GRUN ha scritto:Vabbé, torniamo al rugby, perché sto svenendo dalla fame... Willimosky ha prima citato Julian Gardner, per me una delle terze linee più forti che abbiano mai giocato con la maglia azzurra, venti presenze tra il 1992 ed il 1998. Tra il il 1987 ed il 1988 collezionò anche 4 "caps" con i Wallabies, così per gradire...
Julian Gardner, una delle terze linee più forti che abbiano mai vestito il rossoblu.
A Rovigo era giunto nell'estate del '91, dopo un'annata sfortunatissima e piena di infortuni che aveva praticamente sempre impedito a Tito di schierare il xv titolare ed alla CZ CAGNONI ROVIGO di arrivare in finale.
Era arrivato come oggetto misterioso, un acquisto che nella mente dei dirigenti rossoblu, dato il fisico, avrebbe dovuto colmare lo storico buco in 2a linea, rimasto aperto praticamente dall'addio di Naudè (inizio '80) e risolvere così i problemi in touche che da un pò di anni per il Rovigo erano cronici. Le line-outs erano una situazione di gioco chiave per la tattica e l'orchestrazione del gioco voluta da e per Botha; touche pulite con aperture improvvise per u&u, calci di spostamento o per trovare intervalli tra apertura e primo centro avversari, con Bordon usato come percussore, ed impostare 2a e 3a fase (quest'ultime sono oggi routine, ma sui campi italiani di serie A1 si vedevano rarissimamente, in quel periodo), oppure maul e peel-off con la grande organizzazione in prima linea, che vedeva due veri e propri condottieri come Dengra e Tito, alla sua ultima stagione da giocatore.
La storia poi ci dice che Gardner era tutto fuorchè una 2a linea e che, a partire dal Battaglini, dette del ruolo della terza linea un'interpretazione del tutto sconosciuta, prima di lui, al rugby italiano. In pochissimo tempo divenne il vero faro della mischia rossoblu; veniva impiegato in touche come 2° e 3° saltatore, ma era soprattutto nel gioco attorno al pack che si distingueva, dettando i tempi di gioco per i compagni di reparto e per i sostegni sulle sequenze brevi, senza contare corsa e percussione con tagli profondi sull'asse verticale per i breaks oltre il vantaggio.
L'annata 91/92 era stata programmata come una stagione di transizione, ed invece Rovigo, con il pack ultraleggero e superdinamico, capace di cambiare a proprio piacimento ritmo e velocità in campo, applicava un sistema di gioco che era una versione evoluta di quello che aveva portato agli scudetti di Roma e Brescia ed arrivò in finale, l'ultima finora disputata in 71 anni di storia, sempre contro TV, perdendola.
Il reparto di 3a linea rossoblu di quegli anni era forse il più forte mai visto a Rovigo, e poteva contare su Flaviano Brizzante, Ale. Moscardi (che Tito però già provava spesso come tallonatore), Mosè De Stefani (anch'egli ottimo n.° 2), Stefano Prearo, Alb. Moscardi (entrambi anche 2e linee), Checchinato (già sulla via di stabile n.° 8, anche se per le carenze rodigine in touche, veniva impiegato da Tito, non senza polemiche, lamentele e litigi, in 2a linea) e più tardi il mitico Soncini.
Dopo l'addio di Lupini, con l'arrivo di Grant Andrews (annata '93/'94), iniziò il declino rossoblu e Gardner fu spesso usato come capro espiatorio, dati i gradi di capitano e la troppa responsabilità che gravava su di lui (allenava anche la mischia).
La sua partenza verso RM, alla fine di quella stagione, si aggiunse alle numerose e scriteriate perdite rossoblu di quegli anni (Ravanelli, Piolo, Checchinato, Ale. Moscardi, etc).
Personalmente, nell'album dei giocatori "foresti" che hanno fatto la storia della Rugby Rovigo, il grande Julian lo metto senza pensare. Assieme, per quanto riguarda il suo ruolo e quegli anni, al grandissimo Filippo "Soncio" Soncini (che in campo era più rossoblu di tanti rodigini...), Zorzi, Coppo e ad AJ Venter.