BIDONI e CAMPIONI

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TUCKER
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BIDONI e CAMPIONI

Messaggio da TUCKER » 18 dic 2006, 1:37

X chi come me è giovane e non ha memoria storica, vorrei creare un sito come questo: http://marco79.altervista.org/

Io potrei aggiornarlo ma non sono in grado di crearlo, qualcuno riesce a dare una mano a me ed al CagnaccioDiPavlov?

Che ne pensate?

Io vorrei creare qualcosa di simile, distinguendo i più grandi bidoni (che temo siano tanti) ed i più grandi campioni, sia per avere un profilo dei grandi del passato, sia per ricordare ai giovani il tempo in cui in Italia giocava gente del calibro di Botha, Campese, Dominguez o il giovane Umaga...

Cicca
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RE: BIDONI e CAMPIONI

Messaggio da Cicca » 18 dic 2006, 9:57

Spostato

billingham
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RE: BIDONI e CAMPIONI

Messaggio da billingham » 18 dic 2006, 14:25

Segui ovunque i Cariparmi azzurri!!! - Ich bin ein Orqueriaren

Invece di farmi un busto ed esporlo a Murrayfield, mi impaglieranno e mi appenderanno in una taverna (Roy Laidlaw)

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bluffer
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RE: BIDONI e CAMPIONI

Messaggio da bluffer » 18 dic 2006, 15:36

Bidoni?
beh...è difficile a dirsi....

Se consideri che Gary Whetton a Treviso non se lo ricordano in molti rischi di mettere un ex capitano all-black tra i bidoncini....

cmq....
Cooper a Treviso non riuscì a fare la minima differenza
Penney numero 8
Rackam apertura
potevo mettere il giovane Richards che arrivò a sostituire Troncon...ma considerato che ora è il n.9 della Rosa....


Campioni?
Lynagh, Ofenghaue, Shelford, ZZBrooke, Green, Kirwan, Campese, Botha, Mannix, Knox, Gould, Ella, ...insomma se consideri i primi 90 e gli anni 80 gran parte degli arrivi erano dati da grandi, anzi...Grandi.
poi siamo scesi pian piano ai rincalzi e alle promesse. ora alle 3 scelte

GRUN
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RE: BIDONI e CAMPIONI

Messaggio da GRUN » 18 dic 2006, 17:58

E' vero, negli anni ottanta arrivarono a giocare da noi alcuni dei migliori giocatori del mondo. Ma anche nel decennio precedente non si stava tanto male... A dire il vero il primo straniero di grande spessore arrivò nel 1969 a Rovigo: era il romeno Penciu, estremo dai fondamentali accuratissimi (la Romania era all'epoca così forte da riuscire a battere anche la Francia che giocava il Cinque Nazioni, quella di Villepreux, per intenderci). Rimase coi Bersaglieri per quattro campionati, lasciando un segno indelebile. Sempre nel 1969 la Roma Rugby prese il primo inglese, il mediano di mischia Scott, che giocò nella capitale per due stagioni. Il più forte inglese visto sui nostri campi negli anni settanta fu però il terza linea Greenwood, anche capitano del quindici della rosa e padre del centro campione del mondo nel 2003. Anche lui venne tesserato dalla Rugby Roma dove giocò dal 1973 al 1976, per chiudere l'esperienza italiana alla Lazio nel 1977/78 (il figlio nacque proprio nella capitale italiana). Il primo sudafricano a giocare da noi fu Krige, sempre per la Rugby Roma, dove rimase tre campionati. Ma fu nel 1971 che si registrò "l'invasione": Frascati ingaggiò l'apertura Fourie, l'ala Gouws ed il centro Malan, Brescia invece il centro Wickins e la seconda linea Warrie. Il più forte di tutti però approdò a Padova: era l'apertura Nelson Babrow, strepitoso calciatore, autore di uno più leggendari drop della storia del nostro rugby alla penultima di ritorno contro il Cus Genova, in una partita giocata nel 1973 al Tre Pini e decisiva per lo scudetto. Babrow si allenava, come ho scritto in un altro thread, a piedi nudi, come mi ha raccontato il forumista Yary, che lo ebbe compagno di squadra nel corso dell'esperienza laziale del sudafricano. Babrow giocò infatti. oltre che per il Petrarca (ancora oggi è ricordato con affetto ed ammirazione nella città veneta) per la Rugby Roma nel 1973/74 e per Frascati l'anno dopo. Nel 1976 tornò a Padova, dove giocò altri tre campionati. Il 22 ottobre 1977, proprio nella sua città di adozione, fu in campo all'Appiani (stracolmo), per una delle più importanti partite della storia del rugby italiano, quella tra il XV del Presidente (in pratica la nazionale azzurra rinforzata da Naudé e Guy Pardiés) e gli All Blacks, alla loro prima apparizione da noi. La Nuova Zelanda (che aveva in prima linea Brad Johnstone) vinse con moltissima fatica per 17-9 (a tre minuti dalla fine si era ancora sul 9-10...); per gli italiani meta dell'immenso Nello Francescato. Naudé era un sudafricano tostissimo, prepotente nella rimessa laterale, che arrivò a Rovigo nel 1975 e vi rimase, colonna del pacchetto, per ben sei campionati (oggi si mangerebbe tutte le seconde linee del Super 10). Guy Pardiés fu il secondo francese a giocare nel campionato italiano (il primo fu Saint Clement). Anche lui fu scelto dal Petrarca nel 1974 e a Padova rimase per sette campionati consecutivi, formando per tre stagioni una formidabile mediana con Babrow. Finito di giocare scelse di vivere in Italia, dove ha accumulato molte esperienze da allenatore (e da commentatore televisivo). Suo grande amico era il terza centro Galon, padre di Ezio, attuale azzurro e tre-quarti dell'Overmach. Galon padre giocò a Treviso dal 1975 al 1977 e a Brescia nel 1978/79. Se Pardiés era un gentiluomo, Galon appariva, come dire, un tantino più incazzoso... Il sopra citato Yary ne porta addosso ancora un bel ricordo, sotto forma di cicatrice sul capoccione. In una partita in terra trevigiana infatti il buon Galon voleva regolare alcuni conti col piccolo grande flanker frascatano (e della nazionale) Franco Bargelli. Quel giorno però Franco era fuori per infortunio. Disgraziatamente era in campo l'adorato fratellino; Galon pensò bene che un Bargelli valesse (quasi) l'altro ed approfittando di una di quelle belle ruck, confuse e malmostose, di una volta, regalò un'amorevole carezza all'incolpevole Yary, ricucito poi nel ventre dello stadio dal medico del Treviso e rispedito velocemente in campo...

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Re: RE: BIDONI e CAMPIONI

Messaggio da yary » 19 dic 2006, 11:40

GRUN ha scritto:E' vero, negli anni ottanta arrivarono a giocare da noi alcuni dei migliori giocatori del mondo. Ma anche nel decennio precedente non si stava tanto male... A dire il vero il primo straniero di grande spessore arrivò nel 1969 a Rovigo: era il romeno Penciu, estremo dai fondamentali accuratissimi (la Romania era all'epoca così forte da riuscire a battere anche la Francia che giocava il Cinque Nazioni, quella di Villepreux, per intenderci). Rimase coi Bersaglieri per quattro campionati, lasciando un segno indelebile. Sempre nel 1969 la Roma Rugby prese il primo inglese, il mediano di mischia Scott, che giocò nella capitale per due stagioni. Il più forte inglese visto sui nostri campi negli anni settanta fu però il terza linea Greenwood, anche capitano del quindici della rosa e padre del centro campione del mondo nel 2003. Anche lui venne tesserato dalla Rugby Roma dove giocò dal 1973 al 1976, per chiudere l'esperienza italiana alla Lazio nel 1977/78 (il figlio nacque proprio nella capitale italiana). Il primo sudafricano a giocare da noi fu Krige, sempre per la Rugby Roma, dove rimase tre campionati. Ma fu nel 1971 che si registrò "l'invasione": Frascati ingaggiò l'apertura Fourie, l'ala Gouws ed il centro Malan, Brescia invece il centro Wickins e la seconda linea Warrie. Il più forte di tutti però approdò a Padova: era l'apertura Nelson Babrow, strepitoso calciatore, autore di uno più leggendari drop della storia del nostro rugby alla penultima di ritorno contro il Cus Genova, in una partita giocata nel 1973 al Tre Pini e decisiva per lo scudetto. Babrow si allenava, come ho scritto in un altro thread, a piedi nudi, come mi ha raccontato il forumista Yary, che lo ebbe compagno di squadra nel corso dell'esperienza laziale del sudafricano. Babrow giocò infatti. oltre che per il Petrarca (ancora oggi è ricordato con affetto ed ammirazione nella città veneta) per la Rugby Roma nel 1973/74 e per Frascati l'anno dopo. Nel 1976 tornò a Padova, dove giocò altri tre campionati. Il 22 ottobre 1977, proprio nella sua città di adozione, fu in campo all'Appiani (stracolmo), per una delle più importanti partite della storia del rugby italiano, quella tra il XV del Presidente (in pratica la nazionale azzurra rinforzata da Naudé e Guy Pardiés) e gli All Blacks, alla loro prima apparizione da noi. La Nuova Zelanda (che aveva in prima linea Brad Johnstone) vinse con moltissima fatica per 17-9 (a tre minuti dalla fine si era ancora sul 9-10...); per gli italiani meta dell'immenso Nello Francescato. Naudé era un sudafricano tostissimo, prepotente nella rimessa laterale, che arrivò a Rovigo nel 1975 e vi rimase, colonna del pacchetto, per ben sei campionati (oggi si mangerebbe tutte le seconde linee del Super 10). Guy Pardiés fu il secondo francese a giocare nel campionato italiano (il primo fu Saint Clement). Anche lui fu scelto dal Petrarca nel 1974 e a Padova rimase per sette campionati consecutivi, formando per tre stagioni una formidabile mediana con Babrow. Finito di giocare scelse di vivere in Italia, dove ha accumulato molte esperienze da allenatore (e da commentatore televisivo). Suo grande amico era il terza centro Galon, padre di Ezio, attuale azzurro e tre-quarti dell'Overmach. Galon padre giocò a Treviso dal 1975 al 1977 e a Brescia nel 1978/79. Se Pardiés era un gentiluomo, Galon appariva, come dire, un tantino più incazzoso... Il sopra citato Yary ne porta addosso ancora un bel ricordo, sotto forma di cicatrice sul capoccione. In una partita in terra trevigiana infatti il buon Galon voleva regolare alcuni conti col piccolo grande flanker frascatano (e della nazionale) Franco Bargelli. Quel giorno però Franco era fuori per infortunio. Disgraziatamente era in campo l'adorato fratellino; Galon pensò bene che un Bargelli valesse (quasi) l'altro ed approfittando di una di quelle belle ruck, confuse e malmostose, di una volta, regalò un'amorevole carezza all'incolpevole Yary, ricucito poi nel ventre dello stadio dal medico del Treviso e rispedito velocemente in campo...



Solo qualche piccola precisazione
intanto tra i sudafricani sbarcati a Frascati hai dimenticato Raimond Bellingan, favoloso mediano di mischia che continuò a giocare fino ad "esaurimento anni", l'unico a rimanere nella cittadina dei castelli dove ha trovato moglie e sistemazione diventando a tutti gli effetti un coltivatore di vigne e produttore di ottimo vino.
In aggiunta precisiamo che in quella famosa partita a Treviso in campo scesero 3 esponeti della famiglia Bargelli, c'era anche Franco e il cugino Maurizio ma quelli che tornarono con il "ricordino by Galon" non fu Franco ma gli altri due: uno con la "ricucitura" e l'altro con un occhio che sembrava un'arancio tarocco.
Una trasfrta che non si dimenticherà facilmente:
tornado con il pulman i giocatori incitavano l'autista ad acellerare perchè la fame era tanta e come consuetudine la sosta doveva avvenire a Monte San Savino dove facevano le bistecche alte due dita, sicchè ad un certo punto il mezzo uscì fuori strada anche per via della scarsa visibilità e dal fondo stradale reso molto viscido dalla pioggia torrenziale.
Tutti pensarono di essere sul ciglio di un baratro ma dopo avere acceso dei fiammiferi, perchè c'era un buoi pesto, si accorsero che invece s'era "arrenato" msu una piazzola di sosta d'emergenza.
Sull'autostrada il torpedone ci rimase un paio d'ore, il tempo necessario affinchè arrivasse il carro attrezzi per mezzi pesanti che era stato chiamato da una pattuglia di polizia stradale che si fermò il solo tempo necessario per chiedere se c'erano stati feriti (nessuno fortunatamente). I poliziotti non credettero al principio alle dichiarazioni dei giocatori visto che tra di essi c'erano i famosi infortunati da quel di Treviso ma poi convinti dichiarandosi giocatori di rugby.
In ultimo vorrei citare una frase che Nelson Babrow disse durante un allenamento sull'erba dell 8 settembre (e chi ci ha giocato sà cos'è l'8 settembre) rivolgendosi agli altri compagni:

IL RUGBY: QUESTO SCONOSCIUTO

ed aveva ragione, lui era un fenomeno noi bidoni
Amo il rugby non perché è violento, ma perché è intelligente. Françoise Sagan

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RE: Re: RE: BIDONI e CAMPIONI

Messaggio da GRUN » 19 dic 2006, 12:44

E' vero, ho dimenticato di citare Bellingham, arrivato nel 1971, poi naturalizzato ed in attività fino al 1981. Per ritornare sui campioni sopra citati e dare una piccola idea del loro valore, basti ricordare che Penciu fu capocannoniere nel 1971 e nel 1972, Babrow metaman nel 1973 (col trevigiano Marchetto) con 19 mete, Greenwood metaman nel 1974 e 1975 con 17 e 19. Ma se ci mettessimo a citare tutti i grandi giocatori stranieri arrivati a nobilitare il nostro rugby (e ad apportare conoscenza ad un ambiente povero di cultura specifica, ma desideroso di crescere) negli anni settanta, non basterebbero venti pagine. L'estremo gallese Williams a Brescia, il neozelandese Munro, una delle più forti seconde linee del mondo, a Casale, Treviso e Mogliano tra il 1976 ed il 1985, il terza linea sudafricano Coetzer, protagonistra a L'Aquila di tre campionati tra il 1977 ed il 1980... Le esperienze di tutti quei ragazzi, forti e meno forti, non erano semplici: non c'erano internet, tv satellitari, telefonini cellulari. Venire a giocare da noi significava fare un salto nel vuoto, alle prese con una lingua misteriosa, con abitudini diversissime, spesso senza contatti col paese natale per mesi, con l'unico sollievo di lettere scritte a mano e rare e costosissime telefonate intercontinentali. Alcuni, magari dotatissimi tecnicamente si struggevano in devastanti malinconie e scappavano dopo una stagione, senza aver lasciato traccia. Ma chi resisteva e si adattava veniva ricompensato con la gratitudine e l'amore di una comunità e confortato da amicizie destinate a durare una vita. Ancora oggi a L'Aquila Bob Louw è ricordato con sincera ammirazione ed enorme affetto; Botha a Rovigo è sempre venerato ed in contatto con molti compagni di allora, che invitava durante l'estate nel suo Sudafrica, per ricambiare l'ospitalità e la collaborazione ricevute in quegli anni dagli amici polesani.

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RE: Re: RE: BIDONI e CAMPIONI

Messaggio da teodoro » 19 dic 2006, 16:25

Bello bello,un'altra discussione interessante..ne sono rimaste poche sul sito..dai ditemi altro!!io di questi grandi nomi ne ho sentiti veramente pochi..solo di Naudè,Penciu e naturalmente il grande Naas ho sentito parlare(stranamente tutti giocatori rodigini..;-)..nell'infermeria della Rugby Rovigo c'è ancora un poster di quegli anni con l'autografo di Botha...di Naudè ho potuto solo sentire la storia/leggenda che suo fratello,grosso come lui,in SUdafrica,attaccato da un leone,lo uccise a mani nude..questo mi fa capire quanto carino potesse essere il buon Dirk...
Lynagh, Ofenghaue, Shelford, ZZBrooke, Green, Kirwan, Campese, Botha, Mannix, Knox, Gould, Ella...questi citati da Bluffer li conosco quasi tutti,molti li ho visti giocare in cassetta o DVD..meglio di niente!
insomma..tutto quello che esce fuori da sta discussione lo leggero con piacere,anche se magari non potrò scrivere molto!grazie a GRUN per la segnalazione!
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RE: Re: RE: BIDONI e CAMPIONI

Messaggio da TUCKER » 19 dic 2006, 16:32

Sono come sempre estasiato dai vostri racconti! Parlatemi un pò dei bidoni adesso... dai!

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RE: Re: RE: BIDONI e CAMPIONI

Messaggio da GRUN » 19 dic 2006, 17:24

Teodoro, la leggenda del leone di Naudè circola da secoli e chissà se corrisponde, almeno in parte, a fatto realmente accaduto. Però un nazionale italiano che partecipò alla tournée in Sud Africa del 1973, della quale abbiamo parlato in altri thread della sezione storica, mi ha raccontato che il 20 giugno, quando gli azzurri giocarono contro Western Transvaal, si trovò di fronte il gigantesco seconda linea Thompson. Osservandolo rimase sbigottito, in primis per le dimensioni del soggetto, ed in seconda istanza per le impressionanti cicatrici che il colosso portava addosso. Finita la partita gli domandò come si era procurato quelle cuciture: Thompson rispose che i quattrocento punti applicatigli erano il ricordo della lotta sostenuta qualche mese prima contro un leone desideroso di familiarizzare con le pecore del gregge...

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Re: RE: Re: RE: BIDONI e CAMPIONI

Messaggio da teodoro » 19 dic 2006, 17:26

GRUN ha scritto:Teodoro, la leggenda del leone di Naudè circola da secoli e chissà se corrisponde, almeno in parte, a fatto realmente accaduto. Però un nazionale italiano che partecipò alla tournée in Sud Africa del 1973, della quale abbiamo parlato in altri thread della sezione storica, mi ha raccontato che il 20 giugno, quando gli azzurri giocarono contro Western Transvaal, si trovò di fronte il gigantesco seconda linea Thompson. Osservandolo rimase sbigottito, in primis per le dimensioni del soggetto, ed in seconda istanza per le impressionanti cicatrici che il colosso portava addosso. Finita la partita gli domandò come si era procurato quelle cuciture: Thompson rispose che i quattrocento punti applicatigli erano il ricordo della lotta sostenuta qualche mese prima contro un leone desideroso di familiarizzare con le pecore del gregge...

non ho parole :shock: :shock: :shock:
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Re: RE: BIDONI e CAMPIONI

Messaggio da beju » 19 dic 2006, 17:29

bluffer ha scritto:Bidoni?
beh...è difficile a dirsi....

Se consideri che Gary Whetton a Treviso non se lo ricordano in molti rischi di mettere un ex capitano all-black tra i bidoncini....

cmq....
Cooper a Treviso non riuscì a fare la minima differenza
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+ rob low
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Lynagh, Ofenghaue, Shelford, ZZBrooke, Green, Kirwan, Campese, Botha, Mannix, Knox, Gould, Ella, ...insomma se consideri i primi 90 e gli anni 80 gran parte degli arrivi erano dati da grandi, anzi...Grandi.
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RE: Re: RE: BIDONI e CAMPIONI

Messaggio da GRUN » 19 dic 2006, 17:50

Bidoni, Tucker... Restando allla storia vado al campionato 1969/70, il primo che ci vide aprire ai giocatori stranieri. Non esisteva la figura dell'agente e tutti i supporti informativi disponibili oggi non erano nemmeno ipotizzabili. Quindi ci si affidava a suggestioni varie, contatti di tutti i tipi, passaparola che lasciavano un pò il tempo che trovavano. Non tutte le squadre fecero ricorso ai giocatori stranieri; qualcuna pescò bene, come Parma col gallese, apertura, Haines, o come il Cus Napoli, col centro inglese Davoren, per non parlare di Rovigo con Penciu, che era di un altro pianeta. Altre furono un tantino meno accorte o fortunate: la Rugby Roma prese l'irlandese Brannock, seconda linea che nella capitale non è ricordato come fenomeno. Ma il caso più strampalato fu quello della Lazio che scelse il terza linea yugoslavo Piper. Sarà un caso, ma la squadra capitolina alla fine della stagione retrocesse e a Piper fu consegnato un biglietto di sola andata per Belgrado...

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Messaggio da frankye88 » 19 dic 2006, 17:56

Tucker posso dirti che al giorno d'oggi non è molto difficile creare un sito.Con questo non voglio offendere la tua conoscenza,dato che naneche io sono un grande intenditore di php,html ecc ecc,ma si possono creare dei siti stupendi semplicemnte con Word e con tanta tanta fantasia.Se vuoi posso provare io a fare delle prove,e mandartele per email.
P.S. Il sito in questione,Bidoni.tk,è fatto con Joomla!,programma che facilita molto ma molto le cose.Per di più è shareware.
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bluffer
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Re: RE: BIDONI e CAMPIONI

Messaggio da bluffer » 19 dic 2006, 18:19

beju ha scritto:
bluffer ha scritto:Bidoni?
beh...è difficile a dirsi....

Se consideri che Gary Whetton a Treviso non se lo ricordano in molti rischi di mettere un ex capitano all-black tra i bidoncini....

cmq....
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CON TUTTO RISPETTO, MA SE PER BIDONE INTENDI DANIE GERBER, MITICO CENTRO SPRINGBOK...MI SPIACEMA NON MI TROVI D'ACCORDO.
ARRIVò A 35 ANNI A L'AQUILA, VINSE LO SCUDETTO, SEGNANDO UNA GRANDE META IN BANDIERINA IN SEMIFINALE.
OLTRE...SCUSA, ALLE DUE SOTTO I PALI CONTRO GLI ALL BLACKS O A LONDRA NELL'ANNO DEL RITORNO AGONISTICO DEL SAF

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