Inviato: 13 ott 2005, 13:42
da THAKER
Appunto, dicevo a Mac che il N9 è l\'ultimo dei nostri problemi.
<BR>A noi servono i 3/4, in particolare l\'estremo.
<BR>
<BR>Cito dal Forum dell\'Amatori Milano, interventi di Genesio Rossi:
<BR>
<BR>una squadra di rugby
<BR>UNA SQUADRA DI RUGBY
<BR>è come una bistecca con insalata.
<BR>Chi è la bistecca?
<BR>Gli AVANTI.
<BR>Chi è l’insalata?
<BR>I TREQUARTI.
<BR>Cominciamo dalla bistecca.
<BR>
<BR>I PILONI sono il biglietto da visita della squadra, e della bistecca. ......due piloni come Dio comanda sono in una parola: tosti. In due parole: belli tosti. E poi squadrati. Fisicamente squadrati. Testone squadrato, collo squadrato, spalle squadrate. I piloni sono per una squadra, e per una mischia in particolare, come le fondamenta di una casa. Puoi avere la casa più originale, vetrate e verande, balconi e ringhiere, ma se le mancano le fondamenta, crolla al suolo. Polvere e macerie. Così una squadra, e una mischia in particolare : puoi avere le seconde più alte e molleggiate, le terze più infaticabili, ma se le mancano i piloni crolla al suolo; Polvere e macerie. ..... ....correre, passare e sostenere i piloni devono saperlo fare , anzi, devono farlo. Non mi servono due pali della luce, tanto si gioca quasi sempre di giorno: io ho bisogno di due terze che giochino in prima linea. Non mi servono due campioni della forchetta o del boccale, che s’ingigantiscono a mangiare e bere: io ho bisogno di due atleti che vadano sempre avanti. A costo di sputare sangue, a costo di scornarsi, a costo di non ricordarsi più, alla fine della partita, come si chiamano e dove abitano. Non preoccupatevi piloni: ve li ricordo io, nome, cognome e indirizzo. E se vinciamo la partita, c’é il rischio che vi accompagni personalmente a casa.
<BR>
<BR>il tallonatore
<BR>IL Tallonatore fa parte di quell’asse verticale su cui costruisco la mia squadra. Tallonatore, terza centro, mediano di mischia, mediano di apertura, estremo. ......Il tallonatore, lo dice il nome stesso, non deve fare altro che tallonare. Ora: il termine tallonare può trarre in inganno, perché presupporrebbe l’uso del tallone, e quindi del piede, per indirizzare il pallone dalla nostra parte e cominciare l’azione d’attacco. A me non interessa che usi esclusivamente il tallone: senza farsi accorgere, può metterci anche una mano, o la testa, o tutto il corpo. Purchè non si faccia rubare il pallone, soprattutto quelli nostri, su nostra introduzione. <!-- BBCode Start --><B>Fisicamente lo voglio tosto come un pilone, con il collo così squadrato che si possa calcolare l’area facendo base per altezza</B><!-- BBCode End -->. Però lo voglio.......un pò più furbo, nel senso cattivo del termine. Salvo contrordini, il tallonatore lancia la touche: occhio al corridoio, ma il pallone deve andare sempre un pelo dalla nostra parte, tanto anche loro fanno così, e l’arbitro non avrà mica il coraggio di fischiare per così poco. Nel gioco aperto, il tallonatore é una terza linea aggiunta: lo perdono se arriva in sostegno un attimo dopo le terze ali di numero e di fatto, anche perché così potrà sostenere l’azione magari nella fase successiva. ........
<BR>
<BR>le seconde linee
<BR>LE SECONDE LINEE ..... [non devono assomigliare semplicemente ai Bronzi di Riace: alti, possenti, spalle larghe, statuari, ma ....sono a rischio, perché , a parte salire in ascensore, toccare il cielo con la punta delle dita, guadagnare i nostri palloni in touche e contrastare efficacemente i loro saltatori , senza farsi rubare le nostre rimesse, ma rubando le loro] ....le voglio aggressive, mobili, veloci. .......[Le seconde, così come i piloni, devono correre, passare e sostenere i compagni; nel gioco aperto sono delle terze ali con qualche centimetro in più d’altezza, in mischia sono come le colonne d’Ercole: devono sostenere lo sforzo della prima linea, spingendo come se davanti ci fosse un carro merci carico di putrelle d’acciaio, mai retrocedere]. .....Con quel fisico lì, possono fare la differenza. Ma sì, perché saremo sempre quindici contro quindici, ma se le mie seconde si muovono in coppia, [possono essere il collante del pacchetto di mischia e] fare sfracelli dove le terze hanno aperto un varco, spalancato una breccia, inuagurato un corridoio. ....
<BR>
<BR>le terze ali
<BR>Alle TERZE ALI io lo dico sempre: voi siete il rugby, gli altri non esistono, fanno un altro sport, e se per caso li trovate nei vostri paraggi, fra i piedi, é perché non sapevano dove andare. Un problema di impianti sportivi. Quando é stato inventato il rugby, si pensava alle terze ali: libere di correre, placcare, segnare, ritornare, aiutare. Dei cani S. Bernardo sempre nel vivo dell’azione. Avanti e indietro. Su e giù. Le terze sono piloni nelle mischie aperte, sono tre quarti nel gioco alla mano,, sono mediani quando ruotano attorno alla mischia, sono estremi quando vanno in chiusura. Le terze hanno fisici bestiali. Le terze hanno il gusto del sacrificio. Le terze devono uscire dal campo senza avere più un goccio di benzina, a secco, prosciugate. Voglio vedere le loro faccie ridotte a prugne secche, le bocche aperte in cerca di ossigeno, i nasi affilati che ci puoi affettare dei salami, i polmoni che si gonfiano sotto le maglie. Alla fine della partita, a differenza dei piloni, le terze si ricorderanno nome, cognome e indirizzo, ma non dovranno più avere la forza per riempire il modulo dell’ufficio anagrafe. ......Glielo riempirei io, il modulo.
<BR>
<BR>N8
<BR>La TERZA CENTRO é un S. Bernardo speciale, é una terza particolare, che ingrana la quarta e spedisce gli avversari dietro le quinte. Numero 8. Number eight, dicono gli inglesi, che certe volte la mettono giù dura, ma in questo caso hanno ragione. É lui il capobanda: dalle tribune si deve sentire la musica della sua generosità. É lui il capitano in campo, e per poterlo essere, deve avere le sembianze di un’enorme piovra: tiene insieme il pacchetto di mischia, consegna il pallone al mediano oppure lo raccoglie e riparte intorno alla mischia stessa per guadagnare terreno. Anche se fosse un solo centimetro, fa niente, anzi, va benone. Perché un centimetro alla volta gli avversari sono costretti ad arretrare. E un centimetro perduto dalla mischia, significa un metro indietro per il loro mediano, e dieci metri indietro per il loro estremo. Il numero 8 deve capire cosa succede in campo, chi sta bene e chi sta male, i punti deboli e i punti forti, e quando arriva il momento di metterci la faccia, oltre alla faccia ci deve mettere spalle, cuore, gambe e soprattutto c*******. Con rispetto parlando. Poi, che sia o non sia il capitano per via della fascia, ma chissenefrega, questo é un dettaglio per i giornali e i giornalisti, per gli annali e le statistiche. Il numero 8 dirige la baracca perché è lì, dove si sta combattendo corpo a corpo, dove si lotta per una zolla di terra, dove abbiamo costruito la nostra trincea e decidiamo di attaccare facendoci scudo con i nostri muscoli. Poi, a scambiare il gagliardetto, a dare la mano all’arbitro, a scegliere testa o croce oppure a fare bim-bum-bam, dai, siamo capaci tutti. ......
<BR>
<BR>MM
<BR>Il MEDIANO DI MISCHIA deve essere un bastardo. Se non è carogna , filibustiere, traditore e bugiardo, è già di serie B, e io non lo voglio. Se gli affidereste un bambino da accompagnare all’asilo, allora vuol dire che avete sbagliato persona, e lui ha sbagliato ruolo, e neanche in questo caso lo voglio. Il mediano di mischia, quello giusto, farà sempre finta di andare d’accordo con il mediano d’apertura , gli confermerà che loro sono i veri e unici registi della squadra, la cerniera fra avanti e trequarti, tutte quelle balle lì. Perché, è chiaro, sono balle. Il mediano di mischia è uno della mischia, e sta con la mischia, e deve tenere il pallone a disposizione della mischia: ogni volta che si ritrova il pallone tra le mani, il suo primo pensiero deve essere quello di rigiocare il pallone per i suoi compagni. Ehi, ma perchè mi
<BR>avete ridato il pallone, adesso lo dovete riprendere. Dentro nel cuore del motore degli avversari, e un attimo prima di essere assassinato, zac, molla il pallone a un compagno, ed è meglio che glielo molla che ha un uomo quasi addosso, così che questo compagno non possa pensare di fare altro che buttarsi dentro, e sfondare. <!-- BBCode Start --><B>Il mediano di mischia ideale non deve avere nome e cognome, al massimo uno pseudinimo, un soprannome, una cicatrice di riconoscimento. E non avere indirizzo, non deve avere fissa dimora, non deve lasciare tracce di sé. Un pirata, un corsaro.....Piccolo, secco, ma muscoloso, per sfuggire meglio. Di carnagione scura</B><!-- BBCode End -->, ma non vorrei andare troppo per il sottile. Con una voce che conosca il volume alto, che dalle tribune venga scambiata per un megafono. <!-- BBCode Start --><B>A un buon mediano concedo tutto: parolacce, sigarette, grappa, cattive compagnie, giacca e cravatta, al limite anche il foulard</B><!-- BBCode End -->. Il mio mediano di mischia ideale dev’essere come Fred Buscaglione sul palco: ringhia, borbotta, ulula, sbraita, mugugna, sbiascica, singhiozza e non canta, stritola e massacra la modulazione. Il mio mediano di mischia è uno che spara solo lettere maiuscole; ”PULISCILA”, “SPINGI”, “LA VOGLIO”. ..........
<BR>
<BR>MA
<BR>All’apertura, al MEDIANO DI APERTURA, racconterei alcune bugie di quelle costruite ad arte, che magari capisci che sono bugie, ma a cui in fondo ti fa quasi piacere credere. Gliele racconterei solo a fin di bene, ovviamente.Gli giurerei che é l’uomo più importante della squadra, anzi, quello decisivo. Perché dalle sue scelte dipende il nostro gioco, e dai suoi calci l’esito della partita. Gli prometterei la cieca obbedienza della mischia e la fedele collaborazione del mediano di mischia. Finite le bugie, cominciano i comandamenti. La palla va aperta soltanto quando siamo sicuri di poter entrare nella difesa avversaria, che quindi è stata costretta a correre ai ripari, spesso chiedendo ai trequarti, oppure dopo avere già effettuato un paio di fasi. Allora sì, è il momento di aprire il pallone il più rapidamente possibile fino all’ala, sapendo che l’ala potrebbe avere bisogno di qualche compagno di appoggio. L’apertura è uno che raramente si sporca i pantaloncini. Una volta è capitato che la nostra apertura non fosse stata sufficientemente protetta dalle nostre terze linee e che quindi fosse stata pesantemente impattata dalle terze avversarie. Confesso che, dentro di me , il primo pensiero era stato: ”Era ora”. Il secondo: “Finalmente”. E non ho mai provato sensi di colpa per quella reazione solo apparentemente contraddittoria. Perché con il muso nel fango, allora cambia anche il punto di vista di chi gioca a rugby sparacchiando pedate, esibendosi alle tribune, figurando nei tabellini, comparendo sui giornali. ..........
<BR>
<BR>3/4
<BR>I TREQUARTI CENTRO, sono a loro modo, delle terze linee mancate. Oppure delle terze sfiatate. <!-- BBCode Start --><B>Io, ai centri chiedo solo una cosa, ma se non la fanno, li sbatto fuori squadra: placcare</B><!-- BBCode End -->. Placcare è un’arte. Placcare, dal punto di vista dei centri, è un capolavoro. Devo ammettere che non è facile placcare un uomo che ti punta: se non sei attento, se non sei capace, se hai paura, rischi di prendere una botta che ti rintrona per il resto della partita. Come fare uno scontro frontale con un tram, o con un treno: difficile cavarsela. <!-- BBCode Start --><B>Tutto quello che viene oltre il placcare, ovviamente è il benvenuto</B><!-- BBCode End -->. Trasmettere il pallone, sostenere, cominciare una nuova fase. Lo confesso: quando non ho niente da fare, prendo un foglio di carta e comincio a schizzarci su i giochi per i trequarti. Salto del secondo centro, inserimento dell’estremo, rientro e sostegno del secondo centro, palla all’ala. Salto del primo centro, palla al secondo centro, inserimento dell’estremo, rientro e sostegno del primo centro, palla all’ala. Palla al primo centro, forbice con il secondo centro che rientra sulle terze. Palla al primo centro, finta di forbice con il secondo centro, palla all’estremo. Il mio centro ideale deve avere il culo basso: chi ha il culo basso, di solito ha anche l’arte del placcaggio e una buona trasmissione. Magari non sarà un corridore velocissimo, però ha quel gioco di gambe - finte, cambi di direzione e velocità - che mettono in crisi gli avversari. Culo basso e due bicipiti così. Perchè i bicipiti servono per non mollare l’avversario dopo averlo placcato. Se c’è una cosa che mi fa diventare matto, è un placcaggio mancato. Ma un placcaggio sbagliato per me è addirittura peggio. Perchè significa che l’uomo ce l’avevi, era lì, a portata di braccia, e te lo sei lasciato andare via. ........
<BR>
<BR>Le Ali
<BR><!-- BBCode Start --><B>Le ALI possono essere di due tipi diversi: un terza che non trova spazio in mischia oppure il corridore puro, la scheggia, la freccia</B><!-- BBCode End -->, [che punta alla bandierina della linea di meta, ingrana la quinta e tutto il suo mondo si concentra il quella riga bianca; tutti i suoi sensi, tutto il suo cervello sono spasmodicamente puntati là, gli avversari devono essere birilli da saltare]. <!-- BBCode Start --><B>Il secondo mi serve per andare in meta, il primo mi è indispensabile per non fare andare in meta gli avversari</B><!-- BBCode End -->. Con una terza di chiusura, senza nemmeno l’obbligo di chiudere perché si trova già lì, mi sento più tranquillo. Non ho neanche bisogno di spiegargli che cosa deve fare. Lo sa. Radere al suolo tutto quello che gli capita nel raggio di dieci metri. E se in quei paraggi non crescerà neanche più l’erba, tanto peggio per il campo. Le mie ali sanno perfettamente che, se alla fine della partita, hanno ancora i pantaloncini immacolati, ci penserò io a sporcarglieli per bene. ........
<BR>
<BR>L\'estremo
<BR>L’ESTREMO deve essere la sentinella in cima al fortino, il secondino con il mazzo di chiavi del carcere, il buon samaritano che corre in aiuto ai suoi compagni, il grande sarto che ci mette la pezza ogni volta che c’è un buco. L’estremo deve avere cuore gambe e testa. L’estremo è l’uomo in più: in attacco deve inserirsi sempre, e sempre a sorpresa. Una volta fra i due centri, un’altra volta dopo il secondo centro, un’altra volta dalla parte chiusa. Deve impegnare un uomo schierato e quindi garantirci la superioirtà numerica. L’estremo deve sapere calciare, e sapere quando deve calciare. Deve sapere prendere i palloni alti ad occhi chiusi [e mai essere tentato, quando sente la carica della cavalleria avversaria, che lo bracca, di abbassare lo sguardo]. Deve chiedere il pallone quando capisce che la squadra avversaria ha un punto debole, o è schierata male. Non voglio un estremo giovane.<!-- BBCode Start --><B> Lo voglio vecchio di combattimenti, che si ricordi tutti gli errori che ha commesso giocando ala o apertura, e le notti che poi ha passato insonne nel vergognarsi di quegli errori. Lo voglio capace di dire alla propria donna: “senti, piccola”, come in certi film americani, o come dice Fred Buscaglione, e vedere lei che trattiene il respiro</B><!-- BBCode End -->.