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Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 25 gen 2012, 22:50
da ayr
Esempietto (non guardare il dettaglio dei numeri, ma vedi di capire il concetto):

A Calvisano, paesino da 5000 abitanti, c'e' un certo movimento rugbystico X (misuralo un po' come vuoi, ma e' di un certo valore)
A Milano, grande citta' "li' vicina" (diciamo un milione di abitanti, per farla facile), se avessero la stessa "efficienza rugbystica", dovrebbero avere un movimento rugbystico 200 volte superiore a quello di Calvisano (hanno 200 volte piu' "puibblico", per non parlare di potenziali sponsor ecc.).

A questo punto direi che bisogna per prima cosa fare i complimenti a Calvisano (che ha ottenuto risultati incredibili per il potenziale del suo territorio!) e sperare che anche a Milano seguano la stessa strada in 200 quartieri diversi!
Se tu invece vuoi prendere le realta' al momento presenti a Milano (e la loro somma, diciamo per ipotesi, e' inferiore a Calvisano) e forzare loro la mano perche' si uniscano, vedrai che il risulatato sara' ancora piu' inferiore!
Se invece promuovi la nascita di 200 societa' in vari quartieri (OK, bastano anche 50 :wink: ), magari fornendo allenatori federali e materiale gratis, queste societa' potranno crescere e diventare (pian pianino, perche' non si inventa nulla...) pari o superiori al Calvisano.
Vedrai che con 50 societa' come il Calvisano, dislocate nei vari quartieri di Milano (ehm, gia' 10 sarebbe grasso che cola...) crei un movimento dove generare una franchigia che possa guardare in faccia chiunque in Europa e' uno scherzo!
Il problema e' che, anziche' cominciare a lavorare e a seminare OGGI (che non fa "figo") ci piace sempre pensare che esistano le SCORCIATOIE :cry: :o :evil: :twisted:

Tutti a pensare ai soldini OGGI... non te li da nessuno! Il caso di Rupert Murdoch che ti crea il SANZAR e il campionato delle provincie australi dall'oggi al domani e' un caso piu' unico che raro e anche se ce ne fosse un altro non verrebbe MAI in Italia, rendiamocene conto!

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 25 gen 2012, 22:56
da sandrobandito
Allora la tua proposta è
calep61 ha scritto:
Burbero ha scritto:@calep61: non mi è chiara una cosa… passerò per scemo ma faccio fatica a mettere a fuoco la discussione. Una considerazione: credo che società nate ex novo nei grandi centri urbani siano fantascienza (vedi esempio parigino). Spiego: sarebbe un atto di forza e ci troveremmo con supersocietà prive di prospettiva (esempio: un settore giovanile per crescere e dare frutti ha bisogno di anni). Il problema quindi è: come tiri su una società dal nulla se non hai formazioni iscritte ai campionati cadetti, giovanili ecc? Ok Milano ce le ha, con grossa frammentazione; ok, Roma ce l’ha; ok Genova anche. Non conosco bene la situazione al sud e a Torino (che però in serie B vanta 2 società). Ma siamo al punto di partenza: le realtà esistenti andrebbero fuse, accorpate, riunite in franchising ecc? poi, acquisisci i meriti sportivi? di chi? riparti dalla serie xyz provinciale o rionale? facciamo man bassa nei CUS? dimmelo tu calep61… ripeto, a me piacerebbe poter vantare una grossa società xes a Genova ma le considerazioni che fai tu, ovviamente speculative, non credi che prevedano a monte una riorganizzazione complessa del modo di fare rugby in Italia (il che riguarderebbe anche il minirugby che consideri secondario o non fondamentale)… o è proprio qui che volevi arrivare? Se è tanto per parlare, per carità… ma ti prego, e lo dico in modo molto neutro e pacato, anzi è una cortesia che ti chiedo, dicci qualcosa di tangibile.
Grazie mille
Hai centrato il problema. Spesso si parla di livello qualitativo modesto del rugby italiano e, certo, non siamo in cima al rating mondiale, ma sono convinto che il reale livello del nostro rugby non si sia ancora espresso in tutte le sue potenzialità.
Una riorganizzazione nel senso di accorpare, dove possibile e con dinamiche libere e fisiologiche, consentirebbe anche di far emergere tutta una serie di qualità che, per una serie di motivi e vicissitudini anche fortuite, non riescono e non possono.
Il rugby di punta si è allontanato da aree geografiche come la liguria, il piemonte (dove il rugby ha mosso i suoi primi passi), il milanese, bologna, il beneventano, Napoli, Roma si salva in calcio d'angolo, tutti luoghi dove il rugby di base, però, prolifera egregiamente e anche con punte di discreta eccellenza non solo nella quantità. Possibile che queste esperienze, debbano rimanere nell'oscurità, nell'anonimato e non possano, invece,concorrere alla crescita del movimento con maggiore protagonismo? Certo, l'obiezzione più facile sarebbe, se ne hanno le capacità che si facciano spazio con i campionati, salendo di categoria; giusto!
Se oltre l'aspetto sportivo, però, si volesse considerare anche quello economico di queste società, si potra ben capire come l'accorpamento di più entità riasolvererebbe non pochi problemi di bilancio; un vecchio motto recita: l'unione fa la forza, inoltre, si ricorderà che qualche anno fa il Calvisano per questioni economiche dovette rinunciare al campionato d'eccellenza, accettando la retrocessione.
Ecco, quindi, la soluzione delle franchigie o superclub che siano, come possibile soluzione per una riorganizzazione territoriale che dia nuova linfa ed opportunità ad aree un po' abbandonate dalla ribalta del grande rugby, ma rinforzare anche quelle realtà geografiche già sufficientemente performanti.
Anche il minirugby, utilissimo, intendiamoci, come veicolo di avvicinameto a questo sport dei più piccoli, non potrebbe che giovarne.
Quindi, meno frammentazione, è maggiore capacità competitiva.
Ovviamente, il mio è solo un auspicio che pone le base su esperienze simili già avviate nei paesi celtici e non solo.
Allora ricapitoliamo: facciamo passare più rugby in televisione (e già qui...) per aumentare l'esposizione mediatica e allargare le platee, raccogliendo risorse da investitori che dovrebbero anche essere degli appassionati. Il movimento di base dovrebbe affidarsi ad una gestione professionale istituzionalizzata sotto ingerenze federali, e la formazione dei giocatori dovrebbe passare attraverso una disciplina propedeutica alla professione di rugbistica.
A ma vengono in mente i gladiatori o i balilla... :roll:
No mi dispiace, non ci siamo, piuttosto mi tengo un rugby più ruspante e meno prestigioso, dove i giocatori non siano dei mercenari professionisti ma gente che apprezza e condivide i valori di questo sport. Gloria e onore non mi interessano se devo costruire teste, se le teste ci sono già le mettiamo insieme e ci facciamo una bella prima linea, chissà che siano abbastanza dure e ci diano qualche soddisfazione... :lol:
Chiudo salutandoti Calep, con l'augurio che il tempo ti passi nel migliore dei modi, perchè impiegato per scrivere tutte queste righe mi sembra perso, puoi dire le stesse cose con meno parole e dedicarti a cose più interessanti che prendere per il c**o i tuoi interlocutori. :wink:

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 25 gen 2012, 23:49
da calep61
Caspita che untusiasmo :? , ma si teniamoci quello che abbiamo, in fondo nel 6N ci siamo e, bene o male, un cucchiaio di legno non lo negano a nessuno, il minirugby c'è in ogni città, per la felicità di mamme e papà, più o meno appassionati, che si esaltano a vedere i loro figlioli con il caschetto e tiriamo innanzi a difendere, ognuno, le nostre roccaforti pensando di mertare più del bieco vicino.
Ad maiora e forza Brunel, confido in te :oops: .

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 8:27
da Mad Max
calep61 ha scritto:Caspita che untusiasmo :? , ma si teniamoci quello che abbiamo, in fondo nel 6N ci siamo e, bene o male, un cucchiaio di legno non lo negano a nessuno, il minirugby c'è in ogni città, per la felicità di mamme e papà, più o meno appassionati, che si esaltano a vedere i loro figlioli con il caschetto e tiriamo innanzi a difendere, ognuno, le nostre roccaforti pensando di mertare più del bieco vicino.
Ad maiora e forza Brunel, confido in te :oops: .

mettiamola se per caso il rugby in Italia si evolvesse in quello che tu auspichi che sia: televisione per fare soldi + professsionismo spinto per fare + soldi e poi altri soldi (esiste già, è il calcio) + minirugby paramilitarizzato per fare + soldi e ovviamente creare in laboratorio cyborg ultraprofessionisti già a 5 anni per fare + soldi, tienitelo pure, io passerò al curling, per esempio, e penso che così tu e gente simile finirà di tediarmi e se per caso dovessi arrivare anche lì, cambierei ancora... se non hai ancora capito HAI SFUFATO e poi ripetere all'infinito il tuo mantra televisioni-soldi-professionismo che tanto non attacca

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 9:33
da ambac
Il nesso? Una (sottile) linea bianca...

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 10:16
da calep61
Mad Max ha scritto:
calep61 ha scritto:Caspita che untusiasmo :? , ma si teniamoci quello che abbiamo, in fondo nel 6N ci siamo e, bene o male, un cucchiaio di legno non lo negano a nessuno, il minirugby c'è in ogni città, per la felicità di mamme e papà, più o meno appassionati, che si esaltano a vedere i loro figlioli con il caschetto e tiriamo innanzi a difendere, ognuno, le nostre roccaforti pensando di mertare più del bieco vicino.
Ad maiora e forza Brunel, confido in te :oops: .

mettiamola se per caso il rugby in Italia si evolvesse in quello che tu auspichi che sia: televisione per fare soldi + professsionismo spinto per fare + soldi e poi altri soldi (esiste già, è il calcio) + minirugby paramilitarizzato per fare + soldi e ovviamente creare in laboratorio cyborg ultraprofessionisti già a 5 anni per fare + soldi, tienitelo pure, io passerò al curling, per esempio, e penso che così tu e gente simile finirà di tediarmi e se per caso dovessi arrivare anche lì, cambierei ancora... se non hai ancora capito HAI SFUFATO e poi ripetere all'infinito il tuo mantra televisioni-soldi-professionismo che tanto non attacca
Non ti capisco, continui a ripetere che ti ho stufato, ma continui a leggere i miei post.
Sei liberissimo di dedicarti ad altre letture, o ritieni di arrogarti il diritto di decretare cosa e su cosa si debba scrivere su questo forum.
Mi sembri un po' esageratamente angosciato dalle mie considerazioni; guarda che non si sta riscrivendo per decreto legge il rugby italiano, chi desidera può esprimere un opinione su questo, come su un altro tema, e chi non desidera farlo va oltre, punto.
Maiuscolo, grassetto, non attacca, hai stufato, tediarmi, ma non credi che tanta agressività meriti altre e più importanti questioni, sopprattutto di questi tempi?
Relax, please :roll:
Poi, scusa, hai letto, hai letto, hai letto, ma dalle sintesi che fai, dimostri di non aver capito molto delle mie idee, forse sono poco abile io a spiegarmi, o forse prima di di agitarti e partire da preconcetti, dovresti leggere con maggiore apertura mentale nel senso di maggiore disponibilità a comprendere e valutare le opinioni espresse, senza cercare il male ovunque.
Vogliamo disconoscere problemi nel rugby italiano? Non mi sembra sia un aspetto ancora discutibile, anche su questo forum si continuano a registrare segnali di quante cose non piacciano e i risultati oltre ad essere davanti gli occhi di tutti, sono ricordati quotidianamente anche dalla stampa
Bene, si può decidere di accontentarsi, posizione lecita e rispettabile, o pensare a quali sviluppi possano aiutare questa disciplina a migliorarsi in Italia.
Io ho la presunzione di aderire a questa seconda opzione, pensare non mi costa nulla, offro in questo forum qualche momento di riflessione (mi sembra sia questo il suo scopo) - e chissà che qualcuno non ritenga utile prenderne spunto per possibili progetti futuri - se, poi, si riuscisse ad evitare certi eccessi nello scambio tra di noi, offrendo maggiore disponibilità al confronto, sarebbe anche meglio e ci guadagnerebbe la qualità dell'interlocuzione generale, ma comunque va bene anche così.
Stammi bene.

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 10:28
da Mad Max
caro Calep, ti rendi conto almeno che dovunque intervieni si finisce sempre in rissa e continui logorrocamente a scrivere fiumi di parole incomprensibili che rendono illeggibile e invivibile il forum... televisione, soldi, professionismo, soldi, televisione, professionismo, è questo il tuo mantra. Certo che cerco di ignorarti ma purtroppo è impossibile... vai a San Siro credimi è meglio per te e la gente come te...

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 11:33
da calep61
ayr ha scritto:
calep61 ha scritto:Una riorganizzazione nel senso di accorpare, dove possibile e con dinamiche libere e fisiologiche, consentirebbe anche di far emergere tutta una serie di qualità che, per una serie di motivi e vicissitudini anche fortuite, non riescono e non possono.
...
Se oltre l'aspetto sportivo, però, si volesse considerare anche quello economico di queste società, si potra ben capire come l'accorpamento di più entità riasolvererebbe non pochi problemi di bilancio; un vecchio motto recita: l'unione fa la forza
...
Quindi, meno frammentazione, è maggiore capacità competitiva.
Sono d'accordo con te che, qualora con dinamiche libere e fisiologiche ci fossero degli accorpamenti, non ci vedo niente di male.
L'esperienza pero' ci dice che gli accorpamenti nel rugby italiano sono spesso finiti male o malissimo. Perche'?
In un accorpamento e' opportuno che l'unione crei un movimento superiore alla somma delle parti che si uniscono, altrimenti si distruggen anziche' creare.
In soldoni, 1+1 deve essere = 3 per avere un successo. Se invece fa 2 e' stato tutto inutile. Purtroppo troppo spesso il risultato e' stato 1 o 0 e cioe' si e' compiuta un'azione deleteria.

Bisogna capire che "forze" si vogliono unire!!!
Si uniscono le strutture? Difficile, perche' i campi non hanno le gambe. Il peggio che possa capitare e' avere una societa' "donatrice" di strutture e l'altra che se le trove belle fatte senza fatica e "se le pappa", distruggendo l'altra societa'.
Si uniscono i soldi? quali soldi? parliamo forse di societa' di capitali??!?!? ma per piacere...
Si uniscono gli sponsor? Possibile ma assai difficile, perche' (esempio a caso) lo sponsor principale del Rovereto potrebbe facilmente essere disinteressato a diventare lo sponsor secondario dell'unione Trento-Rovereto che giocasse a Trento... o no?!?
Si uniscono "gli appassionati che fanno andare avanti le societa' prestando il loro lavoro A GRATIS" (detti anche volontari)? Questi purtroppo sono i piu' facili da perdere nelle fusioni, specie se sono fusioni "per unire le forze=soldi", perche' queste nuove fulgenti societa' spesso vengono messe nelle mani di "Managers specializzati" e altra gente che viene seguendo il profumo dei soldi e marginalizzano il piccolo esercito di volontari che e' la vera forza trainante della maggior parte delle societa' di rugby di tutto il mondo. Se non altro, visto che vengono presi per il c*** dal fatto che arriva gente che piglia soldi e da ordini a tutti, mandano affanc. tutto e magari passano a fare i volontari in un'altra societa' (e come dar loro torto!).
Altre "fusioni" vengono fatte tra societa' che hanno solo prime squadre (e ambizioni... :roll: ) e societa' che hanno solo giovanili (e le giovanili servono a non prendere penalizzazioni in campionato!!! :? ). Di solito la societa' giovanile viene cannibalizzata, svuotata e buttata via come un giocattolo vecchio.

Questo e' il problema!!! COSA si vuole unire... e' fondamentale che le societa' assieme creino qualcosa di piu' della sonna delle parti, altrimenti e' meglio lasciar perdere.
La verita' e' che, gratta gratta, le societa' sono delle "scatole" facilmente (e velocemente) svuotabili di quello che da loro valore e che dovrebbe essere la materia prima della fusione.

«Anch’io sarei dell’idea di un’unica franchigia con i migliori giocator i. Però non c’è mai stata la volontà. Purtroppo il mondo del rugby è sempre particolare, nel senso che ognuno si prende il diritto di parlare e di comandare.».

Così si esprime Marcello Cuttitta sul rugby italiano in una recente intervista, evidenziando le difficoltà che ci sono nel movimento ad instradare soluzioni che possano far convergere le tante qualità presenti sul territorio in progetti di sintesi comune che potrebbero esaltarle.
Caro Ayr, probabilmente le soluzioni per realizzare degli accorpamenti societari non sono ne semplici da individuare, tantomeno da realizzare, potrebbero differirsi caso per caso e le generalizzazioni non servono (una soluzione potrebbe essere rappresentata da una franchigia che faccia da virtuale collettore finale di altri club aggregati, nessun accorpamento/fusione societaria, ma costituzione di nuova organizzazione, o confluenza in uno dei maggiori club fiancheggiatori, dove indirizzare i migliori giocatori; la sede sociale ed operativa da individuare caso per caso), ma tutto questo attiene già ad un fase logica successiva, cioè del come fare.
Il problema da superare, temo, sia più a monte, di natura filosofica.
Nessuno, credo, possa a tavolino rinnegare l’efficacia dell’aggregare più forze, si tratta di un’equazione fisica che vale in natura, come nella società moderna; l’unione fa la forza.
Nel mondo umano, però, il punto è volerlo, nel senso di accettare l’idea di perdere ruolo, protagonismo, potere, la specificità’ che il singolo ha conquistato in una situazione precedente, per costruire insieme ad altri un nuovo progetto comune nella convinzione di perseguire un obbiettivo superiore che possa offrire un valore aggiunto ad entrambi, insomma, proprio quello che ci viene insegnato dal rugby, il collettivo, a discapito dell’individualità, per raggiungere un obiettivo comune, la meta.
Si tratta di sacrificare le individualità, per un valore collettivo e proprio , in questo, forse, il rugby italiano deve ancora maturare e ciò è dimostrato dall’elevata frammentazione societaria presente sul territorio -nella provincia di Milano 39 società, Brescia 27, Genova 17, Torino 27, Piacenza 16, Treviso 31, Napoli 16, Catania 18, Cagliari 13, per citarne alcune e di queste solo Brescia e Treviso possono vantare punti di eccellenza), ma anche dalla tignosità con cui club, società o realtà rugbystiche di altra natura difende le proprie individualità, arroccandosi anche su posizioni spesso non sostenibili ed a rischio collasso.
Che sia anche un po’ la cultura italiana a caratterizzarsi per un eccesso di individualismo, chissà?

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 11:37
da calep61
Mad Max ha scritto:caro Calep, ti rendi conto almeno che dovunque intervieni si finisce sempre in rissa e continui logorrocamente a scrivere fiumi di parole incomprensibili che rendono illeggibile e invivibile il forum... televisione, soldi, professionismo, soldi, televisione, professionismo, è questo il tuo mantra. Certo che cerco di ignorarti ma purtroppo è impossibile... vai a San Siro credimi è meglio per te e la gente come te...
Beh, a Roma ci saranno quasi 60.000 persone, quasi tutte paganti, e credo mediamente appassionate di rugby, chissà se la pensano proprio tutti come te?

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 12:18
da italicbold
Mad Max ha scritto:mettiamola se per caso il rugby in Italia si evolvesse in quello che tu auspichi che sia: televisione per fare soldi + professsionismo spinto per fare + soldi e poi altri soldi (esiste già, è il calcio) + minirugby paramilitarizzato per fare + soldi e ovviamente creare in laboratorio cyborg ultraprofessionisti già a 5 anni per fare + soldi, tienitelo pure, io passerò al curling, per esempio, e penso che così tu e gente simile finirà di tediarmi e se per caso dovessi arrivare anche lì, cambierei ancora... se non hai ancora capito HAI SFUFATO e poi ripetere all'infinito il tuo mantra televisioni-soldi-professionismo che tanto non attacca

beh, aldilà della terminologia un po forte é in quella direzione che va il rugby.
Cioé il rugby di alto livello é diventato quello. Il tutto sta a cercare di salvaguardare la maggior parte dei valori che veicola questo sport.
Un giocatore internazionale oggi é un professionista, chiamatelo mercenario o cyborg o come volete, ma quello é. Uno che vive, lavora e costruisce il suo stipendio giocando a rugby. E non é una questione solo italiana.
Se discutiamo sullo sviluppo del rugby italiano quello mi sembra un percorso inevitabile.

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 12:21
da pastaefasioi
cmq Munari, che credo ne capisca un po' del rugby italiano risponde perfettamente alla domanda di calep alla fine dell'intervista dell'ultimo tinello su blog del grillotalpa... "auguri..."

io credo che calep seppur nella sua fastidiosita' ci apra gli occhi comunque su quella che e' una figura del ns rugby, rappresentandola a pieno titolo: quella del "voglio tutto e subito" e nel rugby, come quasi ovunque nella vita, non funziona o funziona solo in apparenza.

Il rugby cresce e si sviluppa su tradizioni e identita' ben precise che difficilmente possono venire artefatte e nei casi di maggior successo sul lungo periodo queste tradizioni sono talmente profonde da essere marchiate nell'animo di chi ha l'onore di rappresentarle... il lavoro in questa direzione paga, se invece si vuole sempre costruire partendo dal tetto e' difficile che l'edificio stia in piedi, sempre citando a braccio VM.

Calep si chiedeva xche' la Benetton ha + successo degli Aironi e qnd gli si e' fatto notare che quel successo si basa su un lavoro lungo che posa le sue fondamenta su una tradizione e identita ben precise fa fatica a capirlo

Calep contesta l'utilita' di entrare nelle scuole e di sviluppare il minirugby... certo e' + faticoso del tutto e subito

Adesso si propone di prendere varie identita' gia' formate x creare qualcosa di + grande nuovamente cercando la scorciatoia.

La verita' e' che x sviluppare il rugby serve progettualita' lavoro, lavoro e lavoro e anche tanta pazienza basta non servono le scorciatoie... poi x carita' se le fusioni avverranno in modo spontaneo xche' c'e' un sentito comune e un progetto ben vengano... certo l'unione fa la forza... ma solo il pensare di farle nascere x mano federale significa a mio parere avere capito pochetto e continuare a camminare come il gambero.

Lo stesso discorso vale x i media e x i grossi investimenti... i media e gli investitori arrivano da soli quando il prodotto e' appetibile... e' abbastanza inutile dire tv si o tv no... investitori si o no... fino a che il prodotto sara' poco appetibile avremo la programmazione tv che abbiamo ora (che tra l'altro nn mi sembra affatto scarsa) quando il prodotto sara' ancora + interessante ne avremo di piu' e avremo maggiori investitori... e allora stara' (ed gia' adesso e' cmq un po' cosi') al rugby il non sputtanarsi x non divenire un similcalcio ... anche xche' credo che nessuno dica no a priori agli investimenti, semplicemente, come e' logico che sia, si dice ok agli investimenti, anche ai + aggressivi e innovativi, ma senza stravolgere quelle che sono le basi dello sport che amiamo, mi sembra abbastanza semplice.

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 12:34
da mauott
calep61 ha scritto:
Mad Max ha scritto:caro Calep, ti rendi conto almeno che dovunque intervieni si finisce sempre in rissa e continui logorrocamente a scrivere fiumi di parole incomprensibili che rendono illeggibile e invivibile il forum... televisione, soldi, professionismo, soldi, televisione, professionismo, è questo il tuo mantra. Certo che cerco di ignorarti ma purtroppo è impossibile... vai a San Siro credimi è meglio per te e la gente come te...
Beh, a Roma ci saranno quasi 60.000 persone, quasi tutte paganti, e credo mediamente appassionate di rugby, chissà se la pensano proprio tutti come te?
secondo me credi male ... la nazionale (e parlo di qualunque sport di squadra che abbia una nazionale) è un evento mediatico e coinvolge sempre persone che altrimenti sarebbero indifferenti allo sport stesso ...

diciamo che il 70% o è digiuno completamente oppure conosce superficialmente il gioco: diciamo che più o meno sa che si gioca prevalentemente portando la palla e si passa la stessa all'indietro e ogni tanto si fanno delle specie di risse in campo; normalmente chiama meta il calcio tra i pali ...

probabilmente la maggiorparte di loro non ha mai visto una partita di rugby all'infuori di quelle della nazionale e pensa che i campioni del mondo siano gli all blacks (ma lo pensava anche prima di ottobre scorso :-] )

il resto è suddiviso tra più o meno appassionati .... e dicendo il 70% sono stato stretto ...

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 13:00
da calep61
pastaefasioi ha scritto:cmq Munari, che credo ne capisca un po' del rugby italiano risponde perfettamente alla domanda di calep alla fine dell'intervista dell'ultimo tinello su blog del grillotalpa... "auguri..."
Su questo siamo d'accordo, che il tema franchigie sia tutto tranne che facile da realizzare, non c'è dubbio.

io credo che calep seppur nella sua fastidiosita' ci apra gli occhi comunque su quella che e' una figura del ns rugby, rappresentandola a pieno titolo: quella del "voglio tutto e subito" e nel rugby, come quasi ovunque nella vita, non funziona o funziona solo in apparenza.

Il rugby cresce e si sviluppa su tradizioni e identita' ben precise che difficilmente possono venire artefatte e nei casi di maggior successo sul lungo periodo queste tradizioni sono talmente profonde da essere marchiate nell'animo di chi ha l'onore di rappresentarle... il lavoro in questa direzione paga, se invece si vuole sempre costruire partendo dal tetto e' difficile che l'edificio stia in piedi, sempre citando a braccio VM.

Calep si chiedeva xche' la Benetton ha + successo degli Aironi e qnd gli si e' fatto notare che quel successo si basa su un lavoro lungo che posa le sue fondamenta su una tradizione e identita ben precise fa fatica a capirlo
Ti è sfuggito, evidentemente, come la domanda fosse solo un pretesto per proporre il tema sulle diverse performance delle franchigie italiane, tu l'hai presa come la domanda del bimbo al papà su qual è il sesso degli angeli!
Calep contesta l'utilita' di entrare nelle scuole e di sviluppare il minirugby... certo e' + faticoso del tutto e subito
Mai detto, cos'hai letto, o meglio, cos'hai capito?
Adesso si propone di prendere varie identita' gia' formate x creare qualcosa di + grande nuovamente cercando la scorciatoia.
Idem come sopra, capito proprio niente; le franchigie le hanno già fatte con analoghi sistemi in mezzo mondo e mai detto di pensare a loro come possibili scorciatoie, semmai naturale evoluzione e opportunità per migliorare.
La verita' e' che x sviluppare il rugby serve progettualita' lavoro, lavoro e lavoro e anche tanta pazienza basta non servono le scorciatoie... poi x carita' se le fusioni avverranno in modo spontaneo xche' c'e' un sentito comune e un progetto ben vengano... certo l'unione fa la forza... ma solo il pensare di farle nascere x mano federale
anche in questo caso, mai detto, ma quale forum frequenti?
significa a mio parere avere capito pochetto e continuare a camminare come il gambero.

Lo stesso discorso vale x i media e x i grossi investimenti... i media e gli investitori arrivano da soli quando il prodotto e' appetibile... e' abbastanza inutile dire tv si o tv no... investitori si o no... fino a che il prodotto sara' poco appetibile avremo la programmazione tv che abbiamo ora (che tra l'altro nn mi sembra affatto scarsa) quando il prodotto sara' ancora + interessante ne avremo di piu' e avremo maggiori investitori...
bene, allora pensare a come far migliorare il rugby è male, ipotizzare soluzioni che possano accellerare l'evoluzione, o più semplicemente convogliare la crescita qualitativa e contrario all'etica del rugby?
e allora stara' (ed gia' adesso e' cmq un po' cosi') al rugby il non sputtanarsi x non divenire un similcalcio ... anche xche' credo che nessuno dica no a priori agli investimenti, semplicemente, come e' logico che sia, si dice ok agli investimenti, anche ai + aggressivi e innovativi, ma senza stravolgere quelle che sono le basi dello sport che amiamo,

ti ho dato l'impressione di voler stravolgere il rugby parlando di franchigie, come possibile diversa soluzione organizzativa al fine di fal lievitare la qualità delle performance e, pertanto, aspirare ad attirare maggiori attenzioni da parte dei media, e perche mai ciò dovrebbe stravolgerlo?
mi sembra abbastanza semplice.
Sinceramente, mi sembri un po' prevenuto, se magari mi leggessi anche tu con un po' più di disponibilità o, più semplicemente, affermassi di pensarla in maniera diversa, punto, non sarebbe meglio?....

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 13:15
da calep61
mauott ha scritto:
calep61 ha scritto:Beh, a Roma ci saranno quasi 60.000 persone, quasi tutte paganti, e credo mediamente appassionate di rugby, chissà se la pensano proprio tutti come te?
secondo me credi male ... la nazionale (e parlo di qualunque sport di squadra che abbia una nazionale) è un evento mediatico e coinvolge sempre persone che altrimenti sarebbero indifferenti allo sport stesso ...

diciamo che il 70% o è digiuno completamente oppure conosce superficialmente il gioco: diciamo che più o meno sa che si gioca prevalentemente portando la palla e si passa la stessa all'indietro e ogni tanto si fanno delle specie di risse in campo; normalmente chiama meta il calcio tra i pali ...

probabilmente la maggiorparte di loro non ha mai visto una partita di rugby all'infuori di quelle della nazionale e pensa che i campioni del mondo siano gli all blacks (ma lo pensava anche prima di ottobre scorso :-] )

il resto è suddiviso tra più o meno appassionati .... e dicendo il 70% sono stato stretto ...
Se non sbaglio, il 30% di 60.000 è circa 18.000 persone, probabilmente non molto meno di quanto totalizzato dal Treviso in una 1/2 stagione di PRO12. Tu, invece, preferisci vedere gli stadi mezzi vuoti, anzi a volte, più vuoti che pieni, ma con presenze qualificate e di veri, puri ed irriducibili appassionati della prima ora? Io penso che uno stadio con 60.000 spettatori sia un utile immagine per il rugby italiano e spero, anche, che possa dare qualche cosa in più alla nostra nazionale.
Mi sembri un po' il marito che per far dispetto alla moglie se lo taglia!? :P

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 13:47
da Mad Max
italicbold ha scritto:
Mad Max ha scritto:mettiamola se per caso il rugby in Italia si evolvesse in quello che tu auspichi che sia: televisione per fare soldi + professsionismo spinto per fare + soldi e poi altri soldi (esiste già, è il calcio) + minirugby paramilitarizzato per fare + soldi e ovviamente creare in laboratorio cyborg ultraprofessionisti già a 5 anni per fare + soldi, tienitelo pure, io passerò al curling, per esempio, e penso che così tu e gente simile finirà di tediarmi e se per caso dovessi arrivare anche lì, cambierei ancora... se non hai ancora capito HAI SFUFATO e poi ripetere all'infinito il tuo mantra televisioni-soldi-professionismo che tanto non attacca

beh, aldilà della terminologia un po forte é in quella direzione che va il rugby.
Cioé il rugby di alto livello é diventato quello. Il tutto sta a cercare di salvaguardare la maggior parte dei valori che veicola questo sport.
Un giocatore internazionale oggi é un professionista, chiamatelo mercenario o cyborg o come volete, ma quello é. Uno che vive, lavora e costruisce il suo stipendio giocando a rugby. E non é una questione solo italiana.
Se discutiamo sullo sviluppo del rugby italiano quello mi sembra un percorso inevitabile.
Posso capire la naturale evoluzione proto-industriale del rugby, come di tutto del resto, massificato, purificato e normalizzato, nonchè sterile ed igienico...

voglio solo dire che il rugby ha un codice etico che bisogna rispettare per poter stare con gli altri: o lo si accetta in toto, che piaccia o che non piaccia, oppure che si rimanga fuori... chiunque voglia unirsi è sempre il benvenuto a patto che rispetti il codice, che non viene distribuito come volantino allegato, ma si impara vivendo il rugby e comportandosi di conseguenza...