Caro ABR, l'articolo mi è piaciuto molto, al punto che ritengo utile quotarlo in chiaro:
lunedì 15 marzo 2010
6 Nations: lezioni di rugby latino
Le considerazioni sul 46-20 di Francia Italia meritano per una volta post dedicato invece del solito "quattro mani". Non tanto per dettagliare un minimo di cronaca - in fondo trovate gli highlights ma la partita l'han vista tutti - ma soprattutto perchè le considerazioni da fare sono diverse, alcune delle quali decisamente controcorrente.
Iniziamo dalla fine: se non ancora matematicamente, la Francia ha in tasca il Trofeo delle Sei Nazioni 2010.
Ora Les Bleus sono a otto punti e +64 nella differenza punti contro i sei e il +14 dell'Irlanda: la Francia potrebbe perdere il torneo solo se l'Inghilterra vincesse Le Crunch di settimana prossima e contemporaneamente l'Irlanda schiantasse la Scozia con uno scarto di 51 punti meno il margine guadagnato dagli inglesi: ad es. con almeno 31 punti di margine se gli inglesi vincessero a Parigi con 20 punti di scarto (!!!).
Realisticamente quindi, all'ultima giornata rimane solo da stabilire se lo sconfinato orgoglio e "mastineria" albionici riusciranno a negare ai Continentali il fin troppo mitizzato Grand Slam (dai commentatori interessati al sensazionalismo: quel che resta in bacheca è il Trofeo, come lo si conquisti è cronaca o al meglio statistica).
Un altro verdetto da sancire nell'ultima giornata riguarda l'Italia: dato per poco probabile una vittoria scozzese a Dublino, giocherà al Millennium contro il concorrente diretto Galles per il quarto posto, cioè il miglior piazzamento di sempre già ottenuto nel 2007. Scusate se è poco.
Entriamo quindi nella partita: cos'è mai successo?
Enunciamo subito la nostra tesi per esser chiari: non sono i nostri a essere regrediti, ci siamo trovati di fronte una grandissima squadra, non solo se paragonata alle nostre forze ma a quelle di tutte le altre europee. Una boccata d'aria fresca rispetto a tutto quanto visto sinora, titola molto significativamente la critica inglese. Siamo (orgogliosamente) difformi in questa conclusione da gran parte della critica locale - esclusi Raimondi e Munari, va detto, ma inclusi gli illustri opionionisti Sky.
Molti infatti si allineano alla lettura-sfogo di Mallett: l'Italia è stata deludente, la peggiore vista quest'anno, ha fatto un passo indietro rispetto alle prime tre partite, sono riapparsi tutti i difetti difensivi di un tempo, tutti i titolari sono da bocciare esclusi Bergamauro e Craig Gower, le due mete segnate contano poco perchè era già garbage time e la Francia aveva oramai abbassato le difese immunitarie.
La nostra umile opinione di inesperti e fuori dai giri che contano è difforme.
Chiariamo: non si tratta del banale "l'ha detto Mallett quindi è sbagliato per definizione"; al contrario, crediamo che il compito del coach e del suo staff sia proprio di giudicare guardando solo ed esclusivamente in casa propria. Quindi si giustifica. Altro discorso è se sia il caso di lavare i panni sporchi in pubblico, ma la sincerità dell'emozione va apprezzata.
Il compito della critica invece, anche quella italiana di parte, dovrebbe essere più orientato alla oggettività e all'analisi, tenendo presente che nello sport come nella fisica tutto è relativo: le prestazioni non sono mai assolute ma dipendono (a) dagli avversari e non da una somma di individualità tipo staffetta 4x4 perchè è (b) uno sport di squadra. Altro che pagelle!
Cadere nella trappola è un attimo: comprensibile per un coach come Kirwan o per uno in pectore come Domingues; a livello di critica tutte le opinioni han ovviamente diritto di cittadinanza, incluse quelle più classicamente "tifoserecce" stile odio-amore, tutto bene o tutto male senza vie di mezzo; il nostro approccio invece vuol rivolgersi a chi desideri letture più analitiche e razionali, per quanto nelle nostre possibilità.
Un esempio di cosa intendiamo: se si imputa la meta di Andreu ma anche quella di Jauzion (uguale è) a un errore di posizione di Garcia, si è formalmente corretti e Mallett deve vederla così per migliorarlo, ma non si spiega cos'è successo davvero.
Proviamo a spiegarlo: chiamiamo "ore sei" la direzione tra Trinh Duc con la palla e il mezzo dei nostri pali; Marty taglia diretto a ore sette, Andreu cala a ore cinque e Palisson verso ore tre. Tutti vicini, tutti veloci, tutti nella zona presidiata da Garcia. Il quale deve fare UNA SCELTA e come la fa è fregato: sceglierà Marty e lo pagheremo caro, ma se anche andasse su Andreu il rapido Trinh Duc avrebbe (almeno) altre due opzioni di offload disponibili e non è detto che Gower scalando ci arrivasse o Canale tenesse l'altra ala.
Il segreto di questi attacchi francesi non è il dribbling di un Ronaldinho, un singolo taglio da indovinare: sta nel numero di alternative disponibili, nella costante polifonia. Per tenere attacchi così ben articolati servirebbero meccanismi difensivi sinora mai testati, nè contro i conservativi irlandesi nè tantomeno contro gli sconnessi scozzesi o gli inglesi timorosi che partivano da lontano. Questa insomma non è una "regressione" difensiva, è l'improvviso e doloroso incontro con il rugby perfetto.
Gli "errori" dei nostri 10, 12 e 13 arrivavano oltretutto da lontano: dall'assorbimento delle nostre terze linee e del mediano da parte del superbo pack avversario, oltre che dalla perfezione nel rischierare in mezzo al campo un estremo senza paura, due numeri undici e due centri dinamicissimi (Marty al posto di Bastareaud è stata la pietra tombale per l'Italia, non a caso ha segnato due mete).
Si parla di placcaggi sbagliati dai nostri: le statistiche recitano 97 placcaggi italiani di cui 7 sbagliati contro 63 placcaggi francesi di cui 5 sbagliati, quindi percentualmente ne han mancati di più loro; infatti su tale tipo di errore abbiamo segnato due mete contro una (la seconda di Marty). Le altre sono arrivate dalla loro netta superiorità tattica, dalla loro capacità di presentare per un'ora quesiti multiple choice ai nostri difensori.
Errori marchiani individuali ne abbiamo fatti, certo, soprattutto nelle prime due mete, ma si trattava di errori forzati dagli avversari più che incapacità o distrazione. Erano i più forti individualmente ed erano più squadra, punto e fine della discussione.
Altro aspetto tattico importante, pur avendo noi cercato di limitare le cessioni di palla - solo il 40% dei nostri possessi è stato calciato, percentuale bassa per noi - loro il possesso se lo sono preso e tenuto. Poitrenaud, meritato Man of The Match e vera "arma segreta" di questa Francia rinovata e completata, non calcia ma assalta, e non l'ha fatto solo con noi. Sul controllo del possesso (15 minuti contro 6 nei primo tempo, 11 contro 9 nel secondo) i francesi han costruito anche il controllo del territorio: 22 minuti contro 19 nella metà campo avversaria nel primo tempo, 23 contro 18 nel secondo. Bussa e ribussa alla porta, se non aprono prima o poi la sfondi.
All'inizio li aspettavamo al largo e ci hanno trafitto vicino al pack; poi abbiamo stretto le maglie mediana - pack e ci hanno perforato al centro ... Va ammesso onestamente invece che dar la caccia all'untore in casa: come titolava il Socio, attualmente Les Bleus sono troppo forti tatticamente, fisicamente, individualmente, per ogni singolo reparto e soprattutto come intelligenza in campo rispetto ai nostri. Ma anche rispetto a tutti gli altri.
L'abbiamo già detto, l'attuale Sei Nazioni vede due fasce di squadre: la Francia con (staccata) l'Irlanda poi tutte le altre, con il Galles eccentrico. Quest'ultima come i francesi gioca sequenziale con offload sistematici ma non possiede la stessa capacità di scegliere la giugulare più indifesa dell'avversario e nemmeno la flessibilità di cambiare vena in corso d'opera; in tal senso con il Galles per noi potrebbe essere più facile, ma ne riparleremo più avanti.
Quanto all'Italia, partiamo da un dato: venti i punti segnati alla Francia è quanti ne ha saputi fare il Galles in casa sua; le altre glie ne hanno infilati solo nove (Scozia) e dieci (Irlanda), una meta in due partite.
E non veniteci a dire che abbiamo marcato le nostre mete quando oramai erano rilassati: problemi loro se abbassano la guardia! Il rugby è come il pugilato, chi si rilassi compiacente rischia grosso. Crediamo al contrario che forzare al massimo la "pesca italiana" fosse uno degli obiettivi primari dei francesi, al fine di mettersi al sicuro da ogni possibile ritorno irlandese e dalla rabbia inglese di sabato prossimo.
Quindi onore al merito dei nostri che hanno raddoppiato le mete segnate nel torneo; un po' meno a chi ha fatto quadruplicare quelle subite ...
Onore al merito quindi di chi è entrato "tardi": Paul Derbyshire ammirevole per sicurezza, una rivelazione, ma anche Riccardo Bocchino, prodottosi in un paio di placcaggi su Bastareaud da fanteria d'arresto. Anche Aguero s'è fatto rispettare, Ongaro e soprattutto Del Fava han dato il loro contributo. Ottimo non solo l'attacco ma anche la difesa finale degli avanti, della linea e contro le maul: non ci hanno schiantati. Non siamo comunque tra quelli che fanno i confronti individuali sulla base di dieci o quindici minuti: i giovanotti sono il futuro, oggi sono solo ottimi rincalzi da impiegare gradualmente sia pur più sistematicamente, come fossero piloni.
Caso diverso è quello di Pablo Canavosio: non è il miglior mediano del mondo e infatti s'era giocato il posto qualche tempo fa, ma oggi è in un momento di forma straordinaria e in fase d'attacco è unico nell'esser sempre presente a proporsi dietro al portatore di palla. Meritava il posto di titolare già da questa gara, l'ha ribadito entrando alla mezz'ora a Tebaldi bocciato - fregato da Parra nella prima meta, autore del mancato placcaggio a Harinordoquy nella seconda; il ragazzo avrà tempo per rifarsi, rimanendo un po' in panchina a farsi esperienza.
Quanto alla "delusione" di tutti gli altri titolari Mauro e Gower esclusi, effettivamente nessuno ha brillato. Dopo aver ribadito che i meriti avversari sopravanzano i demeriti dei nostri, va riconosciuto che ancora una volta gli Azzurri devono essere entrati in campo con la mentalità sbagliata: troppo scarica e fatalista stavolta, ben evidenziata dalla risposta di Castro. alla domanda su cosa ci servisse per battere i Galletti ("una botta di culo"). Ma poco cambiava.
Analizzando i reparti, a veder la partita m'era parsa disastrosa la rimessa e in generale tutte le fonti di gioco (i primi 5 insomma), ma la statistica non conferma: 11 vinte e 4 perse le nostre rimesse, 9 e 3 quelle francesi. Evidentemente abbiamo perso "solo" quelle importanti dentro ai 22m avversari, dove Bortolami è stato ridicolizzato come una debuttante da qualche spintarella esperta e da un immenso Harinordoquy in marcatura a uomo; molto meglio quando variamo il lancio su Sole o quando Ghira. sbaglia misura e centra Perugini ...
Quando alla fine abbiamo smesso di sognare di passare al largo, fermandoci regolarmente alla terza fase col calcio di liberazione che riconsegnava il possesso a Incubus-Poitrenaud, quando la pressione del pack francese s'è un filo allentata e sono entrate in azione le terze linee Azzurre in attacco (e mettiamoci anche la seconda con DelFava), con un mediano capace di star dietro e proporsi per gli offload e i ricicli, allora s'è visto cosa son capaci di fare Zanni, Derbyshire, Aguero come ball carrier e dove starebbe il nostro vero tesssoro sfruttabile in fase d'attacco.
Anche nella disciplina siamo stati solo lievemente insufficienti vista la pressione e l'arbitraggio, giallo a parte (ma Garcia è oramai un target arbitrale, tipo Muntari dell'Inter): 14 punizioni concesse contro 10 prese e Bergamirco autore di un gran 100% sui calci piazzati; l'arbitro Lewis ha iniziato "alla australe" ed ha proseguito all'insegna della confusione, limitata negli effetti nefasti solo dalla esemplare correttezza in campo e dalla manifesta superiorità fisica francese, che li portava a dominare non solo gran parte delle collisioni ma anche, se ci avete fatto caso, in molte delle palle aeree (qui impreciso Zanni) e vaganti.
In conclusione, una sconfitta per ventisei punti e tre mete subite per tempo non è sicuramente presentabile come un bicchiere mezzo pieno, ma non è la tregenda che altri vi spacciano. Non è stata la peggior partita dei nostri al Sei Nazioni 2010, con buona pace di chi vorrebbe Davide vincente su Golia sempre e non come eccezione; piuttosto troviamo avesse ragione Mallett, quando alla vigilia aveva dichiarato: "questa partita servirà per capire se siamo migliorati molto o sono Inghilterra e Scozia a giocar male". E' la seconda che ha detto: non siamo "regrediti", al limite siamo rimasti fermi. Non sono stati i nostri placcaggi sbagliati quindi, ma la loro capacità di premere dove la nostra coperta era più corta.
Quel parziale di ventiquattro a diciassette nel secondo tempo, di 14 a zero in dieci minuti, quei venti punti segnati alla di gran lunga miglior squadra europea, andrebbero considerati un buon punto di partenza contro il Galles, (brutta) copia di questa Francia nell'approccio giocato ma non nell'efficacia e nella qualità diffusa. Se invece, complice la critica miope e poco oggettiva, iniziamo a autinfliggerci le solite giaculatorie, ancora una volta non ci passerà più.