Dilettanti allo Sbaraglio

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Emy77
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Re: Dilettanti allo Sbaraglio

Messaggio da Emy77 » 11 giu 2013, 17:50

Personalmente credo che il discorso venuto fuori sulle quote che pagano i ragazzini alla Capitolina sia abbastanza inutile, cioè sono puramente affari loro e, vista l'offerta sterminata di Roma (beati loro), credo sia sacrosanto che ci possa essere un'offerta/richiesta diversificata anche dal punto di vista economico. Soprattutto perchè, così a occhio, chi spende quei soldi per far giocare i figli direi che non si può lamentare di quello che ha in cambio. Credo che ogni società regoli le sue quote in base a tanti fattori: zona, spese, strutture, risorse, nome, tradizione, offerta.
Namor ha scritto:Ma mica il problema è se i giocatori prendono soldi...
Il problema è che non ne prendono! Io spero che tutti ci auguriamo un campionato italiano bello, competitivo, professionistico, pieno di campioni e budget stellari, con le tv appresso a sbavare. Un sogno allo stato attuale, sia chiaro, ma continuare a prendere come esempi positivi squadre che non pagano gli stipendi manco in Eccellenza, solo perchè ci ricorda i tempi di un rugby romantico e pieno di poesia, non ci porta da nessuna parte.
Non credo che qualcuno veda del romanticismo in stipendi non pagati, lodi arbitrali e squadre che arrivano in finale scudetto con una bella rosa che però non vede gli stipendi promessi da mesi. Il "romanticismo" come lo definisci tu casomai può stare in chi si fa il mazzo gratis o quasi e lo sa in partenza, non in chi firma un contratto per una cifra che poi non vede neanche in fotografia! E queste squadre esempi positivi lo sono, eccome.

La particolarità del "caso Capitolina" forse distoglie un po' l'attenzione da quella che è la realtà nel suo complesso: il professionismo in Eccellenza sta scomparendo inesorabilmente. E non da ora.
L'URC è un po' il caso limite forse, anche se a me comunque l'idea dei giocatori soci con diritto di voto piace parecchio, e questo indipendentemente dal fatto che prendano soldi o meno.
A parte i casi di cui si sente più parlare, cioè Prato e Crociati perchè non pagano e Rovigo che si sta comprando chiunque e dunque immagino prometta stipendi, non sono informatissima sulle squadre di Eccellenza. Vedo però, ad esempio, che Calvisano ha annunciato una linea "verde", cioè il lancio di molti giovani, che è sicuramente una cosa buona e giusta, ma anche un bel taglio alle spese, perchè ai ragazzi da lanciare non paghi uno stipendio diciamo degno di questo nome, ma si accontentanto di un rimborso (poi ognuno dia al termine la monetizzazione che preferisce). In tutte le squadre di Eccellenza, progressivamente e come in serie A, sono andati aumentando i giocatori del posto a discapito di stranieri e gente da fuori: si risparmia su case e stipendi, soprattutto se si trova al giocatore anche un lavoro che si possa conciliare bene con gli allenamenti. Facendo peraltro al giocatore anche un favore grosso come una casa in chiave futuro. E questo non avviene da ora, ma penso più o meno da sempre in diverse realtà, in Eccellenza come in A, in B e in C.
Dicevo, non so molto della situazione delle squadre di Eccellenza nel dettaglio, ma non fatico ad immaginare che la dimensione del rimborso spese più che degli stipendi sia piuttosto diffusa. Anche perchè, tutto sommato, se le squadre sono piene di giocatori del posto e di giovani usciti dai vivai o magari attirati a spostarsi anche dall'offerta universitaria è anche abbastanza semplice: un ragazzo studia, può trovare tanto tempo da dedicare al rugby, gioca in Eccellenza, spera che magari arrivi una convocazione da qualche parte e di venire fuori, e intanto prende un rimborso che magari equivale ad un lavoretto da studente. Idem se è un giocatore del posto, con un lavoro che riesce a conciliare con un impegno di rugby anche importante: fa quello che gli piace, arrotonda lo stipendio con il rimborso e, certamente, si fa un c*** quanto una casa.
Il Top14 è un campionato professionistico, la Premiership è un campionato professionistico, la Celtic è un campionato professionistico (anche se francamente non credo che, ad esempio nella nutrita rosa di Treviso, i più giovani che magari si fanno tanta tribuna e un po' di panca guadagnino stipendi degni del termine: dilettanti nel professionismo?), ma non l'Eccellenza.
Dopo la promozione delle FF.OO., in serie A il professionismo è praticamente sparito, limitato ai pochi stranieri scelti con cura dalle squadre e a pochissimi giocatori italiani di qualità diciamo "fuori sede". Quindi quest'anno è la Capitolina, l'anno prossimo e negli anni a venire sarà qualcun'altro, ma se non verrà cambiata la formula, non si potrà più parlare di dilettanti allo sbaraglio, perchè sarà semplicemente la norma. E già quasi lo è.
Tra voi che leggete, quasi squadre vi sentireste di definire come squadre professionistiche nell'Eccellenza di ora, Fiamme Oro a parte? Se per squadra professionistica il riferimento è una squadra dei campionati esteri citati sopra, o anche solo diciamo la totalità di atleti che percepiscano una cifra mensile che possa essere definita "stipendio", io personalmente neanche una. Penso che mi sentirei di definire semi-professionistiche quelle arrivate ai playoff + Rovigo e forse la Lazio (che però non conosco per niente: brancolo proprio nel buio), e semi-dilettantistiche tutte le altre.
Ma la colpa non è certo delle società: forse sarebbe ora di ripensare la formula del campionato da zero.
"La penna dolcissima intinta nell'arsenico" (Cit.)

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Re: Dilettanti allo Sbaraglio

Messaggio da Luqa-bis » 11 giu 2013, 20:29

Sbbi pazienza, ma che significa la colpa non è delle società?
Che intendi con "bisogna ripensare il campionato".

A mio parere un campionato può essere pro se ha i numeri economici per reggere bilanci da pro.
Quindi deve avere incassi da pubblico, da tv, da sponsor, da merchandising che permettano di arrivare a pagare almeno onestamente continuativamente le rose delle squadre.
Se questo in Italia non succede, non credo che non chiami in ballo anche le società.

RImodulare il campionato?
In che senso, siccome la coperta è corta riduciamo le squadre?
Facciamo una lega pro chiusa senza retrocesisoni come fanno nel baseball e come mi pare abbiano provato nella pallamano?
Togliamo le franchigie dalla Celtica?

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Re: Dilettanti allo Sbaraglio

Messaggio da Flanker999 » 11 giu 2013, 22:37

Qualcuno il punto che volevo evidenziare lo ha notato : non sono certo le quote a cambiare qualcosa, né che ci siano 8 squadre in eccellenza.
Il Problema è che se siamo noi i primi a svendere il nostro sport, poi le conseguenze le si paga tutti ; abbiamo già visto i danni di due anni di campagna "il Super 10 fa schifo, l'alto livello è solo celtico" cosa hanno prodotto , mentre l'anno di eccellenza a 12 ha portato squadre valide e sane come San Donà molto di più dell'eccellenza a 10 con San Gregorio ed i Crociati già morti viventi allora.

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Re: Dilettanti allo Sbaraglio

Messaggio da Emy77 » 11 giu 2013, 22:51

Se i soldi sono tot non si può incolpare una società perché non riesce ad essere "professionista", che dici?
È giusto quello che dici sul campionato pro, ma direi che è evidente che attualmente in Italia mancano i presupposti perché l'Eccellenza lo sia. E i presupposti sono quelli che dici tu. Solo non capisco fino a che punto si possano tirare in ballo le società, che certamente potrebbero e dovtebbero fare la loro parte per cercare di "vendersi" a pubblico e media ma i numeri sono bassissimi.
La realtà è che i soldi sono pochi, i ricavi sottozero, l'attenzione mediatica idem. Ed è il cane che si morde la coda: meno.soldi vuol dire dilettantismo e dunque livello più basso e dunque zero appeal e così via. E allora non sembra anche a te che si dovrebbe trattare proprio di rivedere una formula se così non funziona?
Bisogna capire cosa si vuole dall'Eccellenza e cercare di andare verso questo qualcosa.
Il mio discorso comunque era principalmente per tornare al titolo del thread: il dilettantismo in Eccellenza non lo inventa l'URC.
"La penna dolcissima intinta nell'arsenico" (Cit.)

GiorgioXT
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Re: Dilettanti allo Sbaraglio

Messaggio da GiorgioXT » 11 giu 2013, 23:57

Su questo argomento , trovo estremamente centrato il giudizio di "osservatorio di rugby"
http://www.rugbyverona.wordpress.com con cui dovrebbe c'entrare qualcosa il nostro Lupomar :wink:
Aspetto, dopo tre anni di sperimentazione della formula, che ha suscitato discussioni e polemiche, una chiara presa di posizione del Governo Federale che metta in chiaro quali gli obiettivi del movimento e la metodologia per raggiungerli. Entrati nella Lega Celtica per sopperire alla mancanza di confronto continua con l’alto livello europeo abbiamo dimostrato che in tre anni una società ben gestita come la Benetton Treviso, pagato il consueto dazio del noviziato, può arrivare a metà della classifica con ottimi risultati e buone prospettive per il futuro, indicando a molte società italiane la via virtuosa per avere una conduzione adeguata al livello d’impegno, senza voli nel burrone dell’insolvenza economica e dello sfacelo del tessuto societario. Le Zebre sono, invece, la confusa e perdente espressione della protervia FIR. Mi fermo perché ho a cuore l’analisi del movimento italiano piuttosto che le follie dei nostri governanti. I giocatori, quest’anno a Parma, sono dei buoni prospetti, alcuni eccellenti e hanno bisogno di esprimersi in un contesto meglio gestito per dare solidità alle loro prestazioni. Speriamo nel prossimo futuro della guida italiana Cavinato-Casellatto per una squadra che stenta a crescere. E’ l’anello debole nella congiunzione con il movimento autoctono finalmente spogliato dal finto professionismo perché tutto è concatenato in un piccolo movimento come quello italiano che non può vivere di compartimenti stagni. Teniamo in debito conto, nella nostra analisi, che: a) molti giocatori italiani di qualità militano nelle celtiche, b) alcuni affermatissimi professionisti (sparuti) sono all’estero e altri (la maggior parte in questo momento) sono a scaldare le panche in tribune di squadre straniere. c) la maggioranza dei giocatori italiani in Eccellenza e serie A1&A2 sono giovanotti emersi negli ultimi cinque anni, d) l’effetto Accademie stenta a farsi sentire nella rosa giocatori delle squadre italiane. Vedo il nostro movimento ad un bivio, sono risoluto ormai dopo tre anni di osservazioni: portiamo tutto a casa dalle lontane terre celtiche e mettiamo in cantiere un campionato italiano di alta qualità con una reale e proficua partecipazione alle Coppe Europee, mettendo ordine (seriamente) nei bilanci delle società e dando un ordinamento meno catastrofico alle Accademie, oppure rimaniamo a combattere gli uomini del nord impostando al meglio due squadre (franchigie o club non importa vista la situazione attuale) purché siano private e dotate di un ordinamento adatto alla scalata dei vertici europei (partecipare solamente non serve) dando al movimento autoctono quella forma nei campionati a sostegno delle nostre squadre di vertice con un legame reale tra il rugby del territorio e i rappresentanti al tavolo del Nord. E’ inteso che con qualsiasi delle due soluzioni l’attività giovanile va profondamente riformata e abbandonato completamente il progetto Accademie così come è impostato. Il riassunto è questo perché i primi germogli stanno crescendo, in mezzo alle spine, in Eccellenza, ma c’è molta la miopia degli addetti ai lavori e del pubblico, indotto alla Nazionaldipendenza, nel voler girare lo sguardo altrove per non vedere il profondo e proficuo cambiamento in atto. Ci siamo affrancati da una situazione di stallo, improntata su stagionati giocatori italiani o stranieri (di qualsiasi provenienza e status) che dovevano garantire in campo il risultato ad ogni costo. I fallimenti sono stati molteplici e tuttora ne vediamo le conseguenze e quasi ogni società (grandi – medie – piccole) è passata dalle forche caudine del ridimensionamento. Sussiste però un problema italico: vorremo avere alto livello, giocatori eccellenti e grandi risultati senza mettere ordine in un rugby che è piccolo-piccolo e ha perso varie occasioni negli ultimi trentanni per essere di livello europeo. Il massimo campionato italiano è il soggetto di moltissimi strali da parte di tutti: addetti ai lavori, appassionati e ignavi che pensano il rugby in Italia sia la Nazionale solamente (becera politica ancora in corso). E’ brutto, senza spettatori, giocato fuori dalle grandi città e chi più ne ha, più ne metta di considerazioni negative. Sembra tutto ineluttabile eppure vedo con molto più piacere le partite negli ultimi anni che quelle del Top 10. Siamo onesti e diciamo che abbiamo sacrificato il nostro campionato per dare credito alla Nazionale (che, opinione personale) è stata mal amministrata e super caricata di responsabilità senza curare degnamente la base che la sostiene. Così siamo arrivati all’ultima decisione importante della gestione Dondi: l’istituzione grottesca, nel suo andamento, delle celtiche e il ridimensionamento forzato (i numeri e la qualità del movimento italiano sono quelli che……non bastano a sostenere questo castello) del massimo campionato e di quelli minori, di conseguenza mie cari. Nel difficilissimo passo indietro, aggravato da una crisi sociale ed economica dello sport italiano, si sono aperte, nonostante tutto questo e un governo federale deludente, delle piccole e celate serre dove crescono i fiori del nostro movimento. Provate voi a pensare come è possibile far crescere un ragazzo dalle giovanili al massimo campionato in una situazione come quella attuale del rugby italiano. Se vogliamo guardarla con le fette di salame sugli occhi e la polenta in testa possiamo anche fantasticare che qualcuno ce la fa, perché come sapete bene il talento e bla, bla , bla ( e via con la solita solfa antica). Realisticamente è difficile anzi quasi impossibile, eppure la tanto mal vista Eccellenza presenta ogni anno qualche nuovo prospetto, sia “selvaggio” che accademico. Oppure stiamo ancora aspettando che fioriscano in un batti baleno i virgulti nutriti forzatamente delle Accademie e gli altri ad avvizzire nei campionati italiani? Vogliamo i giocatori pronti per l’alto livello, ma ben poco facciamo per coltivarli nel loro sito naturale quali sono i campionati italiani. Certo così come sono ordinati sono un vero caos d’intenzioni mal realizzate, di piccolo e medio cabotaggio per sopravvivere, eppure i piccoli miracoli di crescita continuano. Vogliamo provare a vedere il tutto con un occhio leggermente realistico e non venato dal rugby parlato o visto in TV? Tutte le squadre dell’Eccellenza hanno messo in mostra qualche buon prospetto anche le più disastrate, ma non ci vanno bene perché inseguiamo, come ciechi sull’orlo del burrone, i giocatori completi e pronti e ci raccontiamo mille e una favola sugli altri (stranieri) – bravi – e noi – incapaci nella formazione. Nella finale e nelle semifinali si sono viste, si ci vuole pazienza a seguire mamma RAI, pregevoli giocate e ottimi interpreti, qualche volta penalizzati da impostazioni tattiche ammuffite, ma con pochissimi apprezzamenti degli addetti ai lavori e tanto meno del grande pubblico. Ci sono i giocatori italiani che continuano a preparare la borsa degli attrezzi rubando tempo alla scuola al lavoro e alla famiglia per andare sul campo ad imparare e per mostrare il loro valore. Noi facciamo finta di non vederli, di non considerarli perché altrimenti dovremo dirci che per loro, lasciati completamente a se stessi, non facciamo niente per farli crescere ed apprezzarli. Allora è meglio negare il loro sviluppo citando qualche accademico o qualche nome letto sui blog. Andare a vederli di persona, mai! Ci sono le gemme tra le spine e come la natura prende il sopravvento sulle nostre costruzioni, così giovani rugbisti italiani crescono, sopportando tutta l’indifferenza di un movimento legato a vecchie visioni e concezioni del giocatore superate. Mi pare profondamente ingiusto disprezzare la terra che genera il nostro movimento ovale e così mi batto affinché sia lode ai nostri giovani che crescono tra cespugli e rocce.

Fa molto male al rugby italiano la mancanza di pubblico, ma ancora di più è il danno fatto dalla comunicazione spiccia e a costo zero che mette nell’aria facili e nefande credenze che sono lo zucchero degli ignavi.

Non non vi proporrò dei nomi, non è nella mia indole, ma credetemi che siamo al cospetto di una crescita che quattro anni or sono era impensabile. Rendiamocene conto, grazie.

Qualche altra considerazione legata ai valori tecnici visti in Eccellenza A1 e A2 arriverà a breve, pazientate
Andatevelo a leggere, merita davvero!
Probabilmente vedere da vicino ma non da dentro l'eccellenza, ed un minimo di memoria storica aiuta molto di più di tanto sentito dire
c'è chi critica il livello dell'eccellenza dichiarando apertamente di non aver visto le partite... :roll:

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Re: Dilettanti allo Sbaraglio

Messaggio da Emy77 » 12 giu 2013, 8:59

Gran bel pezzo (bravo Lupomar e grazie Giorgio per la segnalazione).
Arriverà la tanto sospirata presa di posizione? Che deve andare ben oltre il ritorno al passato sul numero delle squadre.
"La penna dolcissima intinta nell'arsenico" (Cit.)

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Re: Dilettanti allo Sbaraglio

Messaggio da Emy77 » 12 giu 2013, 9:37

Personalmente non credo che togliere le celtiche sarebbe la mossa più saggia da fare: Treviso ha dimostrato che con un lavoro ben fatto e gli anni necessari si può fare bene e da questa squadra esce l'ossatura della nazionale. Le Zebre sono nate talmente male che hanno poi ottenuto gli unici risultati che potevano ottenere: sarà importante vedere cosa faranno nella prossima stagione. Credo sia comunque innegabile che il livello a cui permette di giocare e confrontarsi la Celtic sia attualmente fondamentale per i nostri nazionali. In un mondo perfetto avremmo un massimo campionato italiano come il top14 francese e che dunque è più che sufficiente in chiave giocatori da nazionale ma, sfortunatamente, non ce l'abbiamo e, realisticamente, mi sembra che ne siamo così lontani che, anche se certamente è necessario lavorare per cercare di andare sempre e costantemente verso la crescita, nel frattempo bisogna fare il meglio con quello che c'è e proiettandosi sì in avanti, ma sapendo bene che non ci svegliamo domani con livello "da coppe europee", 40.000 persone alle partite, stadi della madonna, sponsor milionari e attenzione mediatica che se la gioca con la palla tonda.
Posta la nazionale in cima ad una piramide, con le due celtiche subito sotto a fare da serbatoio più diretto, con professionisti e con i giovani più interessanti da provare a lanciare, forse vedrei poi sotto un'Eccellenza diciamo semi-professionistica, molto competitiva e di buon livello, di un numero contenuto di squadre (6?), sotto alla quale potrebbe essereci una sorta di "A1+" semi-dilettantistica" fatta dalle rimanenti squadre dell'attuale eccellenza più le prime di A1 (8 squadre?), una sorta di campionato "emergenti" dove crescere i più giovani e i ragazzi da provare in nazionale U20 e nella Emergenti insieme a quelli dell'Eccellenza, oltre che da crescere per l'Eccellenza stessa e per la Celtic. Immaginerei un calendario fatto in modo che ad un certo punto della stagione le squadre dei due campionati vengano fatte incontrare (chiamiamolo trofeo eccellenza, o scudetto, o come caspita lo si vorrebbe chiamare). Con un sistema del genere a regime, anche io toglierei il sistema delle accademie, che diventerebbe inutile, sostituendolo per i più giovani magari con un'intensificazione ed una sistematizzazione degli appuntamenti per e tra le selezioni zonali/regionali dall'U16 in su.
Questo è il mio personalissimo fanta-rugby-riforma campionati.
"La penna dolcissima intinta nell'arsenico" (Cit.)

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Re: Dilettanti allo Sbaraglio

Messaggio da Flanker999 » 12 giu 2013, 9:45

Rinunciare alla Celtic pole essere una possiblità concreta ed obbligata, visto che a fine prossima stagione è prevista lka valutazione della partecipazione italiana e Gavazzi ha annunciato in anticipo di non voler più pagare i 3 milioni .
E se ci dicono di no? cosa che potrebbe anche essere del tutto slegata o anzi legata proprio alla nostra competitività..
sarebbe una cosa intelligente pensare ad un "piano B" ed un anno non è poi tanto per prepararlo.

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Re: Dilettanti allo Sbaraglio

Messaggio da giangi2 » 12 giu 2013, 10:52

Tutto giusto ma...si dimentica il presupposto che la Benetton al momento vive in un mondo suo, fuori dalla realtà, infatti i 4 milioni che versa la famiglia Benetton sono, se vogliamo, "fuori mercato", e sono indispensabili per mantenere il giochino a questo livello. In alternativa (e secondo me non sarebbe un dramma) bisognerebbe anche a livello di celtic ridurre i costi (lo stanno facendo tutti) e accettare di perdere due/tre giocatori importanti. In questo modo (forse) anche le Zebre potrebbero trovare un proprietario non FIR e magari si potrebbe creare un migliore interscambio col resto del movimento e creare finalmente quell'effetto trascinamento Nazionale/Celtic/Eccellenza/Giovanili/Base che è mancato in questi ultimi anni.

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Re: Dilettanti allo Sbaraglio

Messaggio da Squilibrio » 12 giu 2013, 11:40

Emy77 ha scritto:Se i soldi sono tot non si può incolpare una società perché non riesce ad essere "professionista", che dici?
È giusto quello che dici sul campionato pro, ma direi che è evidente che attualmente in Italia mancano i presupposti perché l'Eccellenza lo sia. E i presupposti sono quelli che dici tu. Solo non capisco fino a che punto si possano tirare in ballo le società, che certamente potrebbero e dovtebbero fare la loro parte per cercare di "vendersi" a pubblico e media ma i numeri sono bassissimi.
La realtà è che i soldi sono pochi, i ricavi sottozero, l'attenzione mediatica idem. Ed è il cane che si morde la coda: meno.soldi vuol dire dilettantismo e dunque livello più basso e dunque zero appeal e così via. E allora non sembra anche a te che si dovrebbe trattare proprio di rivedere una formula se così non funziona?
Bisogna capire cosa si vuole dall'Eccellenza e cercare di andare verso questo qualcosa.
Il mio discorso comunque era principalmente per tornare al titolo del thread: il dilettantismo in Eccellenza non lo inventa l'URC.
Emy, adesso c'è la crisi generale ma quando nel rugby esisteva il falso professionismo molte società di livello non facevano nulla per vendersi, qualcuna che conosco si rifiutava persino di vendere le maglie ai tifosi stranieri durante le coppe europee perchè doveva fare il terzo tempo, figurati il resto.

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Re: Dilettanti allo Sbaraglio

Messaggio da nazzareno74 » 12 giu 2013, 12:15

giangi2 ha scritto:Tutto giusto ma...si dimentica il presupposto che la Benetton al momento vive in un mondo suo, fuori dalla realtà, infatti i 4 milioni che versa la famiglia Benetton sono, se vogliamo, "fuori mercato", e sono indispensabili per mantenere il giochino a questo livello. In alternativa (e secondo me non sarebbe un dramma) bisognerebbe anche a livello di celtic ridurre i costi (lo stanno facendo tutti) e accettare di perdere due/tre giocatori importanti. In questo modo (forse) anche le Zebre potrebbero trovare un proprietario non FIR e magari si potrebbe creare un migliore interscambio col resto del movimento e creare finalmente quell'effetto trascinamento Nazionale/Celtic/Eccellenza/Giovanili/Base che è mancato in questi ultimi anni.
La Benetton personalmente e' una realta' che ha saputo crescere nella Celtic, portando giocatori alla nazionale ma partendo sopratutto da lontano, le Zebre (o ex Aironi che dir si voglia) erano e sono un gruppo che squadra non e' posto in una location sulla quale non c'e' appeal, a Viadana almeno c'era un discreto pubblico...

Benetton ha poi rinunciato agli altri giochini per tenere solamente il rugby, non credo voglia rinunciarvi tanto facilmente..
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Re: Dilettanti allo Sbaraglio

Messaggio da Mad Max » 12 giu 2013, 14:19

a parer mio la Benetton Treviso e' in grado di essere "appetibile" dagli spinsor perche' ha quello che mmi pare manchi a tutti i livelli in italia: la SERIETA', che unita ad una progettualita' seria a lungo termine alla fine ha.prodotto risultati in linea con quelli delle migliori realta' estere di livello....
per quello che so, il signor Benetton ha abbandonato le altre realta' propri per mancanza di serieta', sforamento costante di budget, ecc....
"f*** russians", said the English Fly-half just after being neck-tackled by the russian flanker

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Re: Dilettanti allo Sbaraglio

Messaggio da giangi2 » 12 giu 2013, 16:30

Guardate che io non discuto la qualità del lavoro o le motivazioni dei Benetton, semplicemente 4 milioni all'anno di contributo/sponsorizzazione sono fuori dalla realtà in Italia. Se poi qualcuno può confermare, si dice che il contributo FIR sia stato per questa stagione di 3,3 milioni invece che di 2,0, ma su questo dovrebbe dicri qualcosa chi ne sa veramente, perchè mi sembrerebbe un'assurdità.
A mio modo di vedere con un livello di costi di questo tipo è impossibile (per i prossimi cinque anni almeno) che possa entrare qualche altro investitore privato nelle Zebre. La FIR potrebbe incentivare i risparmi invece che fissare dei livelli di budget "minimi" da rispettare, e infatti anche le latre celtiche si muovono in direzione di ridurre i costi.

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Re: Dilettanti allo Sbaraglio

Messaggio da pulici » 12 giu 2013, 17:16

secondo me al Benetton i quattro milioni investiti gli sono tornati
la visibilità a livello europeo (specialmente in GranBretagna e Francia) è stata rafforzata
alcuni suoi giocatori sono usati anche da altri sponsor e li ritroviamo su quotidiani ecc.
I buoni risultati sono lo specchio di buoni investimenti.

Le zebre (ex aironi) sono ancora in una bella nebbia... continue rivoluzioni, poco attaccamento ai luoghi, giocatori spompati e risultati pessimi non rendono appetibile il prodotto. Speriamo che i nuovi tecnici siano coadiuvati da ottimi dirigenti per dare stabilità alla squadra e cercare di costruire un'ossatura di squadra decente.
Per fare cio' servono comunque soldi e strutture non solo la buona volontà.

Posso capire che le altre franchigie celtiche, vista la situazione economica, cerchino di risparmiare ma parliamo di squadre ben formate, radicate nel territorio, con ottimi staff e un buon numero di buoni giocatori e molti storici tifosi. In questi casi puoi limare i costi ma a questi livelli per fare una "start up" servono soldoni e ottime idee.

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Re: Dilettanti allo Sbaraglio

Messaggio da s6tefano71 » 17 giu 2013, 0:30

@Moderator:
ho letto solo l'ultimo tuo post, mi ha stimolato abbastanza alla riflessione, non quelli a seguito (troppo lunghi).. :
Non sono d'accordo sul rugby "romantico", dilettantistico, con giocatori che si fanno cosi della loro Società come quelli della Capitola per condividere onore e (ahimè) oneri. Il massimo campionato italiano dovrebbe prevedere squadre con giocatori che vengono pagati (e bene) per difendere i colori della loro Società. Smettiamola di pensare che un ragazzo di vent'anni, solo perché ha vent'anni, allora si trova un lavoretto e poi nel tempo libero va al campo e gioca nel massimo campionato, la questione è che una delle due attività gli riuscirà sicuramente meno bene dell'altra. E smettiamola di pensare che ..massì, i giocvani d'oggi vanno all'Uni, gli paghiano il rimborso spese e a posto così. Niente vero. In queste condizioni puoi soltanto fare un campionato minore della tanto bistrattata Eccellenza, o al massimo punti a salvarti.
Esempi: un ragazzo molto forte di Rovigo, un ottimo prospetto di flancker per la prima squadra del Rovigo a vent'anni (nel 2008) era stato scelto dalla nostra Società (dove era cresciuto dall'U.12). Il giovane ha chiesto quale erano i suoi emolumenti e le garanzie per il futuro, la Società gli ha risposto che per intanto lo pagava poco e se era bravo se ne riparlava l'anno dopo. Sapete cosa ha fatto il giocatore, una promessa del rugby? E' andato a giocare in serie B e ha un contratto a tempo indeterminato in un Supermercato della mia zona! E' inutile, se vuoi fare sport (qualsiasi sport) in maniera più "professionale" possibile, vuoi essere competitivo e, quindi appetibile perché i giocatori vengano nella tua Società, devi sganciare la grana e offrire garanzie. Sennò fai un campionato di basso profilo, in Eccellenza, in A, o in B, ma a lungo andare retrocedi o scompari (come tanti).

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