Non sapevo dove postarla, a metà tra notizia di mercato e Calvisano-Rovigo, ho deciso di postarlo nella finale, che sempre di Calvisano-Rovigo si tratta.
http://www.rovigooggi.it/articolo/2017- ... -rossoblu/
Bell'articolo, questa volta, del "nostro" Stefano, pieno di aneddoti nostalgici, e proprio riguardo alla partita in questione, vorrei raccontarne uno anche io. Era il 2008, appunto, ed era il primo anno che seguivo il Calvisano assiduamente. L'anno precedente ho fatto il debutto al San Michele, ma solo in un'occasione, quello era l'anno in cui ho visto, per la prima volta, quasi tutte le partite casalinghe, dove ho fatto la conoscenza di quasi tutte le tifoserie delle squadre che componevano il Super 10 in quel periodo. Quel giorno, ultima giornata di campionato, ho conosciuto per la prima volta la tifoseria rossoblu. Era l'ultima giornata di campionato, e la posta in palio era altissima per entrambe le squadre: noi ci giocavamo il primo posto, insieme alla Benetton, loro si giocavano i playoff, insieme al Petrarca. Guarda caso Petrarca e Benetton, in contemporanea, si sfidavano nell'altro scontro diretto, con la stessa posta in palio. Ovviamente i playoff in palio erano il piatto forte, ma anche da parte nostra ci giocavamo tanto, arrivare primi ai tempi non regalava la possibilità di giocarsi la finale in casa, ma ci avrebbe permesso comunque di giocarci la semifinale più agevole, contro Rovigo o Petrarca, lasciando le altre due corazzate del campionato, Benetton e Viadana, a scornarsi tra di loro. Ricordo che, rispetto a tutte le altre tifoserie incontrate fino a quel momento, i rossoblu erano decisamente più tanti, decisamente più folcloristici, decisamente più rumorosi, e decisamente più antisportivi. Noi avevamo da poco perso il nostro giocatore più rappresentativo per un infortunio, Gerard Fraser, una macchina da punti che sbagliava una media di un piazzato al mese, quando era in un brutto periodo, e il gravoso compito di sostituirlo, sia in campo che ai piazzati, fu affidato a un giovanissimo mediano d'apertura italiana tanto promettente quanto inesperta, ovvero Buso. La partita, appunto, finì 9 a 8 per Rovigo, con Buso che, nel secondo tempo, sbagliò una serie infinita di calci piazzati decisamente non impossibili. E ognuno di quei piazzati era, ovviamente, contornato dai fischi, dai boati, dagli ululati di quel gruppo molto numeroso di tifosi. Io, da quasi neofita, sono rimasto abbastanza allibito davanti a una scena che, fino a quel momento, non mi era ancora capitato di vedere in nessun'altra tifoseria su un campo da rugby. E dopo essere rimasto allibito, mi sono pure incazzato, al punto che dopo l'ennesismo concerto di fischi, fischi verso un ragazzino italiano alla sua prima partita importante, mi sono rivolto dal lato delle Posse Rossoblu facendo eloquenti gesti a due mani e gridando cosa pensassi di loro. Sono stato immediatamente ripreso da uno dei tifosi del Terzo Tempo, che ai tempi ancora non conoscevo, con un deciso "Zitto. E seduto. Noi non siamo come loro". Devo ammettere che in quel momento mi sono anche un po' vergognato. Però mi sono sentito anche orgoglioso. Aveva ragione, non eravamo come loro, e mai avrei voluto essere come loro. Ho trattenuto la rabbia sugli ultimi due piazzati (sbagliati), e sui conseguenti fischi e prese per il chiulo, che hanno consegnato la partita al Rovigo. Ci hanno pensato gli dei del rugby a punire quei fischi, attraverso il drop di Mercier che ha fatto fuori i rossoblu dai playoff e ci ha contemporaneamente regalato il primo posto. Buso, nel dopopartita, era abbastanza affranto, l'ho fermato solo per dirgli di stare tranquillo che nelle prossime tre partite avrebbe dimostrato tutto il suo valore, anche a coloro che le partite le avrebbero potute vedere solo dalla TV. Così fece, giocando tre partite una migliore dell'altra, mettendo pure piazzati difficilissimi, e giusto per non farci mancare nulla, quell'anno arrivò lo scudetto, il secondo della nostra storia, il primo a cui assistetti. L'articolo originale parlava di tutt'altro, lo so, ma mi ha fatto tornare in mente molti ricordi, e ogni volta che qualcuno mi chiede da dove nasce la mia poca simpatia verso la tifoseria rossoblu e verso il loro modo di intendere il tifo, le origini vanno ricercate in quella lontana partita di un decennio fa.