Dilemma complicato.
Partiamo da Covi
Covi ha scritto:Non è semplice e in poche righe spiegare bene l'argomento Celtic League. La lega italiana Rugby si è espressa negativamente perchè di fondo non è assolutamente chiaro un progetto, cioè con quali modalità, regolamenti giocatori nonchè squadre o selezioni partecipare.
Secondo: perchè compito della Lega - non sappiamo però se è anche quello della FIR , è migliorare il nostro campionato, non svilirlo emigrando all'estero. Non c'è nessuna federazione affiliata al Coni che stia pensando di trasferire all'estero una parte delle sue attività agonistiche come soluzione alle proprie problematiche interne. Saremo i primi ad aver questo primato non certo invidiabile! . Si faccia prima il massimo per aiutare e non complicare l'attività dei club in Italia che sono e restano gli unici che producono i giocatori di rugby poi utilizzati nelle varie selezioni nazionali, dopodichè vediamo se l'ultima risorsa che ci resterà sarà quella di trasferire all'estero il rugby denominato di elite! Crepi il Lupo!
Ha perfettamente ragione quando dice che non è il caso di entrare in CL senza un progetto chiaro. Ha un po' ragione quando afferma che non ci sono altre federazioni affiliate al CONI che puntino ad andare all'estero per risolvere i propri problemi; anche se omette di dire che alcune ci hanno pensato (basket, calcio) e che comunque il caso del rugby è molto particolare, vuoi perché è una disciplina radicata da tempo (il che la distingue, per esempio, dal cricket), vuoi perché si disputa nella dimensione di un grande campo di gioco con potenzialità recettive per un grande pubblico (il che la distingue dagli sport "da palazzetto"), vuoi perché ha in ambito continentale dei riferimenti di livello mondiale (il che la distingue dal baseball).
Covi invece ha torto marcio marcio marcio quando invita a fare "prima il massimo per aiutare e non complicare l'attività dei club in Italia", perché le "complicazioni" di cui si lamentano solitamente i club sono a) il tetto degli stranieri e b) le agevolazioni ai club che sfornano i giovani piuttosto che a quelli che li comprano. Sia in un caso che nell'altro Dondi è sotto ricatto da parte delle squadre di S10, che costituiscono la base del suo potere dal momento che concorrono in misura preponderante alla sua elezione (in ambito di Assemblea Federale, i voti non si contano, ma si "pesano"); per cui è costretto a fare politiche che vanno nell'interesse dei club e un po' meno in quello del movimento in generale. Quando quindi Giorgio XT afferma
Giorgio XT ha scritto:[...]è però vero che la FIR valuta molto di più l'appartenenza del giocatore che la sua formazione [...] questa però è una politica della FIR , non certo dei Club o della Lire ....
Punti 2 e 1 : andrebbe fatta una discriminante, sia a livello di fondi FIR che di punteggi fra i club che PRODUCONO giocatori e quelli che li ACQUISTANO ,visto che l'obbiettivo è quello di avere più giocatori prima ancora che imporre quote minime ... la strategia fir attuale è opposta .. vedi norme u19 .
io gli contesto che la politica da lui imputata alla FIR va in realtà a favore delle squadre di S10 (soprattutto quelle dal settore giovanile meno sviluppato) ed è più probabilmente un compromesso attuato da Dondi per non perdere la sua effettiva base di consenso.
Non mi sorprende che la FIR tenga i club all'oscuro su suoi eventuali piani per la CL, perché è chiaro a tutti che la strada "CL" è in conflitto con quella "S10". La CL significa sacrificare il S10 e tornare alla gestione interamente federale del movimento, in cui anche il campionato interno di massimo livello non è gestito dalle squadre consorziate in Lega, ma direttamente dalla Federazione. Significa "deprofessionalizzare" l'attività rugbystica in Italia, certo; ma non credo che questo sarebbe sinonimo di togliere opportunità di guadagno ai giovani, caso mai agli stranieri di medio livello che abbondano nelle rose delle nostre squadre. Significa togliere forse qualcosa all'ex-S10 in termini di pubblico, ma, come ho già avuto modo di dire, anche oggi i numeri sono quelli di un movimento amatoriale: chi oggi va a vedere Padova-Treviso, lo fa perché VUOLE andarci e ci andrebbe anche se in palio ci fosse la Serie A invece del titolo S10.
Quando Giorgio chiede
Giorgio XT ha scritto:Qualcuno dovrebbe spiegarmi perchè 2 squadre che giocano in un campionato estero - quindi con metà delle partite fuori italia dovrebbero portare un pubblico ed una audience molto maggiore di quella attuale.
io gli replico che si tratta di un campionato di livello più alto (non credo che questa affermazione sia contestabile) e che l'obiettivo, oltre a portare più gente allo stadio, è anche quello di mandare i nostri giocatori su un palcoscenico più ampio e competitivo per migliorarne la formazione professionale e il valore tecnico senza dover emigrare nei campionati esteri.
Ricordo infatti che la CL, essendo nata anche per incrementare il livello delle Home Unions coinvolte, ha limiti severissimi per l'impiego di stranieri extracomunitari e limiti de facto (perché non può averli de iure) per i comunitari. L'impiego dei nostri connazionali sarebbe quindi più che probabile.
Un pensiero anche per chi rimarca lo "svilimento" causato dal S14 a Currie Cup e ANZC: ubi maior, minor cessit. Se ho una competizione di maggior richiamo, le sacrifico quella meno interessante. Non credo peraltro che il seguito dei campionati interni SANZAR sia tanto scarso, piuttosto mi sembra probabile che gli spettatori sarebbero sufficienti per riempire uno stadio "normale" (come quelli inglesi di GP, per non parlare dei nostri di S10), ma le partite vengono disputate negli stadi fatti per i numeri del S14.