San Donà è, fra quelle che faccio ogni anno, la trasferta più lunga in termini sia di strada che di durata; cionondimeno è un viaggio che non mi pesa assolutamente.
Anzi, adoro andare a San Donà, in questa terrà di nobiltà rugbystica antica e di passione imperitura. Potrei quasi dire che San Donà rappresenta alla perfezione il “mio” rugby, la mia proustiana madeleine ovale
. Ci arrivi e ti trovi davanti la biglietteria che, già a modo suo, è un piccolo capolavoro della memoria; la vedi e ti torna in mente il baracchino che vendeva i biglietti per la giostra nelle fiere di paese, che ti viene da guardarti attorno per vedere dove sta l’ometto coi palloncini e quello con lo zucchero filato e il croccante
. Allora entri ed hai il vero benvenuto, il vero biglietto da visita. Da sempre sono convinto che i bagni dicano di un posto e del suo livello di civiltà più di qualunque altro particolare. I bagni sotto l’alta e austera tribuna sono ampi, luminosi, puliti, pulitissimi, con le cabine fornite di carta igienica, i rubinetti con l’acqua calda, il sapone liquido e le salviette di carta per asciugarsi. E il bello è che li trovi così anche DOPO la partita, non solo prima
. Ditemi se la cura amorevole per un luogo così basso, ma così importante, non spiega meglio di ogni altra cosa l’amore e l’attenzione, la premura, che i sandonatesi hanno per la casa del loro rugby e per i loro ospiti? Poi esci e attacchi la rampa della tribuna; subito ti accolgono inviti a divertirti con civiltà, amore per lo sport e rispetto per tutti. Questo con le parole, mentre l’invito al rispetto con i fatti è dato dalla presenza “fattiva” di ben visibili cestini per i rifiuti ovunque: se sporchi per terra sei proprio uno che con un posto così non c’entra niente. Arrivi al primo pianerottolo e c’è lei, la bellissima, accogliente club house del “Rugby San Donà 1959”
, e, dentro, è una specie di macchina del tempo, di teca della memoria: maglie storiche, trofei, foto in bianco e nero e a colori: ogni stadio dovrebbe avere un luogo così
. In mezzo a tutto, loro, la loro foto, quella di fratelli Pacifici, i capostipiti, e sei contento di avere in testa un cappello per potertelo levare in segno di saluto e rispetto. Le ragazze del bar sono carine, simpatiche ed ospitali e bere un buon caffè è più del piacere di bere un buon caffè da qualunque altra parte
. Esci e affronti l’ultima tappa arrivando alla tribuna alta che dà sul campo, e lì ti accorgi che il viaggio non è finito, perché il posto te lo devi, giustamente, conquistare. E io mi arrampico su quella scala finchè non sono in alto, in un posto in cui sei letteralmente a picco sul prato verde e la partita si vede meravigliosamente. Poi ti arriva l’amico jaco, incontrare il quale è bello come vedere lo stadio di San Donà; lui è davvero forte e adesso siamo pronti per la partita, perché c’è anche quella da raccontare, no? La partita riempie gli occhi, perché, in effetti, ci succedono dentro tante cose; anche tanti errori, ma io penso sempre che senza nessun errore le partite sarebbero perfette, cioè piuttosto noiose
. Si parte già con una sorpresa: nel Calvisano ennesimo infortunio; si fa male Canavosio
e così Vlaicu entra in campo con la 13. Parte bene Calvisano e, al primo fallo, sceglie di giocare una mischia ai 22 avversari anziché un calcio nella propria metà campo. La mischia sandonatese si affloscia e Buscema piazza per il 0-3. Poi la partita si fa un po’ confusa e San Donà fa sentire la sua pressione fisica che sorprende gli ospiti; Mortali pareggia dalla piazzola e, poco dopo, Pino Patelli con un calcio intelligentissimo dalla base costringe Chiesa a pedalare indietro e, sotto pressione, fare un tenuto che Mortali punisce nuovamente dalla piazzola. Questa è l’ultima cosa buona della partita di Patelli, ieri al di sotto dei livelli che gli conosco
, e, fatalmente, anche San Donà esce un po’ dalla partita. Da qui in poi i biancazzurri devono quasi solo difendere perché Calvisano comincia a giocare con ottimo piglio e fantasia in attacco. Sale in cattedra, soprattutto, Gabriele Di Giulio, al rientro dopo un lungo infortunio: quanto ci è mancato!
Lui è un grande giocatore, uno che arriverà molto lontano, un’ala veloce, potente e dotata di grandissimo talento. Proprio lui spacca in due la difesa sandonatese con un break che fa fuori tre avversari, scarica su Buscema lestissimo a servire Giammarioli che arriva con un angolo assassino e vola in meta. Calvisano continua a giocare bene e una ripartenza fantastica di Tuivaiti, ieri scatenato ed irrefrenabile, arriva nei 22, dove, però, un po’ di pasticci, soprattutto nella scelta di chi servire, evitano una meta certa. La meta arriva dopo non molto, con Surugiu che gestisce ottimamente una serie di ruck a 5 metri dal try per poi tirare fuori, fintare il passaggio, vedere l’allargamento delle guardie e tuffarsi nel buco: la classica meta da numero 9
. Prima della fine della frazione c’è ancora tempo per vedere Calvisano fallire un’altra occasione piuttosto facile per troppa frenesia, vedere Koroi rischiare un giallo per un placcaggio altezza occhi
, che l’arbitro punisce con un fallo ed una ramanzina molto molto concitata ed è già il momento della prima birra e di una gran bella sorpresa. L’amico jaco mi fa davvero un gran regalo e mi fa conoscere non una persona, ma una sorta di leggenda dei miei anni lontani
: conosco, così, Giancarlo Pivetta, 53 presenze in nazionale, l’unico nella storia, a mia notizia, ad aver vestito tutte e 3 le maglie di prima linea in azzurro. Ho addirittura l’onore di offrirgli la mia stout
e vedergliela apprezzare e parlare con lui, anzi, soprattutto, ascoltare il suo parere. Grazie jaco, mi hai fatto davvero un regalone one
. Si torna in campo e Calvisano è davvero padrone del campo, ma decide di provare a complicarsi un po’ la vita
: Tuivaiti, che nel primo tempo era stato una specie di iradiddio incacchiata, sporca la sua partita con un fallo che io, per mia distrazione, non vedo. Liperini stavolta sceglie il giallo anziché la ramanzina e Calvisano resta in 14. Ci pensa però capitan Castello a sistemare le cose: si schiera a flanker e la mischia giallonera diventa addirittura più dominante di prima
arando gli avversari e spingendo via la minaccia. Poco dopo Calvisano conduce una bella azione alla mano per tutto il campo, fermata a pochi metri dal traguardo con un fallo. Nonostante l’inferiorità i gialloneri chiedono mischia e costringono i biancazzurri al fallo; altra mischia palla fuori e meta di Castello da perfetto flanker: i 10’ di inferiorità finiscono come meglio non si potrebbe. Al 18’ Tuivaiti, appena rientrato, si fa perdonare e conclude un’impressionante percussione iniziata da Costanzo con la meta del bonus. La partita, praticamente, finisce qui. Le due squadre si deconcentrano un po’ e gli ultimi 20’ sono un festival dell’errore in difesa. Inizia Calvisano che perde ingenuamente una palla in attacco e subisce una ripartenza di 60 metri, che il bravo Vian conclude con un calcetto a scavalcare Chiesa, raccoglie e schiaccia. Poi sono i fratelli Di Giulio a sfruttare un pasticcio della difesa sandonatese nei propri 22; Gabriele raccoglie, lavora il pallone e serve il gemello Daniele che vola in meta. Si conclude con San Donà ancora in avanti che trova una bella meta col giovane azzurrino Borean e Liperini fischia la fine. Tutto sommato una partita divertente, un buon Calvisano sicuramente in decisa ripresa dopo l’orribile partita interna con Piacenza; qualche errore, un po’ di frenesia, ma anche tanta voglia di essere propositivi e persino spettacolari. Eccellente davvero il rientro di Gabriele Di Giulio, ma bravissimo anche Vlaicu nel ruolo di centro, che pare essere molto più suo che quello di apertura. Ottime prove dei ball carrier Giammarioli e Tuivaiti e note di merito per Castello, egualmente bravo come centro e come flanker. Un po’ deludente San Donà, da cui mi aspettavo di più. Decisamente da rivedere, anche se, forse, sarebbe meglio soprassedere, l’esperimento del giovane Reeves come apertura: non pare essere proprio mestiere suo; oltretutto è un peccato rinunciare a lui nei ruoli in cui potrebbe fare, secondo me, molto bene, cioè estremo o ala. Molto meno deludente, anzi, l’ottimo terzo tempo con jaco e compagnia ed una tavola davvero imbandita. Dopodichè si riparte e un po’ spiace andarsene dal Pacifici, cinque stelle di platino sul mio personale tripadvisor
.
Viviamo l'era del rugby itagliano che inizia a Treviso e finisce a Mogliano.
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)