Petrarca: addio ai capitani!

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Moderatore: Emy77

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alessandroviola
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Messaggio da alessandroviola »

Vedo che la campagna acquisti del Petrarca è andata avanti e che, oltre ai numerosi giocatori che se ne sono andati, ce ne sono molti in arrivo, per cui c\'è da dire che va tutto bene, o almeno, secondo i canoni della \"normalità del rugby italiano e del rugby professionistico, e va bene così...
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<BR>So che i vecchi giocatori del Perarca, ad ogni partita, non contranno tanto i giocatori di formazione italiana quanto quelli di formazione petrarchina, ma tutto sommato va bene così lo stesso...
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<BR>Non posso non notare (ma anche questa osservazione è più un\'osservazione di costume: prendetela un po\' così...) che quest\'estate, per vari motivi, se ne sono andati in un colpo solo tutti i giocatori che erano stati capitani dopo il ritiro di Covi (Menapace, Muraro, Salvan, Barbini, Ostiglia), o sbaglio?
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Bigio
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Messaggio da Bigio »

Alex...tante domande...qualche risposta?
<BR>Mi domando sempre se quando si \"vende\" e poi si acquista ci sia solo una logica economica, ma visto come stanno le casse delle società sportive italiane..penso che sia ormai solo una visuale economica quella che muove i trasferimenti.
<BR>Bgo
"Ma tu ti credi Dio!"- "A qualcuno dovrò pure ispirarmi come modello" (Manhattan- Woddy Allen)
alessandroviola
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Messaggio da alessandroviola »

certo, vedere che, per un motivo o per l\'altro, se ne vanno in massa e in contemporanea tanti giocatori che hanno fatto i capitani fa un certo effetto....
Brutus
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Messaggio da Brutus »

In questi anni troppi atleti padovani se ne sono andati, il rugby al momento attuale non è come il calcio e senza un\'ossatura locale, certe squadre al momento che viene meno il main sponsor, cadono nel nulla se non hanno atleti che giocano ancora per la maglia. :-(
alessandroviola
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Messaggio da alessandroviola »

prima copio e incollo questo dal Gazzettino:
<BR>\"«Si fa meno fatica a trovare l\'acqua su Marte che ad uscire sani e salvi da una mischia di rugby . Per 5 anni ho giocato senza legamenti a un ginocchio e nella mia ultima partita mi sono rotto una vertebra. La tesi di dottorato, invece, è filata via liscia come l\'olio».
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<BR>Herve Gregoire Mazzocco, 27 anni, ci scherza su. Ma si vede lontano un chilometro che è orgoglioso del traguardo raggiunto. Non capita tutti i giorni che un ragazzone di un quintale per 1,82 d\'altezza giochi in terza linea nel massimo campionato dei tre principali Paesi rugbistici europei (Francia, Inghilterra, Italia), riesca a laurearsi in Fisica dell\'atmosfera e meteorologia a soli 22 anni e poi ottenga il dottorato in Ingegneria idraulica. Titolo della tesi \"Studi sui paesaggi marziani\". Dove il marziano non è lui, ma davvero il suolo di Marte sul quale, secondo la corposa ricerca di 130 pagine, un tempo è esistita l\'acqua nella sua forma liquida. Mentre ora c\'è solo ghiaccio.
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<BR>«Ho discusso il dottorato il 14 giugno all\'Università di Padova dopo tre anni di impegno fra studio e campo di gioco con il Petrarca - racconta Mazzocco - Sono l\'esempio di come si può studiare e giocare ad alto livello contemporaneamente. Non mi ritengo un fenomeno per questo. Solo una persona fortunata ad aver potuto fare entrambe le cose». Il suo è un esempio per tutti i giovani. La prova che è possibile costruirsi un futuro attraverso la scuola, senza rinunciare allo sport. Qualsiasi sport, non solo il rugby . Che questo doppio binario formativo (scuola-agonismo di alto livello) sia stato possibile percorrerlo proprio a Padova, con la palla ovale, lo si deve al Progetto Università lanciato negli anni scorsi da Andrea Rinaldo. L\'ex seconda linea scudettata, ex presidente petrarchino e docente di ingegneria che ha fatto da tutor proprio a Mazzocco e ad altri atleti.
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<BR>«Avrò un debito a vita con Rinaldo - dice Herve Gregoire, padre francese, madre ivoriana, padre adottivo italiano al quale i genitori naturali l\'hanno affidato all\'età di due anni e compagna statunitense, iniziando a raccontare la sua storia - Mi sono laureato in Francia all\'università di Clermont Ferrand, vicino a Bort les Orgues, dove vivo. A un seminario post laurea ho conosciuto Claudio Barbante, un ex rugbista. Gli ho detto che facevo parte della prima squadra del Montferrand, finalista scudetto. Mi ha risposto: il tuo profilo piacerebbe al mio amico Rinaldo e al Petrarca, e mi ha spiegato la filosofia educativa del club. Poi, però, ho ricevuto un\'offerta dal Gloucester, in Inghilterra, e ho deciso di fare una stagione da professionista. Giocando insieme a gente che prima vedevo solo in televisione. Un bel sogno realizzato, ma lo studio mi mancava troppo».
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<BR>Così quel consiglio sul Petrarca è tornato buono. Mazzocco ha contattato Rinaldo, è giunto quarto al concorso di dottorato in Ingegneria idraulica e modellistica ambientale, ha vinto la borsa di studio e per tre anni ha giocato a Padova. Facendo parallelamente le sue ricerche su Marte. «Tre anni splendidi, nonostante diversi infortuni e la morte del mio papà adottivo - continua - Siamo giunti in semifinale scudetto, dove ho giocando i due match con Calvisano. Abbiamo disputato la semifinale di coppa europea (Shield Cup) con i gallesi del Caerphilly, dove sono stato premiato come uomo del match da una leggenda, Gareth Edwards. Soddisfazioni importanti. Conquistate insieme a una formazione che mi servirà per sempre. Il rugby mi ha insegnato l\'umiltà e l\'importanza del gruppo, fondamentali anche nel lavoro di ricerca. Mi ha fatto da scuola di vita. Se in campo rispetti i valori del rugby , fuori diventi un uomo migliore».
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<BR>Il tutto condito da tante ore di studio, che l\'hanno portato al traguardo del dottorato e a cullare un sogno. «Da bambino volevo fare l\'astronauta - conclude Gregoire - Ora proverò a trasformare anche questo sogno in realtà. La tesi è quella giusta. Il fisico, da rugbista, pure. Ho già fatto due stage alla Nasa, spero di tornarci». Sarebbe un\'altra bella meta. Dopo quelle segnate a scuola e in campo. L\'ulteriore dimostrazione che sport e studio, agonismo e formazione personale, alto livello delle prestazioni e costruzione del proprio futuro fuori del professionismo sportivo possono davvero convivere. Almeno a Padova. Dove il Petrarca e le storie come quella di Herve Grogoire Mazzocco dimostrano come.\"
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<BR>poi aggiungo un\'altra cosa che contraddice in gran parte quello che ho appena incollato: se vogliamo che un giocatore si alleni due volte al giorno dobbiamo metterlo in grado di farlo serenamente: se fino a pochissimo tempo fa ci si poteva allenare (con sacrificio) anche solo la sera e lavorare durante la settimana, ormai è praticamente impossibile continuare a farlo.
<BR>Piaccia o non piaccia, se vogliamo giocatori che si allenino due volte al giorno devono essere dei professionisti, e conseguentemente bisogna che le società si strutturino in maniera quantomeno professionale.
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<BR>Il tuo discorso resta validissimo per tutte le categorie nelle quali ci si può permettere di avere un lavoro oltre a giocare.
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