“Razzismo al Benetton” mi sembra un titolo perfettamente descrittivo di quello che è successo a Treviso: un semplice atto di razzismo. Collettivo, peraltro, perché è vero che il regalo lo ha fatto un solo giocatore, ma a ridere sono stati in tanti. E la risposta di Benetton Treviso è stata totalmente inadeguata.tonione ha scritto: 21 dic 2022, 22:41 non si può fare appello. il titolo della discussione è già una condanna estesa. al movimento dei puri, poi usano spesso il sottointeso cosiddetti puri, del mondo del rugby italiano e in seguito al benetton come squadra, come tutto, come filo d'erba. questo riflesso condizionatissimo dell' indignarsi collettivo, e più offendi l'aggressore e meglio ti senti e più lontana la tua anima vaga dalla cattiveria umana, mi suona facile. ripetitivo. di dubbia rilevanza per gli stessi tristissimi e indignati e cattivissimi parolieri fustigatori.
per il momento la vittima si ritiene soddisfatta e l'aggressore ha fatto la fine meritata: svergognato nella squadra, probabilmente isolato e costretto alle scuse pubbliche. una specie di crocefissione in sala mensa, senza vera crocefissione. a quella ci pensano i social.
Il fatto è successo due giorni fa, ma Traorè ha pubblicato il suo post solo ieri. Nel frattempo una società attenta e sensibile all’argomento avrebbe reagito, se non pubblicamente, almeno in forma privata. Una cosa del tipo: “Ti hanno fatto una porcata. Scusa Cherif. Però tranquillo che ci pensiamo noi”.
Benetton, invece, non solo sta in silenzio, ma quando deve comunicare lo fa a sproposito, esprimendo freddezza e non assumendosi alcuna responsabilità.
Poi c’è l’atto finale, una riunione plenaria in cui i giocatori chiedono scusa a Traorè che, di fronte a compagni, staff e dirigenti, le accetta. E certo, che cosa avrebbe dovuto fare, Traorè? C’era forse un’altra opzione per lui?
Ora mi chiedo: ma la sanzione?
E i giocatori hanno sbagliato, in che modo pagheranno?
E chi pagherà? Tutti? Nessuno?
Perché in tutto questo Benetton non solo non ha saputo tutelare Traorè, ma non ha difeso neppure quei giocatori che non hanno riso della cosa, e che, senza delle sanzioni chiare, saranno accomunati a chi si è reso complice della nefandezza in questione.
Ripeto: ipocriti.
E aggiungo omertosi. La tentazione di lavare i panni sporchi in casa è sempre grande, ma, in questo caso, lascia pensare che si vogliano coprire i colpevoli.
A questo punto, se proprio non si vogliono coinvolgere pubblicamente i colpevoli, serve che qualcuno si assuma delle responsabilità. Serve qualcuno che, quantomeno, ammetta che esiste un problema (nessuno lo ha fatto) e che si lavorerà per debellarlo, dicendo per filo e per segno quali sono le iniziative che la società prenderà in questo senso. Metteteci la faccia, dirigenti, tocca a voi. E basta con le parole vuote.
E comunque, alla fine di tutto, una birra o una scopata mi fanno dimenticare una sconfitta sportiva, ma questa porcata è appena un po’ più grave, quindi, ripeto, mi ci vorrà del tempo per mandarla giù.