Dondi: «2006, servono cambiamenti radicali»
Moderatore: Emy77
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egon
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<!-- BBCode Start --><A HREF="http://www.rugby.it/modules.php?name=Ne ... =0&thold=0" TARGET="_blank">http://www.rugby.it/modules.php?name=Ne ... thold=0</A><!-- BBCode End -->
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<BR><!-- BBCode Start --><B>Dondi: «2006, servono cambiamenti radicali» - Il Gazzettino</B><!-- BBCode End -->
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<BR>alessandroviola scrive: " Bilancio di fine anno del presidente federale, che parla anche del futuro: dalla Celtic league a una nazionale che vorrebbe più costante.
<BR>Dondi: «2006, servono cambiamenti radicali»
<BR>«Ci aspettavamo di più dal Sei Nazioni, in particolare in Scozia. Ma a Dublino ci seguiranno 3.000 tifosi: che gioia»
<BR>Fumata grigia sulla Celtic League, conferma del progetto di selezioni italiane al posto dei club, lancio del progetto accademie giovani, rimpianto (Scozia, Argentina a Genova) e orgoglio (Argentina a Cordoba, Figi e i 3000 tifosi che andranno a Dublino in febbraio) per le prestazione della Nazionale.
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<BR>Sono questi i temi cardine del consueto bilancio di fine anno tracciato dal presidente della Fir Giancarlo Dondi. Bilancio che fa seguito alle dichiarazioni del pranzo di Natale con gli azzurri, nel quale aveva lanciato esplicitamente l'idea di messa in liquidazione delle società <B>("Nel nostro rugby per fare bene in Europa servono le selezioni, i superclub. Per fare il salto di qualità servono cambiamenti radicali, come il non essere più legati al concetto di club e al proprio orticello...")</B>. Idea adesso Dondi riprende. Partendo dalla Celtic League, tormentone dell'intera stagione, dai cui organizzatori è giunta nei giorni scorsi l'ennesima fumata grigia. Ovvero una lettera in cui si chiede altro tempo per decidere se ammettere le squadre italiane.
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<BR>«<B>Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta dal board della Celtic League</B> - dice Dondi - Se ci proporranno un ingresso nella manifestazione, valuteremo con le società se ci sarà una formula adattabile al nostro movimento per entrare a far parte di un torneo a cui partecipano con delle selezioni Paesi più evoluti di noi rugbisticamente (Galles, Irlanda e Scozia, ndr). <B>Io, come sapete, sono favorevole alla creazione delle selezioni inter-club anche in Italia</B>: è l'unico modo per fronteggiare la concorrenza e far rimanere i migliori giocatori della Nazionale, che altrimenti continueranno ad andare all'estero». <B>L'ipotesi sarebbe quella di arrivare per ora a un sistema misto, nel quale possano convivere club e selezioni.</B> La stagione mista potrebbe essere divisa in due: nella prima parte (fino al Sei Nazioni) le tre-quattro selezioni ipotizzate disputano le coppe europee e un torneo tra di loro; nella seconda parte (dal Sei Nazioni in poi) spazio per il campionato di club, utilizzando i giocatori anche delle selezioni.
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<BR>Un campionato sul rilancio del quale non sono state spese parole. L'unico passaggio di Dondi è stato: «Benetton Treviso, Ghial Calvisano ed Arix Viadana avevano dominato le ultime stagioni. Adesso vedo cinque squadre ancora in corsa per il titolo e questo rappresentare un livellamento verso l'alto, una crescita positiva». <B>Mentre sul fronte dei vivai prende corpo il progetto delle accademie.</B> «Stiamo lavorando con impegno dall'under 15 all'under 21 e il progetto di un'Accademia del rugby è ad uno stadio evoluto. Sono grandi sforzi che, nei prossimi anni, dovrebbero iniziare a produrre risultati. Perché vogliamo un rugby e dei rugbisti italiani, non più d'importazione».
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<BR>Sul fronte azzurro Dondi parte dalla cocente delusione del ko di Edimburgo con la Scozia (18-10), costato il cucchiaio di legno e il posto al ct John Kirwan. «<B>Ci aspettavamo di più dal Sei Nazioni, in particolare dalla trasferta contro la Scozia.</B> Si poteva portare a casa la vittoria, l'abbiamo gettata al vento con un 2. tempo da dimenticare. Poi ci siamo trovati ad affrontare il cambio sulla panchina (è arrivato Pierre Berbizier, ndr) ed abbiamo ottenuto risultati come la vittoria di Cordoba sull'Argentina (30-29) e il successo di Monza sulle Figi (23-8). Squadre che ci precedono nel ranking mondiale. Chiariamo: mi è piaciuta l'intelligenza e lo spirito con cui la squadra ha battuto i figiani, anche alla luce di condizioni climatiche non semplici. <B>Ma non dimentico la grande delusione per la sconfitta contro l'Argentina della settimana precedente (39-22). I Pumas sono un avversario al nostro livello. Per questo ritengo quella di Genova una grande occasione perduta»</B>. Mentre quella di Dublino (4 febbraio, debutto Sei Nazioni 2006 con l'Irlanda) sarà un'occasione da cogliere: «È bellissimo sapere che ci seguiranno almeno 3000 tifosi, che hanno già prenotato il biglietto. Calcio a parte, a quante altre nazionali italiane succede una cosa del genere quando giocano all'estero?».
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<BR>Ivan Malfatto"
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<BR>Giuliana
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<BR><!-- BBCode Start --><B>Dondi: «2006, servono cambiamenti radicali» - Il Gazzettino</B><!-- BBCode End -->
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<BR>alessandroviola scrive: " Bilancio di fine anno del presidente federale, che parla anche del futuro: dalla Celtic league a una nazionale che vorrebbe più costante.
<BR>Dondi: «2006, servono cambiamenti radicali»
<BR>«Ci aspettavamo di più dal Sei Nazioni, in particolare in Scozia. Ma a Dublino ci seguiranno 3.000 tifosi: che gioia»
<BR>Fumata grigia sulla Celtic League, conferma del progetto di selezioni italiane al posto dei club, lancio del progetto accademie giovani, rimpianto (Scozia, Argentina a Genova) e orgoglio (Argentina a Cordoba, Figi e i 3000 tifosi che andranno a Dublino in febbraio) per le prestazione della Nazionale.
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<BR>Sono questi i temi cardine del consueto bilancio di fine anno tracciato dal presidente della Fir Giancarlo Dondi. Bilancio che fa seguito alle dichiarazioni del pranzo di Natale con gli azzurri, nel quale aveva lanciato esplicitamente l'idea di messa in liquidazione delle società <B>("Nel nostro rugby per fare bene in Europa servono le selezioni, i superclub. Per fare il salto di qualità servono cambiamenti radicali, come il non essere più legati al concetto di club e al proprio orticello...")</B>. Idea adesso Dondi riprende. Partendo dalla Celtic League, tormentone dell'intera stagione, dai cui organizzatori è giunta nei giorni scorsi l'ennesima fumata grigia. Ovvero una lettera in cui si chiede altro tempo per decidere se ammettere le squadre italiane.
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<BR>«<B>Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta dal board della Celtic League</B> - dice Dondi - Se ci proporranno un ingresso nella manifestazione, valuteremo con le società se ci sarà una formula adattabile al nostro movimento per entrare a far parte di un torneo a cui partecipano con delle selezioni Paesi più evoluti di noi rugbisticamente (Galles, Irlanda e Scozia, ndr). <B>Io, come sapete, sono favorevole alla creazione delle selezioni inter-club anche in Italia</B>: è l'unico modo per fronteggiare la concorrenza e far rimanere i migliori giocatori della Nazionale, che altrimenti continueranno ad andare all'estero». <B>L'ipotesi sarebbe quella di arrivare per ora a un sistema misto, nel quale possano convivere club e selezioni.</B> La stagione mista potrebbe essere divisa in due: nella prima parte (fino al Sei Nazioni) le tre-quattro selezioni ipotizzate disputano le coppe europee e un torneo tra di loro; nella seconda parte (dal Sei Nazioni in poi) spazio per il campionato di club, utilizzando i giocatori anche delle selezioni.
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<BR>Un campionato sul rilancio del quale non sono state spese parole. L'unico passaggio di Dondi è stato: «Benetton Treviso, Ghial Calvisano ed Arix Viadana avevano dominato le ultime stagioni. Adesso vedo cinque squadre ancora in corsa per il titolo e questo rappresentare un livellamento verso l'alto, una crescita positiva». <B>Mentre sul fronte dei vivai prende corpo il progetto delle accademie.</B> «Stiamo lavorando con impegno dall'under 15 all'under 21 e il progetto di un'Accademia del rugby è ad uno stadio evoluto. Sono grandi sforzi che, nei prossimi anni, dovrebbero iniziare a produrre risultati. Perché vogliamo un rugby e dei rugbisti italiani, non più d'importazione».
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<BR>Sul fronte azzurro Dondi parte dalla cocente delusione del ko di Edimburgo con la Scozia (18-10), costato il cucchiaio di legno e il posto al ct John Kirwan. «<B>Ci aspettavamo di più dal Sei Nazioni, in particolare dalla trasferta contro la Scozia.</B> Si poteva portare a casa la vittoria, l'abbiamo gettata al vento con un 2. tempo da dimenticare. Poi ci siamo trovati ad affrontare il cambio sulla panchina (è arrivato Pierre Berbizier, ndr) ed abbiamo ottenuto risultati come la vittoria di Cordoba sull'Argentina (30-29) e il successo di Monza sulle Figi (23-8). Squadre che ci precedono nel ranking mondiale. Chiariamo: mi è piaciuta l'intelligenza e lo spirito con cui la squadra ha battuto i figiani, anche alla luce di condizioni climatiche non semplici. <B>Ma non dimentico la grande delusione per la sconfitta contro l'Argentina della settimana precedente (39-22). I Pumas sono un avversario al nostro livello. Per questo ritengo quella di Genova una grande occasione perduta»</B>. Mentre quella di Dublino (4 febbraio, debutto Sei Nazioni 2006 con l'Irlanda) sarà un'occasione da cogliere: «È bellissimo sapere che ci seguiranno almeno 3000 tifosi, che hanno già prenotato il biglietto. Calcio a parte, a quante altre nazionali italiane succede una cosa del genere quando giocano all'estero?».
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<BR>Ivan Malfatto"
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<BR>Giuliana
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egon
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- Iscritto il: 15 ott 2004, 0:00
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<BR><!-- BBCode Start --><B>Dichiarazioni del presidente Sandro Manzoni</B><!-- BBCode End -->
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<BR>Parma - Queste le dichiarazioni del presidente di Lega Sandro Manzoni in merito alle notizie apparse sulla stampa nei giorni scorsi.
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<BR><I>“<B>Condividiamo in toto le preoccupazioni del presidente Dondi sulla situazione generale del rugby italiano.</B></I> – afferma il presidente <B>Sandro Manzoni</B> - <I>In questo momento il nostro rugby non ha bisogno di polemiche, mi riferisco in particolare ai due articoli a firma Giorgio Sbrocco apparsi in data 27 e 28 dicembre sul quotidiano QS, che sono rispettivamente non veritiere e fuorvianti. <B>Urge piuttosto un momento di approfondimento comune tra i vertici della Federazione e della Lega che analizzi a fondo la situazione del ‘sistema rugby italiano’ attuale. C’è a mio giudizio l’esigenza forte di definire con attenzione i ruoli di ciascuno dei soggetti coinvolti, uscendo dall’equivoco di un amatorismo globale che di fatto contrasta con la realtà dell’alto livello italiano, ma nello stesso tempo tuteli le legittime aspirazioni e prerogative dei club vincolandoli a regole di partecipazione ben precise in funzione del percorso prescelto. Il tutto prestando la massima attenzione al rilancio della formazione di base nella quale proprio i club svolgono da sempre un ruolo determinante”.</B></I>
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<BR><I>“<B>La Lega Rugby ritiene che in tale processo non si possa prescindere da un investimento forte e significativo sul campionato nazionale di eccellenza</B>, tale da renderlo un elemento fondamentale nel progetto di rilancio di un movimento che trova nel consolidamento tecnico della Squadra nazionale un elemento di traino e promozione indiscutibile”.</I>
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<BR><I>“In tal senso</I> – sottolinea <B>Manzoni</B> - <I><B>riteniamo determinanti alcuni fattori: l’apporto della federazione in termini di proposte, ma soprattutto regole che obblighino i club a scegliere un percorso professionistico o amatoriale in funzione delle rispettive prerogative; una pianificazione della stagione che possa risultare appetibile per sponsor, appassionati e mezzi di comunicazione”.</B></I>
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<BR><I>“L’auspicio</I> – conclude il presidente della LIRE - <I>è che si possa definire assieme al presidente Dondi la road-map di un progetto di ampio respiro che abbia una propria centralità e identità nazionale, e consenta di strutturare le linee guida di un lavoro a lungo termine che dovrà essere avviato in tempi compatibili con la programmazione della stagione 2006/7”..</I>
<BR>(Diego Antenozio - LIRE)
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<BR>Giuliana
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<BR><!-- BBCode Start --><B>Dichiarazioni del presidente Sandro Manzoni</B><!-- BBCode End -->
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<BR>Parma - Queste le dichiarazioni del presidente di Lega Sandro Manzoni in merito alle notizie apparse sulla stampa nei giorni scorsi.
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<BR><I>“<B>Condividiamo in toto le preoccupazioni del presidente Dondi sulla situazione generale del rugby italiano.</B></I> – afferma il presidente <B>Sandro Manzoni</B> - <I>In questo momento il nostro rugby non ha bisogno di polemiche, mi riferisco in particolare ai due articoli a firma Giorgio Sbrocco apparsi in data 27 e 28 dicembre sul quotidiano QS, che sono rispettivamente non veritiere e fuorvianti. <B>Urge piuttosto un momento di approfondimento comune tra i vertici della Federazione e della Lega che analizzi a fondo la situazione del ‘sistema rugby italiano’ attuale. C’è a mio giudizio l’esigenza forte di definire con attenzione i ruoli di ciascuno dei soggetti coinvolti, uscendo dall’equivoco di un amatorismo globale che di fatto contrasta con la realtà dell’alto livello italiano, ma nello stesso tempo tuteli le legittime aspirazioni e prerogative dei club vincolandoli a regole di partecipazione ben precise in funzione del percorso prescelto. Il tutto prestando la massima attenzione al rilancio della formazione di base nella quale proprio i club svolgono da sempre un ruolo determinante”.</B></I>
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<BR><I>“<B>La Lega Rugby ritiene che in tale processo non si possa prescindere da un investimento forte e significativo sul campionato nazionale di eccellenza</B>, tale da renderlo un elemento fondamentale nel progetto di rilancio di un movimento che trova nel consolidamento tecnico della Squadra nazionale un elemento di traino e promozione indiscutibile”.</I>
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<BR><I>“In tal senso</I> – sottolinea <B>Manzoni</B> - <I><B>riteniamo determinanti alcuni fattori: l’apporto della federazione in termini di proposte, ma soprattutto regole che obblighino i club a scegliere un percorso professionistico o amatoriale in funzione delle rispettive prerogative; una pianificazione della stagione che possa risultare appetibile per sponsor, appassionati e mezzi di comunicazione”.</B></I>
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<BR><I>“L’auspicio</I> – conclude il presidente della LIRE - <I>è che si possa definire assieme al presidente Dondi la road-map di un progetto di ampio respiro che abbia una propria centralità e identità nazionale, e consenta di strutturare le linee guida di un lavoro a lungo termine che dovrà essere avviato in tempi compatibili con la programmazione della stagione 2006/7”..</I>
<BR>(Diego Antenozio - LIRE)
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<BR>Giuliana
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novella2000
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DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE SANDRO MANZONI
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<BR>"Condividiamo in toto le preoccupazioni del presidente Dondi sulla situazione generale del rugby italiano" afferma il presidente Manzoni. "In questo momento il nostro rugby non ha bisogno di polemiche, mi riferisco in particolare ai due articoli a firma Giorgio Sbrocco apparsi in data 27 e 28 dicembre sul quotidiano QS, che sono rispettivamente non veritiere e fuorvianti. Urge piuttosto un momento di approfondimento comune tra i vertici della Federazione e della Lega che analizzi a fondo la situazione del ‘sistema rugby italiano’ attuale. C’è a mio giudizio l’esigenza forte di definire con attenzione i ruoli di ciascuno dei soggetti coinvolti, uscendo dall’equivoco di un amatorismo globale che di fatto contrasta con la realtà dell’alto livello italiano, ma nello stesso tempo tuteli le legittime aspirazioni e prerogative dei club vincolandoli a regole di partecipazione ben precise in funzione del percorso prescelto. Il tutto prestando la massima attenzione al rilancio della formazione di base nella quale proprio i club svolgono da sempre un ruolo determinante”.
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<BR>“La Lega Rugby ritiene che in tale processo non si possa prescindere da un investimento forte e significativo sul campionato nazionale di eccellenza, tale da renderlo un elemento fondamentale nel progetto di rilancio di un movimento che trova nel consolidamento tecnico della Squadra nazionale un elemento di traino e promozione indiscutibile”.
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<BR>“In tal senso – sottolinea Manzoni - riteniamo determinanti alcuni fattori: l’apporto della federazione in termini di proposte, ma soprattutto regole che obblighino i club a scegliere un percorso professionistico o amatoriale in funzione delle rispettive prerogative; una pianificazione della stagione che possa risultare appetibile per sponsor, appassionati e mezzi di comunicazione”.
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<BR>“L’auspicio – conclude il presidente della LIRE - è che si possa definire assieme al presidente Dondi la road-map di un progetto di ampio respiro che abbia una propria centralità e identità nazionale, e consenta di strutturare le linee guida di un lavoro a lungo termine che dovrà essere avviato in tempi compatibili con la programmazione della stagione 2006/07”.
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<BR>..Giorgio Sbrocco ..l'eterno uomo sulla linea di galleggiamento !!! E' del Petrarca per campare, è nella scuola per "introitare", è in FIR per "magnare", scrive per la Difesa del Popolo per "questuare", scrive sulla Padania per "mendicare"...questi sono i cambiamenti che si devono portare, fuori dalle palle quanti partecipano alla vita del rugby con l'unico scopo di tirare a campare (anche molto bene !!!), o pensare di essere statali in un movimento divenuto ormai imprenditoriale !!!!
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<BR>"Condividiamo in toto le preoccupazioni del presidente Dondi sulla situazione generale del rugby italiano" afferma il presidente Manzoni. "In questo momento il nostro rugby non ha bisogno di polemiche, mi riferisco in particolare ai due articoli a firma Giorgio Sbrocco apparsi in data 27 e 28 dicembre sul quotidiano QS, che sono rispettivamente non veritiere e fuorvianti. Urge piuttosto un momento di approfondimento comune tra i vertici della Federazione e della Lega che analizzi a fondo la situazione del ‘sistema rugby italiano’ attuale. C’è a mio giudizio l’esigenza forte di definire con attenzione i ruoli di ciascuno dei soggetti coinvolti, uscendo dall’equivoco di un amatorismo globale che di fatto contrasta con la realtà dell’alto livello italiano, ma nello stesso tempo tuteli le legittime aspirazioni e prerogative dei club vincolandoli a regole di partecipazione ben precise in funzione del percorso prescelto. Il tutto prestando la massima attenzione al rilancio della formazione di base nella quale proprio i club svolgono da sempre un ruolo determinante”.
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<BR>“La Lega Rugby ritiene che in tale processo non si possa prescindere da un investimento forte e significativo sul campionato nazionale di eccellenza, tale da renderlo un elemento fondamentale nel progetto di rilancio di un movimento che trova nel consolidamento tecnico della Squadra nazionale un elemento di traino e promozione indiscutibile”.
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<BR>“In tal senso – sottolinea Manzoni - riteniamo determinanti alcuni fattori: l’apporto della federazione in termini di proposte, ma soprattutto regole che obblighino i club a scegliere un percorso professionistico o amatoriale in funzione delle rispettive prerogative; una pianificazione della stagione che possa risultare appetibile per sponsor, appassionati e mezzi di comunicazione”.
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<BR>“L’auspicio – conclude il presidente della LIRE - è che si possa definire assieme al presidente Dondi la road-map di un progetto di ampio respiro che abbia una propria centralità e identità nazionale, e consenta di strutturare le linee guida di un lavoro a lungo termine che dovrà essere avviato in tempi compatibili con la programmazione della stagione 2006/07”.
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<BR>..Giorgio Sbrocco ..l'eterno uomo sulla linea di galleggiamento !!! E' del Petrarca per campare, è nella scuola per "introitare", è in FIR per "magnare", scrive per la Difesa del Popolo per "questuare", scrive sulla Padania per "mendicare"...questi sono i cambiamenti che si devono portare, fuori dalle palle quanti partecipano alla vita del rugby con l'unico scopo di tirare a campare (anche molto bene !!!), o pensare di essere statali in un movimento divenuto ormai imprenditoriale !!!!
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orme53
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<!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
<BR> 28-12-2005 alle ore 21:56, egon wrote:
<BR><!-- BBCode Start --><A HREF="http://www.legarugby.it/articolo.asp?ID=926" TARGET="_blank">http://www.legarugby.it/articolo.asp?ID=926</A><!-- BBCode End -->
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<BR><!-- BBCode Start --><B>Dichiarazioni del presidente Sandro Manzoni</B><!-- BBCode End -->
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<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->“In tal senso – sottolinea Manzoni - riteniamo determinanti alcuni fattori: l’apporto della federazione in termini di proposte, ma soprattutto regole che obblighino i club a scegliere un percorso professionistico o amatoriale in funzione delle rispettive prerogative; una pianificazione della stagione che possa risultare appetibile per sponsor, appassionati e mezzi di comunicazione”.
<BR>
<BR>Io penso che il passaggio determinante dell' intervento del Sig. Manzoni sia quello sopra riportato. In quanto focalizza il motivo di tante nostre discussioni. REGOLE CHE OBBLIGHINO I CLUB A SCEGLIERE UN PERCORSO PROFESSIONISTICO O AMATORIALE.Perchè pretendere di partecipare a corse di F1 avendo a disposizione una vecchia panda, credo che Ecclestone non lo permetta.
<BR>Per fare un esempio: i club di top 10 che nella loro ragione sociale hanno la denominazione di Associazione sportiva Dilettantistica o si mettono in regola diventando società di capitali dimostrando un bilancio dove dei soci rischiano del loro o vengono retrocessi d'ufficio (come fanno gli altri)
<BR>
<BR>Poi per quanto riguarda gli articoli di Sbrocco passiamo oltre non meritano commenti ma compassione.
<BR> 28-12-2005 alle ore 21:56, egon wrote:
<BR><!-- BBCode Start --><A HREF="http://www.legarugby.it/articolo.asp?ID=926" TARGET="_blank">http://www.legarugby.it/articolo.asp?ID=926</A><!-- BBCode End -->
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<BR><!-- BBCode Start --><B>Dichiarazioni del presidente Sandro Manzoni</B><!-- BBCode End -->
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<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->“In tal senso – sottolinea Manzoni - riteniamo determinanti alcuni fattori: l’apporto della federazione in termini di proposte, ma soprattutto regole che obblighino i club a scegliere un percorso professionistico o amatoriale in funzione delle rispettive prerogative; una pianificazione della stagione che possa risultare appetibile per sponsor, appassionati e mezzi di comunicazione”.
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<BR>Io penso che il passaggio determinante dell' intervento del Sig. Manzoni sia quello sopra riportato. In quanto focalizza il motivo di tante nostre discussioni. REGOLE CHE OBBLIGHINO I CLUB A SCEGLIERE UN PERCORSO PROFESSIONISTICO O AMATORIALE.Perchè pretendere di partecipare a corse di F1 avendo a disposizione una vecchia panda, credo che Ecclestone non lo permetta.
<BR>Per fare un esempio: i club di top 10 che nella loro ragione sociale hanno la denominazione di Associazione sportiva Dilettantistica o si mettono in regola diventando società di capitali dimostrando un bilancio dove dei soci rischiano del loro o vengono retrocessi d'ufficio (come fanno gli altri)
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<BR>Poi per quanto riguarda gli articoli di Sbrocco passiamo oltre non meritano commenti ma compassione.
Per noi lombardo occidentali, che abbiamo subito a suo tempo l'occupazione della serenissima, sa dis "sghei"!!!!
- PiVi1962
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In inglese c'è il proverbio "too little, too late".
<BR>Per quanto riguarda il troppo tardi (rispetto alle aspettative dei tifosi) mi sembra che il dato dei 3.000 che andranno a Dublino sia lampante.
<BR>Per quanto riguarda il troppo poco, aspettiamo che queste parole assumano contorni progettuali più definiti.
<BR>La speranza è che si punti anche a guidare l'allargamento del movimento investendo nel minirugby e nelle scuole. Una nazionale discreta ed un paio di superclub discreti non credo che possano far fare il salto di qualità necessario per essere la terza squadra d'Europa, che immagino possa e debba essere l'obiettivo nel medio periodo del nostro rugby.
<BR>Per quanto riguarda il troppo tardi (rispetto alle aspettative dei tifosi) mi sembra che il dato dei 3.000 che andranno a Dublino sia lampante.
<BR>Per quanto riguarda il troppo poco, aspettiamo che queste parole assumano contorni progettuali più definiti.
<BR>La speranza è che si punti anche a guidare l'allargamento del movimento investendo nel minirugby e nelle scuole. Una nazionale discreta ed un paio di superclub discreti non credo che possano far fare il salto di qualità necessario per essere la terza squadra d'Europa, che immagino possa e debba essere l'obiettivo nel medio periodo del nostro rugby.
“Hören Sie denn nichts? Hören Sie denn nicht die entsetzliche Stimme, die um den ganzen Horizont schreit und die man gewöhnlich die Stille heißt?” Georg Büchner.
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egon
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<BR><!-- BBCode Start --><B>Innocenti: "Troppe pressioni, attenzione al doping" - Corriere della Sera</B><!-- BBCode End -->
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<BR>"<B>L'aspetto più preoccupante del rugby professionistico è il doping.</B> Finora nel mondo ne sono stati segnalati solo pochi casi, tuttavia sono certo che ad altissimi livelli esiste: <B>non è possibile disputare un così alto numero di partite all'anno con i ritmi attuali del nostro sport, lo dico da ex giocatore e da medico.</B> In Italia sicuramente il fenomeno è meno presente ma bisogna mantenere alto il livello di guardia". <B>Marzio Innocenti solleva una questione spinosa, che interessa tutto lo sport "pro" ma che il rugby non ha ancora affrontato con consapevolezza.</B> Capitano del Petrarca e per tre stagioni della Nazionale (dall'85 all'88), nel tempo libero della sua professione di otorino allena il Valsugana nella dimensione puramente amatoriale della serie C veneta.
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<BR>"<B>Ai primi Mondiali dell'87 capimmo che stava tutto cambiando molto rapidamente</B>", ricorda, "<B>certe pressioni nei confronti dei giocatori cominciavano a ricordare situazioni del calcio.</B> L'atmosfera del rugby resta speciale, dentro e fuori dal campo, ma <B>i nostri valori in questa nuova dimensione vengono attaccati ogni giorno di più</B>. <B>In Italia abbiamo sviluppato un professionismo spurio, tutto il movimento vive a rimorchio del vertice, ora la Federazione dovrebbe lavorare in profondità per far crescere la base</B>".
<BR><B>Innocenti lamenta la perdita di identità delle grandi piazze venete</B>. In effetti la Benetton finalista del '95 schierava 12 giocatori di nascita o scuola trevigiana su 15 (più gli allenatori Collodo e Zanon). Lo straniero poi era Michael Lynagh, apertura dell'Australia campione del mondo: <B>allora le stelle dell'emisfero Sud svernavano in Italia per un rimborso spese sottobanco, ora scelgono i ricchi cachet francesi o inglesi</B>. "<B>Eravamo le squadre delle nostre città, c'erano rivalità storiche. Oggi i ragazzi del vivaio cambiano club e ci sono solo stranieri di quarta scelta che non possono certo attrarre l'affetto dei tifosi</B>. Il Petrarca ad esempio ha inseguito i risultati perdendo di vista la sua filosofia ed ora l'ambiente è sfilacciato. <B>E' nelle categorie minori che sopravvive il vero spirito del rugby</B>". (e.l.)
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<BR>Giuliana
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<BR><!-- BBCode Start --><B>Innocenti: "Troppe pressioni, attenzione al doping" - Corriere della Sera</B><!-- BBCode End -->
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<BR>"<B>L'aspetto più preoccupante del rugby professionistico è il doping.</B> Finora nel mondo ne sono stati segnalati solo pochi casi, tuttavia sono certo che ad altissimi livelli esiste: <B>non è possibile disputare un così alto numero di partite all'anno con i ritmi attuali del nostro sport, lo dico da ex giocatore e da medico.</B> In Italia sicuramente il fenomeno è meno presente ma bisogna mantenere alto il livello di guardia". <B>Marzio Innocenti solleva una questione spinosa, che interessa tutto lo sport "pro" ma che il rugby non ha ancora affrontato con consapevolezza.</B> Capitano del Petrarca e per tre stagioni della Nazionale (dall'85 all'88), nel tempo libero della sua professione di otorino allena il Valsugana nella dimensione puramente amatoriale della serie C veneta.
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<BR>"<B>Ai primi Mondiali dell'87 capimmo che stava tutto cambiando molto rapidamente</B>", ricorda, "<B>certe pressioni nei confronti dei giocatori cominciavano a ricordare situazioni del calcio.</B> L'atmosfera del rugby resta speciale, dentro e fuori dal campo, ma <B>i nostri valori in questa nuova dimensione vengono attaccati ogni giorno di più</B>. <B>In Italia abbiamo sviluppato un professionismo spurio, tutto il movimento vive a rimorchio del vertice, ora la Federazione dovrebbe lavorare in profondità per far crescere la base</B>".
<BR><B>Innocenti lamenta la perdita di identità delle grandi piazze venete</B>. In effetti la Benetton finalista del '95 schierava 12 giocatori di nascita o scuola trevigiana su 15 (più gli allenatori Collodo e Zanon). Lo straniero poi era Michael Lynagh, apertura dell'Australia campione del mondo: <B>allora le stelle dell'emisfero Sud svernavano in Italia per un rimborso spese sottobanco, ora scelgono i ricchi cachet francesi o inglesi</B>. "<B>Eravamo le squadre delle nostre città, c'erano rivalità storiche. Oggi i ragazzi del vivaio cambiano club e ci sono solo stranieri di quarta scelta che non possono certo attrarre l'affetto dei tifosi</B>. Il Petrarca ad esempio ha inseguito i risultati perdendo di vista la sua filosofia ed ora l'ambiente è sfilacciato. <B>E' nelle categorie minori che sopravvive il vero spirito del rugby</B>". (e.l.)
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<BR>Giuliana
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egon
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- Iscritto il: 15 ott 2004, 0:00
<!-- BBCode Start --><A HREF="http://www.rugby.it/modules.php?name=Ne ... =0&thold=0" TARGET="_blank">http://www.rugby.it/modules.php?name=Ne ... thold=0</A><!-- BBCode End -->
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<BR><!-- BBCode Start --><B>Dieci anni di rugby ''pro'', un amaro bilancio - Corriere della Sera</B><!-- BBCode End -->
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<BR><B>Se nel 1995 la sentenza Bosman rivoluzionava le regole del calcio, il rugby affrontava nello stesso anno un'ulteriore svolta epocale con la decisione dell'International Board di aprire le porte al professionismo</B>. <B>Un terremoto</B> per lo sport che, sotto la scorza della ruvida durezza del gioco, trova la sua essenza nei valori dell'«amateurism»: lealtà, rispetto delle regole, aggregazione. <B>Il rugby è profondamente cambiato nel mondo, in Italia e nella roccaforte veneta dove il riconoscimento negli ideali è da sempre vissuto con particolare enfasi. Ed oggi ci si interroga attorno ad un bilancio con poche luci ed invece molte ombre ad addensarsi sul futuro, mentre, soprattutto fra i meno giovani, cresce sempre più il partito dei "nostalgici"</B>.
<BR>
<BR>Il gioco - Velocità, resistenza e masse muscolari sono state amplificate dalla disponibilità full-time agli allenamenti. Secondo molti, però, a discapito della tecnica individuale. "<B>Oggi sono i parametri fisici a dettare gli standard del giocatore, che quindi spesso approda all'alto livello trascinandosi lacune incorreggibili</B>", spiega il padovano <B>Marzio Zanato</B>, allenatore dell'Italia under 21. "<B>Le abilità individuali sono molto cresciute nei paesi più avanzati ma in Italia, a causa di grossi equivoci portati avanti dagli allenatori, c'è stata una decisa involuzione</B>", sottolinea <B>Vittorio Munari</B>, general manager della Benetton, "<B>basta fare caso a quanto sia difficile trovare un nostro giocatore che sappia calciare fra i pali</B>". Secondo <B>Giancarlo Pivetta</B>, già bandiera del San Donà e della Nazionale, "<B>è necessario ritornare ad insegnare i fondamentali nei vivai, superando la logica del risultato immediato</B>".
<BR><B>Il pubblico</B> - Gli anni ruggenti del rugby veneto si sono consumati fra i Settanta e gli Ottanta, con l'apice toccato forse nel 1977 in occasione del derby Petrarca-Rovigo di fronte a 20.000 spettatori, all'Appiani. Nel '95 il pubblico era già in declino ma ormai certi scenari sono solo un ricordo, tanto che il Carrera ha scelto quest'anno di abbandonare il Plebiscito a favore del più raccolto impianto della Guizza. "<B>La disaffezione, perlomeno a Padova e Rovigo, è conseguenza della mancanza di risultati</B>", è l'analisi di <B>Alessandro Moscardi</B>, ex capitano azzurro, "<B>inoltre il livello si è abbassato e non ci sono più i grandi campioni</B>. Per me la vigilia del derby significava una tensione da non dormire la notte". "<B>Sia i club che la Nazionale sono imbottite di stranieri, la gente non si identifica più</B>", accusa <B>Pivetta</B>. Per <B>Zanato</B>, invece, manca un'adeguata preparazione di dirigenti di società: "<B>a giocatori ed allenatori è stato chiesto di diventare subito professionisti, ma nei club non esistono ancora figure con capacità manageriali in grado come in Inghilterra di creare l'evento sportivo, anche fuori dal campo</B>".
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<BR><B>Lo spirito</B> - Nell'era del rugby come lavoro resistono la voglia di stare insieme, il clima inimitabile del "terzo tempo"?</B> "<B>Certi valori sono connaturati al regolamento e non si perderanno mai, mentre ora c'è di sicuro meno attaccamento alla maglia</B>", dice <B>Moscardi</B>, il cui passaggio da Rovigo a Treviso fece a suo tempo discutere. Pivetta, di mestiere idraulico, ha vissuto la palla ovale come bohème: "Pur di partecipare ad un raduno della Nazionale facevo gli straordinari e spesso ho lavorato persino la domenica, prima della partita. Il rugby non mi ha dato soldi ma mi ha arricchito con le amicizie e le esperienze in giro per il mondo. Eravamo ruspanti, molti provenivano dal lavoro manuale, avevamo uno spirito di sacrificio ed una voglia di divertirci che non rivedo nei giocatori attuali". <B>Ciò che è stata una straordinaria avventura umana, prima che sportiva, diventa fra i "veci" un racconto pieno di nostalgia</B>. "C'è stato senza dubbio un inaridimento dei valori che avevano reso il nostro uno sport unico", chiude <B>Munari</B>, che pure resta uno dei grandi promotori della palla ovale attraverso le sue appassionate telecronache, "<B>il mio rugby, quello di cui mi sono innamorato, non c'è più</B>. Oggi in Heineken Cup le due squadre non cenano neppure più nello stesso locale. <B>Quanto al gioco, di fronte alla fisicità attuale la sfida per il futuro sarà nel sapere mantenere nei protagonisti l'etica comportamentale che resta comunque intrinseca a questa disciplina</B>". <I>Elvis Lucchese</I>
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<BR>Giuliana
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<BR><!-- BBCode Start --><B>Dieci anni di rugby ''pro'', un amaro bilancio - Corriere della Sera</B><!-- BBCode End -->
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<BR><B>Se nel 1995 la sentenza Bosman rivoluzionava le regole del calcio, il rugby affrontava nello stesso anno un'ulteriore svolta epocale con la decisione dell'International Board di aprire le porte al professionismo</B>. <B>Un terremoto</B> per lo sport che, sotto la scorza della ruvida durezza del gioco, trova la sua essenza nei valori dell'«amateurism»: lealtà, rispetto delle regole, aggregazione. <B>Il rugby è profondamente cambiato nel mondo, in Italia e nella roccaforte veneta dove il riconoscimento negli ideali è da sempre vissuto con particolare enfasi. Ed oggi ci si interroga attorno ad un bilancio con poche luci ed invece molte ombre ad addensarsi sul futuro, mentre, soprattutto fra i meno giovani, cresce sempre più il partito dei "nostalgici"</B>.
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<BR>Il gioco - Velocità, resistenza e masse muscolari sono state amplificate dalla disponibilità full-time agli allenamenti. Secondo molti, però, a discapito della tecnica individuale. "<B>Oggi sono i parametri fisici a dettare gli standard del giocatore, che quindi spesso approda all'alto livello trascinandosi lacune incorreggibili</B>", spiega il padovano <B>Marzio Zanato</B>, allenatore dell'Italia under 21. "<B>Le abilità individuali sono molto cresciute nei paesi più avanzati ma in Italia, a causa di grossi equivoci portati avanti dagli allenatori, c'è stata una decisa involuzione</B>", sottolinea <B>Vittorio Munari</B>, general manager della Benetton, "<B>basta fare caso a quanto sia difficile trovare un nostro giocatore che sappia calciare fra i pali</B>". Secondo <B>Giancarlo Pivetta</B>, già bandiera del San Donà e della Nazionale, "<B>è necessario ritornare ad insegnare i fondamentali nei vivai, superando la logica del risultato immediato</B>".
<BR><B>Il pubblico</B> - Gli anni ruggenti del rugby veneto si sono consumati fra i Settanta e gli Ottanta, con l'apice toccato forse nel 1977 in occasione del derby Petrarca-Rovigo di fronte a 20.000 spettatori, all'Appiani. Nel '95 il pubblico era già in declino ma ormai certi scenari sono solo un ricordo, tanto che il Carrera ha scelto quest'anno di abbandonare il Plebiscito a favore del più raccolto impianto della Guizza. "<B>La disaffezione, perlomeno a Padova e Rovigo, è conseguenza della mancanza di risultati</B>", è l'analisi di <B>Alessandro Moscardi</B>, ex capitano azzurro, "<B>inoltre il livello si è abbassato e non ci sono più i grandi campioni</B>. Per me la vigilia del derby significava una tensione da non dormire la notte". "<B>Sia i club che la Nazionale sono imbottite di stranieri, la gente non si identifica più</B>", accusa <B>Pivetta</B>. Per <B>Zanato</B>, invece, manca un'adeguata preparazione di dirigenti di società: "<B>a giocatori ed allenatori è stato chiesto di diventare subito professionisti, ma nei club non esistono ancora figure con capacità manageriali in grado come in Inghilterra di creare l'evento sportivo, anche fuori dal campo</B>".
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<BR><B>Lo spirito</B> - Nell'era del rugby come lavoro resistono la voglia di stare insieme, il clima inimitabile del "terzo tempo"?</B> "<B>Certi valori sono connaturati al regolamento e non si perderanno mai, mentre ora c'è di sicuro meno attaccamento alla maglia</B>", dice <B>Moscardi</B>, il cui passaggio da Rovigo a Treviso fece a suo tempo discutere. Pivetta, di mestiere idraulico, ha vissuto la palla ovale come bohème: "Pur di partecipare ad un raduno della Nazionale facevo gli straordinari e spesso ho lavorato persino la domenica, prima della partita. Il rugby non mi ha dato soldi ma mi ha arricchito con le amicizie e le esperienze in giro per il mondo. Eravamo ruspanti, molti provenivano dal lavoro manuale, avevamo uno spirito di sacrificio ed una voglia di divertirci che non rivedo nei giocatori attuali". <B>Ciò che è stata una straordinaria avventura umana, prima che sportiva, diventa fra i "veci" un racconto pieno di nostalgia</B>. "C'è stato senza dubbio un inaridimento dei valori che avevano reso il nostro uno sport unico", chiude <B>Munari</B>, che pure resta uno dei grandi promotori della palla ovale attraverso le sue appassionate telecronache, "<B>il mio rugby, quello di cui mi sono innamorato, non c'è più</B>. Oggi in Heineken Cup le due squadre non cenano neppure più nello stesso locale. <B>Quanto al gioco, di fronte alla fisicità attuale la sfida per il futuro sarà nel sapere mantenere nei protagonisti l'etica comportamentale che resta comunque intrinseca a questa disciplina</B>". <I>Elvis Lucchese</I>
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<BR>Giuliana
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verosqualo
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<!-- BBCode Quote Start --><TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE>
<BR> 29-12-2005 alle ore 11:28, egon wrote:
<BR><!-- BBCode Start --><A HREF="http://www.rugby.it/modules.php?name=Ne ... =0&thold=0" TARGET="_blank">http://www.rugby.it/modules.php?name=Ne ... thold=0</A><!-- BBCode End -->
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<BR><!-- BBCode Start --><B>Innocenti: "Troppe pressioni, attenzione al doping" - Corriere della Sera</B><!-- BBCode End -->
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<BR>"<B>L'aspetto più preoccupante del rugby professionistico è il doping.</B> Finora nel mondo ne sono stati segnalati solo pochi casi, tuttavia sono certo che ad altissimi livelli esiste: <B>non è possibile disputare un così alto numero di partite all'anno con i ritmi attuali del nostro sport, lo dico da ex giocatore e da medico.</B> In Italia sicuramente il fenomeno è meno presente ma bisogna mantenere alto il livello di guardia". <B>Marzio Innocenti solleva una questione spinosa, che interessa tutto lo sport "pro" ma che il rugby non ha ancora affrontato con consapevolezza.</B> Capitano del Petrarca e per tre stagioni della Nazionale (dall'85 all'88), nel tempo libero della sua professione di otorino allena il Valsugana nella dimensione puramente amatoriale della serie C veneta.
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<BR>"<B>Ai primi Mondiali dell'87 capimmo che stava tutto cambiando molto rapidamente</B>", ricorda, "<B>certe pressioni nei confronti dei giocatori cominciavano a ricordare situazioni del calcio.</B> L'atmosfera del rugby resta speciale, dentro e fuori dal campo, ma <B>i nostri valori in questa nuova dimensione vengono attaccati ogni giorno di più</B>. <B>In Italia abbiamo sviluppato un professionismo spurio, tutto il movimento vive a rimorchio del vertice, ora la Federazione dovrebbe lavorare in profondità per far crescere la base</B>".
<BR><B>Innocenti lamenta la perdita di identità delle grandi piazze venete</B>. In effetti la Benetton finalista del '95 schierava 12 giocatori di nascita o scuola trevigiana su 15 (più gli allenatori Collodo e Zanon). Lo straniero poi era Michael Lynagh, apertura dell'Australia campione del mondo: <B>allora le stelle dell'emisfero Sud svernavano in Italia per un rimborso spese sottobanco, ora scelgono i ricchi cachet francesi o inglesi</B>. "<B>Eravamo le squadre delle nostre città, c'erano rivalità storiche. Oggi i ragazzi del vivaio cambiano club e ci sono solo stranieri di quarta scelta che non possono certo attrarre l'affetto dei tifosi</B>. Il Petrarca ad esempio ha inseguito i risultati perdendo di vista la sua filosofia ed ora l'ambiente è sfilacciato. <B>E' nelle categorie minori che sopravvive il vero spirito del rugby</B>". (e.l.)
<BR>
<BR>come si fa a non essere preoccupati?? La cosa interessante è che anche nell'intervento succesivo di Zanato, Munari e Moscardi vengono espresse preoccupazioni condivisibili e tutto sommato congruenti con quelle di Innocenti...certo è strano che ci sia questa novità che Innocenti non sia più una voce isolata...
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<BR>Giuliana
<BR></BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE><!-- BBCode Quote End -->

<BR> 29-12-2005 alle ore 11:28, egon wrote:
<BR><!-- BBCode Start --><A HREF="http://www.rugby.it/modules.php?name=Ne ... =0&thold=0" TARGET="_blank">http://www.rugby.it/modules.php?name=Ne ... thold=0</A><!-- BBCode End -->
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<BR><!-- BBCode Start --><B>Innocenti: "Troppe pressioni, attenzione al doping" - Corriere della Sera</B><!-- BBCode End -->
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<BR>"<B>L'aspetto più preoccupante del rugby professionistico è il doping.</B> Finora nel mondo ne sono stati segnalati solo pochi casi, tuttavia sono certo che ad altissimi livelli esiste: <B>non è possibile disputare un così alto numero di partite all'anno con i ritmi attuali del nostro sport, lo dico da ex giocatore e da medico.</B> In Italia sicuramente il fenomeno è meno presente ma bisogna mantenere alto il livello di guardia". <B>Marzio Innocenti solleva una questione spinosa, che interessa tutto lo sport "pro" ma che il rugby non ha ancora affrontato con consapevolezza.</B> Capitano del Petrarca e per tre stagioni della Nazionale (dall'85 all'88), nel tempo libero della sua professione di otorino allena il Valsugana nella dimensione puramente amatoriale della serie C veneta.
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<BR>"<B>Ai primi Mondiali dell'87 capimmo che stava tutto cambiando molto rapidamente</B>", ricorda, "<B>certe pressioni nei confronti dei giocatori cominciavano a ricordare situazioni del calcio.</B> L'atmosfera del rugby resta speciale, dentro e fuori dal campo, ma <B>i nostri valori in questa nuova dimensione vengono attaccati ogni giorno di più</B>. <B>In Italia abbiamo sviluppato un professionismo spurio, tutto il movimento vive a rimorchio del vertice, ora la Federazione dovrebbe lavorare in profondità per far crescere la base</B>".
<BR><B>Innocenti lamenta la perdita di identità delle grandi piazze venete</B>. In effetti la Benetton finalista del '95 schierava 12 giocatori di nascita o scuola trevigiana su 15 (più gli allenatori Collodo e Zanon). Lo straniero poi era Michael Lynagh, apertura dell'Australia campione del mondo: <B>allora le stelle dell'emisfero Sud svernavano in Italia per un rimborso spese sottobanco, ora scelgono i ricchi cachet francesi o inglesi</B>. "<B>Eravamo le squadre delle nostre città, c'erano rivalità storiche. Oggi i ragazzi del vivaio cambiano club e ci sono solo stranieri di quarta scelta che non possono certo attrarre l'affetto dei tifosi</B>. Il Petrarca ad esempio ha inseguito i risultati perdendo di vista la sua filosofia ed ora l'ambiente è sfilacciato. <B>E' nelle categorie minori che sopravvive il vero spirito del rugby</B>". (e.l.)
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<BR>come si fa a non essere preoccupati?? La cosa interessante è che anche nell'intervento succesivo di Zanato, Munari e Moscardi vengono espresse preoccupazioni condivisibili e tutto sommato congruenti con quelle di Innocenti...certo è strano che ci sia questa novità che Innocenti non sia più una voce isolata...
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<BR>Giuliana
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angeloXXXL
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- Iscritto il: 16 apr 2003, 0:00
<BR>Diventa sempre più diffuso l'atteggiamento di aggredire le persone su altri fronti, spesso e volentieri personali, invece che controbattere le tesi altrui con più argomenti e meno insulti o insinuazioni. Qui ne abbiamo un fulgido esempio prontamente raccolto da altri partecipanti al forum. Ragionamenti zero.
<BR>
<BR>..Giorgio Sbrocco ..l'eterno uomo sulla linea di galleggiamento !!! E' del Petrarca per campare, è nella scuola per "introitare", è in FIR per "magnare", scrive per la Difesa del Popolo per "questuare", scrive sulla Padania per "mendicare"...questi sono i cambiamenti che si devono portare, fuori dalle palle quanti partecipano alla vita del rugby con l'unico scopo di tirare a campare (anche molto bene !!!), o pensare di essere statali in un movimento divenuto ormai imprenditoriale !!!![/I]
<BR>
<BR>..Giorgio Sbrocco ..l'eterno uomo sulla linea di galleggiamento !!! E' del Petrarca per campare, è nella scuola per "introitare", è in FIR per "magnare", scrive per la Difesa del Popolo per "questuare", scrive sulla Padania per "mendicare"...questi sono i cambiamenti che si devono portare, fuori dalle palle quanti partecipano alla vita del rugby con l'unico scopo di tirare a campare (anche molto bene !!!), o pensare di essere statali in un movimento divenuto ormai imprenditoriale !!!![/I]
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egon
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- Iscritto il: 15 ott 2004, 0:00
<!-- BBCode Start --><A HREF="http://www.legarugby.it/articolo.asp?ID=929" TARGET="_blank">http://www.legarugby.it/articolo.asp?ID=929</A><!-- BBCode End -->
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<BR><!-- BBCode Start --><B>Manzoni a Radio 1 RAI: "Discutiamo con la FIR"</B><!-- BBCode End -->
<BR>
<BR>Roma - La proposta lanciata dal presidente <B>Sandro Manzoni</B> di avviare un tavolo di lavoro con la Federazione per individuare delle soluzioni utili alla crescita del rugby italiano, è stato il tema centrale dell'intervista esclusiva realizzata da Paolo Pacitti ai microfoni di Radio 1 RAI.
<BR>
<BR>Il CT azzurro aveva parlato, a conclusione del raduno pre-natalizio, di raggruppare le forze del rugby italiano.
<BR>“Direi che si tratta di un obiettivo corretto - attacca Manzoni - anche se poi sarà di difficile attuazione, bisognerà sedersi ad un tavolo e discuterne assieme”.
<BR>Il rischio, domanda l'interlocutore, è che dai club esca un rifiuto alla proposta di formare delle Selezioni. “Infatti, penso che non sarà diverso…” afferma il presidente della LIRE, tracciando in sintesi lo scenario Lega e Fir si troveranno ad affrontare. “Nella vita ognuno deve fare il suo mestiere: la LIRE ha come obiettivo quello gestire e di portare avanti un campionato che possa essere sempre più attrattivo nei confronti di quelle risorse che necessitano alla crescita generale del rugby italiano".
<BR>
<BR>Su cosa potranno vertere i termini del confronto con la Federazione: “Il primo punto è dare una continuità del campionato, un tema essenziale. Un torneo così dispersivo è poco attraente per sponsor e pubblico. Il secondo punto, è quello di creare settori giovanili che siano sempre più importanti nei contesti dei club, per evitare che si abbia una sorta di legioni straniere di giocatori che vengono dall’estero ma non apportano la qualità di cui abbiamo bisogno. Meglio pochi ma buoni”.
<BR>Ma la strada delle selezioni è percorribile? “Francamente non lo so - risponde Manzoni - So solo che l’italiano è campanilista e quindi molto geloso delle proprie tradizioni, anche giustamente. L’altro aspetto sarà quello di vedere se queste selezioni saranno un insieme di forze, perché potrebbero anche essere un insieme di debolezze e unire due debolezze non significa costituire una forza”.
<BR>
<BR>La durata temporale del progetto ipotizzato dalla Federazione dovrebbe avere una durata temporale di ampio respiro, impostato sulla programmazione piuttosto che sull’improvvisazione. “Ritengo eventualmente di sì, anche perché pare che ci sia sempre quel progetto di Celtic League per adesso scomparso e che non si sa bene a che punto sia. Penso che l’idea delle selezioni nasca per la partecipazione a questa fantomatica Celtic League”.
<BR>
<BR>Ma che 2006 dobbiamo attenderci per Findomestic Super 10 e Skoda Cup?
<BR>“Per quanto riguarda il Super 10, vedo un campionato molto più interessante rispetto alle precedenti edizioni perché alle tre squadre che sinora hanno dominato il torneo, se ne sono aggiunte altre, per cui c’è un maggiore livellamento che penso possa portare a una crescita del campionato stesso. In Coppa - conclude Manzoni - non credo che dobbiamo attenderci grosse differenze rispetto alla scorsa edizione”.
<BR><B>La redazione di Radio 1 RAI ha infine stilato una sorta di classifica di merito per l'annata appena conclusa.</B>
<BR><B>Migliore giocatore</B>: Alessandro Troncon (Benetton), nomination per Ezio Galon (Overmach Parma)
<BR><B>Miglior tecnico</B>: Achille Bertoncini (SKG Gran Parma)
<BR><B>Miglior giovane</B>: Pino Patelli (Ghial Calvisano), nomination per Alessandro Zanni (Ghial Calvisano)
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<BR>Giuliana
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<BR>Roma - La proposta lanciata dal presidente <B>Sandro Manzoni</B> di avviare un tavolo di lavoro con la Federazione per individuare delle soluzioni utili alla crescita del rugby italiano, è stato il tema centrale dell'intervista esclusiva realizzata da Paolo Pacitti ai microfoni di Radio 1 RAI.
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<BR>Il CT azzurro aveva parlato, a conclusione del raduno pre-natalizio, di raggruppare le forze del rugby italiano.
<BR>“Direi che si tratta di un obiettivo corretto - attacca Manzoni - anche se poi sarà di difficile attuazione, bisognerà sedersi ad un tavolo e discuterne assieme”.
<BR>Il rischio, domanda l'interlocutore, è che dai club esca un rifiuto alla proposta di formare delle Selezioni. “Infatti, penso che non sarà diverso…” afferma il presidente della LIRE, tracciando in sintesi lo scenario Lega e Fir si troveranno ad affrontare. “Nella vita ognuno deve fare il suo mestiere: la LIRE ha come obiettivo quello gestire e di portare avanti un campionato che possa essere sempre più attrattivo nei confronti di quelle risorse che necessitano alla crescita generale del rugby italiano".
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<BR>Su cosa potranno vertere i termini del confronto con la Federazione: “Il primo punto è dare una continuità del campionato, un tema essenziale. Un torneo così dispersivo è poco attraente per sponsor e pubblico. Il secondo punto, è quello di creare settori giovanili che siano sempre più importanti nei contesti dei club, per evitare che si abbia una sorta di legioni straniere di giocatori che vengono dall’estero ma non apportano la qualità di cui abbiamo bisogno. Meglio pochi ma buoni”.
<BR>Ma la strada delle selezioni è percorribile? “Francamente non lo so - risponde Manzoni - So solo che l’italiano è campanilista e quindi molto geloso delle proprie tradizioni, anche giustamente. L’altro aspetto sarà quello di vedere se queste selezioni saranno un insieme di forze, perché potrebbero anche essere un insieme di debolezze e unire due debolezze non significa costituire una forza”.
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<BR>La durata temporale del progetto ipotizzato dalla Federazione dovrebbe avere una durata temporale di ampio respiro, impostato sulla programmazione piuttosto che sull’improvvisazione. “Ritengo eventualmente di sì, anche perché pare che ci sia sempre quel progetto di Celtic League per adesso scomparso e che non si sa bene a che punto sia. Penso che l’idea delle selezioni nasca per la partecipazione a questa fantomatica Celtic League”.
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<BR>Ma che 2006 dobbiamo attenderci per Findomestic Super 10 e Skoda Cup?
<BR>“Per quanto riguarda il Super 10, vedo un campionato molto più interessante rispetto alle precedenti edizioni perché alle tre squadre che sinora hanno dominato il torneo, se ne sono aggiunte altre, per cui c’è un maggiore livellamento che penso possa portare a una crescita del campionato stesso. In Coppa - conclude Manzoni - non credo che dobbiamo attenderci grosse differenze rispetto alla scorsa edizione”.
<BR><B>La redazione di Radio 1 RAI ha infine stilato una sorta di classifica di merito per l'annata appena conclusa.</B>
<BR><B>Migliore giocatore</B>: Alessandro Troncon (Benetton), nomination per Ezio Galon (Overmach Parma)
<BR><B>Miglior tecnico</B>: Achille Bertoncini (SKG Gran Parma)
<BR><B>Miglior giovane</B>: Pino Patelli (Ghial Calvisano), nomination per Alessandro Zanni (Ghial Calvisano)
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SONDAGGIO DEL GAZZETTINO: WILLIAMS E BORTOLAMI GIOCATORI DELL'ANNO
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<BR>31/12/2005, E’ Brendan Williams il Giocatore dell’Anno 2005 secondo il sondaggio proposto ai tecnici del Super 10 dal quotidiano Il Gazzettino in edicola lunedì 2 gennaio. L’estremo del Benetton ha superato di un voto il capitano della Nazionale Marco Bortolami. Lo staff editoriale del Gazzettino – composto dai colleghi Toni Liviero, Ivan Malfatto, Simone Bettagia, Ennio Grosso - ha rivolto agli allenatori tre ordini di quesiti ad ognuno dei quali occorreva rispondere con tre preferenze.
<BR>I tecnici interpellati sono quelli del Super 10 aggiornati agli ultimi cambi di panchine: Cavinato (Calvisano), Green (Treviso), Romagnoli (Viadana), Bertoncini (Gran Parma), Ghini (O.Parma), Canale (Rovigo), Trevisiol (Venezia Mestre), Lorenzetti (L’Aquila), Artuso (Petrarca), Niera (Catania).
<BR>Oltre alla indicazione sul giocatore dell’anno da scegliersi fra il Campionato italiano ed i giocatori italiani impegnati in campionati esteri, ai tecnici è stato anche chiesto il pronostico sugli esiti del Campionato di Super 10 e del Sei Nazioni.
<BR>Per lo scudetto 2006 è stato indicato Treviso con finale contro Calvisano ed Overmach Parma quale sorpresa della stagione. Il Sei Nazioni andrà alla Francia, ma la maggioranza dei tecnici vede l’Italia vincente almeno in una partita se non due. Un solo tecnico ha pronosticato per gli azzurri il cucchiaio di legno.
<BR>Nel grande paginone dedicato al sondaggio, oltre che i dettagli sulle votazioni e le relative motivazioni,anche una intervista a Brendan Williams ed una al Presidente della Lire Sandro Manzoni che completa il messaggio di Fine d’Anno già divulgato nei giorni scorsi.
<BR>F.I.R.
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<BR>31/12/2005, E’ Brendan Williams il Giocatore dell’Anno 2005 secondo il sondaggio proposto ai tecnici del Super 10 dal quotidiano Il Gazzettino in edicola lunedì 2 gennaio. L’estremo del Benetton ha superato di un voto il capitano della Nazionale Marco Bortolami. Lo staff editoriale del Gazzettino – composto dai colleghi Toni Liviero, Ivan Malfatto, Simone Bettagia, Ennio Grosso - ha rivolto agli allenatori tre ordini di quesiti ad ognuno dei quali occorreva rispondere con tre preferenze.
<BR>I tecnici interpellati sono quelli del Super 10 aggiornati agli ultimi cambi di panchine: Cavinato (Calvisano), Green (Treviso), Romagnoli (Viadana), Bertoncini (Gran Parma), Ghini (O.Parma), Canale (Rovigo), Trevisiol (Venezia Mestre), Lorenzetti (L’Aquila), Artuso (Petrarca), Niera (Catania).
<BR>Oltre alla indicazione sul giocatore dell’anno da scegliersi fra il Campionato italiano ed i giocatori italiani impegnati in campionati esteri, ai tecnici è stato anche chiesto il pronostico sugli esiti del Campionato di Super 10 e del Sei Nazioni.
<BR>Per lo scudetto 2006 è stato indicato Treviso con finale contro Calvisano ed Overmach Parma quale sorpresa della stagione. Il Sei Nazioni andrà alla Francia, ma la maggioranza dei tecnici vede l’Italia vincente almeno in una partita se non due. Un solo tecnico ha pronosticato per gli azzurri il cucchiaio di legno.
<BR>Nel grande paginone dedicato al sondaggio, oltre che i dettagli sulle votazioni e le relative motivazioni,anche una intervista a Brendan Williams ed una al Presidente della Lire Sandro Manzoni che completa il messaggio di Fine d’Anno già divulgato nei giorni scorsi.
<BR>F.I.R.
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LIRE: Sandro Manzoni: definiamo un progetto con FIR
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<BR>Parma - Queste le dichiarazioni del presidente di Lega Sandro Manzoni in merito alle notizie apparse sulla stampa nei giorni scorsi.
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<BR>“Condividiamo in toto le preoccupazioni del presidente Dondi sulla situazione generale del rugby italiano. – afferma il presidente Sandro Manzoni - In questo momento il nostro rugby non ha bisogno di polemiche, mi riferisco in particolare a due articoli apparsi sul quotidiano QS. Urge piuttosto un momento di approfondimento comune tra i vertici della Federazione e della Lega che analizzi a fondo la situazione del ‘sistema rugby italiano’ attuale. C’è a mio giudizio l’esigenza forte di definire con attenzione i ruoli di ciascuno dei soggetti coinvolti, uscendo dall’equivoco di un amatorismo globale che di fatto contrasta con la realtà dell’alto livello italiano, ma nello stesso tempo tuteli le legittime aspirazioni e prerogative dei club vincolandoli a regole di partecipazione ben precise in funzione del percorso prescelto. Il tutto prestando la massima attenzione al rilancio della formazione di base nella quale proprio i club svolgono da sempre un ruolo determinante”.
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<BR>“La Lega Rugby ritiene che in tale processo non si possa prescindere da un investimento forte e significativo sul campionato nazionale di eccellenza, tale da renderlo un elemento fondamentale nel progetto di rilancio di un movimento che trova nel consolidamento tecnico della Squadra nazionale un elemento di traino e promozione indiscutibile”.
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<BR>“In tal senso – sottolinea Manzoni - riteniamo determinanti alcuni fattori: l’apporto della federazione in termini di proposte, ma soprattutto regole che obblighino i club a scegliere un percorso professionistico o amatoriale in funzione delle rispettive prerogative; una pianificazione della stagione che possa risultare appetibile per sponsor, appassionati e mezzi di comunicazione”.
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<BR>“L’auspicio – conclude il presidente della LIRE - è che si possa definire assieme al presidente Dondi la road-map di un progetto di ampio respiro che abbia una propria centralità e identità nazionale, e consenta di strutturare le linee guida di un lavoro a lungo termine che dovrà essere avviato in tempi compatibili con la programmazione della stagione 2006/7”..
<BR>(Diego Antenozio - LIRE)
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<BR>Parma - Queste le dichiarazioni del presidente di Lega Sandro Manzoni in merito alle notizie apparse sulla stampa nei giorni scorsi.
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<BR>“Condividiamo in toto le preoccupazioni del presidente Dondi sulla situazione generale del rugby italiano. – afferma il presidente Sandro Manzoni - In questo momento il nostro rugby non ha bisogno di polemiche, mi riferisco in particolare a due articoli apparsi sul quotidiano QS. Urge piuttosto un momento di approfondimento comune tra i vertici della Federazione e della Lega che analizzi a fondo la situazione del ‘sistema rugby italiano’ attuale. C’è a mio giudizio l’esigenza forte di definire con attenzione i ruoli di ciascuno dei soggetti coinvolti, uscendo dall’equivoco di un amatorismo globale che di fatto contrasta con la realtà dell’alto livello italiano, ma nello stesso tempo tuteli le legittime aspirazioni e prerogative dei club vincolandoli a regole di partecipazione ben precise in funzione del percorso prescelto. Il tutto prestando la massima attenzione al rilancio della formazione di base nella quale proprio i club svolgono da sempre un ruolo determinante”.
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<BR>“La Lega Rugby ritiene che in tale processo non si possa prescindere da un investimento forte e significativo sul campionato nazionale di eccellenza, tale da renderlo un elemento fondamentale nel progetto di rilancio di un movimento che trova nel consolidamento tecnico della Squadra nazionale un elemento di traino e promozione indiscutibile”.
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<BR>“In tal senso – sottolinea Manzoni - riteniamo determinanti alcuni fattori: l’apporto della federazione in termini di proposte, ma soprattutto regole che obblighino i club a scegliere un percorso professionistico o amatoriale in funzione delle rispettive prerogative; una pianificazione della stagione che possa risultare appetibile per sponsor, appassionati e mezzi di comunicazione”.
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<BR>“L’auspicio – conclude il presidente della LIRE - è che si possa definire assieme al presidente Dondi la road-map di un progetto di ampio respiro che abbia una propria centralità e identità nazionale, e consenta di strutturare le linee guida di un lavoro a lungo termine che dovrà essere avviato in tempi compatibili con la programmazione della stagione 2006/7”..
<BR>(Diego Antenozio - LIRE)