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Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 14:33
da italicbold
Posso capire la naturale evoluzione proto-industriale del rugby, come di tutto del resto, massificato, purificato e normalizzato, nonchè sterile ed igienico...
voglio solo dire che il rugby ha un codice etico che bisogna rispettare per poter stare con gli altri: o lo si accetta in toto, che piaccia o che non piaccia, oppure che si rimanga fuori... chiunque voglia unirsi è sempre il benvenuto a patto che rispetti il codice, che non viene distribuito come volantino allegato, ma si impara vivendo il rugby e comportandosi di conseguenza...[/quote]

E' in questo, a mio avviso, la grande difficoltà in cui vive il rugby di oggi.
Uno sport, come hai giustamente osservato, che ha insiti alcuni valori forti.
Il problema, e non é solo un problema italiano, é che spesso questo codice, come lo chiami, mal si adatta con le esigenze del rugby di alto livello.

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 14:39
da mauott
calep61 ha scritto:
mauott ha scritto:secondo me credi male ... la nazionale (e parlo di qualunque sport di squadra che abbia una nazionale) è un evento mediatico e coinvolge sempre persone che altrimenti sarebbero indifferenti allo sport stesso ...

diciamo che il 70% o è digiuno completamente oppure conosce superficialmente il gioco: diciamo che più o meno sa che si gioca prevalentemente portando la palla e si passa la stessa all'indietro e ogni tanto si fanno delle specie di risse in campo; normalmente chiama meta il calcio tra i pali ...

probabilmente la maggiorparte di loro non ha mai visto una partita di rugby all'infuori di quelle della nazionale e pensa che i campioni del mondo siano gli all blacks (ma lo pensava anche prima di ottobre scorso :-] )

il resto è suddiviso tra più o meno appassionati .... e dicendo il 70% sono stato stretto ...
Se non sbaglio, il 30% di 60.000 è circa 18.000 persone, probabilmente non molto meno di quanto totalizzato dal Treviso in una 1/2 stagione di PRO12. Tu, invece, preferisci vedere gli stadi mezzi vuoti, anzi a volte, più vuoti che pieni, ma con presenze qualificate e di veri, puri ed irriducibili appassionati della prima ora? Io penso che uno stadio con 60.000 spettatori sia un utile immagine per il rugby italiano e spero, anche, che possa dare qualche cosa in più alla nostra nazionale.
Mi sembri un po' il marito che per far dispetto alla moglie se lo taglia!? :P
Come al solito leggi superficialmente e rispondi di conseguenza: io ho solo contestato l'affermazione che facevi ritenendo che ci fossero 60000 presenze mediamente appassionate ... il resto è un film che ti sei fatto tu

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 14:42
da Mad Max
italicbold ha scritto: E' in questo, a mio avviso, la grande difficoltà in cui vive il rugby di oggi.
Uno sport, come hai giustamente osservato, che ha insiti alcuni valori forti.
Il problema, e non é solo un problema italiano, é che spesso questo codice, come lo chiami, mal si adatta con le esigenze del rugby di alto livello.

più che altro come giustamente dici la deonotlogia del rugby (meglio?) mal si adatta a tutti coloro che pensano di "essere" a prescindere dagli altri e soprattutto mancano dell'umiltà necessaria ad imparare dagli altri, direi.

Il professionismo è una problematica secondario rispetto a questo, oserei dire e necessita serietà, impegno e soprattutto del suo tempo per svilupparsi

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 14:50
da italicbold
Mad Max ha scritto:
italicbold ha scritto: più che altro come giustamente dici la deonotlogia del rugby (meglio?) mal si adatta a tutti coloro che pensano di "essere" a prescindere dagli altri e soprattutto mancano dell'umiltà necessaria ad imparare dagli altri, direi.

Il professionismo è una problematica secondario rispetto a questo, oserei dire e necessita serietà, impegno e soprattutto del suo tempo per svilupparsi

A mio avviso, e ne ho conoscenza diretta, la deontologia del rugby (ma anche codice andava bene...) sta cominciando a trovare grandi difficoltà ad adattarsi al rugby d'eccellenza di oggi. Eil professionalismo, purtroppo, non é una problematica secondaria.
E questo é un problema non soltanto italiano. In Francia, dove vivo, é ben presente ed é espresso da forti resistenze (ahimé deboli e disarmate) alla spettacolarizzazione del rugby (che é sinonimo di sponsor, soldi, tv, ecc....)

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 14:57
da Mad Max
italicbold ha scritto:
A mio avviso, e ne ho conoscenza diretta, la deontologia del rugby (ma anche codice andava bene...) sta cominciando a trovare grandi difficoltà ad adattarsi al rugby d'eccellenza di oggi. Eil professionalismo, purtroppo, non é una problematica secondaria.
E questo é un problema non soltanto italiano. In Francia, dove vivo, é ben presente ed é espresso da forti resistenze (ahimé deboli e disarmate) alla spettacolarizzazione del rugby (che é sinonimo di sponsor, soldi, tv, ecc....)

scusa io purtroppo non ho il polso di come questo problema (deontologia rugbystica vs professionismo) venga vissuto se non quello italiano, ed anche questo solo in parte (purtroppo)...

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 15:45
da italicbold
Mad Max ha scritto:
italicbold ha scritto:
A mio avviso, e ne ho conoscenza diretta, la deontologia del rugby (ma anche codice andava bene...) sta cominciando a trovare grandi difficoltà ad adattarsi al rugby d'eccellenza di oggi. Eil professionalismo, purtroppo, non é una problematica secondaria.
E questo é un problema non soltanto italiano. In Francia, dove vivo, é ben presente ed é espresso da forti resistenze (ahimé deboli e disarmate) alla spettacolarizzazione del rugby (che é sinonimo di sponsor, soldi, tv, ecc....)

scusa io purtroppo non ho il polso di come questo problema (deontologia rugbystica vs professionismo) venga vissuto se non quello italiano, ed anche questo solo in parte (purtroppo)...
beh, se vuoi una storia ti racconto quella che sta vivendo il mio club.
Gioco da due anni con gli Old del più grande club formatore dell'Ile de France (la regione di Parigi). l'Athletic Club Boulogne Billancourt (la prima squadra gioca in Federale 1).
Un club con una vera anima, uno stadio dentro il Bois de Boulogne, una splendida club house e soprattutto pîù di 700 tesserati, di cui oltre la metà giovanissimi.
Negli anni 80, quando decisero di ingrandire i campi del Roland Garros limitrofo il sindaco di Parigi (a cui appartiene il Bois de Boulogne) chiese al Sindaco di Boulogne (da cui dipendono parte dei terreni su cui sorge il Roland Garros) di poter inglobare (leggi eliminare) l'allora stadio del rugby dell'ACBB.
Offrendo in cambio in concessione per 25 un terreno su cui fu costruito lo stadio dove ora siamo. Uno splendido terreno dove questo club ha creato un vero microcosmo di vita. Insomma quei valori di cui tutti noi parliamo.
Quando questa concessione fu fatta Parigi non aveva ancora una grande squadra di rugby. Oggi, come ben sapete ce ne sono due.

Nel 2011 questa concessione é terminata, il sindaco di Parigi, sponsor e finanziatore in parte dello Stade Français ha deciso di recuperare quel terreno, con stadio annesso.
Senza contropartite. Per lo Stade Français il vantaggio é evidente, si ritroveranno con una splendida struttura per allenarsi a 500m in liena d'aria dal nuovo stadio jean Bouin che sarà pronto il prossimo anno.
Il problema é che metteranno fuori dalla porta, appunto, oltre 700 tesserati, che dovranno eventualmente accontentarsi di una soluzione distante una decina di km. Che in un agglomerato urbano significherà la perdita di gran parte dei bambini che, oggi, vengono allo stadio per allenarsi in bicicletta o a piedi.
Nonostante l'interesse (solo quello pero') della federazione, il sostegno di alcuni giocatori famosi , nulla smuove le intenzioni dello Stade Français, sia quello di Guazzini che quello di Thomas Savare. Le nostre proteste, le nostre manifestazioni sono riuscite solo ad ottenere una sospensione dell'abbandono del nostro stadio.
Dal prossimo anno, pero' tutti fuori. Noi old e soprattutto i bambini.
Sarà probabilmente la fine di questo club, di come lo hanno vissuto per anni gli appassionati di questo sport.



http://www.acbb-sautduloup.com/docs/ACB ... anvier.pdf

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 16:16
da Mad Max
italicbold ha scritto:

Nel 2011 questa concessione é terminata, il sindaco di Parigi, sponsor e finanziatore in parte dello Stade Français ha deciso di recuperare quel terreno, con stadio annesso.
Senza contropartite. Per lo Stade Français il vantaggio é evidente, si ritroveranno con una splendida struttura per allenarsi a 500m in liena d'aria dal nuovo stadio jean Bouin che sarà pronto il prossimo anno.
Il problema é che metteranno fuori dalla porta, appunto, oltre 700 tesserati, che dovranno eventualmente accontentarsi di una soluzione distante una decina di km. Che in un agglomerato urbano significherà la perdita di gran parte dei bambini che, oggi, vengono allo stadio per allenarsi in bicicletta o a piedi.
Nonostante l'interesse (solo quello pero') della federazione, il sostegno di alcuni giocatori famosi , nulla smuove le intenzioni dello Stade Français, sia quello di Guazzini che quello di Thomas Savare. Le nostre proteste, le nostre manifestazioni sono riuscite solo ad ottenere una sospensione dell'abbandono del nostro stadio.
Dal prossimo anno, pero' tutti fuori. Noi old e soprattutto i bambini.
Sarà probabilmente la fine di questo club, di come lo hanno vissuto per anni gli appassionati di questo sport.



http://www.acbb-sautduloup.com/docs/ACB ... anvier.pdf


mi spiace davvero...comunque tutto il mondo è paese... a Milano c'è una cronica mancanza di strutture ma pare esista un campo da rugby inutilizzato e pare che il comune neghi a chiunque l'accesso allo stesso, salvo poi ricredersi se per caso la richesta venisse da una società di pallatonda...

Purtroppo non è particoilarmente inusuale quì in Iatlia leggere di squadre senza uno straccio di campo...

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 16:35
da Ale_86
Mad Max ha scritto:
mi spiace davvero...comunque tutto il mondo è paese... a Milano c'è una cronica mancanza di strutture ma pare esista un campo da rugby inutilizzato e pare che il comune neghi a chiunque l'accesso allo stesso, salvo poi ricredersi se per caso la richesta venisse da una società di pallatonda...
Tipo un tal paese dove una societá di rugby deve abbandonare il suo campo dato il piano edilizio: rimangono due campi, attualmente occupati da due societá di baeon.
Proposta: condividiamo un campo? Eh no, il baeon é uno sport nobile che ha bisogno di un campo dedicato
Le due societá (di serie infima) dividono il campo piú grande, con lo stadio? Eh no! Si odiano, vuoi mica che condividano uno stadio?? La rivalitá dov'essere maggiore di Milan-Inter o Lazio-Roma insomma..

Se questo é il modello di riferimento..

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 22:41
da ayr
calep61 ha scritto:Caspita che untusiasmo :? , ma si teniamoci quello che abbiamo, in fondo nel 6N ci siamo e, bene o male, un cucchiaio di legno non lo negano a nessuno
L'entusiasmo e' quello che ci vuole per far partire nuove societa' locali :)
Il fatto che al 6N non abbiamo fatto veri passi in avanti dipende proprio dal fatto che i NOTEVOLI proventi del Torneo vengono investiti nella vana ricerca di scorciatoie anziche' nel rugby di base, che e' quello che ti alimenta una crescita sostenuta nel lungo periodo.
Ti faccio presente che tra gli obbiettivi principali annuali del rugby neozelandese c'e' (praticamente sempre e da sempre) l'incremento del numero di tesserati, soprattutto a livello giovanile e minirugby (ne capiranno qualcosina di rugby in NZ, no?).
In Inghilterra e' stato dichiarato fin dal principio che i proventi della coppa del Mondo saranno investiti interamente nella crescita del rugby di base (eppure hanno gia' il maggior numero di tesserati al mondo... che siano impazziti?).
Non sono l'unico pazzo sognatore a credere che un investimento SERIO e PRIORITARIO nel rugby di base sia la base SICURA della crescita del movimento rugbystico, che poi si autoalimentera' a lungo termine. Il maggiore interesse, sponsors, professionismo e tutte quelle altre cose che ti piacciono tanto, a quel punto verranno da se'...
Se invece non investi nel rugby di base, non crescera' ne' il rugby di base, ne' il professionismo avra' basi solide e durature.
Oh, beninteso, cosi' la vedo io...

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 22:48
da ayr
calep61 ha scritto: Il problema da superare, temo, sia più a monte, di natura filosofica.
Nessuno, credo, possa a tavolino rinnegare l’efficacia dell’aggregare più forze, si tratta di un’equazione fisica che vale in natura, come nella società moderna; l’unione fa la forza.
Per cortesia, potresti farmi un esempio pratico delle forze da unire? A cosa ti riferisci? Sponsors? Volontari? Giocatori? Campi? Cosa?
Qui non si sommano kili di patate, ma persone, per cui le equazioni fisiche non funzionano piu'...

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 26 gen 2012, 22:58
da ayr
calep61 ha scritto: ciò è dimostrato dall’elevata frammentazione societaria presente sul territorio -nella provincia di Milano 39 società, Brescia 27, Genova 17, Torino 27, Piacenza 16, Treviso 31, Napoli 16, Catania 18, Cagliari 13, per citarne alcune e di queste solo Brescia e Treviso possono vantare punti di eccellenza), ma anche dalla tignosità con cui club, società o realtà rugbystiche di altra natura difende le proprie individualità, arroccandosi anche su posizioni spesso non sostenibili ed a rischio collasso.
Che sia anche un po’ la cultura italiana a caratterizzarsi per un eccesso di individualismo, chissà?
Se lo scopo e' raggiungere piu' "utenti" il possibile, avere una marea di societa' e di campi da gioco in ogni quartiere di ogni citta' (cosi' non devi viaggiare per ore per andarti ad allenare) va BENISSIMO.
Certo che ci sono problemi quando le societa' sono in difficolta' a mandare in campo delle categorie e non vogliono prestare il giocatori alla squadra vicina (se c'e'!!! perche' spesso non ci sono altre squadre nel giro di 50 km...), li conosciamo bene e sono d'accordo con te, ma lo scopo e' avere societa' FLORIDE in ogni quartiere di ogni citta'.
Una volta raggiunto questo obbiettivo, e' molto piu' facile far emergere l'eccellenza (e il professionismo, gli sponsor, l'interesse mediatico ecc.), ma e dalle basi che, secondo me, bisogna partire e non il contrario.
Non credere che "partire dalle basi" implichi dei tempi molto piu' lunghi che cercare le scorciatoie, anzi! infatti gfuarda un po' dove siamo dopo oltre dieci anni che cerchiamo scorciatoie e basta... non era meglio investire per bene nel rugby di base? sono convintissimo che adesso saremmo messi molto meglio.

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 27 gen 2012, 1:28
da Sator Arepo
ayr ha scritto: L'entusiasmo e' quello che ci vuole per far partire nuove societa' locali :)
Il fatto che al 6N non abbiamo fatto veri passi in avanti dipende proprio dal fatto che i NOTEVOLI proventi del Torneo vengono investiti nella vana ricerca di scorciatoie anziche' nel rugby di base, che e' quello che ti alimenta una crescita sostenuta nel lungo periodo.
Ti faccio presente che tra gli obbiettivi principali annuali del rugby neozelandese c'e' (praticamente sempre e da sempre) l'incremento del numero di tesserati, soprattutto a livello giovanile e minirugby (ne capiranno qualcosina di rugby in NZ, no?).
In Inghilterra e' stato dichiarato fin dal principio che i proventi della coppa del Mondo saranno investiti interamente nella crescita del rugby di base (eppure hanno gia' il maggior numero di tesserati al mondo... che siano impazziti?).
Non sono l'unico pazzo sognatore a credere che un investimento SERIO e PRIORITARIO nel rugby di base sia la base SICURA della crescita del movimento rugbystico, che poi si autoalimentera' a lungo termine. Il maggiore interesse, sponsors, professionismo e tutte quelle altre cose che ti piacciono tanto, a quel punto verranno da se'...
Se invece non investi nel rugby di base, non crescera' ne' il rugby di base, ne' il professionismo avra' basi solide e durature.
Oh, beninteso, cosi' la vedo io...
Quoterrimo, e aggiungo che in Nuova Zelanda la federazione ha la curiosa abitudine di destinare ogni anno un incredibile 10 milioni di dollari (circa 6 milioni di euro) alla voce "sviluppo e diffusione del Rugby". Sviluppo e diffusione... in Nuova Zelanda. Sotto questo paragrafo rientrano il sostegno a nuovi club (interamente privati) e a club in difficolta' economica, il miglioramento dell'accesso alle strutture, leggi l'acquisto di pulmini per le societa' che operano in province rurali in cui un ragazzino deve fare 80 chilometri per andarsi ad allenare, eccetera eccetera.
Mi sembra la dimostrazione esatta di come professionismo e investimento sulla base, con un minimo di lungimiranza, possano andare perfettamente d'accordo.

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 27 gen 2012, 8:33
da Mad Max
Ale_86 ha scritto:
Mad Max ha scritto:
mi spiace davvero...comunque tutto il mondo è paese... a Milano c'è una cronica mancanza di strutture ma pare esista un campo da rugby inutilizzato e pare che il comune neghi a chiunque l'accesso allo stesso, salvo poi ricredersi se per caso la richesta venisse da una società di pallatonda...
Tipo un tal paese dove una societá di rugby deve abbandonare il suo campo dato il piano edilizio: rimangono due campi, attualmente occupati da due societá di baeon.
Proposta: condividiamo un campo? Eh no, il baeon é uno sport nobile che ha bisogno di un campo dedicato
Le due societá (di serie infima) dividono il campo piú grande, con lo stadio? Eh no! Si odiano, vuoi mica che condividano uno stadio?? La rivalitá dov'essere maggiore di Milan-Inter o Lazio-Roma insomma..

Se questo é il modello di riferimento..
purtroppo hai ragione... :cry:

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 27 gen 2012, 10:36
da calep61
ayr ha scritto: Ti faccio presente che tra gli obbiettivi principali annuali del rugby neozelandese c'e' (praticamente sempre e da sempre) l'incremento del numero di tesserati, soprattutto a livello giovanile e minirugby (ne capiranno qualcosina di rugby in NZ, no?).
In Inghilterra e' stato dichiarato fin dal principio che i proventi della coppa del Mondo saranno investiti interamente nella crescita del rugby di base (eppure hanno gia' il maggior numero di tesserati al mondo... che siano impazziti?).
in questi paesi, però, ci sono condizioni economiche diverse da quella italiana, questo è purtroppo un fatto sconsolante, ma di cui si deve tenere conto nelle valutazioni sulle iniziative assunte anche sul versante rugby. In altre parole le federazioni di questi paesi hanno altri budget, superiori alla FIR. In questi paesi le medesime federazioni non si devono preoccupare di rilanciare i campionati, che sono di tutta eccellenza e possono contare su autonomi assetti economici che consentono, anche grazie ai tanto vituperati diritti televisivi, di sbarcare dignitosamente il lunario.
Non sono l'unico pazzo sognatore a credere che un investimento SERIO e PRIORITARIO nel rugby di base sia la base SICURA della crescita del movimento rugbystico, che poi si autoalimentera' a lungo termine.

Se invece non investi nel rugby di base, non crescera' ne' il rugby di base, ne' il professionismo avra' basi solide e durature.
Oh, beninteso, cosi' la vedo io...
non sei l'unico pazzo, puoi considerare tranquillamente anche il sottoscritto tra coloro che credono in quanto da te ricordato, ma, ripeto, le potenzialità economiche in Italia portano a dover gestire un budget più modesto delle esigenze e ciò porta a scelte discriminanti, di volta, in volta, dell'uno e dell'altro capitolo di spesa
ayr ha scritto: Se lo scopo e' raggiungere piu' "utenti" il possibile, avere una marea di societa' e di campi da gioco in ogni quartiere di ogni citta' (cosi' non devi viaggiare per ore per andarti ad allenare) va BENISSIMO.
questo è un tema delicato e troppo lungo da trattare; per semplificare, dico che spesso questa frammentazione nasce più per egoismi e fame di protagonismo che per effettiva attenzione al servizio, diciamo, pubblico (anche se il il rugby non lo considererei, proprio, un bene indispensabile, ma anche questa affermazione rischia di sollevare un mare di polemiche :( ). Aggiungo che in linea di principio, una distribuzione capillare sul territorio della disciplina non è un male, anzi, ma se questo deve ridurre le risorse disponibili, già risicate, e offrire servizi di modesta qualità, sarebbe meglio ridurre la quantità, liberando risorse ora troppo frammentate, per privilegiare la qualità (ci sono società di rugby che faticano a completare la rosa dei giocatori per le partita del fine settimana!) Certo che ci sono problemi quando le societa' sono in difficolta' a mandare in campo delle categorie e non vogliono prestare il giocatori alla squadra vicina (se c'e'!!! perche' spesso non ci sono altre squadre nel giro di 50 km...), li conosciamo bene e sono d'accordo con te, ma lo scopo e' avere societa' FLORIDE in ogni quartiere di ogni citta'.
anche su questo tema, ahimè, pesa la spada di damocle della situazione economica generale, il rugby non è un'entita a se stante rispetto la macchina ItaliaUna volta raggiunto questo obbiettivo, e' molto piu' facile far emergere l'eccellenza (e il professionismo, gli sponsor, l'interesse mediatico ecc.), ma e dalle basi che, secondo me, bisogna partire e non il contrario.
Non credere che "partire dalle basi" implichi dei tempi molto piu' lunghi che cercare le scorciatoie, anzi! infatti gfuarda un po' dove siamo dopo oltre dieci anni che cerchiamo scorciatoie e basta... non era meglio investire per bene nel rugby di base? sonoconvintissimo che adesso saremmo messi molto meglio.
Sulla formazione di base ho già espresso la mia totale condivisione d'intenti, capisco poco questo continuo richiamo alla scorciatoia. Mai affermato nulla del genere. Costruire un migliore tessuto fiduciario tra il rugby italiano e il mondo mediatico non è una cosa che si possa fare in un paio di settimane. Un'eventuale evoluzione da un tessuto sociale del movimento costituito esclusivamente da club/società, a volte mal messe e nella infelice condizione di non riuscire a contribuire alla buona salute del movimento, a delle franchigie nazionali o superclub non si realizza in poco tempo. Le difficoltà già si percepiscono in questo forum di discussione, figuriamoci nella pratica. Non credo sia giusto non riconoscere il contributo dato alla formazione. Poteva essere maggiore, poteva essere migliore, può darsi, chi può dirlo, ma c'è stato e c'è, eccome, è sorta anche una rete di accademie che stanno anche dando i loro frutti, come anche la recente convocazione in nazionale di Esposito dimostra concretamente. La questione è sempre la stessa, i soldi sono quelli che sono
ayr ha scritto: Per cortesia, potresti farmi un esempio pratico delle forze da unire? A cosa ti riferisci? Sponsors? Volontari? Giocatori? Campi? Cosa?
Qui non si sommano kili di patate, ma persone, per cui le equazioni fisiche non funzionano piu'...
Tema che meriterebbe una tesi di laurea, per questo credo sia più importante, sciogliere prima le diffidenze, convincersi della bontà, dei valori aggiunti che tali soluzioni potrebbero introdurre e, per questo, è importante che nel movimento se ne parli. Comunque, personalmente, penso potrebbe essere interessante approfondire una soluzione che non comporti il superamente dei club esistenti, ma solo una loro affiliazione ad una franchigia o superclub, diciamo di nuova istituzione (?), che farebbe da comune denominatore di identità, passioni, territorialità comuni tra i club interessati che darebbero l'appoggio tecnico sportivo con giocatori e strutture da definirsi caso, per caso. In questo modo si eviterebbero antipatiche, difficili, nonchè, onerose, operazioni societarie, garantendo la continuità di storia e tradizioni consolidate, ma, ripeto, è un tema molto articolato che potrebbe far emergere anche più soluzioni operative.

Secondo i dati della Banca d’Italia, al giugno 2011 il debito pubblico nazionale totale ammontava a 1901 miliardi di euro

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 27 gen 2012, 12:48
da Luqa-bis
calep61

però dovresti riflettere sulfato che , se dopo N messaggilunbghi e farciti di calcoli, citazioni e teorie te ne esci con messaggi tipo
"Caspita che untusiasmo , ma si teniamoci quello che abbiamo, in fondo nel 6N ci siamo e, bene o male, un cucchiaio di legno non lo negano a nessuno, il minirugby c'è in ogni città, per la felicità di mamme e papà, più o meno appassionati, che si esaltano a vedere i loro figlioli con il caschetto e tiriamo innanzi a difendere, ognuno, le nostre roccaforti pensando di mertare più del bieco vicino.
Ad maiora e forza Brunel, confido in te .


I contrasti te li vai a cercare.

Secondo me, non è un problema se in provincia di Cagliari ci sono 13 società e di Milano 39.
Se proprio la vogliamo mettere suinumeri, io "pianifico" che una società che sia efficace sul territorio debba avere a disposizione la possibilità di avere tutte le giovanili dalle scuole medie in su, facciamo U13, U15, U17, U19. (cioè 80-100 giocatori "teen") e lavorare anche con le scuole elementari. Poi una prima squadra e una seconda squadra che faccia la C. (cioè 40-50 seniores)
Perché è ovvio che se crei passione e sforni una U19 intera ogni biennio, anche pensando di avere abbandoni, trasferimenti e passaggi ad altre società , tra i 20 e i 40 te li trovi giocatori per formare 2 squadre
Quindi una scoietà con almeno 200 tesserati agonisti.

Però questi numeri puoi farli in area urbana, bada bene non metropolitana. a Firenze , a Prato , a Livorno, quei numeri tra i ragazzini, che significano in media un "15" per ogni classe anagrafica, posso sperare di averli.
Perché per avere 15 rugbisti (comunque dotati), visto che la pratica sportiva in età giovanile adesso viaggia sul 60-70% ed il rugby può al massimo essere a i livelli pallacanestro-pallavolo non calcio, cioè pensare di occupare nei tesserati CONI una fetta non superiore al 5% dei praticanti (nota: se avessimo questa quota attualmente,dati i tesserati CONI totali, FIR ne avrebbe 200mila agonisti), devi pensare di intercettare il 5 % del 65% dei giovani di quella classe di età in quel territorio.
Per averne 15 ---> circa 400-500 di quella età, ovveroun territorio di circa 40000 abitanti.

Una cittadina di 40000 abitanti è l'orizzonte per avere una società "efficace" (nelle condizioni di sviluppo medio degli altri sport).
In una provincia come Milano, c'è posto per 40 società "efficaci".

Se poi, invece il problema è "il vertice", allora i numeri sono da calcolare diversamente.

Per avere una squadra di livello Challenge Cup, tutta di vivaio, serve partire da una base di almeno 10 squadre U19 che giocano "un buon rugby".
Cioè una base di 10 società tipo, cioè 400mila abitanti.

Calcoli brutali, di riferimento, in uno scenario ipotetico con
pratica sportiva attorno al 65% nella popolazione adolescenziale- valore attuale
percentuale giovani 10-20 su popolazione - circa il 10% - valore attuale
penetrazione del rugby a livelli 5% del movimento CONI - attualmente siamo attorno a 1,5-2%.
rapporto di produttiva praticanti diciottenni - "rookie" di livello professionistico internazionale 100:1

Quindi, una città di provincia con il suo territorio attorno (Padova, Treviso, Prato, Parma, Reggio Emilia, Livorno) può esprimere numericamente un movimento che regge una squadra da Challenge.

Gli spettatori, analogamente a quanto avviene per sport "minori" una città di provincia come quelle citate può esprimere un pubblico di 8-10000 spettatori allo stadio che è più o meno il volume delle squadre francesi , inglesi e celtiche (salvo eccezioni metropolitane).

Più che le 10 metropoli potremmo contare su 30-40 delle città.