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da altoeveloce » 21 apr 2008, 12:04
Ciao Cinzia, ho 41 anni e gioco a rugby da 30 (dalla serie c agli old...).
A settembre ho iniziato ad allenare una under 11 nella mia città e devo dirti che questi bambini mi regalano degli stimoli inaspettati. Nei vari concentramenti rarissimamente mi è successo di assistere a brutte scene e ho notato che la maggior parte degli educatori sono persone eccezionali. Non mollare i nostri bibmi hanno bisogno dei rugbysti veri...e te sei una di noi.
Di seguito ti racconto della cosa più bella che mi è successa da quando mi sono ammalato di rugby...
Appuntamento al campo come al solito prestino con il torpedone che parte per Roma carico di giovani leoni e genitori tuttofare.
Ci accolgono le fantastiche statue dello stadio dei marmi sotto un un cielo scuro che promette male.
Accompagno i ragazzini nei cunicoli sotto gli splenditi spalti mentre raccolgo le indicazioni dei zelanti amici della rugby Lazio.
Un rapido sguardo all'olimpico che ci sovrasta silenzioso e sbirciando il programma mi rendo conto che per il torneo abbiamo beccato le 2 piu' toste Frascati e L'aquila: meglio cosi, un altro piccolo passo verso la consacrazione al dio del Rugby.
Uscendo all'aperto mi rendo conto che le promesse di pioggia sono evaporate con un caldo sole che riscalda gli animi...
Assorto su come accontentare le aspirazione dei miei giovani leoni mi rendo conto all'improvviso che d'incanto mi trovo alla fossa dei leoni di Frascati 27 anni fa... sto r***! Comunque la voce di mio figlio Lorenzo mi riscuote:” babbo, ci hanno chiamato per giocare con la Lazio…”.
La partita finisce con una caterva di mete a una per i miei cuccioli che escono chiaramente raggianti per il risultato. Lorenzo ne ha segnate 3 e gongola come Canale dopo Italia Scozia.
Continuo ad avere problemi di concentrazione … le mamme mi parlano ma io con la testa sono a quel pomeriggio di tanti anni fa, indosso la maglia numero 7 e il mio babbo da fuori mi invita a non mollare… siamo sotto di tanto a zero e mi viene da piangere… il Cus Roma ci ha sempre sopraffatto e per di più siamo in campo siamo entrati in uno in meno e due che giocano da una settimana…
Faccio uno sforzo per tornare con la testa allo stadio dei Marmi … I miei ragazzini terribili stanno per giocare contro il Frascati. Li abbiamo già incontrati, sono bravi, hanno un allenatore in gamba, sono tantissimi ma soprattutto hanno un’apertura che ha talento…. 11 anni ma gioca come un veterano, probabilmente tra 10 anni lo vedro’ in azzurro.
Perdiamo malamente e i miei bambini hanno il magone. Mi rabbuio e se ne accorgono: sanno che non si sono impegnati … non ci hanno messo niente… sono crollati. Non dico loro assolutamente nulla, sono bimbi e non si puo’ infierire sulla loro delusione. Suscitano la mia tenerezza e li consolo… ma cio’ non basta, mi conoscono bene e sanno che non approvo la loro indisciplina in campo…
Pausa pranzo. I ragazzini mangiano la pasta al sugo, sono allegri, ridono e si fanno i dispetti velenosi come solo loro sanno fare. Fortunatamente hanno gia`dimenticato la tensione tra noi dopo la cocente sconfitta con i castellani.
... vedo la palla staccarsi dal piede di Spalletta volare alta nella polvere del campo frascatano… accidenti questo ci sa fare con I piedi come con le gambe e i placcaggi… ma stavolta ci provo…
Eccola e tra le mie mani… finto un’apertura a sinistra e corro sulla chiusa… apro un placcaggio e mi ritrovo una prateria davanti… sono nei loro 22 …le gambe mi bruciano ho il fiato corto … 10 metri dalla meta …cerco un sostegno e mi trovo disperatamente solo … il tempo di volgere lo sguardo alla meta e trovo un muro: Spaletta si e’ fatto 50 metri a perdifiato per evitarmi l’unica meta di quella partita…Finisce 70 a zero tra le mie lacrime e l’abbraccio di mio padre … che mi dice bravo… e io penso:” bravo de che?... Bravo di non essere riuscito a segnare la meta della bandiera?...”
…Non grazie… se non le dispiace non vorrei arbitrare la mia squadra contro l’Aquila, preferirei osservarla da fuori.
Arriva Matteo, il capitano:” Raffaele ho parlato con la squadra e mi sento di prometterti che faremo di tutto per vincere la partita…” Sorrido e lo tranquilizzo spiegandogli che mi basta vederli divertirsi e impegnarsi con la disciplina…
Matteo ha talento, conosce a memoria tutte le partite di Wilko e gioca a 10. Non salta un allenamento e vive con una palla da rugby… lo adoro perche’… perche’ sono io a 11 anni…
Il primo tempo ci massacrano… Stefano, l’altro allenatore, cerca di svegliarli … ma sono inebetidi. Gli abbruzzesi sono tosti e grossi ma soprattutto incredibilmente in gamba per la loro eta’.
Comincia il secondo tempo e …assisto ad un miracolo che il rugby mi ha regalato sistematicamente negli anni importanti… Francesco, 11 anni, vicecapitano, trascina la squadra in una difesa fantastica…guardo I loro occhi e li vedo trasformare … sono concetratissimi, gli aquilani faticano a superare la linea del vantaggio. Simone, un mese di rugby, esegue un placcaggio frontale che mi fa sobbalzare. Comincia a cadere qualche pallone ai nero Verdi… ed e’ proprio dal nostro piu’ abile placcatore (un altro Lorenzo, 5 mesi di rugby…) che salva una meta fatta, si sviluppa l’azione piu’ importante: “Patata” (Massimiliano) attraversa il campo trascinandosi attaccati al groppone due ragazzini pari eta’ che tentano di fermarlo in tutti i modi.
Il biondo dotato di un grande fisico, prima di crollare trasmette l’ovale a Francesco che con una penetrazione degna del miglior Castrogiovanni schiaccia in meta con un nugolo di bimbi sopra e sotto di lui…
Sono convinto che a volte nei campi da rugby avvenga davvero qualcosa di magico… il tempo si dilata a dismisura e il mio cuore comincia a tremare per l’emozione…
L’arbitro avvicina il fischietto alla bocca e dopo il primo fischio guardo attentamente tutti i miei ragazzini… nei loro visi la tristezza di non aver mantenuto la promessa fatta dal loro capitano al sottoscritto, la disperazione della sconfitta tipica di quella eta’, il tempo ormai scaduto per riparare…
Terzo fischio e corridoi finali per sancire l’onore dei sconfitti e l’applauso ai vincitori… Matteo si avvicina… io guardo a terra, con la testa al terzo fischio di 27 anni fa… sento la sua vocina che mi sveglia:” Raffaele scusa… non ce l’abbiamo fatta…”
Mi abbasso al suo livello, lo guardo negli occhi e gli chiedo di abbracciarmi… e’ un attimo… mi sento circondato da 20 braccia doloranti e altrettanto occhi lucidi che sembrano chiedermi scusa…Accidenti sto piangendo insieme a loro perche’ ancora non sanno che 27 anni fa io ho fallito dove loro sono riusciti…
Mi hanno regalato un’emozione violentissima ma altrettanto profonda…sento di adorarli.
Ora il problema e’ non far vedere gli occhi lucidi alle loro mamme…
Flanker...