Molto chiaro, e ti spiego perché non lo condivido.NeilBeck85 ha scritto:Sarà che oggi sono inverso,quindi mi basta poco..ma sappi che ho riso come uno scemo per 5minutiConsulente ha scritto:Ooh! Alé! Evviva! Ci voleva finalmente un thread come questo, si diventava tutti troppo educande, altrimenti.
Non posso perdere l'occasione di buttarmi nella gazzarra, qui siamo all'equivalente forumistico di una ruck dove l'arbitro non guarda.
Che figata!
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> BEH, Allora qualche risultato lo ho ottenuto.>
Per questo io dico:se in un determinato ruolo il meglio che abbiamo fra Italiano e oriundo/equiparato è al medesimo livello..belin,allora facciamo giocare quello che è nato e cresciuto nel nostro paese e sogna sin da bambino di vestire la maglia della nazionale.
spero di essere riuscito a esporre il mio pensiero in modo chiaro e senza fraintendimenti
1) Come distinguo l'uso dall'abuso se l'allenatore ha selezionato, in coscienza ed onestà intellettuale, semplicemente la migliore squadra che le regole gli permettevano? Forse sono troppo permissive le regole in materia di equiparati, lo concedo; ma finché ci sono queste regole, a queste ci si adatta.
2) puntare sul lungo termine per sviluppare il movimento non è alternativo a tappare un buco con un oriundo mediocre. Non è facendo giocare un ragazzo giovane per 5 volte l'anno ad alto livello che questi possa maturare, a mio avviso. Il mio pensiero è che occorra una esposizione costante al rugby di alto livello, ed occorra non solo ai professionisti ma anche, e forse soprattutto, ai ragazzini. La mia teoria è suffragata dal fatto che, prima della Celtic/Pro12, il nucleo della nazionale era formato da giocatori con una solida esperienza estera, mentre con le franchige ed il Pro12 sta arrivando un gruppo di giocatori validi con sede in Italia.
3) A pari livello, far giocare un italiano che ha il sogno della maglia azzurra è eticamente condivisibile, ma va bene al 70' di una partita vinta. Come sempre l'allenatore deve fare una scelta e pari livello, a mio avviso, non esiste. Vi sarà sempre una qualche discriminante che orienterà la scelta. Poi l'allenatore può sbagliare, ma ha il dovere di schierare la squadra che ritiene migliore o più funzionale ai propri scopi.