Il loculo di jpr
Re: Il loculo di jpr
Vabbè voto io. La 1 senza se e senza ma
Re: Il loculo di jpr
Ricordavo la prima strofa di una poesia/preghiera che ho letto molti anni fa riportata da Montanelli.
Adesso leggo su wikipedia che si tratta della preghiera della serenità (Serenity Prayer), scritta nel XX secolo dal teologo protestante tedesco-statunitense Reinhold Niebuhr.
Dice così (alla parola "Dio" possiamo sostituire quello che vogliamo, o eliminarla del tutto)
«Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la saggezza per conoscere la differenza.»
(Poi non ne parlo più, perché è tempo perso)
jpr, tu non riesci ad "accettare" i cambiamenti, anche quelli su cui nessuno di noi, anche se ci mettessimo a provarci tutti insieme, può fare nulla, questo è il problema.
E questo è il motivo che mi fa pensare che sia tempo perso.
Il professionismo porta con sé difetti e aberrazioni, si è visto in tutti gli sport. Giusto denunciare, quando si presentano, e giusto, come qualcuno sta facendo, porre dei correttivi. L'esagerazione dell'importanza del risultato senza curarsi della salute e dell'incolumità degli atleti, il doping, ecc... È un inseguimento infinito. Risolvi un problema e se ne presenta un altro.
Siamo d'accordo, ma tu gridi allo scandalo, che so, se organizzano un test Italia - Irlanda a New York, o se un club per richiamare pubblico recluta delle cheerleader.
Se non ho capito male lavori in un settore in cui lo sviluppo, l'evoluzione è fondamentale. Guai a fermarsi.
A me non piace, e mi rendo conto che se tutti fossero come me la ruota girerebbe un po' più piano.
Non mi piace, ma "accetto".
Non si può giudicare il rugby italiano di oggi senza pensare al percorso quasi forzato determinato dalla strada del professionismo intrapresa dal rugby mondiale.
Qui in Italia si è eliminata una bella dose di ipocrisia con stipendi passati sottobanco o con giustificazioni risibili ai campioni di turno.
Si deve partire da lì, e soprattutto bisogna avere la serenità di "accettare le cose che non si possono cambiare"
Adesso leggo su wikipedia che si tratta della preghiera della serenità (Serenity Prayer), scritta nel XX secolo dal teologo protestante tedesco-statunitense Reinhold Niebuhr.
Dice così (alla parola "Dio" possiamo sostituire quello che vogliamo, o eliminarla del tutto)
«Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la saggezza per conoscere la differenza.»
(Poi non ne parlo più, perché è tempo perso)
jpr, tu non riesci ad "accettare" i cambiamenti, anche quelli su cui nessuno di noi, anche se ci mettessimo a provarci tutti insieme, può fare nulla, questo è il problema.
E questo è il motivo che mi fa pensare che sia tempo perso.
Il professionismo porta con sé difetti e aberrazioni, si è visto in tutti gli sport. Giusto denunciare, quando si presentano, e giusto, come qualcuno sta facendo, porre dei correttivi. L'esagerazione dell'importanza del risultato senza curarsi della salute e dell'incolumità degli atleti, il doping, ecc... È un inseguimento infinito. Risolvi un problema e se ne presenta un altro.
Siamo d'accordo, ma tu gridi allo scandalo, che so, se organizzano un test Italia - Irlanda a New York, o se un club per richiamare pubblico recluta delle cheerleader.
Se non ho capito male lavori in un settore in cui lo sviluppo, l'evoluzione è fondamentale. Guai a fermarsi.
A me non piace, e mi rendo conto che se tutti fossero come me la ruota girerebbe un po' più piano.
Non mi piace, ma "accetto".
Non si può giudicare il rugby italiano di oggi senza pensare al percorso quasi forzato determinato dalla strada del professionismo intrapresa dal rugby mondiale.
Qui in Italia si è eliminata una bella dose di ipocrisia con stipendi passati sottobanco o con giustificazioni risibili ai campioni di turno.
Si deve partire da lì, e soprattutto bisogna avere la serenità di "accettare le cose che non si possono cambiare"
"Il bello del sesso di gruppo è che se uno vuole, può anche dormire"
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Re: Il loculo di jpr
Questo è una naniera egregia per me di riassumere il problema, e non è solo italiana come problematica. Gallesi, Irlandesi e Scozzesi hanno dovuto sacrificare cose simili se non uguali a quanto tu dici @jpr all’altare del professionismo.Garry ha scritto: ↑2 giu 2023, 20:41Non si può giudicare il rugby italiano di oggi senza pensare al percorso quasi forzato determinato dalla strada del professionismo intrapresa dal rugby mondiale.
Qui in Italia si è eliminata una bella dose di ipocrisia con stipendi passati sottobanco o con giustificazioni risibili ai campioni di turno.
Si deve partire da lì, e soprattutto bisogna avere la serenità di "accettare le cose che non si possono cambiare"
Poi su questo si potrebbe espandere a problemi attuali dettati da cambi che il professionismo ha portato in una seconda ondata.
"With respect a lot of you need to stop letting your emotions take over. Do not look at the individual who by the way is one of the best on and off the field. Just deal with the facts of the tackle, not who made it. That’s what we all do as officials now please stop being personal." Nigel Owens, August 2023
Re: Il loculo di jpr
Voto anch'io la 1, ma vorrei articolare un po', anche per favorire una migliore analisi da parte dei sondaggisti
Va tenuto conto che la squadra di rugby del mio territorio si salva a stento in serie B.
Come tifoso, non riesco neanche a pensarmi in concorrenza con gli squadroni del Topqualcosa, meno che meno con le due celtiche, che certamente non rubano giocatori a me.
Quanti appassionati come me, fuori dalle parrocchie storiche?
E questa polemica, aggiungo con una punta di malizia, è proprio totalmente disinteressata e diretta al bene comune?
Va tenuto conto che la squadra di rugby del mio territorio si salva a stento in serie B.
Come tifoso, non riesco neanche a pensarmi in concorrenza con gli squadroni del Topqualcosa, meno che meno con le due celtiche, che certamente non rubano giocatori a me.
Quanti appassionati come me, fuori dalle parrocchie storiche?
E questa polemica, aggiungo con una punta di malizia, è proprio totalmente disinteressata e diretta al bene comune?
MEMENTO MAROCCO.
Re: Il loculo di jpr
Intanto l'ultimo pezzo del blog ti ha fatto tornare attivissimo sul forum, bene, continua.jpr williams ha scritto: ↑30 mag 2023, 11:21Domenica sera ho scritto il mio ultimo pezzo per il blog e la pagina FB di rugby.it. Quello di portare a termine la stagione di TOP10 era un impegno che mi ero preso e sono felice di averlo mantenuto.
Con questo articolo la mia collaborazione al blog e alla pagina FB si conclude. Sono stato il primo redattore di quel blog e lo lascio senza alcun rancore, nè rimpianto, ma solo perchè considero conclusa la mia capacità di portare contributi utili.
Questo il mio saluto ai due o tre lettori in tutto che mi hanno seguito in questi anni
https://blog.rugby.it/?p=13666
Non ci si può distrarre che scrivi...
Per il resto ti trovo una contraddizione palese nella contrapposizione N e T, forse volevi scrivere P e T. Questa potrebbe essere quella vera, anche se per me non lo è sempre e lo scrivo dopo.
Dopo perché non può essere nelle tue corde, leggendo ciò che hai scritto negli anni, il rugby delle piccole patrie, forse dei club, ma non quello che può negare l'utilità unificante della nazionale.
Ebbene anche la nazionale fa un suo campionato dal mondiale al VI N e in un regresso potrebbe fare Rugby Europe. Come tutti la nazionale compete e si adatta per competere, quindi o lo si fa (URC) o completeremo con l'Olanda, Portogallo e Spagna. Georgia e Romania hanno forme di professionismo interno o con l'aiuto francese.
Quindi hai ragione, scegliendo di entrare nel VI N, sono convinto che lo volevi anche tu, abbiamo scelto un livello di competizione che ci impone di avere squadre professionistiche.
Per me non è vero che ciò uccida il rugby T, anzi il gioco del rugby T dal VI N in poi è migliorato per tecnica e competenze rispetto a quello precedente, sappiamo entrambi di cosa parlo. Quindi N ha portato benefici anche a T, quello che non regge è il rapporto fra P ed il livello più alto di T.
La FIR sta confondendo i percorsi, per me P e Topcoso possono amabilmente convivere senza pestarsi i piedi, ma succede perché entrambi vogliono essere ilmassimo livello del rugby italiano. Finora P non aveva ammazzato T, penso invece che il Topotto con riduzione della base e, magari in futuro, senza scambio con il basso lo possa fare.
Io sono per un campionato di vertice T a 12 squadre - perché l'Italia è grande ed il rugby non deve restringerla - con 2 retrocessioni e che sia altro da P con cui possa scambiare 1, massimo 2 ma meglio 1, permit player per squadra.
Questo potrebbe non conculcare le aspirazioni di T, se non per l'accesso alle coppe, ma su quello si potrebbe ragionare, se Topcoso non vuol essere la massima espressione del rugby italiano, al contrario sarà Topcoso as uccidere T.
Parlare e scrivere sono due attività umane differenti
I fatti degli altri sono solo opinioni, le mie opinioni sono fatti (cit. omen nomen)
Non discutere mai con un idiota: ti trascina al suo livello e ti batte con l'esperienza (cit. Incertae sedis)
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Re: Il loculo di jpr
meta, non c'è bisogno di nessun test.metabolik ha scritto: ↑2 giu 2023, 19:25E' grave rassegnarsi a questa impotenza e trovo grave che nessuno risponda.
Essere coscienti che la realtà è imposta dai rapporti di forza economici è fondamentale, ma lo è altrettanto non rassegnarsi all'impotenza.
Comunque era un Test, oramai non vota più nessuno
Sarebbe come votare oggi chi vuoi alla prossima "Figlia del reggimento" fra Juan Diego Florez e Tito Schipa: che lo voti a fare il secondo, stando che è morto?
E poi non qui su questo forum, dove la mia fazione si riduce a 2/3 utenti (quindi capirai che senso ha "votare", un pò come nel mio comune dove i fasci hanno l'85%...).
Magari dovevo postare nella sezione del Top10, ma quella sezione mi fa male solo a pensarla, quindi la evito. Però lì magari qualche poveretto che la pensa come me c'era.
Ma continua a sfuggire a chi vuol discutere di questo mio pezzo il motivo per cui l'ho postato e il "luogo" in cui l'ho fatto.
Non era la proposta di un modello alternativo, che è come proporre Tito Schipa alla prossima prima.
Era un saluto, se vuoi una resa. Sono il giapponese nella jungla che è stato stanato ed esce a mani alzate.
Poi considera che è stato postato sul blog e sulla pagina FB per salutare i 2/3 lettori che avevo e spiegare loro i motivi.
Motivi che qui non c'era bisogno di spiegare perchè qui li ho scritti migliaia di volte.
Cosa che non farò più, perchè, appunto, sto uscendo a mani alzate.
Viviamo l'era del rugby itagliano che inizia a Treviso e finisce a Mogliano.
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)
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Re: Il loculo di jpr
Il mio atteggiamento verso i cambiamenti è diverso da quello che raffiguri.Garry ha scritto: ↑2 giu 2023, 20:41Ricordavo la prima strofa di una poesia/preghiera che ho letto molti anni fa riportata da Montanelli.
Adesso leggo su wikipedia che si tratta della preghiera della serenità (Serenity Prayer), scritta nel XX secolo dal teologo protestante tedesco-statunitense Reinhold Niebuhr.
Dice così (alla parola "Dio" possiamo sostituire quello che vogliamo, o eliminarla del tutto)
«Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la saggezza per conoscere la differenza.»
(Poi non ne parlo più, perché è tempo perso)
jpr, tu non riesci ad "accettare" i cambiamenti, anche quelli su cui nessuno di noi, anche se ci mettessimo a provarci tutti insieme, può fare nulla, questo è il problema.
E questo è il motivo che mi fa pensare che sia tempo perso.
Non solo nel rugby, ma in tutte le cose della mia vita ho verso i cambiamenti un atteggiamento assolutamente neutro, essendo per me neutro il concetto di cambiamento. Esistono cambiamenti in meglio, in peggio e ininfluenti.
Ho un atteggiamento molto selettivo.
Verso i cambiamenti che giudico in meglio sono entusiasta
Verso quelli che sono ininfluenti ho un atteggiamento di indifferenza con una punta di fastidio.
Verso quelli che trovo negativi posso avere due atteggiamenti.
Ce ne sono alcuni che non mi piacciono, ma che giudico di poter tollerare pur con fastidio.
Ce ne sono alcuni che decido di non tollerare; in questo caso, conscio della mia impotenza nel cambiarli, semplicemente mi allontano con rassegnazione (un pò rancorosa, lo ammetto, a causa del rimpianto).
Visto che fai degli esempi, ecco, queste rientrano fra le cose che non mi piacciono, ma che giudico di poter tollerare con fastidio, cercando al limite di far finta che non ci siano.
Ma io accetto.
Il mio pezzo di cui si discute è tutta un'accettazione di una sconfitta e un riconoscimento del fatto che l'altra parte ha vinto.
Che devo fare di più?
Devo anche far finta di essere contento?
Mi ritiro in buon ordine e non mi occuperò di cose che non mi danno piacere. Per questo non ne scriverò più.
In fondo era questo che avevo scritto a chi era abituato a leggere i miei pezzi sul domestico e sulla nazionale: di questo rugby a cui mi sento estraneo non ho nulla da dire, perciò vi saluto.
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Re: Il loculo di jpr
Esatto.crouchbindset ha scritto: ↑2 giu 2023, 20:57Questo è una naniera egregia per me di riassumere il problema, e non è solo italiana come problematica. Gallesi, Irlandesi e Scozzesi hanno dovuto sacrificare cose simili se non uguali a quanto tu dici @jpr all’altare del professionismo.
Solo che sul piano assolutamente individuale uno può anche decidere che ci siano sacrifici che vale la pena di fare e altri che sono così estremi da cancellare il motivo per cui li stai facendo.
Credo che ognuno abbia il proprio limite di cose che non apprezza, ma che può accettare in nome di qualcosa; quando quel limite viene superato (e il limite è assolutamente individuale) semplicemente il qualcosa è così cambiato da non riconoscere in esso i motivi per cui accettare i sacrifici.
Mi è già successo col calcio che un tempo amavo quasi quanto il rugby.
Ora lo guardo con una certa indifferenza; negli ultimi due anni credo di aver visto al massimo un paio di partite di calcio e non ho letto nulla che lo riguardasse. Col rugby non è ancora così: le partite del 6N e del Championship ad esempio continuo a guardarle (i club pro quelli no, proprio non mi appassionano neanche un minimo), ma la passione è molto diminuita e la voglia di scriverne (come ho fatto sinora) è scomparsa del tutto.
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Re: Il loculo di jpr
1. Dove sarebbe la polemica?
2. Quale sarebbe l'interesse?
3. Quale sarebbe il bene comune?
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Re: Il loculo di jpr
Con una punta di malizia mi viene da dire che non ci avete capito una fava come al solito del discorso di jpr, ma lui è troppo educato per dirlo forse
Re: Il loculo di jpr
Jpr, potresti fare di più, potresti sforzarti di capire che non ci sono sconfitti o vincitori, ma che si tratta di un'evoluzione.
Il bruco non viene sconfitto dalla farfalla. Non c'è più l'essere che vedevi prima, ma in qualche modo la farfalla è anche il bruco.
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Re: Il loculo di jpr
Eh si, il mio loculo è il posto ideale per me per essere attivo e vitale.
Mai negata. A prescindere dal fatto che è una nazionale sempre meno nazionale e sempre meno frutto del movimento. Forse perchè il movimento non c'è più.jentu ha scritto: ↑3 giu 2023, 10:54Per il resto ti trovo una contraddizione palese nella contrapposizione N e T, forse volevi scrivere P e T. Questa potrebbe essere quella vera, anche se per me non lo è sempre e lo scrivo dopo.
Dopo perché non può essere nelle tue corde, leggendo ciò che hai scritto negli anni, il rugby delle piccole patrie, forse dei club, ma non quello che può negare l'utilità unificante della nazionale.
Io sono un tifoso della nazionale. Ma non penso che tutto debba esistere in funzione di essa.
In nessuno sport sentirai mai un tifoso di una squadra che vede esordire un ragazzo promettente "mmh, chissà, magari sarà utile alla squadra del piano di sopra e poi alla nazionale". No, lo sentirai fantasticare sul fatto che magari con lui la sua squadra sarà più forte e magari vincerà di più. E capirà se magari un giorno andrà alla squadra del piano di sopra, lo capirà, ma non sarà contento perchè "magari la nazionale...".
Qui nel rugby sembra che nulla abbia un senso di esistere se non in quella funzione lì.
Questo è un pò diverso dall'utilità unificante. Questa è una specie di dittatura morale. Come dirti che tu non lavori per te stesso e la tua famiglia, ma per pagare le tasse allo stato e farlo prosperare. Le tasse le devi pagare ed io sono uno di quelli che le paga con piacere perchè so che servono al bene comune, ma quando lavoro non lo faccio con lo scopo di pagare le tasse.
La nazionale messa in questi termini finisce un pò per essere antipatica. Come l'agenzia delle entrate.
Lo dico anche a te: che devo fare più che arrendermi?jentu ha scritto: ↑3 giu 2023, 10:54Ebbene anche la nazionale fa un suo campionato dal mondiale al VI N e in un regresso potrebbe fare Rugby Europe. Come tutti la nazionale compete e si adatta per competere, quindi o lo si fa (URC) o completeremo con l'Olanda, Portogallo e Spagna. Georgia e Romania hanno forme di professionismo interno o con l'aiuto francese.
Quindi hai ragione, scegliendo di entrare nel VI N, sono convinto che lo volevi anche tu, abbiamo scelto un livello di competizione che ci impone di avere squadre professionistiche.
Ho gettato le armi, sono uscito dalla jungla con le mani in alto.
Sto qui nel loculo.
Che devo fare ancora?
Io invece penso che il topotto sia semplicemente la fase finale di un percorso di distruzione di T ed asservimento a N (o P come lo chiami tu)jentu ha scritto: ↑3 giu 2023, 10:54Per me non è vero che ciò uccida il rugby T, anzi il gioco del rugby T dal VI N in poi è migliorato per tecnica e competenze rispetto a quello precedente, sappiamo entrambi di cosa parlo. Quindi N ha portato benefici anche a T, quello che non regge è il rapporto fra P ed il livello più alto di T.
La FIR sta confondendo i percorsi, per me P e Topcoso possono amabilmente convivere senza pestarsi i piedi, ma succede perché entrambi vogliono essere ilmassimo livello del rugby italiano. Finora P non aveva ammazzato T, penso invece che il Topotto con riduzione della base e, magari in futuro, senza scambio con il basso lo possa fare.
io non sono più per nessuna opzione.jentu ha scritto: ↑3 giu 2023, 10:54Io sono per un campionato di vertice T a 12 squadre - perché l'Italia è grande ed il rugby non deve restringerla - con 2 retrocessioni e che sia altro da P con cui possa scambiare 1, massimo 2 ma meglio 1, permit player per squadra.
Questo potrebbe non conculcare le aspirazioni di T, se non per l'accesso alle coppe, ma su quello si potrebbe ragionare, se Topcoso non vuol essere la massima espressione del rugby italiano, al contrario sarà Topcoso as uccidere T.
Ho già dato,
P e T non possono coesistere a meno che T non sia lo sguattero di P.
Me ne sono fatto una ragione.
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Re: Il loculo di jpr
Oppure può essere che io scriva di merda e non sia capace a spiegarmi
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Re: Il loculo di jpr
Metafora per metafora
Io qui non vedo il bruco che diventa farfalla.
Vedo il ragazzino ambientalista pieno di ideali e che ama la natura e gli animali, ma che poi, da adulto, diventa un industriale petrolifero.
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