LA MIA FIR. COME LA FAREI......

Discussioni sulla FIR e sulle Nazionali, maggiore e giovanili

Moderatore: Emy77

Rispondi
jentu
Messaggi: 8821
Iscritto il: 3 mag 2005, 0:00
Località: lontano da dove vorrei

Re: LA MIA FIR. COME LA FAREI......

Messaggio da jentu »

maxs ha scritto:no so se qualcuno l'ha scritto.. ma io la mia Fir la farei senza Dondi!
E il caravanserraglio che lo lasci li?
Parlare e scrivere sono due attività umane differenti
I fatti degli altri sono solo opinioni, le mie opinioni sono fatti (cit. omen nomen)
Non discutere mai con un idiota: ti trascina al suo livello e ti batte con l'esperienza (cit. Incertae sedis)
Avatar utente
andrea12
Messaggi: 1434
Iscritto il: 2 lug 2008, 16:32

Re: LA MIA FIR. COME LA FAREI......

Messaggio da andrea12 »

jentu ha scritto:
maxs ha scritto:no so se qualcuno l'ha scritto.. ma io la mia Fir la farei senza Dondi!
E il caravanserraglio che lo lasci li?
Forse si, sennò che FIR sarebbe?
:rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl: :rotfl:
calep61
Messaggi: 1560
Iscritto il: 27 ott 2011, 11:51

Re: LA MIA FIR. COME LA FAREI......

Messaggio da calep61 »

LA MIA RFU. COME LA FAREI .....

http://rugby1823.blogosfere.it/2012/05/ ... aglia.html
proprio vero, tutto il mondo è paese :D
È proprio vero che la maggior parte dei mali che capitano all'uomo sono cagionati dall'uomo.
Plinio il Vecchio
Non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto.
Blaise Pascal
Nulla infonde più coraggio al pauroso della paura altrui.
Umberto Eco
jentu
Messaggi: 8821
Iscritto il: 3 mag 2005, 0:00
Località: lontano da dove vorrei

Re: LA MIA FIR. COME LA FAREI......

Messaggio da jentu »

Si, c'è sempre qualche genio che pensa che siamo sulla stessa barca, che afferma che gli asini volano e che scrive che la RFU è come la FIR.
Parlare e scrivere sono due attività umane differenti
I fatti degli altri sono solo opinioni, le mie opinioni sono fatti (cit. omen nomen)
Non discutere mai con un idiota: ti trascina al suo livello e ti batte con l'esperienza (cit. Incertae sedis)
calep61
Messaggi: 1560
Iscritto il: 27 ott 2011, 11:51

Re: LA MIA FIR. COME LA FAREI......

Messaggio da calep61 »

jentu ha scritto:Si, c'è sempre qualche genio che pensa che siamo sulla stessa barca, che afferma che gli asini volano e che scrive che la RFU è come la FIR.
non sarà come la FIR, infatti si chiama RFU, ma nei modi un po' gli assomiglia, guarda caso.
alla fine qualcuno deve decidere e non sempre la decisione accontenta tutti; genio io, dici, chissà :lol: ?
È proprio vero che la maggior parte dei mali che capitano all'uomo sono cagionati dall'uomo.
Plinio il Vecchio
Non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto.
Blaise Pascal
Nulla infonde più coraggio al pauroso della paura altrui.
Umberto Eco
Laporte
Messaggi: 8846
Iscritto il: 8 mar 2008, 10:01

Re: LA MIA FIR. COME LA FAREI......

Messaggio da Laporte »

NON E' LA STESSA COSA...

L'i i club non possonofare i frubetti alla polesana e all'etnea.. fallisco, lascio i creditori sul lastrico e continuo come prima.....
Avatar utente
andrea12
Messaggi: 1434
Iscritto il: 2 lug 2008, 16:32

Re: LA MIA FIR. COME LA FAREI......

Messaggio da andrea12 »

Calep, devo dissentire anche io: se alcune decisioni finali posso anche assomigliarsi, mi sembra che la "ratio" e le motivazioni di base, siano molto discordanti, direi addirittura antitetiche. RFU, e anche WRU, degli altri so molto poco (ma mi sembra anche FFR) tra gli standard prestativi e societari, ci mettono dentro, per me correttamente, anche la modalità gestionale, il bilancio e la conduzione economica-manageriale. In questo clima di recessione abbastanza generalizzata (da noi la crisi arriverà tra un po', molti di questi Paesi ne stanno uscendo....forse sono crisi anche diverse :wink: ) la valutazione del parametro economico , direi che ci sta benissimo, così come la trasparenza sulla gestione. E in questo FIR/Italia, con nessuno al mondo può competere.......siamo diversi :(
calep61
Messaggi: 1560
Iscritto il: 27 ott 2011, 11:51

Re: LA MIA FIR. COME LA FAREI......

Messaggio da calep61 »

andrea12 ha scritto:Calep, devo dissentire anche io: se alcune decisioni finali posso anche assomigliarsi, mi sembra che la "ratio" e le motivazioni di base, siano molto discordanti, direi addirittura antitetiche. RFU, e anche WRU, degli altri so molto poco (ma mi sembra anche FFR) tra gli standard prestativi e societari, ci mettono dentro, per me correttamente, anche la modalità gestionale, il bilancio e la conduzione economica-manageriale. In questo clima di recessione abbastanza generalizzata (da noi la crisi arriverà tra un po', molti di questi Paesi ne stanno uscendo....forse sono crisi anche diverse :wink: ) la valutazione del parametro economico , direi che ci sta benissimo, così come la trasparenza sulla gestione. E in questo FIR/Italia, con nessuno al mondo può competere.......siamo diversi :(
si, si, d'accordo, tutte le differenze che si vuole, ma alla fine qualcuno deve pur decidere e la FIR ha tra le sue ha anche questa prerogativa, poi le decisioni possono piacere o meno, ma si devono prendere.
È proprio vero che la maggior parte dei mali che capitano all'uomo sono cagionati dall'uomo.
Plinio il Vecchio
Non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto.
Blaise Pascal
Nulla infonde più coraggio al pauroso della paura altrui.
Umberto Eco
calep61
Messaggi: 1560
Iscritto il: 27 ott 2011, 11:51

Re: LA MIA FIR. COME LA FAREI......

Messaggio da calep61 »

Qui qualche spunto di come la farebbe il neo candidato alle prossime consultazioni Gianni Amore
http://ilgrillotalpa.com/2012/05/26/cor ... programma/
È proprio vero che la maggior parte dei mali che capitano all'uomo sono cagionati dall'uomo.
Plinio il Vecchio
Non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto.
Blaise Pascal
Nulla infonde più coraggio al pauroso della paura altrui.
Umberto Eco
cigallo
Messaggi: 51
Iscritto il: 7 giu 2011, 16:46

Re: LA MIA FIR. COME LA FAREI......

Messaggio da cigallo »

Ma lo avete letto il programma di Amore?

E' un minestrone di tutto e di niente, dall'Ipad alle franchige in AMLIN, dagli stadi all'organizzazione territoriale delle 14.

Scritto male tra l'altro.

Una perla è la richiesta di aumento del rimborso km per i componenti dei comitati, i soldi servono sul campo e non nei serbatoi delle vecchie mummie.

Se questa è l'alternativa teniamoci il vecchione.
piotor
Messaggi: 223
Iscritto il: 8 ott 2011, 14:55

Re: LA MIA FIR. COME LA FAREI......

Messaggio da piotor »

12 in Eccellenza non si possono vedere. Personalmente scenderei a 8 con andata +ritorno + andata. E vi diro' di piu': sposterei le retrocessioni su base bi/tri ennale come fano in Argentina nel calcio. Almeno una squadra puo' fare un percorso programmato ed accettare un anno di rifondazione o di programmazione.
Laporte
Messaggi: 8846
Iscritto il: 8 mar 2008, 10:01

Re: LA MIA FIR. COME LA FAREI......

Messaggio da Laporte »

piotor ha scritto:12 in Eccellenza non si possono vedere. Personalmente scenderei a 8 con andata +ritorno + andata. E vi diro' di piu': sposterei le retrocessioni su base bi/tri ennale come fano in Argentina nel calcio. Almeno una squadra puo' fare un percorso programmato ed accettare un anno di rifondazione o di programmazione.
sacrosanto
Ilgorgo
Messaggi: 21223
Iscritto il: 21 lug 2005, 0:00

Re: LA MIA FIR. COME LA FAREI......

Messaggio da Ilgorgo »

Non sapevo dove postarlo; alla fine ho deciso di metterlo qua, anche se nessuno avrà voglia di leggerlo tutto. E' un articolo de La Stampa, molto attuale anche se è stato scritto diversi mesi fa (per la precisione nel 1930...). Non dice nulla di davvero originale ma è interessante vedere quanti spunti tuttora vivi nasconda. Sono tante infatti le osservazioni dell'articolo che trovano ancora spazio anche su questo forum, a dispetto degli 82 anni trascorsi: dagli interrogativi sulla possibile scarsa propensione degli italiani per il rugby alle spiegazioni più mirate sulla sua scarsa popolarità (pochi successi internazionali, gioco mediocre, necessità di richiamare in Italia le spettacolari squadre straniere...)

La popolarità del rugby in Italia
Discordi pareri sullo sviluppo che potrà prendere nel nostro Paese
Povero rugby! Sta ancora muovendo, fra noi, i primi incerti passi, a prezzo di sacrifici non lievi e di una passione e di una volontà da parte degli atleti o dei pochi dirigenti veramente esemplari, e già vogliono ipotecarne l'avvenire o quanto meno metterne in dubbio le possibilità di un solido sviluppo. Un quotidiano sportivo romano, infatti, ha aperto una inchiesta per sapere se il rugby potrà, o meno, diventare popolare in Italia. L'ha aperta con una lettera nettamente pessimista, scritta da un tizio assolutamente sconosciuto nel mondo sportivo. Il singolare referendum è tuttora in corso e il suo interesse diventa ogni giorno maggiore. Direttamente attaccati, i giocatori di rugby, tra i quali sono molti i letterati a differenza di troppi altri sport in cui non imperano che quasi analfabeti, hanno risposto per le rime, vantando la popolarità che il rugby gode in altri Paesi, primo fra tutti l'Inghilterra, patria del gioco della palla ovale. Sfogatisi nella difesa e nell'esaltazione delle virtù del rugby i più interessati, è venuto il… contrattacco da parie di altre persone, con argomenti non tutti di buona lega ma comunque degni di rilievo, se non altro come espressione di stati d'animo individuali che possono, fino a un certo punto, rappresentare i sentimenti della folla anonima. Non è mancata una specie di lezione di filosofia dello sport, fatta con molta misura e dottrina, e che basava, soprattutto, sulla considerazione che gli sport trovano nei diversi Paesi climi particolarmente favorevoli, oppure negativi. L'interlocutore citava, a questo riguardo, il caso dell'atletica leggera che non è ancora popolare in Italia, oppure quello del ciclismo su strada che non ha nessun sviluppo in America, mentre in Europa è sempre in auge. A questo proposito, però, mette conto di ricordare quanto ci osservava, non molto tempo fa, un eccellente amico americano: il ciclismo su strada non attrae gli americani perché lo spettacolo non c'è. — Noi — osservava l'americano — vogliamo vedere come si svolge una gara, tanto è vero che anche per l'automobilismo come per il ciclismo non ammettiamo che le corse su pista, che si possono seguire dal principio alla fine. Del resto ho visto che in Italia il pubblico si sfoga ad applaudire in pista i corridori di cui legeo sul giornali le belle imprese compiute nello gare su strade.
Rilievi, come si vede, esattissimi. Ma per tornare alla lezione filosofico-sportiva provocata dal «referendum» sul rugby, diremo che l'esimio scrittore ha completamento tralasciato di darci la dimostrazione del perché il rugby non dovrebbe adattarsi alla psicologia del pubblico italiano; dalla premessa, abbastanza giusta, egli è saltato pari pari alla conclusione, in modo del tutto arbitrario, e per lo meno strano in un... filosofo. Questa dimostrazione vedremo di darla noi, e probabilmente la conclusione sarà radicalmente opposta. Cosa sappiamo, di certo, sui gusti delle folle sportive italiane? Sappiamo che amano le battaglie fieramente combattute, nelle quali gli atleti si prodigano senza dispendio di energie; sappiamo che pretendono che le competizioni non siano povere di bellezza stilistica, e che la rappresentanza italiana sia in grado di competer con quelle straniere che vanno per la maggiore. Quest'ultima circostanza è veramente essenziale per la popolarità di un dato sport in Italia. Il pubblico sportivo, arrivato a inebriarsi e a esaltarsi per i grandiosi successi internazionali che si ottengono in certi rami dello sport, volge automaticamente le spalle a quegli sport nei quali l'Italia non è in grado di stare al passo, di battersi ad armi eguali con le Nazioni più forti.
Sinora abbiamo seguito fedelmente la traccia offerta dall'inchiesta dell'autorevole foglio romano. La nostra conclusione, a proposito della corrispondenza fra i gusti del pubblico, italiano e le caratteristiche del rugby, è che non esiste nessuna ragione d'incompatibilità, ed anzi si han parecchi punti di contatto. Quanto c'è di impeto, di velocità, di scaltrezza, di forza nel gioco del rugby, trova perfettamente riscontro nel nostro temperamento d'italiani. Piuttosto, il livello di gioco del rugby italiano è ancora necessariamente mediocre, dimodoché il pubblico non può rendersi pienamente conto della bellezza, e del valore atletico, di questo sport. Vengono, é vero, le squadre straniere, ma la lotta è, per io più, od armi impari ne é conveniente e possibile far appello a quelle squadre che potrebbero fare spettacolo a sé. Bisogna rilevare, d'altro canto, che il rugby, pur essendo al pari del football un gioco, concede assai meno all'imprevisto. Certi rovesciamenti di posizioni e capovolgimenti di risultati che la natura del gioco del calcio permette, e che valgono a rendere più incerta, quindi più interessante, la lotta, sono presso che impossibili nel rugby che. è uno sport collettivo, atletico al cento per cento. E', insomma, una selezione assoluta di valori prettamente sportivi, che naturalmente esclude dalle sue file gli elementi di scarto, atleticamente parlando. Ragione per cui lo sviluppo e il progresso del rugby in Italia ò intimamente legato, come il figlio alla madre, allo sviluppo e al progresso dell'atletica leggera. Il forte impulso dato dal Regime, e le attento cure rivolte ai giovanissimi e agli universitari, costituiscono le premesse necessarie per la sempre maggior diffusione e la popolarità non solo dell'atletica, ma anche del rugby.
A che grado di sviluppo si arriverà, ed in quanto tempo, non è possibile dire. Ci pare però dubbia l'opportunità di avere affidato alla Federazione del calcio la gestione di uno sport che trova nella Federazione dell'atletica leggera la sua naturale tutrice. Hanno prevalso, forse, ragioni di bilancio che invero non e possibile trascurare. Il referendum del Littoriale è singolarmente esplicito a questo riguardò. Più d'un interlocutore afferma che non sarebbe lecito sprecare soldi per lo sport della palla ovale, che non potrà avere nessun avvenire. E' proprio qui che il ragionamento mostra la corda, rivelando, al tempo stesso, l'antisportività del punto di partenza dell'inchiesta. Perché domandarsi se uno sport diventerà popolare, e far dipendere dall'opinione in proposito l'opportunità di aiutarlo a vivere? La popolarità non può essere che la conseguenza dello sviluppo di un dato sport, non la ragione di vita. Diversamente i teatri in crisi dovrebbero chiuder bottega di fronte al cinematografo trionfante, e non una lira dovrebbe essere sprecata in più del nuoto o dell'atletica, che dopo dieci, vent'anni di esistenza non richiamano normalmente che poche centinaia di persone. Ma del nuoto, dell'atletica, nessuno può mettere in dubbio i compiti essenziali ai fini del miglioramento sportivo della razza, e ogni buon sportivo considera una vera vergogna l'impopolarità o quanto meno l'indifferenza che in Italia, malgrado tutto, continua a circondarli. Orbene il rugby, nel campo degli sport collettivi, ha diritto un'identica considerazione, non potendosi mettere in dubbio iI suo altissimo valore sportivo. Inoltre il rugby è fornito anche degli elementi essenziali al raggiungimento della popolarità, vaie a dire degli elementi prettamente spettacolistici. Nessuno può chiedere che per lo sviluppo del rugby si spendano patrimoni, ma molto si può, e si deve fare, senza preoccuparsi se, fra cinque o dieci anni, sarà uno sport popolare. E' uno sport integrale, e s'è detto tutto, e lo comprendiamo anche noi che ogni domenica assistiamo alla partita di calcio doverosamente. LEONE BOCCALI.
Rispondi