jpr williams ha scritto:JosephK. ha scritto:Spesso giriamo attorno a questo punto.
Molti di noi, tra cui me medesmo, sono contro questa politica degli equiparati, abusata anche da nazioni che non ne avrebbero bisogno.
Le regole sono queste (e stanno cambiando).
Con queste regole, lamentarsi che ci sia la terza più in forma attualmente delle nostre squadre, nonché unico (forse con Traorè e Castello e in parte STeyn, in parte non perché non lo sia ma perché in azzurro spesso latita) ball carrier serio lo trovo poco sensato.
Poi sugli stranieri ci sarebbe un capitolone: Paul Griffen non è cittadino italiano ma lo riterreste a tutti gli effetti azzurro? Sisi è cittadino italiano e l'Italia la vede ora causa infortunio e pochi soldi delle Zebre. Quale dei due va meglio? Luus come lo classifichiamo? Qua spesso i limiti diventano difficili da chiarire e si finisce a fare distinzioni salvinistiche nella forma e nella sostanza.
Anche facendo giocare solo i cittadini avremmo casi di gente in nazionale, vista la nostra paradossale legislazione in merito, che l'Italia non l'ha mai vista e non sa l'Italiano. Mentre in under 17 non potrebbere giocare un italiano nato e vissuto qua, pensate l'assurdità (legata alle regole "politiche" italiane ovviamente)
Ma qui noi "patrioti" (mi vien da ridere a scriverlo) non ne facciamo né una questione tecnica, né giuridica, ma di passione, che poi è la cosa che ci fa stare attaccati a questo sport.
Il concetto di "nazionale" richiama i sentimenti, non la tecnica ed il diritto, ragion per cui per me tifoso diventa molto difficile identificarmi passionalmente con una nazionale in cui ci sono non nazionali.
E tu sai bene come la penso in campo politico, quindi...
Ma qui si parla, come ho detto millanta volte, di competizioni fra nazionali, non di altro!
Pensiamo che sia un concetto fuori moda? Benissimo, aboliamolo e quella con la maglia azzurra non sarà più "Italia", ma la squadra delle federazione italiana rugby. E va benissimo. Ma, per favore, Italia è un'altra roba: se ne può fare a meno benissimo, ma non adulterarla e trasformarla in altro.
Ma il fatto è che appena parli di "nazionale in cui ci sono non nazionali" presupponi un concetto di "nazionale". Nazionale è il cittadino italiano, bene, abbiamo legato il "nazionale" sportivo al "nazionale" giuridico, cosa che nel Regno Unito (sportivamente parlando) non possono fare.
Io concordo sulla definizione di passione per la "nazionale" ma chi ci gioca in quella nazionale va regolato in modo "tecnico", va data una definizione. Se la definizione (finis, confine) è la cittadinanza italiana cadiamo nell'assurdo che Sisi è italiano (sportivo) un ragazzino di 17 anni e 11 mesi nato qua, che parla perfettamente italiano e che magari non ha mai visto il MArocco, no. E questo mi pare francamente assurdo. Allo stesso modo che un Gower possa venire qua perché cittadino dato dall'essere trisnipote di un emigrato mentre impediamo poi ad un equiparato, non cittadino, ma che magari come Steyn si definisce addirittura "trevigiano" e che ha abbracciato in pieno Italia, Club, nazionale ecc. mi pare parimenti strano...
Quello che voglio dire è che è un discorso spinoso e se ne esce solo dando regole sportive chiare, che il più possibile evitino gli abusi che soprattutto i grandi team hanno fatto, non avendone nemmeno bisogno...
Naturalmente questo discorso non è rivolto a te, è un discorso generale sul tema che viene dibattuto dall'età del bronzo...
"Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa accada. E' raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede" (Il Buio oltre la siepe).
Metti una sera con gli amici del bar e capisci quanto è importante... la cultura del rugby.
Entrare al bar per condividere, non per dividere (Il sommo Beppone).
Nex time... Good Game... Nice try... Seh seh avemo capito...