Ilgorgo ha scritto: ↑17 ago 2021, 6:33
Intervengo senza aver letto molto della discussione precedente, forse sono cose che avete già detto: accadeva più o meno lo stesso nei luoghi dell'emigrazione italiana. Se in Isvizzera comparivano (pare) in alcuni bar i cartelli "vietato l'ingresso ai cani e agli italiani" non è perché gli svizzeri o i tedeschi fossero particolarmente razzisti ma perché gli italiani che emigravano là erano non di rado più violenti e incivili dei locali; e anche questo non per loro malvagità congenita ma perché la povertà, l'ignoranza e forse anche la durezza del lavoro (o, all'opposto, la mancanza di lavoro) li spingevano in quella direzione. Probabilmente c'entra anche il fatto di trovarsi in un ambiente nuovo, in una civiltà che non è quella dove sei cresciuto: o perché ti senti spaesato e quindi disorientato o forse perché senti meno legami con la struttura sociale circostante e quindi ti senti più libero di sfogare le tue pulsioni, non so.
In Nord America gli italiani hanno portato la mafia, con tutto un corollario anche precedente di micro e macro-criminalità.
Non ho mai invece trovato notizia di comportamenti disdicevoli da parte degli immigrati italiani in Sud America; solo poco tempo fa, su un libro di storia, avevo letto che i volontari italiani di Garibaldi che combattevano per l'indipendenza dell'Uruguay erano considerati dalla popolazione locale più violenti e disonesti dei volontari inglesi e francesi.
Poi forse nel caso dei nordafricani intervengono anche altri fattori: ho letto un po' sopra l'intervento di Parisgino che spiega come in Francia continui a persistere un forte problema di integrazione anche con gruppi di immigrati di seconda o terza generazione e questo mi fa pensare che forse le differenze religiose (e una certa arretratezza della cultura islamica in generale, almeno ai nostri occhi) possano rendere il percorso di integrazione ancor più difficile e lento di quanto è stato per gli italiani nei vari paesi del mondo
Avrei voluto condividere prima ma per vari motivi dispongo purtroppo di molto poco tempo ormai'.
Mi trovo d'accordo con gran parte di quanto scritto in questo commento. I possibilili motivi delle difficoltà sono espressi in modo equilibrato, senza generalizzazione o peggio, le possibili difficoltà non sono negate.
In Francia è ormai assodato che certe cose non siano andate bene. Il problema delle "banlieues" (termine che assume ormai' un significato molto particolare) non è piu' tabu' e non solo per la destra. E qui, purtroppo, impossibile negare che ormai' queste zone di periferia siano abitate nella stragrande maggioranza da persone di origine immigrata (prima, seconda, terza). I motivi che hanno portato a questa situazione sono sicuramente molteplici : vedere quelli elencati dal Gorgo ; poi' per quanto riguarda la Francia ce ne sono altri. Per esempio storici : la "guerra d'Algeria" (e prima la colonizzazione) cosi' chiamata in Francia o meglio la guerra d'indipendenza algerina (al contrario dell' Italia, molti dei Magrebini in Francia sono Algerini). Situazioni che hanno realmente portato per decenni a tensioni (quasi stavo per scrivere altro) reciproche fra Francesi e Algerini (anche a livello diplomatico). Motivi economici, sociali, impossibile provare a elencarli e ancora meno analizzarli (lavoro per storici, sociologhi)
Sull'Islam... Appunto non direi Islam ma la "lettura" che ne viene fatta in certi contesti. La presenza di gruppi (tipo i "Fratelli Musulmani" ma anche altri piu' estremisti) nelle cosidette "banlieues" è una realtà. Questi gruppi "lavorano" ormai' da tanti anni in quelle zone e di certo non hanno predicato per un adesione di queste popolazioni alla "comunità" costituita da questo paese, con tutte le sue componenti (qui qualcuno potrebbe usare il concetto di "integrazione")... Anzi tutt'altro.
Eppure la stragrande maggioranza di queste popolazioni ha lavorato e lavora ancora nei settori economici piu' spregiati e difficili (basta prendere "le métro" la mattina presto per accorgersene), ha cresciuto figli che oggi sono docenti,medici etc... Pure questo è una realtà. E anche una realtà che i primi a soffrire di certe situazioni sono le numerosissime persone oneste, anziane, lavoratori che sono costrette a subire i disaggi creati da una minoranza.
Ultimissima cosa, per tanti motivi, non è poi' cosi' scontato che un immigrato, o figlio di immigrato si senta in modo quasi "automatico" appartenere alla "comunità" di questo paese. Questo sentimento di non appartenenza è capitato anche a Italiani e figli di Italiani.
Dunque niente generalizzazione tipo "impossibilità di integrazione", propensione "naturale" a delinquere e chissà cosa ; ma al contempo neppure affermazioni tipo "nessun problema" (che è stato scitto proprio qui tanto tempo fa ma ormai' inutile tornarci sopra). Affermazione che definirei dogmatica (con tutto il rispetto per il suo autore che del resto non è intervenuto in queste ultime pagine).
Provero' a chiudere sull' argomento. Anche perché su questo argomento ci sarà sempre qualcuno (nell' accezione piu' ampia) che leggendo cercherà di tirare acqua (quella che gli conviene) al suo mulino.