Inviato: 27 giu 2005, 14:56
E poi ci lamentiamo che la stampa italiana non degna il rugby di considerazione alcuna!!! Guardate un po\' cosa ho trovato oggi sul \"Corriere dei Piccoli\"!!! Pagine e pagine di disquisizioni tecniche e giudizi sul match del secolo di Bologna. Vi ho ricopiato di seguito le classifiche.
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<BR>HOLE BLACKS
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<BR>MUZZO: arcigno pilone-tallonatore- un vero mastino costretto ad esprimersi in condizioni difficilissime. Praticamente regge da solo il peso della mischia e per meglio immedesimarsi nella parte indossa una sopra l\'altra tutte le magliette dall\'1 all\'8. Rischia l\'embolia e viene salvato poco prima dell\'ingresso in campo. Privarlo della mischia è stato come privare Linus della coperta. La sua voglia di moul e rack lo ha portato spesso a schierarsi dalla parte dei bianchi per partecipare alle loro azioni. Un arbitro disumano, crudele e insensibile, ha sanzionato questi suoi slanci di passione fischiando fuorigiochi inesistenti e scatenando le ire del pubblico: il famigerato vecchietto sugli spalti se n’è andato sdegnato al terzo fischio di Cicca, non prima di aver tentato di accopparlo centrandolo con la sua dentiera.
<BR>Merita palcoscenici migliori. E una vera squadra.
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<BR>TITTIRUGBY: schierata in una posizione non sua, pilona di fronte a Ted, ha dovuto subirne le scorrettezze (leccate alle orecchie, dita nel naso) non potendo esprimere il suo grande potenziale. La sua presenza nella prima linea ha portato peraltro scompiglio nella già disastrata mischia nera: nessuno ha avuto l’ardire di schierarsi in seconda e mettere la sua testa nelle chiappe muliebri (tutti cugini di Nicky Vendola!), destabilizzando così l’equilibrio in campo. I bianchi peraltro non hanno abboccato alla trappola di catapultarsi in massa su di lei con la scusa del placcaggio, tattica studiata a tavolino dai neri per liberare spazi al centro.
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<BR>BEAR8: Di lui si ricorda una penetrazione a circa metà del primo tempo, bloccato per altro dalla folta schiera bianca. In realtà aveva sete e stava cercando disperatamente di guadagnare gli spogliatoi per ingurgitare la sua ottava lattina della giornata. L’impossibilità di raggiungere l’agognata bevanda lo ha disidratato. Sempre avulso dal cuore del gioco a partire da quel punto, ha cominciato a girovagare per il campo in preda a miraggi al luppolo.
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<BR>HANK: l’uomo che avrebbe potuto dare una svolta alla partita. Flanker dinamico di grande sostanza, un misto tra Ernest Thole e Brutus the Barber Beefcake, ha siglato una meta dimostrando tutto il suo potenziale, poi rimasto inespresso. Sparito dal cuore del gioco dopo pochi minuti. In realtà ha cercato di soccorrere Bear8, tentando di recuperargli una birra negli spogliatoi, ma il lungo percorso (150 metri circa) pieno di insidie, gli è stato fatale.
<BR>È stramazzato al suolo appena dentro la sua area di meta ed è stato salvato in extremis dallo staff tecnico prima che un reggimento di formiche rosse lo spolpasse.
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<BR>COVERDALE: l’uomo che “ce ha rencojjonito de chiacchiere” (come disse Jimmi). Un rugbysta vecchio stampo: uno che da sempre la sua parola e la mantiene. Anzi, le parole le ha date tutte ed evidentemente non gliene sono più rimaste, visto che non parla neanche sotto tortura. Ha subito sorte analoga al suo compagno di reparto. Nonostante il suo enorme potenziale da grillotalpa, non ha potuto esprimersi causa una sciagurata gestione tattica dei palloni da parte della sua squadra.
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<BR>GAMESTER: si è contenuto perché doveva (e gliene siamo tutti grati), ma ha avuto anche la faccia di giustificarsi della sua cattiva prestazione accampando una gastrite con febbre a 39° la settimana scorsa. Per il 26 novembre ci sarà il gomito che fa contatto col ginocchio e le papille gustative infiammate. Vilain of the match, per una grave intervento su Aladipollo. “pensavo che fosse un tafano che voleva pungermi” si è giustificato. Denunciato al WWF.
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<BR>SCRUMHALF: innamorato del pallone come John Wayne della sua pistola, è stato la causa principale della debacle nera. Mai lucido nelle scelte tattiche, impreciso nei passaggi (ai bianchi), incapace di stabilire un dialogo costruttivo con la sua apertura (tranne poi quando ha scoperto che era un produttore di birra), si é affidato ad azioni personali che il più delle volte franavano contro l’eroico muro dei bianchi. Dov\'è finito il giocatore che avevamo ammirato fino a pochi mesi fa nel Super12?
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<BR>GURUBEST: il Mastro Birraio di Monselice ha voluto fortemente il numero 10. “Era il numero di Rivera” ha motivato. Pallonaro incallito dal piedino fatato (da giovane amava indossare scarpette di vetro), è stato penalizzato dalla scelta dell’arbitro cornuto di non poter calciare se non entro i 22. E lui dai 22 non si è mosso, sperando di poter calciare almeno una volta. Vince comunque il premio come miglior giocatore 49enne dell’incontro, a titolo d’incoraggiamento.
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<BR>ALBY Si schiera all’ala, ma l’egoismo del suo numero 9 non gli consente di aver palloni giocabili. Si lascia ingannare da una finta di sopracciglio di Yeti (in realtà era un crampo al trigemino dovuto allo sforzo prolungato di uno scatto bruciante di 18,42 metri) e da quel momento si deprime. Decide di darsi al nuot sincronizzato e per questo lascia aperto il tettuccio della sua auto durante il nubifragio che si abbatte sul campo. Lo staff tecnico, che non era riuscito a trovare un bidone per approntare i metodi rigeneranti di Pascal Valentini, ne approfitta immediatamente riempiendola di ghiaccio e, in attesa della fine della partita, ci conserva pure lo stoccafisso.
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<BR>BILLINGHAM Se Sabrina Salerno era la dimostrazione che chiunque poteva fare il/la cantante, Billingham è la dimostrazione che chiunque può giocare a rugby. Schierato primo centro, svaria su tutta la linea dei 3/4, da cui i suoi molti svarioni. Riesce a placcare una sola volta (indovinate chi? Aladipollo!!!!) ma in realtà si era chinato per raccogliere un quadrifoglio. Sostiene di non essere brianzolo per pochi chilometri, ma visto come ha giocato risulta difficile credergli.
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<BR>PETOLO Soffre la vicinanza di un compagno di reparto tanto indisciplinato e il fatto di ritrovarsi di fronte un avversario temibilissimo. Chi, direte voi? Ma sempre lui, Aladipollo!!
<BR>Si presenta come un golfista prestato alla petanque e come tale si comporta. Non può neanche accampare gli stravizi della sera precedente, visto che i suoi compagni di merende (e di albergo) si esprimono a livelli stratosferici. Allora, per crearsi una scusa credibile, si nasconde dietro ad un pioppo cipressino e si crea ferite e bolle artificiali ai garretti con una grattugia da noce moscata. Il custode lo sgama, ma riesce a corromperlo e a comprare il suo silenzio con una mezza bottiglia aperta di cannonau ed un resto di culatello. Con un culatello intero il custode ritrova la parola e la misera e squallida storia viene alla luce. Il presidente della Federazione Sudafricana, travolto dallo scandalo, si dimette.
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<BR>PIPPO Un uomo chiamato cavallo. Fa una meta con una fantastica galoppata in avvio, ma non si ferma e continua fino alla zona fiera dove è stato visto ballare nudo al RaveParty. Un elicottero della protezione civile lo aggancia e lo riporta al campo sportivo. Ma non è piú lui e per la sua squadra è notte fonda.
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<BR>IVAN IL TERRONE Quando lui apre la porta dello spogliatoio, l’altro urla, pensando di essere giunto a Casa Addams. Il Lerch di Casalbalocco con la falcata di un dromedario siculo si autolimita, ma da prova di essere incontenibile. Seconda linea schierato estremo, prova a dare sostanza ad un reparto di ¾ asfittico. Da una sua galoppata nasce la meta di Billingham che si trovava per caso in quella zona del campo a cercare finocchietto selvatico e radicchio per la cena della sera. Anche lui, come Muzzo, merita una squadra migliore. Pare che la Capitolina intenda avvalersi delle sue prestazioni per l’anno prossimo. Buona fortuna.
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<BR>MUZZO JUNIOR Obbligato dalle defezioni inaspettate a schierarsi per giunta tra i 3/4 (lui che segue le orme paterne in quanto tallonatore), fa quello che può per tamponare lo strapotere fisico dei suo diretti avversari. Particolarmente in difficoltà di fronte alla massa inquietante di indovinate chi? Aladipollo. Su una delle tante incursioni del batrace volatile, tenta di metterselo in tasca, ma con suo grande disappunto scopre che i pantaloncini della muta procurataci da Billingham non hanno le tasche.
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<BR>N. 19. Contende a Coverdale il primato dell\'uomo più silenzioso del match. Ma lo perde miseramente perché si impegna a raccontarci la sua decisione di prendere parte all\'incontro, guadagnandosi peraltro il premio Fair-Play: leggendo delle numerose defezioni, decide di prendere parte alla partita la mattina stessa per garantire un numero sufficiente di giocatori.
<BR>Bravo!
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<BR>OLD STARS
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<BR>GIANCARLO 01 Pilone di controtendenza, anoressico e contemplativo, un fenomeno da circo Barnum: l’unico pilone che è dimagrito dopo aver smesso di giocare a rugby. Schierato per l’occasione seconda linea, col tempo patisce la mancanza di ossigeno non tanto per il caldo asfissiante quanto per la vicinanza con lo Yeti che lo ammorba col suo fetore di Wurstel andato a male e olio solare fritto.
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<BR>LUIGI XVI Un uomo, una cassettiera. Rappresenta l’ultima frontiera del tallonatore. Dinamico come una sequoia, imbottito come l’omino michelin, diventa il materassino preferito su cui i suoi avanti si gettano per evitare il contatto col duro terreno sahariano del campo. Esce per il riacutizzarsi di un vecchio infortunio che gli causa un’ipoglicemia fulminante: il verme solitario.
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<BR>EDGRIM Se l’Italia ha il barone, gli OldStars hanno il principe. Infatti di cognome fa Grimaldi. Giusto corollario ad una prima linea di fenomeni. Potente come Castrogiovanni, senza essere altrettanto brutto, detta tempi in touche e nelle rouling maul al limite della perfezione. In campo da l’anima, sotto l’occhio vigile della moglie, pronta a cazziarlo se si sporca troppo la maglietta o se beve troppa birra. Non partecipa al terzo tempo, ma, da vero gentiluomo, non batte ciglio e non mostra il minimo segno di delusione o scoramento. Alla prossima.
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<BR>YETI: dato l’intimo legame che mi lega a questo soggetto non posso esprimere giudizi su di lui. Ma, della serie “Di lui dicono” sono state raccolte le seguenti impressioni a caldo dopo il match:
<BR>- “Yeti gioca come guida” (J.Kirwan)
<BR>- “Il modo di giocare dello Yeti è la dimostrazione dell’incapacità dell’attuale dirigenza F.I.R. nell’affrontare alla radice i problemi che affliggono il rugby italiano” (M. Giovannelli)
<BR>- “Ho capito che gli Hole Blacks avrebbero perso quando ho visto le foto di Yeti sul sito” (P.Berbiziers)
<BR>- “Parte lo YETIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII! Meta!!! Grande azione dello Yeti!” “Ehm, escusa, ma el Yetos non ha eschiaciato ela bala dopo ela linea de meta. Quela es la linea edei eventidue!! “Ah...si...beh, comunque grande azione dello Yeti” (Cecinelli e Dominguez durante la diretta del match su TeleLecco)
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<BR>TED Gioca pilone per trovarsi davanti a Titty. La disturba durante tutte le mischie in modo stupido, nel senso che, invece di mettere le mani dove chiunque di noi le avrebbe messe, non fa altro che ficcargli le dita nel naso e in bocca (in quest’ordine). Veramente stupido. Allora Titti si vendica sussurrandogli proposte oscene e approfittando del fatto che Ermanna sta pomic....ehm sta parlando con McPippus. Il ragazzo, da ex-segretario dell’azione cattolica, arrossisce come un tarocco di Sicilia e non si riprende più.
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<BR>NAMBEREIT: Si presenta come il portiere della Miralanza in libera uscita durante la mezz’ora di tennis nella pausa pranzo (di particolare effetto un anglosassone calzino di filo al ginocchio). Ma non delude. Arcigno, duro, massiccio. Sperimenta per la prima volta la giocata “rotolo de coppa” che consiste nell’inciamparsi da solo e rotolare sul terreno per abbattere gli avversari stile birilli. Il primo a farne le spese ovviamente è Aladipollo, che pure era suo compagno di squadra. Tiene il campo magnificamente nonostante la cirrosi e la gotta.
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<BR>ROBERTOD Flanker generoso, si è gettato famelico su tutti i palloni, ma affetto da grave daltonismo, si presenta con una calza bianca e una nera. In realtà, sostiene lui, in un\'intervista a fine partita, i due colori diversi gli servivano per meglio distinguere il piede sinistro da quello destro, di modo da non sbagliare nell\'infilarsi le scarpe. Abbandona la squadra prima del terzo tempo. Carente però nel sostegno, si tira indietro prima della battaglia più importante, cioè il terzo tempo. Ingiustificabile, a meno che non si trattasse di baffiera.
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<BR>RADAGAST Ultimo prodotto di una pericolosa genìa di mutanti, frutto del trapianto di cellule staminali sampierdarenesi in Brianza, è stata la vera mina vagante dell\'incontro. Insensibile al dolore, al caldo e al buon senso, crea scompiglio sia in mischia spontanea che in mischia chiusa, disturbando dalla sua posizione la prima linea avversaria estendendo le sue abnormi e anomali estremità telescopiche. Da abbattere prima che si riproduca.
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<BR>PSYCHO Mediano dall\'occhio spiritato e dalle mille malizie. Fondamentalmente è uno s*****o. Gioca abitualmente 6, ma per carenze di organico viene spostato a numero 9. Per rendere il numero leggibile gira al contrario la sua maglia numero 6, infila le gambette nelle maniche e improvvisa due spalline con le stringhe. Questo comportamento desta alcuni sospetti, unitamente al fatto che prima della partita monta una tenda bianca davanti alla porta di accesso delle doccie. Quando Conchiglione chiede \"Ehi, qualcuno ha visto il mio coltellone da pane\" tutto si fa più chiaro. Sará forse per questo motivo che, ancora dopo un\'ora dalla fine della partita, nessuno ha avuto il coraggio di andare a lavarsi.
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<BR>GIULIO Cooptato da RobertoD non si sa grazie a quali promesse o sotto quali pressanti minaccie, rappresenta il tipico prodotto italiano in fatto di aperture: buono nel gioco alla mano e nell\'organizzazione tattica dei 3/4, remissivo nel gioco al piede, inconsistente in difesa e al placcaggio. Fatica a superare la linea dei 10 metri sui calci di avvio, il che gli vale la convocazione al Nevegal per il prossimo stage della nazionale
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<BR>VICTORIA ASDRAVATA(seguono altre 78 lettere in ordine sparso)ITE Bionda valchiria lituana, si trasferisce in Italia, per l\'esattezza Roma, seguendo il padre diplomatico, ma decide di restare, ammaliata dal fascino della Città Eterna. Sbarca il lunario insegnando Topografia Romana agli Yankees in una scuola internazionale. Non è un personaggio di un racconto di Stefano Benni o di una Cosmicomica. Victoria esiste veramente, e le sue incontenibili sgroppate sulla fascia resteranno impresse a tutti. Leggendaria la frase con cui ha apostrofato un suo compagno di squadra (di cui taccio il nome per non smerdarlo) a Villa Serena: \"Alzati, scemo!!!\"
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<BR>CONCHIGLIONE Esordisce facendosi intercettare un passaggio rivolto al suo compagno di merende Jimmi. Il Pacciani del rugby pavese si riprende, creando grattacapi a non finire alla linea arretrata nera, con penetrazioni su penetrazioni (mmmh, mi sorge un dubbio....e io che ce l\'avevo pure in stanza), che gli fruttano due meritatissime mete. Praticamente incontenibile.
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<BR>ALADIPOLLO Insulso volatile gettatosi nell’Arena (per la gioia di Ave Ninchi) e obbligato a far bella figura per la presenza della fidanzata, si schiera a sorpresa secondo centro per la sopravvenuta partecipazione di Jimmi “er fregna”. Dato il suo corpicino esile, diventa il bersaglio preferito degli avversari (e qualche volta dei compagni di squadra) che invece di placcarlo e strappargli il pallone, se lo mettono direttamente sotto braccio e se lo passano (per sua fortuna i calci sono vietati). Al terzo minuto del secondo tempo si infortuna, cadendo malamente da un\'altezza di 5 metri, dove era stato proiettato per lo spostamento d\'aria di uno stranuto di Nambereit. Ferito nell\'orgoglio, il Chihuahua di Dorsoduro segna una meta di rapina passando tra lo slip e il calzoncino di Billingham. Intrepido, ma patetico, il suo tentativo a fine partita di rompere l’unghia del mignolo sinistro di Gamester con le costole.
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<BR>JIMMI \"Er Fregna\" 71. HOLE BLACKS
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<BR>Muzzo: arcigno pilone-tallonatore-seconda linea, un vero mastino costretto ad esprimersi in condizioni difficilissime. Privarlo della mischia è stato come privare Linus della coperta. La sua voglia di moul e rack lo ha portato spesso a schierarsi dalla parte dei bianchi per partecipare alle loro azioni. Un arbitro disumano, crudele e insensibile, ha sanzionato questi suoi slanci di passione fischiando fuorigiochi inesistenti e scatenando le ire del pubblico: il vecchietto se n’è andato sdegnato al terzo fischio di Cicca, non prima di aver tentato di accopparlo centrandolo con la sua dentiera.
<BR>Merita palcoscenici migliori. E una vera squadra.
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<BR>Tittirugby: schierata in una posizione non sua, pilona di fronte a Ted, ha dovuto subirne le scorrettezze (leccate alle orecchie, dita nel naso) non potendo esprimere il suo grande potenziale. La sua presenza nella prima linea ha portato peraltro scompiglio nella già disastrata mischia nera: nessuno ha avuto l’ardire di schierarsi in seconda e mettere la sua testa nelle chiappe muliebri (tutti cugini di Nicky Vendola!), destabilizzando così l’equilibrio in campo. I bianchi peraltro non hanno abboccato alla trappola di catapultarsi in massa su di lei con la scusa del placcaggio, tattica studiata a tavolino dai neri per liberare spazi al centro.
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<BR>Bear8: Di lui si ricorda una penetrazione a circa metà del primo tempo, bloccato per altro dalla folta schiera bianca. In realtà aveva sete e stava cercando disperatamente di guadagnare gli spogliatoi per ingurgitare la sua ottava lattina della giornata. L’impossibilità di raggiungere l’agognata bevanda lo ha disidratato. Sempre avulso dal cuore del gioco a partire da quel punto, ha cominciato a girovagare per il campo in preda a miraggi al luppolo.
<BR>
<BR>Hank: l’uomo che avrebbe potuto dare una svolta alla partita. Flanker dinamico di grande sostanza, un misto tra Ernest Thole e Brutus the Barber Beefcake, ha siglato una meta dimostrando tutto il suo potenziale, poi rimasto inespresso. Sparito dal cuore del gioco dopo pochi minuti. In realtà ha cercato di soccorrere Bear8, tentando di recuperargli una birra negli spogliatoi, ma il lungo percorso (150 metri circa) pieno di insidie, gli è stato fatale.
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<BR>Coverdale: l’uomo che “ce ha rencojjonito de chiacchiere” (come disse Jimmi). Un rugbysta vecchio stampo: uno che da sempre la sua parola e la mantiene. Anzi, le parole le ha date tutte ed evidentemente non gliene sono più rimaste, visto che non parla neanche sotto tortura. Ha subito sorte analoga al suo compagno di reparto. Nonostante il suo enorme potenziale da grillotalpa, non ha potuto esprimersi causa una sciagurata gestione tattica dei palloni.
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<BR>Gamester: si è contenuto perché doveva (e gliene siamo tutti grati), ma ha avuto anche la faccia di giustificarsi della sua cattiva prestazione accampando una gastrite con febbre a 39° la settimana scorsa. Per il 26 novembre ci sarà il gomito che fa contatto col ginocchio e le papille gustative infiammate. Vilain of the match, per una grave intervento su Aladipollo. “pensavo che fosse un tafano che voleva pungermi” si è giustificato. Denunciato al WWF.
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<BR>ScrumHalf: innamorato del pallone come il Roberto Mancini dei tempi d’oro, è stato la causa principale della debacle nera. Mai lucido nelle scelte tattiche, impreciso nei passaggi (ai bianchi), incapace di stabilire un dialogo costruttivo con la sua apertura (tranne poi quando ha scoperto che era un produttore di birra), si é affidato ad azioni personali che il più delle volte franavano contro l’eroico muro dei bianchi.
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<BR>Gurubest: il Mastro Birraio di Monselice ha voluto fortemente il numero 10. “Era il numero di Rivera” ha motivato. Pallonaro incallito dal piedino fatato (gli amici del bar al Giambellino lo chiamavano Cenerentola), è stato penalizzato dalla scelta dell’arbitro cornuto di non poter calciare se non entro i 22. E lui dai 22 non si è mosso, sperando di poter calciare almeno una volta. Vince comunque il premio come miglior giocatore 49enne dell’incontro, a titolo d’incoraggiamento.
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<BR>Alby Si schiera all’ala, ma l’egoismo del suo numero 9 non gli consente di aver palloni giocabili. Si lascia ingannare da una finta di sopracciglio di Yeti (in realtà era un crampo al trigemino dovuto allo sforzo prolungato di uno scatto bruciante di 18,42 metri) e da quel momento si deprime. Il nubifragio che si abbatte sul campo gli trasforma la macchina in un acquario, visto che nella fretta di giocare aveva dimenticato di chiudere il tetto. Qualcuno ha azzardato la volontarietá del gesto: tentativo di imitare i metodi di Pascal Valentini in assenza di bidone e ghiaccio o un improvviso ripiegamento sul nuoto sincronizzato? Ai poster l’ardua sentenza.
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<BR>Billingham Se Wierchowood era la dimostrazione che chiunque poteva giocare a calcio, Billingham è la dimostrazione che il rugby è uno sport per tutti. Schierato primo centro, svaria sulla linea dei 3/4, da cui i suoi molti svarioni. Riesce a placcare una sola volta (Aladipollo) ma in realtà si era chinato per raccogliere un quadrifoglio. Sostiene di non essere brianzolo per pochi chilometri, ma visto come ha giocato risulta difficile credergli.
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<BR>Petolo Soffre la vicinanza di un compagno di reparto tanto indisciplinato e il fatto di ritrovarsi di fronte un avversario temibilissimo. Chi, direte voi? Ma sempre lui, Aladipollo!!
<BR>Si presenta come un golfista prestato alla petanque e come tale si comporta. Non può neanche accampare gli stravizi della sera precedente, visto che i suoi compagni di merende (e di albergo) si esprimono a livelli stratosferici. Allora si nasconde dietro ad un pioppo cipressino e si crea ferite e bolle artificiali ai garretti con una grattugia da noce moscata. Il custode lo sgama
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<BR>Pippo Un uomo chiamato cavallo. Fa una meta con una fantastica galoppata in avvio, ma non si ferma e continua fino alla zona fiera dove è stato visto ballare nudo al RaveParty. Un elicottero della protezione civile lo aggancia e lo riporta al campo sportivo. Ma non è piú lui e per la sua squadra è notte fonda.
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<BR>Ivan Il terrone Quando lui apre la porta dello spogliatoio, l’altro urla, pensando di essere giunto a Casa Addams. Il Lerch di Casalbalocco con la falcata di un dromedario siculo si autolimita, ma da prova di essere incontenibile. Seconda linea schierato estremo, prova a dare sostanza ad un reparto di ¾ asfittico. Da una sua galoppata nasce la meta di Billingham che si trovava per caso in quella zona del campo a cercare finocchietto selvatico e radicchio per la cena della sera. Anche lui, come Muzzo, merita una squadra migliore. Pare che la Capitolina intenda avvalersi delle sue prestazioni per l’anno prossimo. Buona fortuna.
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<BR>OLD STARS
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<BR>Giancarlo 01 Pilone anoressico e contemplativo, un fenomeno da circo Barnum: l’unico pilone che è dimagrito dopo aver smesso di giocare a rugby. Schierato per l’occasione seconda linea, col tempo patisce la mancanza di ossigeno non tanto per il caldo asfissiante quanto per la vicinanza con lo Yeti e con il suo fetore di Wurstel andato a male.
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<BR>Luigi XVI Un uomo, una cassettiera. Rappresenta l’ultima frontiera del tallonatore. Dinamico come una sequoia, imbottito come l’omino michelin, diventa il materassino preferito su cui i suoi avanti si gettano per evitare il contatto col duro terreno sahariano del campo. Esce per il riacutizzarsi di un vecchio infortunio che gli causa un’ipoglicemia fulminante: il verme solitario.
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<BR>EdGrim Se l’Italia ha il barone, gli OldStars hanno il principe. Infatti di cognome fa Grimaldi. Giusto corollario ad una prima linea di fenomeni. Potente come Castrogiovanni, senza essere altrettanto brutto, detta tempi in touche e nelle rouling maul al limite della perfezione. In campo da l’anima, sotto l’occhio vigile della moglie, pronta a cazziarlo se si sporca troppo la maglietta o se beve troppa birra. Non partecipa al terzo tempo, ma, da vero gentiluomo, non batte ciglio e non mostra il minimo segno di delusione o scoramento.
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<BR>Yeti: dato l’intimo legame che mi lega a questo soggetto non posso esprimere giudizi su di lui. Ma, della serie “Di lui dicono” sono state raccolte le seguenti impressioni a caldo dopo il match:
<BR>- “Yeti gioca come guida” (J.Kirwan)
<BR>- “Il modo di giocare dello Yeti è la dimostrazione dell’incapacità dell’attuale dirigenza F.I.R. nell’affrontare alla radice i problemi del rugby italiano” (Giovannelli)
<BR>- “Ho capito che gli Hole Blacks avrebbero perso quando ho visto le foto di Yeti sul sito” (P.Berbiziers)
<BR>- “Parte lo YETIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII! Meta!!! Grande azione dello Yeti!” “Ehm, escusa, ma il Yetos non ha eschiaciato la pala dopo ela linea de meta. Quela es la linea edei eventidue!! “Ah...si...beh, comunque grande azione dello Yeti” (Cecinelli e Dominguez durante la diretta del match su TeleLecco)
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<BR>Ted Gioca pilone per trovarsi davanti a Titty. La disturba durante tutte le mischie in modo stupido, nel senso che, invece di mettere le mani dove chiunque di noi le avrebbe messe, non fa altro che ficcargli le dita nel naso e in bocca (in quest’ordine). Veramente stupido. Allora Titti si vendica sussurrandogli proposte oscene e approfittando del fatto che Ermanna sta pomic....ehm sta parlando con McPippus. Il ragazzo, da ex-segretario dell’azione cattolica, arrossisce come un tarocco di Sicilia e non si riprende più.
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<BR>Nambereit Si presenta come il portiere della Miralanza in libera uscita durante la mezz’ora di tennis nella pausa pranzo. Ma non delude. Arcigno, duro, massiccio. Sperimenta per la prima volta la giocata “rotolo de coppa” che consiste nell’inciamparsi da solo e rotolare sul terreno per abbattere gli avversari stile birilli. Il primo a farne le spese ovviamente Tiene il campo magnificamente, ma alla fine è costretto suo malgrado a restituirlo. Data la
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<BR>Aladipollo Insulso volatile gettatosi nell’Arena (per la gioia di Ave Ninchi) e obbligato a far bella figura per la presenza della fidanzata, si schiera a sorpresa secondo centro per la sopravvenuta partecipazione di Jimmi “er fregna”. Dato il suo corpicino esile, diventa il bersaglio preferito degli avversari, che invece di placcarlo e strappargli il pallone, se lo mettono direttamente sotto braccio e se lo passano (per sua fortuna i calci sono vietati). In un impeto di rabbia, il Chihuahua del Canal Grande segna una meta di rapina passando tra lo slip e il calzoncino di Billingham. Intrepido, ma patetico, il suo tentativo di rompere l’unghia del mignolo sinistro di Gamester con le costole a fine partita.
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<BR>JIMMI \"er fregna\" 71 Ebbene sì. Spiace dirlo, ma da un talento del suo calibro ci saremmo aspettati di più. Sempre in ritardo sui placcaggi, incerto nel posizionamento, solo una volta si produce in una applauditissima azione sulla fascia sinistra in combinazione con Aladipollo (sempre lui) che si conclude con un maldestro passaggio in avanti. Un vero peccato perché questa si è rivelata l\'unica occasione per vedere realizzata una delle più straordinarie tecniche del rugby moderno, il cosiddetto \"ATTACCO ARRETRANTE\" di cui Jimmi71 e Aladipollo sono interpreti stratosferici. Rimandanto a novembre
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<BR>GREG70 Un esordio senza patemi, grazie al grande lavoro di tamponamento e sacrificio degli avanti e alla pochezza dell\'avversario, al punto che gioca gli ultimi 10 minuti munito di macchina fotografica e telecamera. Acquista confidenza col passare dei minuti e finisce anche per realizzare una pregevole meta, gettandosi al suolo stile Orquera e fracassando sia la telecamera che la macchina fotografica.
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<BR>MCPIPPUS Inspiegabilmente non schieratosi, si aggira a bordocampo, sotto l\'ombra dei pochi alberi e chiacchierando amabilmente con le varie fanciulle e dame accorse. Che abbia avuto ragione lui, il bastardo?
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<BR>HOLE BLACKS
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<BR>MUZZO: arcigno pilone-tallonatore- un vero mastino costretto ad esprimersi in condizioni difficilissime. Praticamente regge da solo il peso della mischia e per meglio immedesimarsi nella parte indossa una sopra l\'altra tutte le magliette dall\'1 all\'8. Rischia l\'embolia e viene salvato poco prima dell\'ingresso in campo. Privarlo della mischia è stato come privare Linus della coperta. La sua voglia di moul e rack lo ha portato spesso a schierarsi dalla parte dei bianchi per partecipare alle loro azioni. Un arbitro disumano, crudele e insensibile, ha sanzionato questi suoi slanci di passione fischiando fuorigiochi inesistenti e scatenando le ire del pubblico: il famigerato vecchietto sugli spalti se n’è andato sdegnato al terzo fischio di Cicca, non prima di aver tentato di accopparlo centrandolo con la sua dentiera.
<BR>Merita palcoscenici migliori. E una vera squadra.
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<BR>TITTIRUGBY: schierata in una posizione non sua, pilona di fronte a Ted, ha dovuto subirne le scorrettezze (leccate alle orecchie, dita nel naso) non potendo esprimere il suo grande potenziale. La sua presenza nella prima linea ha portato peraltro scompiglio nella già disastrata mischia nera: nessuno ha avuto l’ardire di schierarsi in seconda e mettere la sua testa nelle chiappe muliebri (tutti cugini di Nicky Vendola!), destabilizzando così l’equilibrio in campo. I bianchi peraltro non hanno abboccato alla trappola di catapultarsi in massa su di lei con la scusa del placcaggio, tattica studiata a tavolino dai neri per liberare spazi al centro.
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<BR>BEAR8: Di lui si ricorda una penetrazione a circa metà del primo tempo, bloccato per altro dalla folta schiera bianca. In realtà aveva sete e stava cercando disperatamente di guadagnare gli spogliatoi per ingurgitare la sua ottava lattina della giornata. L’impossibilità di raggiungere l’agognata bevanda lo ha disidratato. Sempre avulso dal cuore del gioco a partire da quel punto, ha cominciato a girovagare per il campo in preda a miraggi al luppolo.
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<BR>HANK: l’uomo che avrebbe potuto dare una svolta alla partita. Flanker dinamico di grande sostanza, un misto tra Ernest Thole e Brutus the Barber Beefcake, ha siglato una meta dimostrando tutto il suo potenziale, poi rimasto inespresso. Sparito dal cuore del gioco dopo pochi minuti. In realtà ha cercato di soccorrere Bear8, tentando di recuperargli una birra negli spogliatoi, ma il lungo percorso (150 metri circa) pieno di insidie, gli è stato fatale.
<BR>È stramazzato al suolo appena dentro la sua area di meta ed è stato salvato in extremis dallo staff tecnico prima che un reggimento di formiche rosse lo spolpasse.
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<BR>COVERDALE: l’uomo che “ce ha rencojjonito de chiacchiere” (come disse Jimmi). Un rugbysta vecchio stampo: uno che da sempre la sua parola e la mantiene. Anzi, le parole le ha date tutte ed evidentemente non gliene sono più rimaste, visto che non parla neanche sotto tortura. Ha subito sorte analoga al suo compagno di reparto. Nonostante il suo enorme potenziale da grillotalpa, non ha potuto esprimersi causa una sciagurata gestione tattica dei palloni da parte della sua squadra.
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<BR>GAMESTER: si è contenuto perché doveva (e gliene siamo tutti grati), ma ha avuto anche la faccia di giustificarsi della sua cattiva prestazione accampando una gastrite con febbre a 39° la settimana scorsa. Per il 26 novembre ci sarà il gomito che fa contatto col ginocchio e le papille gustative infiammate. Vilain of the match, per una grave intervento su Aladipollo. “pensavo che fosse un tafano che voleva pungermi” si è giustificato. Denunciato al WWF.
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<BR>SCRUMHALF: innamorato del pallone come John Wayne della sua pistola, è stato la causa principale della debacle nera. Mai lucido nelle scelte tattiche, impreciso nei passaggi (ai bianchi), incapace di stabilire un dialogo costruttivo con la sua apertura (tranne poi quando ha scoperto che era un produttore di birra), si é affidato ad azioni personali che il più delle volte franavano contro l’eroico muro dei bianchi. Dov\'è finito il giocatore che avevamo ammirato fino a pochi mesi fa nel Super12?
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<BR>GURUBEST: il Mastro Birraio di Monselice ha voluto fortemente il numero 10. “Era il numero di Rivera” ha motivato. Pallonaro incallito dal piedino fatato (da giovane amava indossare scarpette di vetro), è stato penalizzato dalla scelta dell’arbitro cornuto di non poter calciare se non entro i 22. E lui dai 22 non si è mosso, sperando di poter calciare almeno una volta. Vince comunque il premio come miglior giocatore 49enne dell’incontro, a titolo d’incoraggiamento.
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<BR>ALBY Si schiera all’ala, ma l’egoismo del suo numero 9 non gli consente di aver palloni giocabili. Si lascia ingannare da una finta di sopracciglio di Yeti (in realtà era un crampo al trigemino dovuto allo sforzo prolungato di uno scatto bruciante di 18,42 metri) e da quel momento si deprime. Decide di darsi al nuot sincronizzato e per questo lascia aperto il tettuccio della sua auto durante il nubifragio che si abbatte sul campo. Lo staff tecnico, che non era riuscito a trovare un bidone per approntare i metodi rigeneranti di Pascal Valentini, ne approfitta immediatamente riempiendola di ghiaccio e, in attesa della fine della partita, ci conserva pure lo stoccafisso.
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<BR>BILLINGHAM Se Sabrina Salerno era la dimostrazione che chiunque poteva fare il/la cantante, Billingham è la dimostrazione che chiunque può giocare a rugby. Schierato primo centro, svaria su tutta la linea dei 3/4, da cui i suoi molti svarioni. Riesce a placcare una sola volta (indovinate chi? Aladipollo!!!!) ma in realtà si era chinato per raccogliere un quadrifoglio. Sostiene di non essere brianzolo per pochi chilometri, ma visto come ha giocato risulta difficile credergli.
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<BR>PETOLO Soffre la vicinanza di un compagno di reparto tanto indisciplinato e il fatto di ritrovarsi di fronte un avversario temibilissimo. Chi, direte voi? Ma sempre lui, Aladipollo!!
<BR>Si presenta come un golfista prestato alla petanque e come tale si comporta. Non può neanche accampare gli stravizi della sera precedente, visto che i suoi compagni di merende (e di albergo) si esprimono a livelli stratosferici. Allora, per crearsi una scusa credibile, si nasconde dietro ad un pioppo cipressino e si crea ferite e bolle artificiali ai garretti con una grattugia da noce moscata. Il custode lo sgama, ma riesce a corromperlo e a comprare il suo silenzio con una mezza bottiglia aperta di cannonau ed un resto di culatello. Con un culatello intero il custode ritrova la parola e la misera e squallida storia viene alla luce. Il presidente della Federazione Sudafricana, travolto dallo scandalo, si dimette.
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<BR>PIPPO Un uomo chiamato cavallo. Fa una meta con una fantastica galoppata in avvio, ma non si ferma e continua fino alla zona fiera dove è stato visto ballare nudo al RaveParty. Un elicottero della protezione civile lo aggancia e lo riporta al campo sportivo. Ma non è piú lui e per la sua squadra è notte fonda.
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<BR>IVAN IL TERRONE Quando lui apre la porta dello spogliatoio, l’altro urla, pensando di essere giunto a Casa Addams. Il Lerch di Casalbalocco con la falcata di un dromedario siculo si autolimita, ma da prova di essere incontenibile. Seconda linea schierato estremo, prova a dare sostanza ad un reparto di ¾ asfittico. Da una sua galoppata nasce la meta di Billingham che si trovava per caso in quella zona del campo a cercare finocchietto selvatico e radicchio per la cena della sera. Anche lui, come Muzzo, merita una squadra migliore. Pare che la Capitolina intenda avvalersi delle sue prestazioni per l’anno prossimo. Buona fortuna.
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<BR>MUZZO JUNIOR Obbligato dalle defezioni inaspettate a schierarsi per giunta tra i 3/4 (lui che segue le orme paterne in quanto tallonatore), fa quello che può per tamponare lo strapotere fisico dei suo diretti avversari. Particolarmente in difficoltà di fronte alla massa inquietante di indovinate chi? Aladipollo. Su una delle tante incursioni del batrace volatile, tenta di metterselo in tasca, ma con suo grande disappunto scopre che i pantaloncini della muta procurataci da Billingham non hanno le tasche.
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<BR>N. 19. Contende a Coverdale il primato dell\'uomo più silenzioso del match. Ma lo perde miseramente perché si impegna a raccontarci la sua decisione di prendere parte all\'incontro, guadagnandosi peraltro il premio Fair-Play: leggendo delle numerose defezioni, decide di prendere parte alla partita la mattina stessa per garantire un numero sufficiente di giocatori.
<BR>Bravo!
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<BR>OLD STARS
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<BR>GIANCARLO 01 Pilone di controtendenza, anoressico e contemplativo, un fenomeno da circo Barnum: l’unico pilone che è dimagrito dopo aver smesso di giocare a rugby. Schierato per l’occasione seconda linea, col tempo patisce la mancanza di ossigeno non tanto per il caldo asfissiante quanto per la vicinanza con lo Yeti che lo ammorba col suo fetore di Wurstel andato a male e olio solare fritto.
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<BR>LUIGI XVI Un uomo, una cassettiera. Rappresenta l’ultima frontiera del tallonatore. Dinamico come una sequoia, imbottito come l’omino michelin, diventa il materassino preferito su cui i suoi avanti si gettano per evitare il contatto col duro terreno sahariano del campo. Esce per il riacutizzarsi di un vecchio infortunio che gli causa un’ipoglicemia fulminante: il verme solitario.
<BR>
<BR>EDGRIM Se l’Italia ha il barone, gli OldStars hanno il principe. Infatti di cognome fa Grimaldi. Giusto corollario ad una prima linea di fenomeni. Potente come Castrogiovanni, senza essere altrettanto brutto, detta tempi in touche e nelle rouling maul al limite della perfezione. In campo da l’anima, sotto l’occhio vigile della moglie, pronta a cazziarlo se si sporca troppo la maglietta o se beve troppa birra. Non partecipa al terzo tempo, ma, da vero gentiluomo, non batte ciglio e non mostra il minimo segno di delusione o scoramento. Alla prossima.
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<BR>YETI: dato l’intimo legame che mi lega a questo soggetto non posso esprimere giudizi su di lui. Ma, della serie “Di lui dicono” sono state raccolte le seguenti impressioni a caldo dopo il match:
<BR>- “Yeti gioca come guida” (J.Kirwan)
<BR>- “Il modo di giocare dello Yeti è la dimostrazione dell’incapacità dell’attuale dirigenza F.I.R. nell’affrontare alla radice i problemi che affliggono il rugby italiano” (M. Giovannelli)
<BR>- “Ho capito che gli Hole Blacks avrebbero perso quando ho visto le foto di Yeti sul sito” (P.Berbiziers)
<BR>- “Parte lo YETIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII! Meta!!! Grande azione dello Yeti!” “Ehm, escusa, ma el Yetos non ha eschiaciato ela bala dopo ela linea de meta. Quela es la linea edei eventidue!! “Ah...si...beh, comunque grande azione dello Yeti” (Cecinelli e Dominguez durante la diretta del match su TeleLecco)
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<BR>TED Gioca pilone per trovarsi davanti a Titty. La disturba durante tutte le mischie in modo stupido, nel senso che, invece di mettere le mani dove chiunque di noi le avrebbe messe, non fa altro che ficcargli le dita nel naso e in bocca (in quest’ordine). Veramente stupido. Allora Titti si vendica sussurrandogli proposte oscene e approfittando del fatto che Ermanna sta pomic....ehm sta parlando con McPippus. Il ragazzo, da ex-segretario dell’azione cattolica, arrossisce come un tarocco di Sicilia e non si riprende più.
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<BR>NAMBEREIT: Si presenta come il portiere della Miralanza in libera uscita durante la mezz’ora di tennis nella pausa pranzo (di particolare effetto un anglosassone calzino di filo al ginocchio). Ma non delude. Arcigno, duro, massiccio. Sperimenta per la prima volta la giocata “rotolo de coppa” che consiste nell’inciamparsi da solo e rotolare sul terreno per abbattere gli avversari stile birilli. Il primo a farne le spese ovviamente è Aladipollo, che pure era suo compagno di squadra. Tiene il campo magnificamente nonostante la cirrosi e la gotta.
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<BR>ROBERTOD Flanker generoso, si è gettato famelico su tutti i palloni, ma affetto da grave daltonismo, si presenta con una calza bianca e una nera. In realtà, sostiene lui, in un\'intervista a fine partita, i due colori diversi gli servivano per meglio distinguere il piede sinistro da quello destro, di modo da non sbagliare nell\'infilarsi le scarpe. Abbandona la squadra prima del terzo tempo. Carente però nel sostegno, si tira indietro prima della battaglia più importante, cioè il terzo tempo. Ingiustificabile, a meno che non si trattasse di baffiera.
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<BR>RADAGAST Ultimo prodotto di una pericolosa genìa di mutanti, frutto del trapianto di cellule staminali sampierdarenesi in Brianza, è stata la vera mina vagante dell\'incontro. Insensibile al dolore, al caldo e al buon senso, crea scompiglio sia in mischia spontanea che in mischia chiusa, disturbando dalla sua posizione la prima linea avversaria estendendo le sue abnormi e anomali estremità telescopiche. Da abbattere prima che si riproduca.
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<BR>PSYCHO Mediano dall\'occhio spiritato e dalle mille malizie. Fondamentalmente è uno s*****o. Gioca abitualmente 6, ma per carenze di organico viene spostato a numero 9. Per rendere il numero leggibile gira al contrario la sua maglia numero 6, infila le gambette nelle maniche e improvvisa due spalline con le stringhe. Questo comportamento desta alcuni sospetti, unitamente al fatto che prima della partita monta una tenda bianca davanti alla porta di accesso delle doccie. Quando Conchiglione chiede \"Ehi, qualcuno ha visto il mio coltellone da pane\" tutto si fa più chiaro. Sará forse per questo motivo che, ancora dopo un\'ora dalla fine della partita, nessuno ha avuto il coraggio di andare a lavarsi.
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<BR>GIULIO Cooptato da RobertoD non si sa grazie a quali promesse o sotto quali pressanti minaccie, rappresenta il tipico prodotto italiano in fatto di aperture: buono nel gioco alla mano e nell\'organizzazione tattica dei 3/4, remissivo nel gioco al piede, inconsistente in difesa e al placcaggio. Fatica a superare la linea dei 10 metri sui calci di avvio, il che gli vale la convocazione al Nevegal per il prossimo stage della nazionale
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<BR>VICTORIA ASDRAVATA(seguono altre 78 lettere in ordine sparso)ITE Bionda valchiria lituana, si trasferisce in Italia, per l\'esattezza Roma, seguendo il padre diplomatico, ma decide di restare, ammaliata dal fascino della Città Eterna. Sbarca il lunario insegnando Topografia Romana agli Yankees in una scuola internazionale. Non è un personaggio di un racconto di Stefano Benni o di una Cosmicomica. Victoria esiste veramente, e le sue incontenibili sgroppate sulla fascia resteranno impresse a tutti. Leggendaria la frase con cui ha apostrofato un suo compagno di squadra (di cui taccio il nome per non smerdarlo) a Villa Serena: \"Alzati, scemo!!!\"
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<BR>CONCHIGLIONE Esordisce facendosi intercettare un passaggio rivolto al suo compagno di merende Jimmi. Il Pacciani del rugby pavese si riprende, creando grattacapi a non finire alla linea arretrata nera, con penetrazioni su penetrazioni (mmmh, mi sorge un dubbio....e io che ce l\'avevo pure in stanza), che gli fruttano due meritatissime mete. Praticamente incontenibile.
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<BR>ALADIPOLLO Insulso volatile gettatosi nell’Arena (per la gioia di Ave Ninchi) e obbligato a far bella figura per la presenza della fidanzata, si schiera a sorpresa secondo centro per la sopravvenuta partecipazione di Jimmi “er fregna”. Dato il suo corpicino esile, diventa il bersaglio preferito degli avversari (e qualche volta dei compagni di squadra) che invece di placcarlo e strappargli il pallone, se lo mettono direttamente sotto braccio e se lo passano (per sua fortuna i calci sono vietati). Al terzo minuto del secondo tempo si infortuna, cadendo malamente da un\'altezza di 5 metri, dove era stato proiettato per lo spostamento d\'aria di uno stranuto di Nambereit. Ferito nell\'orgoglio, il Chihuahua di Dorsoduro segna una meta di rapina passando tra lo slip e il calzoncino di Billingham. Intrepido, ma patetico, il suo tentativo a fine partita di rompere l’unghia del mignolo sinistro di Gamester con le costole.
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<BR>JIMMI \"Er Fregna\" 71. HOLE BLACKS
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<BR>Muzzo: arcigno pilone-tallonatore-seconda linea, un vero mastino costretto ad esprimersi in condizioni difficilissime. Privarlo della mischia è stato come privare Linus della coperta. La sua voglia di moul e rack lo ha portato spesso a schierarsi dalla parte dei bianchi per partecipare alle loro azioni. Un arbitro disumano, crudele e insensibile, ha sanzionato questi suoi slanci di passione fischiando fuorigiochi inesistenti e scatenando le ire del pubblico: il vecchietto se n’è andato sdegnato al terzo fischio di Cicca, non prima di aver tentato di accopparlo centrandolo con la sua dentiera.
<BR>Merita palcoscenici migliori. E una vera squadra.
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<BR>Tittirugby: schierata in una posizione non sua, pilona di fronte a Ted, ha dovuto subirne le scorrettezze (leccate alle orecchie, dita nel naso) non potendo esprimere il suo grande potenziale. La sua presenza nella prima linea ha portato peraltro scompiglio nella già disastrata mischia nera: nessuno ha avuto l’ardire di schierarsi in seconda e mettere la sua testa nelle chiappe muliebri (tutti cugini di Nicky Vendola!), destabilizzando così l’equilibrio in campo. I bianchi peraltro non hanno abboccato alla trappola di catapultarsi in massa su di lei con la scusa del placcaggio, tattica studiata a tavolino dai neri per liberare spazi al centro.
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<BR>Bear8: Di lui si ricorda una penetrazione a circa metà del primo tempo, bloccato per altro dalla folta schiera bianca. In realtà aveva sete e stava cercando disperatamente di guadagnare gli spogliatoi per ingurgitare la sua ottava lattina della giornata. L’impossibilità di raggiungere l’agognata bevanda lo ha disidratato. Sempre avulso dal cuore del gioco a partire da quel punto, ha cominciato a girovagare per il campo in preda a miraggi al luppolo.
<BR>
<BR>Hank: l’uomo che avrebbe potuto dare una svolta alla partita. Flanker dinamico di grande sostanza, un misto tra Ernest Thole e Brutus the Barber Beefcake, ha siglato una meta dimostrando tutto il suo potenziale, poi rimasto inespresso. Sparito dal cuore del gioco dopo pochi minuti. In realtà ha cercato di soccorrere Bear8, tentando di recuperargli una birra negli spogliatoi, ma il lungo percorso (150 metri circa) pieno di insidie, gli è stato fatale.
<BR>
<BR>Coverdale: l’uomo che “ce ha rencojjonito de chiacchiere” (come disse Jimmi). Un rugbysta vecchio stampo: uno che da sempre la sua parola e la mantiene. Anzi, le parole le ha date tutte ed evidentemente non gliene sono più rimaste, visto che non parla neanche sotto tortura. Ha subito sorte analoga al suo compagno di reparto. Nonostante il suo enorme potenziale da grillotalpa, non ha potuto esprimersi causa una sciagurata gestione tattica dei palloni.
<BR>
<BR>Gamester: si è contenuto perché doveva (e gliene siamo tutti grati), ma ha avuto anche la faccia di giustificarsi della sua cattiva prestazione accampando una gastrite con febbre a 39° la settimana scorsa. Per il 26 novembre ci sarà il gomito che fa contatto col ginocchio e le papille gustative infiammate. Vilain of the match, per una grave intervento su Aladipollo. “pensavo che fosse un tafano che voleva pungermi” si è giustificato. Denunciato al WWF.
<BR>
<BR>ScrumHalf: innamorato del pallone come il Roberto Mancini dei tempi d’oro, è stato la causa principale della debacle nera. Mai lucido nelle scelte tattiche, impreciso nei passaggi (ai bianchi), incapace di stabilire un dialogo costruttivo con la sua apertura (tranne poi quando ha scoperto che era un produttore di birra), si é affidato ad azioni personali che il più delle volte franavano contro l’eroico muro dei bianchi.
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<BR>Gurubest: il Mastro Birraio di Monselice ha voluto fortemente il numero 10. “Era il numero di Rivera” ha motivato. Pallonaro incallito dal piedino fatato (gli amici del bar al Giambellino lo chiamavano Cenerentola), è stato penalizzato dalla scelta dell’arbitro cornuto di non poter calciare se non entro i 22. E lui dai 22 non si è mosso, sperando di poter calciare almeno una volta. Vince comunque il premio come miglior giocatore 49enne dell’incontro, a titolo d’incoraggiamento.
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<BR>Alby Si schiera all’ala, ma l’egoismo del suo numero 9 non gli consente di aver palloni giocabili. Si lascia ingannare da una finta di sopracciglio di Yeti (in realtà era un crampo al trigemino dovuto allo sforzo prolungato di uno scatto bruciante di 18,42 metri) e da quel momento si deprime. Il nubifragio che si abbatte sul campo gli trasforma la macchina in un acquario, visto che nella fretta di giocare aveva dimenticato di chiudere il tetto. Qualcuno ha azzardato la volontarietá del gesto: tentativo di imitare i metodi di Pascal Valentini in assenza di bidone e ghiaccio o un improvviso ripiegamento sul nuoto sincronizzato? Ai poster l’ardua sentenza.
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<BR>Billingham Se Wierchowood era la dimostrazione che chiunque poteva giocare a calcio, Billingham è la dimostrazione che il rugby è uno sport per tutti. Schierato primo centro, svaria sulla linea dei 3/4, da cui i suoi molti svarioni. Riesce a placcare una sola volta (Aladipollo) ma in realtà si era chinato per raccogliere un quadrifoglio. Sostiene di non essere brianzolo per pochi chilometri, ma visto come ha giocato risulta difficile credergli.
<BR>
<BR>Petolo Soffre la vicinanza di un compagno di reparto tanto indisciplinato e il fatto di ritrovarsi di fronte un avversario temibilissimo. Chi, direte voi? Ma sempre lui, Aladipollo!!
<BR>Si presenta come un golfista prestato alla petanque e come tale si comporta. Non può neanche accampare gli stravizi della sera precedente, visto che i suoi compagni di merende (e di albergo) si esprimono a livelli stratosferici. Allora si nasconde dietro ad un pioppo cipressino e si crea ferite e bolle artificiali ai garretti con una grattugia da noce moscata. Il custode lo sgama
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<BR>Pippo Un uomo chiamato cavallo. Fa una meta con una fantastica galoppata in avvio, ma non si ferma e continua fino alla zona fiera dove è stato visto ballare nudo al RaveParty. Un elicottero della protezione civile lo aggancia e lo riporta al campo sportivo. Ma non è piú lui e per la sua squadra è notte fonda.
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<BR>Ivan Il terrone Quando lui apre la porta dello spogliatoio, l’altro urla, pensando di essere giunto a Casa Addams. Il Lerch di Casalbalocco con la falcata di un dromedario siculo si autolimita, ma da prova di essere incontenibile. Seconda linea schierato estremo, prova a dare sostanza ad un reparto di ¾ asfittico. Da una sua galoppata nasce la meta di Billingham che si trovava per caso in quella zona del campo a cercare finocchietto selvatico e radicchio per la cena della sera. Anche lui, come Muzzo, merita una squadra migliore. Pare che la Capitolina intenda avvalersi delle sue prestazioni per l’anno prossimo. Buona fortuna.
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<BR>OLD STARS
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<BR>Giancarlo 01 Pilone anoressico e contemplativo, un fenomeno da circo Barnum: l’unico pilone che è dimagrito dopo aver smesso di giocare a rugby. Schierato per l’occasione seconda linea, col tempo patisce la mancanza di ossigeno non tanto per il caldo asfissiante quanto per la vicinanza con lo Yeti e con il suo fetore di Wurstel andato a male.
<BR>
<BR>Luigi XVI Un uomo, una cassettiera. Rappresenta l’ultima frontiera del tallonatore. Dinamico come una sequoia, imbottito come l’omino michelin, diventa il materassino preferito su cui i suoi avanti si gettano per evitare il contatto col duro terreno sahariano del campo. Esce per il riacutizzarsi di un vecchio infortunio che gli causa un’ipoglicemia fulminante: il verme solitario.
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<BR>EdGrim Se l’Italia ha il barone, gli OldStars hanno il principe. Infatti di cognome fa Grimaldi. Giusto corollario ad una prima linea di fenomeni. Potente come Castrogiovanni, senza essere altrettanto brutto, detta tempi in touche e nelle rouling maul al limite della perfezione. In campo da l’anima, sotto l’occhio vigile della moglie, pronta a cazziarlo se si sporca troppo la maglietta o se beve troppa birra. Non partecipa al terzo tempo, ma, da vero gentiluomo, non batte ciglio e non mostra il minimo segno di delusione o scoramento.
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<BR>Yeti: dato l’intimo legame che mi lega a questo soggetto non posso esprimere giudizi su di lui. Ma, della serie “Di lui dicono” sono state raccolte le seguenti impressioni a caldo dopo il match:
<BR>- “Yeti gioca come guida” (J.Kirwan)
<BR>- “Il modo di giocare dello Yeti è la dimostrazione dell’incapacità dell’attuale dirigenza F.I.R. nell’affrontare alla radice i problemi del rugby italiano” (Giovannelli)
<BR>- “Ho capito che gli Hole Blacks avrebbero perso quando ho visto le foto di Yeti sul sito” (P.Berbiziers)
<BR>- “Parte lo YETIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII! Meta!!! Grande azione dello Yeti!” “Ehm, escusa, ma il Yetos non ha eschiaciato la pala dopo ela linea de meta. Quela es la linea edei eventidue!! “Ah...si...beh, comunque grande azione dello Yeti” (Cecinelli e Dominguez durante la diretta del match su TeleLecco)
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<BR>Ted Gioca pilone per trovarsi davanti a Titty. La disturba durante tutte le mischie in modo stupido, nel senso che, invece di mettere le mani dove chiunque di noi le avrebbe messe, non fa altro che ficcargli le dita nel naso e in bocca (in quest’ordine). Veramente stupido. Allora Titti si vendica sussurrandogli proposte oscene e approfittando del fatto che Ermanna sta pomic....ehm sta parlando con McPippus. Il ragazzo, da ex-segretario dell’azione cattolica, arrossisce come un tarocco di Sicilia e non si riprende più.
<BR>
<BR>Nambereit Si presenta come il portiere della Miralanza in libera uscita durante la mezz’ora di tennis nella pausa pranzo. Ma non delude. Arcigno, duro, massiccio. Sperimenta per la prima volta la giocata “rotolo de coppa” che consiste nell’inciamparsi da solo e rotolare sul terreno per abbattere gli avversari stile birilli. Il primo a farne le spese ovviamente Tiene il campo magnificamente, ma alla fine è costretto suo malgrado a restituirlo. Data la
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<BR>Aladipollo Insulso volatile gettatosi nell’Arena (per la gioia di Ave Ninchi) e obbligato a far bella figura per la presenza della fidanzata, si schiera a sorpresa secondo centro per la sopravvenuta partecipazione di Jimmi “er fregna”. Dato il suo corpicino esile, diventa il bersaglio preferito degli avversari, che invece di placcarlo e strappargli il pallone, se lo mettono direttamente sotto braccio e se lo passano (per sua fortuna i calci sono vietati). In un impeto di rabbia, il Chihuahua del Canal Grande segna una meta di rapina passando tra lo slip e il calzoncino di Billingham. Intrepido, ma patetico, il suo tentativo di rompere l’unghia del mignolo sinistro di Gamester con le costole a fine partita.
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<BR>JIMMI \"er fregna\" 71 Ebbene sì. Spiace dirlo, ma da un talento del suo calibro ci saremmo aspettati di più. Sempre in ritardo sui placcaggi, incerto nel posizionamento, solo una volta si produce in una applauditissima azione sulla fascia sinistra in combinazione con Aladipollo (sempre lui) che si conclude con un maldestro passaggio in avanti. Un vero peccato perché questa si è rivelata l\'unica occasione per vedere realizzata una delle più straordinarie tecniche del rugby moderno, il cosiddetto \"ATTACCO ARRETRANTE\" di cui Jimmi71 e Aladipollo sono interpreti stratosferici. Rimandanto a novembre
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<BR>GREG70 Un esordio senza patemi, grazie al grande lavoro di tamponamento e sacrificio degli avanti e alla pochezza dell\'avversario, al punto che gioca gli ultimi 10 minuti munito di macchina fotografica e telecamera. Acquista confidenza col passare dei minuti e finisce anche per realizzare una pregevole meta, gettandosi al suolo stile Orquera e fracassando sia la telecamera che la macchina fotografica.
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<BR>MCPIPPUS Inspiegabilmente non schieratosi, si aggira a bordocampo, sotto l\'ombra dei pochi alberi e chiacchierando amabilmente con le varie fanciulle e dame accorse. Che abbia avuto ragione lui, il bastardo?