TommyHowlett ha scritto:Io dico che il vero spartiacque per il nostro rugby non è stata la partita di Edimburgo, bensì sarà la prossima, in casa contro il Galles.
Hai perfettamente ragione. Cioè, in un incredibile riedizione del gioco dell'oca, siamo tornati al punto di partenza, agli obiettivi che avevamo appena ammessi al torneo. Qualcuno, di questo, dovrà prima o poi renderne conto. Ognuno decida chi. Io credo ch l'unico modo di evitare tutto questo sarebbe stato esonerare immediatamente Mallett dopo Twickenham. Meglio lui capro espiatorio nostro, come pensano i suoi difensori, che noi capro espiatorio suo, come avverrà adesso.
Proseguo il mio ragionamento quotando JosephK, però:
JosephK. ha scritto:Ora è giusto essere realisti ma non possiamo nemmeno dire che Inghilterra e Scozia siano squadre di un altro pianeta rispetto a noi e se su codesti forum/siti lo scrivono sono (almeno) ingenerosi.
Veramente, lo si scrive anche in questo sito, e lo scrivono persone dotate di un certo carisma: altro che ingenerosi stranieri.
Veramente, in altra parte del forum c'è chi dice che una nostra posizione di ranking sotto le Samoa sarebbe veritiera, e in fondo ce la giochiamo col Giappone. Io non so se sia vero; personalmente non lo penso, ma meglio evitare un'altra sinuosa polemica.
Mi sembra invece di notare che l'involuzione avvenuta abbia dato la stura a tutta la rabbia repressa di chi aveva visto di cattivo occhio che si puntasse, con forza, sulla Nazionale come forza trainante del movimento. Siccome funzionava (eccome se ha funzionato), taluni malvolentieri tacevano. Qualcuno ha combinato disastri, ed è bastata un'occhiata per scatenarsi, tutti addosso alla strada intrapresa, a costo di fare a fette tutto. Ognuno per i propri obiettivi.
Come se il rugby italiano potesse mai svilupparsi in quell'altro modo.
In questo modo, la strada è lunga e piena di ostacoli, però prima di avere certi maghi avevamo affrontato tutto con perizia e orgoglio.
Nell'altro modo, ci sono solo il nulla, le false speranze e i veri fallimenti, puntualmente registrati nei tabellini di fine gara.
Il rugby italiano non va da nessuna parte se la Nazionale non entra stabilmente nelle prime 8-9 posizioni del ranking per Nazionali. Il resto, interessa a pochi. Anzi,
è interesse di pochi, che è cosa finemente diversa.
Ricreare la coesione e il circolo virtuoso attorno alla Nazionale, ad ogni costo (ivi compreso l'esonero di Gesù Cristo, dei dodici o di tutti e tredici, se avessero creato danni come staff tecnico), sembrava un obiettivo da condividere. Chi pensa che il rugby italiano sia cosa piccola, spiega sempre bene perché lo è. Quasi mai perché lo pensa, e ama farlo pensare.