Il conservadurismo è quel fenomeno che avviene quando si ingoiano per sbaglio dodici pasticche bluNounours ha scritto: ↑18 feb 2020, 18:18Mà c'è un certo snobismo e conservadurismo, è innegabile.
Parli di tornei aperti, ma per la maggior parte non lo sono al 100%, ci sono molte squadre pre-classificate che ricevono una parte maggiore della torta, che aiuta a mantenere lo status quo. Allo stesso modo, ci sono molte restrizioni alla libera circolazione dei giocatori nella maggior parte dei campionati professionistici, che rallenta lo sviluppo di quei paesi che non sono in grado di mantenere un campionato nazionale professionale.
Mi giustifichi se vuoi che il rugby faccia bene e non c'è motivo di cambiarlo, ma è ovvio che si tratta di snobismo o protezionismo.
Non lo so, forse vedo le cose in maniera troppo elementare e mi mancano troppi dati (ad esempio non so come sono ripartiti gli introiti delle varie grandi manifestazioni mondiali e non conosco le regole per la circolazione dei giocatori pro), però mi scoccia un po' accettare questa perenne visione delle cose secondo la quale c'è sempre qualcuno di potente che gestisce tutto a proprio mero tornaconto materiale. In base alla mia piccola esperienza mi viene da dire che spesso le cose non stanno così.
Non avendo dati precisi da avanzare, mi rifugio nel ragionamento in negativo: se davvero il rugby mondiale fosse governato da questo snobismo conservatore non avremmo avuto la Coppa del Mondo, che teoricamente (per il momento solo teoricamente) può mettere a rischio la leadership mondiale delle grandi nazioni anglosassoni togliendo così valore e attrattività anche al Sei Nazioni; non avremmo avuto l'impegno di World Rugby nella diffusione del rugby 7s, una branca del rugby che alle grandi nazioni in generale interessa poco e che serve soprattutto alle nazioni in via di sviluppo rugbistico; non avremmo avuto lo sforzo per entrare nel consesso olimpico, poiché il valore eccelso dei Giochi Olimpici rischia di togliere prestigio, per contrasto, alle grandi manifestazioni a XV dove eccellono le grandi nazioni tradizionali; le coppe europee per club non sarebbero state aperte a tutte le squadre del continente, come EPCR ha provato a fare a più riprese finendo poi per rinunciare quando ha capito che il dislivello tra i grandi club pro franco-inglesi e i club delle nazioni T2 è tuttora enorme. Poi forse ci sarebbero altri esempi, che ora non mi vengono in mente. Non sono esempi sufficienti a dimostrare che il rugby mondiale è ecumenico e democratico, ma forse dimostrano almeno che non è neppure così oligarchico e conservatore come voi sembrate pensare