Messaggio
da breda120 » 25 ott 2023, 8:42
ai tempi delle ultime elezioni federali, se non ricordo male, un candidato propose nel suo manifesto elettorale una netta divisione tra rugby professionistico, semiprofessionistico e dilettantistico. In pratica i veri professionisti avrebbero dovuto essere i giocatori delle franchigie, il secondo livello sarebbero stati i club del top8 che dovevano però dimostrare, con tanto di fideiussioni, la loro sostenibilità finanziaria mentre tutto il resto del movimento sarebbe ritornato al puro livello dilettantistico. Per far questo, le promozioni/retrocessioni avrebbero dovuto essere limitate alle sole categorie dilettantistiche che potevano tornare ad essere A/B/C e D. Il vincitore della A conquistava il titolo di campione d'Italia ma non saliva in TOP8 evitando così stimoli che comportino investimenti sui giocatori. Aggiungo che i club di serie A dovrebbero avere l'obbligo di mettere in listino gara almeno 5 giocatori U21 in modo da stimolare i vivai interni. Con la nuova riforma del diritto sportivo che è entrata in vigore quest'anno, si potrebbe anche obbligare a limitare il compenso totale annuo ad un giocatore fino a 5000 euro che è il limite oltre il quale si ha l'obbligo contributivo. La verifica di questa condizione potrebbe essere fatta facilmente con l'obbligo di presentazione in Federazione del 770 obbligatorio per legge dove sono riportati tutti i compensi versati. L'unica eccezione potrebbe essere fatta per lo straniero consentito dal regolamento.
In questo modo, oltre ad aiutare la sostenibilità dei club, si eviterebbe di illudere dei ragazzi che sperano di mantenersi con il rugby. Se hai i numeri , da subito accedi ai livelli più alti e ti impegni a tempo pieno, in caso contrario, o perchè non sei all'altezza o perchè hai deciso di impegnarti nello studio o in una professione, continui a giocare per il solo gusto sportivo.