero bambina... per me era come un nonno bonario che talvolta appariva alla tv e te lo vedevi inquadrato allo stadio a esultare o in treno a giocare a carte, e vedendolo mi aspettavo sempre che anche lui dicesse "fate una carezza ai vostri bambini" come il Papa Buono...
In maniera confusa, con tutta la beata ignoranza di una bimbetta che all'epoca della sua elezione aveva solo sei anni, gli ho voluto bene anch'io...
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Re: Anniversari

Messaggio da jpr williams » 5 apr 2016, 22:05

Il 6 aprile del 2009 è l'ultimo giorno di una città, una città che, per tutti noi che amiamo il rugby, è una città "nostra"; una città che è morta e aspetta ancora una resurrezione. E chissà mai quando ci sarà.
Tutti noi che amiamo questo sport siamo un pò aquilani, e faccio fatica ad immaginare una città più simbolicamente rugbystica de L'Aquila. La storia del terremoto che dopo 7 anni sta continuando a devastare attraverso l'ignavia umana questo nostro bellissimo e ferito luogo della memoria la conosciamo tutti; una storia di incuria, di bugie (il miracolo, le case di Berlusconi, anzi, berlusconi, che se ne crollano dopo essere servite per pavoneggiarsi da eroe salvatore) di sogni spezzati, di ruberie, perchè anche sulla morte, soprattutto sulla morte, in questo paese si riesce a rubare.
No, non voglio raccontare questa "grande" infame storia, ma ricordare una "nostra" piccola storia, quella di Lorenzo Sebastiani. Lorenzo era un ragazzo di 21 anni, un giovane italiano, un aquilano e perciò stesso rugbysta. Tutti ne parlavano come di una promessa, un pilone tecnico e tenace. Era a casa di amici quella sera, quella infame sera; la sua ultima sera.
Quella stessa sera e nei giorni successivi molti compagni di squadra di Lorenzo si prodigarono per aiutare e salvare i loro concittadini; mi piace pensare che anche Lorenzo sarebbe stato con loro, anzi, ne sono assolutamente certo.
Questa sera è ancora più triste pensare a L'Aquila, al suo destino, a Lorenzo, alla sua squadra di rugby.
Voglio ricordarla così

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Re: Anniversari

Messaggio da jpr williams » 11 lug 2016, 14:53

Era un altro 11 luglio, faceva caldo a Milano quella sera. E, del resto, non c'era da stupirsi che facesse caldo, essendo luglio...
Ma facciamo un passetto indietro: era il 1979, ed era l'ultima estate del decennio più controverso della nostra storia. Il decennio che aveva visto prendere vigore l'ansia di rinnovamento ed i movimenti dei lavoratori, delle donne e della scuola. Ma anche il decennio in cui una parte dello Stato aveva deciso che quei cambiamenti non erano cosa e aveva tutti i suoi mezzi fragorosi per impedirli.
E mentre sulla ribalta si scontravano cambiamento e bombe di Stato, giù, sotto il palco, sotto traccia, l'Italia di ieri, oggi e sempre faceva i suoi affaracci al crocevia fra finanza e poteri occulti, banchieri sudici, mafia e P2. Ogni tanto, però, capita che questi intrecci incappino in qualche italiano di buona volontà, uno che non ci sta e pensa che in ogni caso si debba fare il proprio dovere. E quando gli intrecci incontrano persone così, beh, allora spesso finisce come finì la sera di quell'11 luglio 1979 di cui parlavamo all'inizio.
Torniamoci, allora, all'inizio, a quella sera di un caldo mercoledì milanese, quando un uomo qualunque a cui è capitato di imbattersi in qualcosa che qualunque non è sta tornando a casa, dalla propria famiglia, come ogni persona qualunque fa alla fine di ogni qualunque giornata di lavoro. Solo che quell'uomo qualunque non è così qualunque come potrebbe apparire. E ancor meno qualunque è quello che lo aspetta sul portone della sua casa milanese: una 357 magnum nelle mani di un killer mafioso professionista, tremendamente efficiente e definitivo.
Muore così, davanti al portone di casa sua, a pochi metri dai suoi affetti più cari un italiano di cui dobbiamo essere orgogliosi: si chiamava Giorgio Ambrosoli ed il suo nome, ai più, dirà poco, ma rappresentava in toto quello che dovremmo pensare come il cittadino ideale. Giorgio Ambrosoli era un avvocato di successo, un conservatore persino un pò reazionario, ma, in fondo, un uomo dedito solo al suo lavoro ed alla sua famiglia. Fino ad un giorno fatale in cui, da tecnico, la Banca d'Italia lo nominò commissario liquidatore di una banca un pò particolare, la Banca Privata Italiana guidata da uno strano ed italianissimo tipo di italiano di nome Michele Sindona. Un italiano che un altro italiano alquanto famoso di nome Giulio Andreotti alcuni anni prima aveva gratificato della nomea di "salvatore della lira"; strani salvatori sa trovare questo paese.
Ambrosoli aveva preso in mano questa questione che nessuno voleva toccare nemmeno con le pinze; per il semplice motivo che il sig. Sindona non era un banchiere qualunque, bensì un mafioso ammanicato con tutti i poteri da questa e da quell'altra parte dell'Atlantico. E così il conservatore Ambrosoli davanti al verminaio che si veniva svelando davanti ai suoi occhi aveva semplicemente scelto di fare quello che una persona pulita deve fare: il proprio dovere. E lo aveva fatto con puntiglio e intelligenza, disvelando ciò che non era difficile svelare, ma che si voleva celare, ed anche ciò che taluni erano certi di aver nascosto abbastanza bene. In breve il conservatore Ambrosoli conobbe lo stigma destinato a tutti quelli che guastano certe feste: divenne, suo malgrado, un "comunista", lui che il comunismo non lo aveva mai frequentato nemmeno da lontano. Cominciarono le minacce, prima velate, poi sempre più esplicite: ma che voleva questo "comunista"? Perchè non se ne stava zitto e buono come tutti gli altri? Perchè tirava dentro quella losca faccenda tante "persone perbene", "pilastri della comunità", tanti intoccabili? Ambrosoli, che era un uomo qualunque, ma non era stupido, capì immediatamente dove lo avrebbe portato il suo insolito senso del dovere. Terribile e profetica la lettera che inviò alla moglie 4 anni prima di quell'incontro fatale sotto casa. Leggetela perchè è la più limpida testimonianza che sia possibile immaginare del concetto di virtù civica; un testamento morale unico nel suo genere:

« Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I., atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto. È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese. Ricordi i giorni dell'Umi, le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo. I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro.. Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi (...) Giorgio »


Molti anni dopo alla figura di Girogio Ambrosoli fu dedicato un bel film di Michele Placido, scritto insieme ad uno dei migliori giornalisti investigativi italiani, Corrado Stajano, che sulla vicenda aveva scritto un durissimo libro. Il titolo del libro e del film è "Un eroe borghese".
Ed eroe Ambrosoli lo fu davvero, in un paese così sventurato da averne bisogno e masticarli per poi sputarli via.
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Re: Anniversari

Messaggio da Big Lebowski » 12 lug 2016, 10:50

Bellissimo ricordo JPR. Condivido appieno le tue parole, un italiano di cui dobbiamo essere orgogliosi.

Segnalo la bellissima puntata di Blu Notte sul caso Sindona che dedica molto spazio anche alla figura di Giorgio Ambrosoli.
Se non l'avete ancora vista vi consiglio spassionatamente di guardarla perchè è un capolavoro.
La trovate qui: https://www.youtube.com/watch?v=AoUgchb_MCY ci sono anche le registrazioni delle telefonate ricevute da Ambrosoli ad opera di un personaggio mafioso che lo minacciava.
Fa decisamente impressione.

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Re: Anniversari

Messaggio da jpr williams » 12 lug 2016, 10:59

Grazie Drugo.
La trasmissione del bravo Lucarelli l'avevo vista, ma non me la ricordavo. Ti ringrazio di avermela rammentata.
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Re: Anniversari

Messaggio da jpr williams » 12 lug 2016, 16:00

Volevo anche segnalare che il libro di Corrado Stajano "Un eroe borghese" è stato da poco ripubblicato.

http://www.corriere.it/cultura/16_maggi ... 54b5.shtml

Una buona occasione per chi volesse sapere di più di questa brutta, ma imprescindibile storia.
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Big Lebowski
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Re: Anniversari

Messaggio da Big Lebowski » 12 lug 2016, 21:43

jpr williams ha scritto:Volevo anche segnalare che il libro di Corrado Stajano "Un eroe borghese" è stato da poco ripubblicato.

http://www.corriere.it/cultura/16_maggi ... 54b5.shtml

Una buona occasione per chi volesse sapere di più di questa brutta, ma imprescindibile storia.
Ci faccio di sicuro un pensiero. Grazie della segnalazione :)

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Re: Anniversari

Messaggio da jpr williams » 19 gen 2017, 9:40

Era qualche anno che, ad ogni maledetto 19 gennaio, volevo scrivere questo ricordo, ma qualcosa, una specie di magone, me lo impediva sempre. Stavolta ce l'ho fatta e posso salutare il grande indimenticabile Ivan che ci ha lasciati più tristi 18 anni fa.

http://www.rugby.it/news/2017/01/19/ivan-io-mi-ricordo/
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