Rainbow Cup!
Moderatore: Emy77
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speartakle
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Re: Rainbow Cup!
Ci sono due campionati TOP14 e Premiership che hanno retrocessioni, sono fati da club e strapieni di soldi. Bene quei due campionati fagocitano giocatori da tutto il resto del mondo tanto che per combattere diaspore, mantenere competitive le proprie nazionali tutti gli altri che ambiscono a non scomparire, essere competitivi o semplicemente essere indipendenti hanno cercato e cercano modi diversi di organizzarsi e di recuperare risorse. Devo citare tutti gli altri paesi e campionati vari?
Quindi che facciamo, ancora, per l'ennesima volta, gli unici che possono fare professionismo sono Inghilterra e Francia e gli altri devono tornarsene a fare con quel che rimane o ci sporchiamo le manine?
Beh forse non serve una risposta, la realtà mi sembra già abbastanza esplicativa.
Quindi che facciamo, ancora, per l'ennesima volta, gli unici che possono fare professionismo sono Inghilterra e Francia e gli altri devono tornarsene a fare con quel che rimane o ci sporchiamo le manine?
Beh forse non serve una risposta, la realtà mi sembra già abbastanza esplicativa.
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ruttobandito
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Re: Rainbow Cup!
"Oh, no, i soldi lo so/Che non danno la felicità/Immagina però/Come può stare chi non li ha, ah" (cit. Luca Carboni)jpr williams ha scritto: 28 dic 2020, 14:29
A- Non ritengo che il fatto di "mettere dei soldi" dia a chi lo fa diritto di stabilire cosa si fa e cosa no. Ritengo che nessuno abbia il diritto di "comprare" i format dei campionati o l'organizzazione dei tornei. Se l'Italia decidesse (ma non lo farà, stai tranquillo) di tornare ad un campionato nazionale dovremmo forse non farlo perchè ai Benetton non aggrada?
B- Premesso che non vedo come sarebbe possibile ciò che proponi se non sbracando ulteriormente (cioè facendo entrare laqualunque) continuerei a preferire un campionato nazionale. Il motivo è quello che dicevamo: le rivalità, che sono il sale della competizione. Diciamo però che sarebbe un passo avanti per chi seguirebbe quei tornei. Io no, grazie. Vi augurerei buon divertimento. Però a quel punto vi arrangiate. Strade separate, niente permit, ascensori o altro. Arrangiatevi fra la vosta serie a e la vostra b.
Nb A me sembra di risponderti su tutto ciò per cui ho una risposta. Se dimentico qualcosa fammelo notare in modo che possa rispondere o dirti che non ho risposto perchè non sapevo cosa rispondere. Non mi sembra di usare particolari tecniche comunicative, a meno che tu non ritenga tali l'enfasi e le metafore che uso. Se infastidiscono me ne asterrò.
Ps. Siccome siamo amici di tastiera ormai da un po', sai cosa intendo quando parlo di dialettica.
Non farmi passare per scemo per passare da vittima, grazie.
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Alfonso Catarinicchia
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Re: Rainbow Cup!
È ovvio che non sono la stessa cosa, se per sport intendi quello che io credo che tu intenda. Il fatto è che, nel XXI secolo, non ci può essere sport professionistico senza show business. Non è proprio sostenibile economicamente. Per cui, o hai il dilettantismo o lo show business; l'ibrido è, semplicemente, impraticabile.jpr williams ha scritto: 28 dic 2020, 14:12 Ecco perchè ritengo che questo tipo di professionismo sia la morte dello sport e il trionfo dello show-business. Ed io mi ostino a pensare (sperare?) che sport e show-business non siano la stessa cosa.
Poi ognuno è libero di scegliere se interessarsi o meno all'uno e/o all'altro (così come ognuno è anche libero di buttare merda su uno e/o sull'altro, se ciò lo appaga). Pensare che ci possa essere la via di mezzo, però, è irrealistico.
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speartakle
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Re: Rainbow Cup!
a me piacerebbe un professionismo dove ci sono degli imprenditori che ci mettono vagonate di milioni, così, perchè gli piace il rugby, senza ritorni di sorta solo perchè stanno impaccati di soldi ed è un bello sfizio.
Ah quello non era professionismo ma evasione fiscale? ah però almeno non era business!!!
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Garry
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Re: Rainbow Cup!
Ci si dimentica che comunque, pagati o no, sono pur sempre atleti che cercano di allenarsi di più e meglio del proprio rivale, sono squadre che studiano tattiche, strategie per superare l'avversario, ci sono sanzioni e condanne per chi non rispetta il regolamento e il fair play...
Finché ci sarà tutto questo, finché ci sarà un vinto e un vincitore, sarà agonismo, sport e competizione e a me starà bene e non mi importerà se le squadre entreranno in campo accompagnate da tigri al guinzaglio ed amazzoni con le tette al vento, o se giocheranno il lunedì ospitando squadre dell'opposto emisfero
Finché ci sarà tutto questo, finché ci sarà un vinto e un vincitore, sarà agonismo, sport e competizione e a me starà bene e non mi importerà se le squadre entreranno in campo accompagnate da tigri al guinzaglio ed amazzoni con le tette al vento, o se giocheranno il lunedì ospitando squadre dell'opposto emisfero
"Come vorremmo vivere domani? No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere!"
(dalla Lettera agli amici di Giacomo Ulivi)
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Re: Rainbow Cup!
Dici bene, è una regola del professionismo in qualunque sport.Garry ha scritto: 28 dic 2020, 16:33 Ci si dimentica che comunque, pagati o no, sono pur sempre atleti che cercano di allenarsi di più e meglio del proprio rivale, sono squadre che studiano tattiche, strategie per superare l'avversario, ci sono sanzioni e condanne per chi non rispetta il regolamento e il fair play...
Finché ci sarà tutto questo, finché ci sarà un vinto e un vincitore, sarà agonismo, sport e competizione e a me starà bene e non mi importerà se le squadre entreranno in campo accompagnate da tigri al guinzaglio ed amazzoni con le tette al vento, o se giocheranno il lunedì ospitando squadre dell'opposto emisfero
Converrai però, che buona parte dell'anomalia che genera l'esclusività del nostro, deriva dalla particolare soglia emotiva legata alla rivalità storica. Altrimenti non mi spiego come mai la Cina non abbia ancora vinto tutto.
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Alfonso Catarinicchia
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Garry
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Re: Rainbow Cup!
La storia, qualsiasi storia ha sempre un inizio. Le rivalità si creano con gli anni.
In Italia credo non ci sia nessuna storia come quella dei confronti fra PD e Rovigo, eppure negli anni si sono create e consolidate altre rivalità anche con realtà arrivate nel massimo campionato molti anni dopo.
Aspettiamo che si consolidi anche la presenza del Valorugby e se va avanti così vedrai che storia di rivalità si crea.
Già oggi i confronti Treviso - Zebre fanno il massimo del pubblico. A Parma certamente il Lanfranchi si riempie di più che per qualsiasi altro avversario
In Italia credo non ci sia nessuna storia come quella dei confronti fra PD e Rovigo, eppure negli anni si sono create e consolidate altre rivalità anche con realtà arrivate nel massimo campionato molti anni dopo.
Aspettiamo che si consolidi anche la presenza del Valorugby e se va avanti così vedrai che storia di rivalità si crea.
Già oggi i confronti Treviso - Zebre fanno il massimo del pubblico. A Parma certamente il Lanfranchi si riempie di più che per qualsiasi altro avversario
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Re: Rainbow Cup!
Penso che il derby nazional-procoso sarebbe seguito ovunque più di ogni altra partita. Sono le altre partite a cui sarebbe giusto attrarre quel pubblico. Tre squadre sarebbero il massimo per aumentare il volano, considerato che soldi e giocatori non ci bastano già adesso.Garry ha scritto: 28 dic 2020, 17:18 La storia, qualsiasi storia ha sempre un inizio. Le rivalità si creano con gli anni.
In Italia credo non ci sia nessuna storia come quella dei confronti fra PD e Rovigo, eppure negli anni si sono create e consolidate altre rivalità anche con realtà arrivate nel massimo campionato molti anni dopo.
Aspettiamo che si consolidi anche la presenza del Valorugby e se va avanti così vedrai che storia di rivalità si crea.
Già oggi i confronti Treviso - Zebre fanno il massimo del pubblico. A Parma certamente il Lanfranchi si riempie di più che per qualsiasi altro avversario
La storia si fa e si disfa, la rivalità rimane e oggi sarebbe il valore aggiunto a portata di mano.
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ruttobandito
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Re: Rainbow Cup!
@jpr, e po' te disi che no' te ne ciava un casso, e te sì senpre qà.
Figurasre se t'interessasse.![Mr. Green :-]](./images/smilies/icon_mrgreen.gif)
Figurasre se t'interessasse.
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Luqa-bis
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Re: Rainbow Cup!
L'impressione che ho è che questa Rainbow Cup (che peraltro curiosamente si chiama come un reperto celtico della cultura di La Tene) sia un po' troppo lunga.
Forse il formato 4 x 4 come un campionato mondiale per club la renderebbe più digeribile.
Il rischio è che emargini la Celtica.
O che sovraccarichi i giocatori ; 16 +7 + le varie finali , con trasferte intercontinentali, da aggiungere alle 6 di coppa con QF SF, e Finali rischiano di essere molto probanti per i fisici dei giocatori
Insomma ci sono giocatori che potrebbero dover affrontare 34 partite + quelle delle nazionali. Non sono poche.
In quanto alle retrocessioni, anche se il board fosse contrario, secondo me l'Italia potrebbe otttnere di variare le sue due compagini professionistiche.
Magari su un meccanismo di promozione per ciclo: ogni 4 anni, la FIR sostituisce la franchigia meno competitiva con un'altra basata sul club nazionale più forte nella classifica del quadriennio che accetti di dirigere l'impresa.
Rovigo, Petrarca, Calvisano, Reggio combatterebbero per decidere chi tra loro prenderebbe il posto , per esempio, delle Zebre.
Provocazione , in parte già scritta:
zebre e cheetahs (lupi ed agnelli in pratica) presentano un roster comune (anche nelle spese) per il Pro12 e la Rainbow: sede operativa Parma per il Pro12 e Welkom per la Rainbow - 40 giocatori, 50-50.
Forse il formato 4 x 4 come un campionato mondiale per club la renderebbe più digeribile.
Il rischio è che emargini la Celtica.
O che sovraccarichi i giocatori ; 16 +7 + le varie finali , con trasferte intercontinentali, da aggiungere alle 6 di coppa con QF SF, e Finali rischiano di essere molto probanti per i fisici dei giocatori
Insomma ci sono giocatori che potrebbero dover affrontare 34 partite + quelle delle nazionali. Non sono poche.
In quanto alle retrocessioni, anche se il board fosse contrario, secondo me l'Italia potrebbe otttnere di variare le sue due compagini professionistiche.
Magari su un meccanismo di promozione per ciclo: ogni 4 anni, la FIR sostituisce la franchigia meno competitiva con un'altra basata sul club nazionale più forte nella classifica del quadriennio che accetti di dirigere l'impresa.
Rovigo, Petrarca, Calvisano, Reggio combatterebbero per decidere chi tra loro prenderebbe il posto , per esempio, delle Zebre.
Provocazione , in parte già scritta:
zebre e cheetahs (lupi ed agnelli in pratica) presentano un roster comune (anche nelle spese) per il Pro12 e la Rainbow: sede operativa Parma per il Pro12 e Welkom per la Rainbow - 40 giocatori, 50-50.
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Guido_53
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Re: Rainbow Cup!
Posto qui per come si sta sviluppando la discussione anche se sarebbe più logico nel topic Pro 14+3.
Premesso che questa Rainbow cup non mi piace per nulla e mi sembra solo un gran favore fatto alle sudafricane per farle giocare e introdurle nel Pro 16 costi quel che costi, occorre guardare al futuro.
Premesso che solo Inghilterra e Francia possono supportare con le sole loro forze un campionato professionistico e tutte le altre compresa la NZ devono unirsi ad altre nazioni per crearne uno, l'Europa si trova di fronte a un dilemma: da una parte aumentare il livello del Pro+ per renderlo appetibile a media e finanziatori - di qui una delle principali ragioni dell'entrata delle SA- dall'altra creare una possibilità di sviluppo professionistico per le nazioni minori - vedi progetti di nuovo Continental Shield. Faccio una ipotesi futuribile. Immettere nuove franchigie nel Pro 16+, significherebbe renderlo una competizione ingestibile (vedi crisi del Superugby) e con troppo divario di livello fra le squadre e sarebbe necessario dividerlo in una serie A e una serie B. Se si aggiungono, ad esempio, una franchigia georgiana, la terza italiana, i Cheethas e una franchigia russa, spagnola o rumena, siamo già a 20/22 squadre. La serie A sarebbe di altissimo livello, ad esempio quattro sudafricane, tre/quattro irlandesi, una/due gallesi, una scozzese, la B con tutto il resto, anche molto interessante. Promozioni e retrocessioni previste. Immagino una possibile formula: dopo la stagione regolare (18 partite) le prime sette della A e la vincitrice nonché promossa della B vanno ai play off, le perdenti dei quarti continuano a giocare per assicurarsi i posti nella champion. Le altre si giocano due presenze in A l'anno successivo: quelle dal terzo al decimo posto con una partita ad eliminazione diretta acquisiscono l'ingresso ai quarti da giocare con le ultime tre della A e la seconda della B e così via.
Il problema a mio parere è: questa serie B sarebbe economicamente sostenibile? Se no, World rugby o chi per lui, sarebbe disposto a sostenerla in un progetto di sviluppo del rugby pro oltre i confini tradizionali?
Premesso che questa Rainbow cup non mi piace per nulla e mi sembra solo un gran favore fatto alle sudafricane per farle giocare e introdurle nel Pro 16 costi quel che costi, occorre guardare al futuro.
Premesso che solo Inghilterra e Francia possono supportare con le sole loro forze un campionato professionistico e tutte le altre compresa la NZ devono unirsi ad altre nazioni per crearne uno, l'Europa si trova di fronte a un dilemma: da una parte aumentare il livello del Pro+ per renderlo appetibile a media e finanziatori - di qui una delle principali ragioni dell'entrata delle SA- dall'altra creare una possibilità di sviluppo professionistico per le nazioni minori - vedi progetti di nuovo Continental Shield. Faccio una ipotesi futuribile. Immettere nuove franchigie nel Pro 16+, significherebbe renderlo una competizione ingestibile (vedi crisi del Superugby) e con troppo divario di livello fra le squadre e sarebbe necessario dividerlo in una serie A e una serie B. Se si aggiungono, ad esempio, una franchigia georgiana, la terza italiana, i Cheethas e una franchigia russa, spagnola o rumena, siamo già a 20/22 squadre. La serie A sarebbe di altissimo livello, ad esempio quattro sudafricane, tre/quattro irlandesi, una/due gallesi, una scozzese, la B con tutto il resto, anche molto interessante. Promozioni e retrocessioni previste. Immagino una possibile formula: dopo la stagione regolare (18 partite) le prime sette della A e la vincitrice nonché promossa della B vanno ai play off, le perdenti dei quarti continuano a giocare per assicurarsi i posti nella champion. Le altre si giocano due presenze in A l'anno successivo: quelle dal terzo al decimo posto con una partita ad eliminazione diretta acquisiscono l'ingresso ai quarti da giocare con le ultime tre della A e la seconda della B e così via.
Il problema a mio parere è: questa serie B sarebbe economicamente sostenibile? Se no, World rugby o chi per lui, sarebbe disposto a sostenerla in un progetto di sviluppo del rugby pro oltre i confini tradizionali?
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SilverShadow
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Re: Rainbow Cup!
Speriamo che questa competizione abbia più successo delle omonime monete di La Tene allora, visto che al momento se cerco su Google senza cookies "Rainbow cup" non sono il primo risultato che viene fuori, provate pure voiLuqa-bis ha scritto: 28 dic 2020, 19:01 Rainbow Cup (che peraltro curiosamente si chiama come un reperto celtico della cultura di La Tene)
- marte_
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Re: Rainbow Cup!
Operazione di marketing pazzescaSilverShadow ha scritto: 28 dic 2020, 23:58Speriamo che questa competizione abbia più successo delle omonime monete di La Tene allora, visto che al momento se cerco su Google senza cookies "Rainbow cup" non sono il primo risultato che viene fuori, provate pure voiLuqa-bis ha scritto: 28 dic 2020, 19:01 Rainbow Cup (che peraltro curiosamente si chiama come un reperto celtico della cultura di La Tene)Oso dire che sarà difficile scalzarla, forse dovevano pensare un po' di più al nome... A meno che non abbiano intenzione di averla come sponsor
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pilonepoltrone
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Re: Rainbow Cup!
ovviamente non concordo.jpr williams ha scritto: 28 dic 2020, 14:12 Hai fatto l'esempio giusto.
Io, infatti, considero quello americano non come sport, ma come show-business, dove, appunto, i valori economici si sono mangiati qualsivoglia aspetto sportivo. La mia contrarietà è proprio a questo tipo di professionismo nel quale i valori dello sport passano totalmente in secondo piano rispetto al business. Il business è il motivo per cui le retrocessioni sono inconcepibili. Il business si basa su programmi di investimento/ritorno pluriennali e mica possono essere messi in crisi da accidenti ontologicamente sportivi come la retrocessione.
Ecco perchè ritengo che questo tipo di professionismo sia la morte dello sport e il trionfo dello show-business. Ed io mi ostino a pensare (sperare?) che sport e show-business non siano la stessa cosa.
Quanto agli orticelli ce li hanno tutti, solo che ognuno è convinto che il suo sia più importante di quello degli altri. Ma ognuno pensa esclusivamente al proprio ritenendo quello altrui una chiavica.
premessa: quello che dico vale soprattutto per il baseball, che è lo sport che conosco meglio e di cui so qualcosa in più anche su come viene gestito negli USA. se con valori sportivi intendiamo la ricerca continua del miglioramento, di un livello di prestazione che superi quella dell'avversario (Citius!, Altius!, Fortius!, ricordo bene?), beh, direi che non ci sono dubbi che lo sport professionistico americano sia al top, come è al top nella ricerca di metodologie di allenamento, tattiche e perfino strumenti di analisi della prestazione (ricordo ancora una volta come le cosiddette Sabermetrics abbiano completamente cambiato l'approccio alla valutazione della prestazione individuale, non solo nel rugby).
a livello di rapporto fra campionato di vertice e livelli inferiori, il sistema di franchigie delle squadre di MLB prevede la possibilità di spostare giocatori fra le varie squadre dei vari livelli della franchigia, sia verso l'alto che verso il basso, questo non pregiudica assolutamente l'attaccamento dei tifosi alle proprie squadre (ho visto di persona la partita inaugurale di un squadra AA in un paese mezzo sperduto dell'Arkansas che faceva parte della franchigia di Kansas City: stadio pieno, un sacco di famiglie, gente che discuteva delle prospettive della squadra nell'anno entrante e, cosa più importante, appesi alle pareti dello stadio i ritratti dei ragazzi passati nell'organizzazione di quella squadra che erano arrivati a giocare stabilmente in MLB, vero orgoglio della squadra e della città): i campionati di Minor sono molto partecipati e sentiti, e c'è una forte competizione fra le squadre per vincerli (anche perchè squadra che vince = più spettatori = più merchandising = più $oldini...).
questo comporta che nell'ambito di una stagione c'è un continuo scambio di giocatori fra le squadre dei diversi livelli operanti nell'ambito della franchigia: questo tiene alta la competizione interna e permette a tutti i giocatori coinvolti di testarsi a differenti livelli e di trovare nel tempo una propria collocazione consona alle effettive qualità dimostrate, ma nessuno si sogna di dire che questo falsi i campionati, anche perchè l'"ascensore" è gestito con un sistema di regole ferree. Da notare chde l'ascensore riguarda solo i giocatori contrattualizzati con la squadra di MLB (di solito 15). il resto del roster (altri 10-12 giocatori) è pagato e gestito dalla squadra di Minor, senza possibilità di ascensore.
la conditio sine qua non per tutto questo però è che deve esistere alla base uno spirito di collaborazione che aiuti a cercare il bene comune (solidità e sostenibilità del sistema), mantenendo la rivalità sul piano sportivo: è esattamente questo quello che mi sembra che manchi in Italia, a tutti i livelli (mentre invece credo che tu abbia interpretato il mio riferimento nell'ambito di una contrapposizione fra "noi sguatteri contro voi nobili" che qui al bar vedo quasi solo come tua).
il mio timore è che alla fine abbia ragione quell'amico (credo adryfrenzen) che sosteneva che il vero problema del rugby italiano non siano le formule, ma siano gli uomini chiamati a metterle in pratica: se è così, temo che non se ne esca tanto facilmente...
“These trees which he plants, and under whose shade he will never sit, he loves them for the sake of his children and his children’s children, who are to sit beneath the shadow of their spreading boughs.” (C. Loyson)
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Re: Rainbow Cup!
bello, mi piacerebbe (magari con un meccanismo promozioni/retrocessioni un po' più semplice...Guido_53 ha scritto: 28 dic 2020, 23:32 Posto qui per come si sta sviluppando la discussione anche se sarebbe più logico nel topic Pro 14+3.
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Il problema a mio parere è: questa serie B sarebbe economicamente sostenibile? Se no, World rugby o chi per lui, sarebbe disposto a sostenerla in un progetto di sviluppo del rugby pro oltre i confini tradizionali?
“These trees which he plants, and under whose shade he will never sit, he loves them for the sake of his children and his children’s children, who are to sit beneath the shadow of their spreading boughs.” (C. Loyson)