Re: Nazionale U20 Stagione 21/22
Inviato: 22 feb 2022, 14:31
Spesso leggo previsioni entusiastiche circa il fatto che avere oggi ed aver avuto nel recente passato buone performances a livello di U20 dovrebbe farci sperare in un futuro radioso per la nazionale senior.
Rugby Bet in una disamina un pò lunghetta, ma secondo me molto ben argomentata (per me manca un solo argomento, ma lo dico alla fine) spiega perchè probabilmente è illusorio avere certe aspettative
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mtha26o350a ft0l20i11rdh ·
NAZIONALE GIOVANILE FORTE = NAZIONALE MAGGIORE FORTE?
La recente vittoria dell'Italia U20 nel Six Nations di categoria contro i pari età dell'Inghilterra ha fatto scalpore ed evidenziato come a livello giovanile il movimento italiano sia competitivo, a differenza di quanto si verifica a livello seniores. Non si è trattato di un evento isolato ma di un risultato che, seppur clamoroso visto il calibro dei rivali, va inserito in una panoramica ampia ricomprendente le stagioni precedenti in cui gli Azzurrini si sono spesso comportati bene a livello sia europeo sia mondiale. Considerando quella in corso, è da cinque edizioni del Six Nations che non restano a secco. Nel 2021 hanno travolto la Scozia e perso sotto break contro Francia e Irlanda. Nei tre match disputati nel 2020 prima che venisse interrotto, hanno fatto cadere il Galles in trasferta. Nel 2019 hanno battuto la Scozia e preso il doppio bonus con la Francia. Nel 2018, dopo un doppio bonus raccolto in Irlanda, si sono imposti sul Galles e sulla Scozia. Anche il percorso nelle ultime edizioni del Junior World Championship è stato soddisfacente: hanno chiuso al nono posto in quella del 2019 battendo Scozia e Georgia, all'ottavo posto in quella del 2018 battendo Scozia e Argentina e in quella del 2017 battendo l'Irlanda. La domanda sorge spontanea: perché, a fronte di una consistenza notevole da diversi anni a questa parte in ambito giovanile, la nazionale maggiore continua a non essere all'altezza rispetto ai propri avversari?
Va precisato che è vero che ultimamente l'Italia U20 è diventata una nazionale di tutto rispetto, ma non è vero che in precedenza fosse terribilmente scarsa. Il fatto di non ottenere il risultato positivo è un male però non equivale automaticamente alla mancanza di competitività. Tra la vittoria e la sconfitta ci passa un semplice calcio piazzato sbagliato o magari un intercetto: noi nelle vecchie classifiche possiamo leggere zero successi ma è importante sapere se una squadra, nonostante le sconfitte, sia stata all'altezza. Nel Six Nations 2017, pur non vincendo neanche una partita, contro l'Irlanda perse di 1pt e contro la Francia di 5pt; nelle due edizioni antecedenti subì dei ko pesanti ma perse di poco contro l'Irlanda nel 2016 e contro il Galles nel 2015. Si può dire che anche in precedenza gli Azzurrini se la cavassero discretamente e fossero anche allora più all'altezza rispetto ai colleghi grandi. Negli ultimi anni sono migliorati di sicuro, offrendo una maggiore consistenza e maturità, ma anche prima capitavano sconfitte abbastanza contenute e arrivava un successo; insomma, non è che oggi sono forti e ieri erano un disastro. Giusto per fare degli esempi, perché mi piace parlare sulla base di dati oggettivi: nel Six Nations 2008 batterono la Scozia e persero di 6pt contro l'Irlanda e di 9pt contro l'Inghilterra, in quello del 2010 le persero tutte ma resistettero contro l'Inghilterra (10-16) e contro la Scozia (16-18) e in quello del 2012 pur rimediando il cucchiaio di legno rimasero sotto break contro il Galles (30-23) e la Scozia (17-20). Mi preme sottolineare, in quanto nessuno se lo ricorda, che nel 2007 nell'allora Six Nations U21 l'Italia centrò due vittorie, contro la Scozia e il Galles, per cui il gran risultato di quattro anni fa non è nemmeno un unicum.
Un'altra considerazione doverosa è che in ambito giovanile il risultato conseguito nella singola stagione va preso con le dovute cautele perché vi influisce tantissimo la bontà o meno dell'annata interessata. Una nazionale in un Mondiale di categoria può rischiare la retrocessione in un anno e giocare le semifinali per il titolo l'anno seguente. Ogni stagione è condizionata dal materiale a disposizione, che ricopre solitamente due anni di nascita, cosa che invece non avviene a livello seniores dove non ci sono limiti di età. Questo aspetto sembra scontato ma è importante perché fare l'equazione tra risultati della nazionale giovanile e quelli della nazionale maggiore può essere pericoloso. E' impensabile effettuare una sorta di trasposizione già solo per il fatto che nella nazionale seniores giocano i migliori in un range di almeno dodici/quindici anni e non di una o due leve: ovvio che la forza di una o più annate si riduca fino quasi a svanire quando viene inserita in una dimensione più vasta. Non ci piove che tendenzialmente delle annate che si comportano bene a livello juniores poi siano valide tra i grandi ma non è la regola. O il contrario. Al World Championship del 2016 la Francia finì a un deludente nono posto avendo in rosa nomi come A.Dupont, Belleau, Mauvaka e Baptiste Couilloud. L'Irlanda nell'edizione del 2018 dello stesso torneo si piazzò undicesima. La Scozia in quella dell'anno successivo è addirittura retrocessa. Non è che automaticamente le rispettive nazionali maggiori abbiano poi risentito o risentiranno di una o più annate storte, talmente di spessore sono i loro movimenti. Tra rugby juniores e rugby seniores corre un abisso per cui, al di là del discorso delle annate, fare l'equivalenza "nazionale U20 forte = nazionale maggiore forte tra un paio di anni" può essere assolutamente errato, cosa che infatti si sta verificando in Italia.
Nel contesto giovanile possono influire maggiormente degli aspetti che poi tra i grandi si ridimensionano. Primo fra tutti, la fisicità dei singoli giocatori. Da anni, sotto questo punto, le nazionali U20 italiane non hanno nulla da invidiare alle rivali, anzi. Questo perché ormai la palestra è diventata una priorità negli allenamenti dei rugbisti dai quattordici/quindici anni in su. Molti club (prima ancora dei Centri di Formazione o Accademie) hanno dei preparatori capaci ad hoc per le Under, i test fisici sono fra i criteri di valutazione dei giocatori per essere selezionati, il singolo dotato fisicamente è sempre in risalto poiché in grado di far la differenza. Un altro settore su cui si lavora molto è quello del combattimento e del contatto dove infatti le nazionali giovanili sono di solito presenti. O ancora, quello delle cosiddette "giocate" o "chiamate". In Italia si spinge molto su questi come su altri punti, che è giusto sia chiaro, consentendo di essere performanti in U18 o U20. Ma nei settori giovanili se ne tralasciano altri causando lacune che in juniores magari non emergono ma che divengono visibili, esplodono, una volta passati tra i grandi. Parlo innanzitutto di tecnica individuale che nelle Under non ha abbastanza spazio. Pochissime società (e anche le strutture federali) hanno specialisti del gioco al piede, dei passaggi, della mischia chiusa o delle touche che intervengono assiduamente tra i giovani. Di rado viene insegnato ai ragazzi a interpretare le situazioni e adattarvisi di conseguenza; magari si passano quaranta minuti a provare una giocata "chiusa" sperando di far meta se e quando verrà utilizzata in partita mentre invece non si stimola la capacità di attuare la scelta giusta in uno scenario di gioco "aperto". Così ci si ritrova poi con giocatori ormai grandi che sono piazzati fisicamente e se la cavano nello scontro uno contro uno, cosa che in nazionale U20 bastava per essere competitivi coi rivali, ma che peccano sotto tanti altri aspetti che quando si gioca ad alti livelli divengono più importanti. Che non sanno sfruttare a dovere un tre contro due, che non sanno difendere di linea, che non sanno fare il tipo di passaggio giusto in ogni evenienza e spesso sbagliano proprio il semplice gesto, che non sanno piazzare tra i pali con una buona percentuale di riuscita.
Nelle giovanili all'estero c'è un'attenzione capitale verso certi aspetti, tipo la tecnica individuale e l'abilità di leggere una situazione di gioco, che una volta imparati e posseduti accompagnano il giocatore nella sua carriera. La prestanza fisica si può sempre implementare, ma se non ci si impadronisce entro i venti anni della capacità di passare a regola d'arte la palla, della capacità di usare il piede nel modo giusto con il fine giusto e nel momento giusto e della capacità di decidere all'istante come difendere in base ai tanti fattori da tenere in considerazione, poi è assai difficile rimediare e ci si trova in enorme difficoltà. A me sembra che ciò sia accaduto in questi anni in Italia. Non sto dicendo che all'estero nelle Under non si faccia palestra ma che spesso non ha quest'importanza che ha da noi o comunque viene accompagnata da un grande focus su altri ambiti che qui non vengono attenzionati a dovere: perché non ci sono tecnici preparati, perché sono ritenuti secondari e procrastinabili o perché si preferisce puntare su quelli dal risultato più immediato. A tal proposito, quando ci si interroga sul perché a livello giovanile l'Italia è all'altezza e a livello seniores no, va sempre ricordato che molto dipende dagli obiettivi che ci si pone. Una nazionale U18 o U20 deve ottenere i risultati o deve creare i giocatori internazionali del futuro? Può essere che dei giovani "vincenti" si confermino tra i grandi come può essere il contrario e non sempre una nazionale juniores “vincente" sforna giocatori di livello per la maggiore proprio in quanto sono due scenari diversi su cui possono incidere fattori diversi. Di fronte ai buoni risultati degli Azzurrini, una domanda da porsi allora è se nelle Under si stanno cercando i risultati nell'immediatezza o se si stanno costruendo giocatori internazionali del futuro. Il che, a punto, non va per forza di pari passo.
Infine, provando sempre a sviscerare il perché la nazionale maggiore comunque sia pesantemente indietro ai propri rivali nonostante ciò non si verifichi a livello giovanile, va pure valutato dove i giocatori si trovano a operare. Ritengo che, tutto sommato, i ragazzi che hanno indossato e indossano la maglia dell'Italia U20 (ma anche U18) provengano da un contesto piuttosto qualificato: Centri di Formazione e Accademie bene o male gli hanno consentito e gli consentono di essere allenati e preparati giorno per giorno facendoli arrivare pronti alle sfide contro i loro pari età. Il problema è dopo, una volta usciti da lì. Finora, la maggior parte di loro si è dovuta immergere in strutture meno professionali di quelle federali in cui erano cresciuti ossia quelle dei club di Eccellenza/Top10: non esattamente il giusto continuo nel percorso di crescita verso l'alto livello internazionale e credo non ci sia bisogno di spiegare il perché dato che il campionato domestico è semiprofessionistico e dai contenuti spesso mediocri. Finché ci sarà un torneo così e le promesse vi dovranno passare, come sarebbe logico d'altronde, sarà improbabile che si confermeranno sulla scena internazionale in quanto il loro sviluppo rallenta o s'interrompe. E neanche i pochi giocatori approdati direttamente o quasi alle franchigie una volta usciti dalle giovanili, si sono ritrovati sempre in un contesto ideale. Vedi quelli finiti alle Zebre, in eterna difficoltà in campo e fuori dove proseguire nel percorso di crescita non è il massimo poiché è difficile fare gli ultimi, grandi step verso l'alto livello in un team male gestito, male allestito, male allenato e che perde sempre. Questo mentre quei ragazzi contro cui se la giocavano nel Six Nations U20 nel frattempo sono inseriti e opportunamente impiegati nelle prime squadre del Top14, della Premiership o dell'URC con compagni stellari, coach validi e pressioni stimolanti.
Di mio aggiungo solo questa considerazione che ho già scritto al diretto interessato
Tutti argomenti interessanti. Mi sembra ne manchi uno: nelle U20 non ci sono equiparati/oriundi/exiles ed altri elementi di distorsione che falsano la valutazione circa la capacità di formare di un movimento e la "traduzione" di questa capacità in ambito senior. Purtroppo la presenza di giocatori non formati dal paese porta ad avere squadre nazionali che non rappresentano in modo veritiero il valore di un movimento.
Rugby Bet in una disamina un pò lunghetta, ma secondo me molto ben argomentata (per me manca un solo argomento, ma lo dico alla fine) spiega perchè probabilmente è illusorio avere certe aspettative
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NAZIONALE GIOVANILE FORTE = NAZIONALE MAGGIORE FORTE?
La recente vittoria dell'Italia U20 nel Six Nations di categoria contro i pari età dell'Inghilterra ha fatto scalpore ed evidenziato come a livello giovanile il movimento italiano sia competitivo, a differenza di quanto si verifica a livello seniores. Non si è trattato di un evento isolato ma di un risultato che, seppur clamoroso visto il calibro dei rivali, va inserito in una panoramica ampia ricomprendente le stagioni precedenti in cui gli Azzurrini si sono spesso comportati bene a livello sia europeo sia mondiale. Considerando quella in corso, è da cinque edizioni del Six Nations che non restano a secco. Nel 2021 hanno travolto la Scozia e perso sotto break contro Francia e Irlanda. Nei tre match disputati nel 2020 prima che venisse interrotto, hanno fatto cadere il Galles in trasferta. Nel 2019 hanno battuto la Scozia e preso il doppio bonus con la Francia. Nel 2018, dopo un doppio bonus raccolto in Irlanda, si sono imposti sul Galles e sulla Scozia. Anche il percorso nelle ultime edizioni del Junior World Championship è stato soddisfacente: hanno chiuso al nono posto in quella del 2019 battendo Scozia e Georgia, all'ottavo posto in quella del 2018 battendo Scozia e Argentina e in quella del 2017 battendo l'Irlanda. La domanda sorge spontanea: perché, a fronte di una consistenza notevole da diversi anni a questa parte in ambito giovanile, la nazionale maggiore continua a non essere all'altezza rispetto ai propri avversari?
Va precisato che è vero che ultimamente l'Italia U20 è diventata una nazionale di tutto rispetto, ma non è vero che in precedenza fosse terribilmente scarsa. Il fatto di non ottenere il risultato positivo è un male però non equivale automaticamente alla mancanza di competitività. Tra la vittoria e la sconfitta ci passa un semplice calcio piazzato sbagliato o magari un intercetto: noi nelle vecchie classifiche possiamo leggere zero successi ma è importante sapere se una squadra, nonostante le sconfitte, sia stata all'altezza. Nel Six Nations 2017, pur non vincendo neanche una partita, contro l'Irlanda perse di 1pt e contro la Francia di 5pt; nelle due edizioni antecedenti subì dei ko pesanti ma perse di poco contro l'Irlanda nel 2016 e contro il Galles nel 2015. Si può dire che anche in precedenza gli Azzurrini se la cavassero discretamente e fossero anche allora più all'altezza rispetto ai colleghi grandi. Negli ultimi anni sono migliorati di sicuro, offrendo una maggiore consistenza e maturità, ma anche prima capitavano sconfitte abbastanza contenute e arrivava un successo; insomma, non è che oggi sono forti e ieri erano un disastro. Giusto per fare degli esempi, perché mi piace parlare sulla base di dati oggettivi: nel Six Nations 2008 batterono la Scozia e persero di 6pt contro l'Irlanda e di 9pt contro l'Inghilterra, in quello del 2010 le persero tutte ma resistettero contro l'Inghilterra (10-16) e contro la Scozia (16-18) e in quello del 2012 pur rimediando il cucchiaio di legno rimasero sotto break contro il Galles (30-23) e la Scozia (17-20). Mi preme sottolineare, in quanto nessuno se lo ricorda, che nel 2007 nell'allora Six Nations U21 l'Italia centrò due vittorie, contro la Scozia e il Galles, per cui il gran risultato di quattro anni fa non è nemmeno un unicum.
Un'altra considerazione doverosa è che in ambito giovanile il risultato conseguito nella singola stagione va preso con le dovute cautele perché vi influisce tantissimo la bontà o meno dell'annata interessata. Una nazionale in un Mondiale di categoria può rischiare la retrocessione in un anno e giocare le semifinali per il titolo l'anno seguente. Ogni stagione è condizionata dal materiale a disposizione, che ricopre solitamente due anni di nascita, cosa che invece non avviene a livello seniores dove non ci sono limiti di età. Questo aspetto sembra scontato ma è importante perché fare l'equazione tra risultati della nazionale giovanile e quelli della nazionale maggiore può essere pericoloso. E' impensabile effettuare una sorta di trasposizione già solo per il fatto che nella nazionale seniores giocano i migliori in un range di almeno dodici/quindici anni e non di una o due leve: ovvio che la forza di una o più annate si riduca fino quasi a svanire quando viene inserita in una dimensione più vasta. Non ci piove che tendenzialmente delle annate che si comportano bene a livello juniores poi siano valide tra i grandi ma non è la regola. O il contrario. Al World Championship del 2016 la Francia finì a un deludente nono posto avendo in rosa nomi come A.Dupont, Belleau, Mauvaka e Baptiste Couilloud. L'Irlanda nell'edizione del 2018 dello stesso torneo si piazzò undicesima. La Scozia in quella dell'anno successivo è addirittura retrocessa. Non è che automaticamente le rispettive nazionali maggiori abbiano poi risentito o risentiranno di una o più annate storte, talmente di spessore sono i loro movimenti. Tra rugby juniores e rugby seniores corre un abisso per cui, al di là del discorso delle annate, fare l'equivalenza "nazionale U20 forte = nazionale maggiore forte tra un paio di anni" può essere assolutamente errato, cosa che infatti si sta verificando in Italia.
Nel contesto giovanile possono influire maggiormente degli aspetti che poi tra i grandi si ridimensionano. Primo fra tutti, la fisicità dei singoli giocatori. Da anni, sotto questo punto, le nazionali U20 italiane non hanno nulla da invidiare alle rivali, anzi. Questo perché ormai la palestra è diventata una priorità negli allenamenti dei rugbisti dai quattordici/quindici anni in su. Molti club (prima ancora dei Centri di Formazione o Accademie) hanno dei preparatori capaci ad hoc per le Under, i test fisici sono fra i criteri di valutazione dei giocatori per essere selezionati, il singolo dotato fisicamente è sempre in risalto poiché in grado di far la differenza. Un altro settore su cui si lavora molto è quello del combattimento e del contatto dove infatti le nazionali giovanili sono di solito presenti. O ancora, quello delle cosiddette "giocate" o "chiamate". In Italia si spinge molto su questi come su altri punti, che è giusto sia chiaro, consentendo di essere performanti in U18 o U20. Ma nei settori giovanili se ne tralasciano altri causando lacune che in juniores magari non emergono ma che divengono visibili, esplodono, una volta passati tra i grandi. Parlo innanzitutto di tecnica individuale che nelle Under non ha abbastanza spazio. Pochissime società (e anche le strutture federali) hanno specialisti del gioco al piede, dei passaggi, della mischia chiusa o delle touche che intervengono assiduamente tra i giovani. Di rado viene insegnato ai ragazzi a interpretare le situazioni e adattarvisi di conseguenza; magari si passano quaranta minuti a provare una giocata "chiusa" sperando di far meta se e quando verrà utilizzata in partita mentre invece non si stimola la capacità di attuare la scelta giusta in uno scenario di gioco "aperto". Così ci si ritrova poi con giocatori ormai grandi che sono piazzati fisicamente e se la cavano nello scontro uno contro uno, cosa che in nazionale U20 bastava per essere competitivi coi rivali, ma che peccano sotto tanti altri aspetti che quando si gioca ad alti livelli divengono più importanti. Che non sanno sfruttare a dovere un tre contro due, che non sanno difendere di linea, che non sanno fare il tipo di passaggio giusto in ogni evenienza e spesso sbagliano proprio il semplice gesto, che non sanno piazzare tra i pali con una buona percentuale di riuscita.
Nelle giovanili all'estero c'è un'attenzione capitale verso certi aspetti, tipo la tecnica individuale e l'abilità di leggere una situazione di gioco, che una volta imparati e posseduti accompagnano il giocatore nella sua carriera. La prestanza fisica si può sempre implementare, ma se non ci si impadronisce entro i venti anni della capacità di passare a regola d'arte la palla, della capacità di usare il piede nel modo giusto con il fine giusto e nel momento giusto e della capacità di decidere all'istante come difendere in base ai tanti fattori da tenere in considerazione, poi è assai difficile rimediare e ci si trova in enorme difficoltà. A me sembra che ciò sia accaduto in questi anni in Italia. Non sto dicendo che all'estero nelle Under non si faccia palestra ma che spesso non ha quest'importanza che ha da noi o comunque viene accompagnata da un grande focus su altri ambiti che qui non vengono attenzionati a dovere: perché non ci sono tecnici preparati, perché sono ritenuti secondari e procrastinabili o perché si preferisce puntare su quelli dal risultato più immediato. A tal proposito, quando ci si interroga sul perché a livello giovanile l'Italia è all'altezza e a livello seniores no, va sempre ricordato che molto dipende dagli obiettivi che ci si pone. Una nazionale U18 o U20 deve ottenere i risultati o deve creare i giocatori internazionali del futuro? Può essere che dei giovani "vincenti" si confermino tra i grandi come può essere il contrario e non sempre una nazionale juniores “vincente" sforna giocatori di livello per la maggiore proprio in quanto sono due scenari diversi su cui possono incidere fattori diversi. Di fronte ai buoni risultati degli Azzurrini, una domanda da porsi allora è se nelle Under si stanno cercando i risultati nell'immediatezza o se si stanno costruendo giocatori internazionali del futuro. Il che, a punto, non va per forza di pari passo.
Infine, provando sempre a sviscerare il perché la nazionale maggiore comunque sia pesantemente indietro ai propri rivali nonostante ciò non si verifichi a livello giovanile, va pure valutato dove i giocatori si trovano a operare. Ritengo che, tutto sommato, i ragazzi che hanno indossato e indossano la maglia dell'Italia U20 (ma anche U18) provengano da un contesto piuttosto qualificato: Centri di Formazione e Accademie bene o male gli hanno consentito e gli consentono di essere allenati e preparati giorno per giorno facendoli arrivare pronti alle sfide contro i loro pari età. Il problema è dopo, una volta usciti da lì. Finora, la maggior parte di loro si è dovuta immergere in strutture meno professionali di quelle federali in cui erano cresciuti ossia quelle dei club di Eccellenza/Top10: non esattamente il giusto continuo nel percorso di crescita verso l'alto livello internazionale e credo non ci sia bisogno di spiegare il perché dato che il campionato domestico è semiprofessionistico e dai contenuti spesso mediocri. Finché ci sarà un torneo così e le promesse vi dovranno passare, come sarebbe logico d'altronde, sarà improbabile che si confermeranno sulla scena internazionale in quanto il loro sviluppo rallenta o s'interrompe. E neanche i pochi giocatori approdati direttamente o quasi alle franchigie una volta usciti dalle giovanili, si sono ritrovati sempre in un contesto ideale. Vedi quelli finiti alle Zebre, in eterna difficoltà in campo e fuori dove proseguire nel percorso di crescita non è il massimo poiché è difficile fare gli ultimi, grandi step verso l'alto livello in un team male gestito, male allestito, male allenato e che perde sempre. Questo mentre quei ragazzi contro cui se la giocavano nel Six Nations U20 nel frattempo sono inseriti e opportunamente impiegati nelle prime squadre del Top14, della Premiership o dell'URC con compagni stellari, coach validi e pressioni stimolanti.
Di mio aggiungo solo questa considerazione che ho già scritto al diretto interessato
Tutti argomenti interessanti. Mi sembra ne manchi uno: nelle U20 non ci sono equiparati/oriundi/exiles ed altri elementi di distorsione che falsano la valutazione circa la capacità di formare di un movimento e la "traduzione" di questa capacità in ambito senior. Purtroppo la presenza di giocatori non formati dal paese porta ad avere squadre nazionali che non rappresentano in modo veritiero il valore di un movimento.