Cecillon

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nambereit
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Messaggio da nambereit » 26 ago 2004, 21:50

Qualcuno sa come sta evolvendo la sgradevole vicenda?
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yary
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Messaggio da yary » 27 ago 2004, 7:16

Rugby: Cecillon ammette uxoricidio
<BR>Ex capitano nazionale francese confessa davanti al Pm
<BR>(ANSA) - PARIGI, 9 AGO - L\'ex capitano della nazionale di rugby francese Marc Cecillon, 45 anni, avrebbe ammesso, davanti al Pm, l\'uxoricidio. Sabato scorso, durante una festa, Cecillon ha ucciso la moglie Chantal con almeno tre colpi di pistola. Il giocatore e\' stato indagato per omicidio premeditato. Lo ha reso noto il sostituto procuratore della repubblica di Bourgoin- Jallieu (Isere), Gilles Proisy-le-Cocq, che conduce l\' inchiesta. L\'ex atleta sarebbe stato ubriaco al momento dei fatti.
<BR>© Ansa
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hank
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Messaggio da hank » 27 ago 2004, 10:21

L\'ex \"Uomo Tranquillo\" del rugby francese avrebbe acquistato il revolver con cui ha ucciso la moglie nel corso di una tournée in SudAfrica nel \'94 con la nazionale transalpina di cui era all\'epoca vice-capitano.
<BR>Noto per la sua compostezza fuori dal campo di gioco, era preso ad esempio anche per la \"tenera passione\" che distingueva il suo matrimonio.
<BR>Il presidente del Bourgoin ha dichiarato: \"Lo conosco da oltre vent\'anni e prima dell\'altra sera non l\'ho mai visto ubriaco, ma dopo il ritiro dall\'attività agonistica ha avuto dei problemi a reinserirsi nella vita di tutti i giorni\"
tessera FIR n.73689

Se te se moevet mai spetta minga che te rusen
(Se non ti muovi mai non aspettarti che qualcuno ti spinga)
proverbio Milanese

yary
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Messaggio da yary » 27 ago 2004, 11:26

Io lo dico sempre:
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Zony
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Messaggio da Zony » 14 set 2004, 7:12

Lo chiamavano l\'uomo tranquillo. Forse per la timidezza, la dolcezza con cui trattava i bambini. Caratteristiche che contrastavano quella sua mole imponente, un quintale e 10 chili per 192 centimetri. E quella determinazione impressionante, sempre convogliata nei binari della correttezza, con cui guidava gli avanti della nazionale francese: 46 test, di cui 5 da capitano.
<BR>Marc Cecillon, l\'uomo tranquillo, la notte dell\'8 agosto, con in corpo 2,35 grammi di alcol per ogni litro di sangue, ha scaricato la sua Magnum 357 sulla moglie Chantal, la donna con la quale aveva condiviso ogni passo della sua straordinaria carriera e che gli ha dato due figlie. Un trauma per il mondo del rugby che ha riportato alla memoria un altro tragico destino: Armand Vaquerin, pilone d\'acciaio del grande Beziers degli anni 70-80, l\'eroe dei nove scudetti, morto in un bar per una stupida sfida alla roulette russa. Una morte che, senza voler fare moralismi, deve far riflettere sull\'importanza del ruolo di educatori e dirigenti e su ciò che il rugby, a livello professionistico, è diventato.
<BR>
<BR>Marc è cresciuto dalle parti di Bourgoin. Era un ragazzino turbolento. Il padre, capomastro, lo mise a fare l\'apprendista in una pasticceria. Incontrò un restauratore dirigente del Bourgoin. Lo prese sotto la sua tutela e lo avviò al rugby. Fecero presto a capire che Marc era più bravo con le mischie che con gli intarsi. A 17 anni era in prima squadra. Anno \'77. Undici stagioni dopo debuttava in nazionale. È sempre stato legato alla sua terra, Cecillon. Una volta si accasò nella vicina Grenoble: gli sembrò troppo e l\'autunno successivo era di ritorno. Per lui Bourgoin funzionava come una grande famiglia. Iperprotettiva. «Il suo problema fuori dal campo era che aveva mille ragazzi pronti a stringergli la mano e 500 a offrirgli da bere» ricorda un dirigente. Perchè Marc era un uomo tranquillo,tranne quando beveva. Allora il grande timido diventava intrattabile. Memorabili alcuni terzi tempi. Ma la città era pronta a perdonargli qualche eccesso, i dirigenti a pagare i danni. E se rientrava all\'alba, il giorno della partita, dicevano che aveva la febbre.
<BR>
<BR>È arrivato il professionismo. È giunto il limite d\'età. A 40 anni suonati stop con l\'agonismo. Ma il passaggio dallo dallo sport alla vita non gli è riuscito. Il rugby non era più quello di una volta: campo e lavoro, studio e macchina della mischia. Ora richiede il tempo pieno. E quando ha smesso, Cecillon si è trovato smarrito: senza aver accumulato abbastanza denaro, senza un futuro. Il suo club gli aveva dato l\'incarico di \"ambasciatore\" per tenerlo impegnato. Lui ha provato altri due anni da allenatore- giocatore nella serie inferiore. La depressione ha preso il sopravvento. La sua vita è finita in un vortice di alcol e litigi familiari. Fino a quello di domenica sera, 8 agosto, ad una festa nel giardino del suo miglior amico. Ha litigato per un futile motivo con la padrona di casa. Forse temeva l\'abbandono della moglie. È stato messo alla porta, è tornato con un vecchio revolver regalatogli da amici al rientro da una tournée in Sudafrica. Ha esploso 5 colpi contro la sua donna, sulla propria vita, su tante ipocrisie. L\'eroe era un uomo fragile. La trasformazione più difficile non gli è riuscita.
<BR>
<BR>da \"Il Gazzettino\"
<BR>

pam
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Messaggio da pam » 14 set 2004, 12:01

Caro Bobo,
<BR>(mai pù caro che in questa occasione, in cui ci incontriamo a parlare di una tragedia delmondo del rugby), il Tuo ragionamento mi convince da un lato, ma, dall\'altro, non lo condivido.
<BR>Credo che il rischio di creare dei \"disadattati\" sia insito in qualunque disciplina sporiva che, praticata a temo pieno, un bel giorno finisce. Credo inoltre che il professionismo sia l\'unico sbocco per chi ha le capacità e la volontà di eccellere in uno sport e il mezzo per mantenere a latere un grande movimento dilettantistico. Ciò detto, concordo in pieno su quanto affermi, cioè di non creare dei disadattati una volta usciti dalla realtà agonistica, ma questo è un compito che non spetta solo a chi gioca, ma soprattutto a ci ruota intorno a chi gioca. Dai genitori, agli allenatori, ai dirigenti non si deve mai dimenticare che prima del giocatore c\'è la persona, l\'essere umano che un giorno smetterà di essere attore dello \"spettacolo\" e che avrà bisogno di una vita \"normale\". La vita normale sarà il prodotto di ciò che si è riusciti a seminare prima.
<BR>Questa credo sia la più pesante responsabilità di chi ha a che fare con i giovani. Quando vedo dei ragazzi che a 16 anni o poco più hanno smesso di studiare, spesso neppure hanno iniziato a lavorare, e già si considerano rugbyman a tempo pieno, mi si stringe il cuore. Quale futuro avranno? Cosa sarà di loro quando avranno terminato l\'agonismo? E quanti di loro diventeranno professionisti? Chi li ha illusi? Il professionismo? Non credo che le colpe siano delle \"cose\", piuttosto delle persone che a volte tramutano una cosa \"buona\" in una cosa \"cattiva\", perchè la riempiono con i contenuti sbagliati....
<BR>Scusa la prolissità.
<BR>Buona giornata
<BR>pam
<BR>
<BR>P.S. Mi spiace per venerdì scorso, ma...non ce l\'abbiamo fatta a farcela!
RADICITUS NUX VICTORIA CONSTANTER.

nambereit
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Messaggio da nambereit » 14 set 2004, 12:46

Mi sembra che di fatto la separazione tra i due mondi (dilettantesco/romantico e pragmatico/professionale) sia già un dato di fatto.
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<BR>Se fino ad oggi i problemi sono restati sullo sfondo dipende secondo me sia dalla \"saldezza\" morale degli attori principali (i giocatori e le strutture tecnico-dirigenziali del rebi \"minore\") sia dalla sostanziale marginalità del rebi nel panorama sportivo dello stivale.
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<BR>Che poi il rugby professionalizzato fornisca mezzi per \"mantenere\" il grande (?) movimento amatoriale delle serie inferiori, beh, è tutto da dimostrare.
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<BR>Ma se la strada che il rebi si trova davanti è analoga ad altri sport, ragazzi, mi vengono i brividi....
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<BR>Mia figlia ha 13 anni, nuota per una piccola società di provincia e non più tardi di una settimana fa mi sono sentito dire che lo spazio vasca per gli agonisti è un lusso, soldi sottratti ad attività a pagamento, pertanto viene richiesto l\'impegno per 6 allenamenti a settimana (d\'inverno, d\'estate sono due allenamenti al giorno...) e soprattutto l\'abbandono di ogni altro impegno agonistico...(cioè - nel caso di mia figlia - il minirebi ed a Dio piacendo l\'U15 femminile...)
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<BR>Giustificazione: oggi il nuoto è così.... nonostante si paghi (300 euro all\'anno...).
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<BR>Risultato: stanno perdendo il 50% della squadra, ed ho il fondato sospetto che siano contenti...così riescono a coltivarsi i 3-4 atleti \"di vertice\" (stiamo parlando di adolescenti di 16- 18 anni!!!)
<BR>senza troppi \"rumori di fondo\"...
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pam
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Messaggio da pam » 14 set 2004, 12:56

Caro Namber,
<BR>al di à della comprensibile e condivisibile amarezza, (e fuori da qualunque voglia di polemica), però tutto costa, quindi delle due l\'una: o siamo in grado di far prosperare le ns. società sportive con il solo ns. contributo e volontariato o, se vogliamo avere una platea più ampia che possa contribuire (tanto contributi pubblici che privati) dobbiamo aspirare a far sì che le ns. società sportive conseguano risultati che diano visibilità, quindi successi sportivi (che non vuol dire non saper perdere, per favore non fraintendermi). Da qui ne consegue una specializzazione ed una \"esasperazione\", rispetto a quanto è il dilettantismo puro. Poi, il resto, o meglio, ciò che ne può conseguire, ce lo siamo già detti sopra.
<BR>buona serata
<BR>pam
<BR>
RADICITUS NUX VICTORIA CONSTANTER.

AquilanteDaNorcia
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Messaggio da AquilanteDaNorcia » 14 set 2004, 16:51

Secondo L\'Equipe Cecillon rischia l\'ergastolo. Solo la considerazione dello stato d\'alterazione nel quale ha commesso il delitto (del quale non si sarebbe reso conto che a sbornia finita) potrebbe evitargli il carcere perpetuo.
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<BR>Bobo, penso che nel caso di Cecillon i problemi legati allo sport professionistico abbiano influito in modo marginale. Cecillon si è formato nel dilettantismo ed è giunto al professionismo solo sul finire della carriera. Leggendo il (bell\') articolo del Gazzetino par di capire che il dramma del n°8 francese abbia cause lontane, non riconducibili ad un ambiente rugbistico che ha cercato di aiutarlo anche a carriera terminata ed anche in regime di professionismo.
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<BR>Nambereit, la fine dell\'era dello sport giovanile amatoriale è stata purtroppo preceduta dalla fine dell\'era dello sport \"da cortile\". Ricordi i campi da calcio aperti a tutti sui quali giocavano i bambini vent\'anni fa? Metà sono stati rimpiazzati da supermercati Conad, nell\'altra metà toponi rognosi si accoppiano indisturbati in mezzo all\'erba alta. Che fine hanno fatto tutti quei bambini? Inquadrati in società regolari, suppongo. Le canottiere sporche di Ciocorì (che poesia, neh?) hanno lasciato il posto ai body in tessuto traspirante man mano che lo sport junior si è andato regolamentando e gerarchizzando.
<BR>Il progressivo abbandono del dilettantismo puro ha però permesso l\'ampliarsi delle discipline praticabili (se tua figlia ha meno spazio in piscina è probabilmente perché ora l\'impianto viene utilizzato anche da triathleti, acquagymnasti etc...) e nonostante alcune di queste discipline siano oggi fruibili meno liberamente che in passato, le opportunità complessive per i ragazzi sono, penso, aumentate.

nambereit
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Messaggio da nambereit » 14 set 2004, 17:26

Mia figlia ha meno spazio-acqua perchè i corsi di nuoto si vendono.
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<BR>Ma soprattutto perchè non ha voglia di passare 2 x 6 = 12 ore/settimana a contare piastrelle. Dove è scritto che a 13 anni si deve scegliere di essere \"campioni\"?
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<BR>Allora - dovendo scegliere - megli l\'U15 femminile di rebi. Dove non sei obbligato ad essere un campione. Per ora.
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<BR>Per quanto riguarda le \"opportunità complessive\" in termini quantitativi, Aquilante ha ragione. Dalla playstation allo snowboard oggi c\'è di tutto.
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<BR>Detto in termini metaforici (e metà no): vado al supermercato (che ha rimpiazzato il campo da calcio dei preti) e compro quello che mi serve.
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<BR>Ma quello che vendono è veramente quello che mi serve?
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AquilanteDaNorcia
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Messaggio da AquilanteDaNorcia » 14 set 2004, 17:48

orcabòn, ho riletto il mio post e non c\'ho capito quasi niente; mi scuso con quelli che se lo son sorbito tutto.
<BR>Ho una scrittura che oserei definire malmostosa; cercherò di essere più chiaro e conciso in futuro.
<BR>Ciao.
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<BR>PS: qui a Reggio piove da matti e fa freddino, spero che lì da voi sia più bello

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