In questo topic sembrerebbe emergere, una volta di più, la questione soldi, nel senso che mancano o sono male impiegati, nell’ambito del movimento rugbystico italiano, da chi ne avrebbe la disponibilità?
Cerchiamo di testare queste affermazioni con delle possibili simulazioni, del tutto orientative.
Si è detto, in altri topic, ma, comunque, è risaputo che per il progetto PRO12 la FIR spenderebbe circa 7.000.000 di euro/anno, mentre per le attuali accademie circa 500.000 euro/anno.
Consideriamo, vuoto per pieno, altri 500.000 euro, non meglio identificati ed impiegati attualmente dalla FIR per i medesimi capitoli di spesa che, sommati alle precedenti somme, totalizzerebbe circa 8.000.000 di euro/anno da reimpiegare per la formazione di base.
Bene, usciamo dalla PRO12 con le 2 franchigie italiane che rientreranno in eccellenza e reinvestiamo tutto nella formazione di base e in tutte le società rugbystiche presenti sul territorio nazionale.
Quante ne vogliamo considerare? Facciamo una media di 50 per regione (una qualche scrematura si dovrà pur fare per escludere le società proprio inadeguate), 50 x 20 = circa 1.000 società (zero commenti, vi prego, è solo un calcolo simbolico ed estremamente approssimativo).
Quindi, semplice, 8.000.000 : 1000 = 8.000 euro/anno per società, arrotondiamo ancora, diciamo 10.000 euro/anno per società, neanche 1.000 euro al mese!
Quale formazione di base si penserebbe di organizzare/proporre con 1.000 euro al mese?Va aggiunto che a seguito dei 7.000.000 di euro attualmente finanziati dalla FIR per il progetto franchigie è prevedibile un certo ritorno in termini di diritti, sponsor ed altro che, invece, si perderebbe.
Risulta fin troppo evidente che non si può aspettare dalla FIR quello che non è nelle sue possibilità e, l’idea di focalizzare su pochi progetti le risorse finanziarie disponibili ha il pregio di concentrarle e renderle più redditizie che se distribuite in molteplici direzioni.
La domanda, quindi, è chi deve mettere i soldi e dove si possono reperire?
In un altro topic ho introdotto il tema del ruolo ricoperto negli ultimi 50 anni dalla provincia nel movimento rugbystico italiano e se sia in grado di far crescere ulteriormente il rugby in italia. Ecco, in tale contesto, credo, si debbano cercare possibili risposte, cioè attraverso l’iniziativa privata di imprenditori ed aziende interessate al rugby come leva comunicativa e mediatica ed individuare nuove forme di finanziamento e sponsorship del movimento e, quindi, anche della formazione di base.
• Non è necessario licenziare un progetto come il PRO12 che, dopo poco più di 1 anno ha saputo dare, forse, più soddisfazioni che 10 anni di 6N.
• Non serve distribuire a tappeto le risorse disponibili per la formazione , 10 accademie, le attuali, possono bastare.
• Non si possono accollare sempre e comunque le responsabilità allo stato, in questo caso la FIR e non serve essere catastrofici e distruttivi su tutto ciò che fa.
Aggiungo, infine, che un certo Brunel avrebbe tutto l’interesse a dipingere una situazione drammatica del nostro movimento per anticipare sue eventuali difficoltà che dovesse incontrare nel ben performare, invece ha illustrato più volte una sua visione positiva del nostro movimento, con accademie – a suo dire, con performance non molto lontane da quelle francesi – campionati strutturati ed un’eccellenza di buon livello ed, infine, una utile e propedeutica esperienza in PRO12 da parte di due team; detto da un francese ……
