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Questa pagina, segnalata oggi da un articolo mi pare di Repubblica, sembra utile per seguire l'evoluzione del virus in Italia https://twitter.com/Cartabellotta
E' la pagina del presidente del GIMBE, che sta per Garantire Informazioni Mediche Basate sull'Evidenza, o qualcosa del genere
.
A giudicare da questo grafico qualcosa non ha funzionato bene in Emilia-Romagna: da un certo punto in poi il trend ascensionale del Veneto ha iniziato a essere meno deciso, mentre quello dell'Emilia-Romagna ha continuato a puntare verso l'alto con la stessa curva delle "altre Regioni", cioè quelle dove l'allarme era minore. E così i contagiati emiliano-romagnoli hanno così superato quelli veneti. Questo farebbe pensare che gli emiliani-romagnoli non hanno seguito bene i consigli per la prevenzione, almeno fino a qualche giorno fa
quanto mi rompe. stavo così bene di là, con una partita di rugby dal vivo. la realtà malefica mi circonda, devo emettere uno sputacchio sul virus.
a quanto pare il virus ha un andamento esponenziale. parlano di quindicimila contagi come numero di confine. e se lo aspettano entro domenica. da questo numero dipendono molte cose. il Galli ormai ha preso la scena del tutto-altro che tre giorni fa quando parlava tutto concitato da radio radio tv- è visto come una voce dal campo. e il campo parla di rianimazioni piene, all'orlo già due giorni fa, figurarsi adesso, domani neanche a parlarne.
allora ho reagito prima emettendo un suono, qualsiasi suono, poi doccia gelata e infine lavoro. niente, il virus non mi si è tolto dalla mente.
una ricerca su un motore mi ha portato alla parola ventilatori meccanici. ho letto un articolo-ben fatto- e sono andato su alibabà cercando ventilatori artificali, poi capisci che è meglio ventilatori polmonari e infine mechanical ventilation nella parte medica di alibabà. risultato un offerta vasta e con prezzi tra i più disparati e in crescita continua.
il tutto suggeriva- l'articolo lo spiegava meglio lungamente- che in questo campo non siamo messi male. abbiamo circa cinquemila apparecchi atti a mantenere in vita la persone e che ne sono stati ordinati degli altri. macchine salvavita. noi italiani non siamo in grado di produrre questa attrezzatura, bisogna rifornirsi all'estero in un mercato dominato da quattro soggetti. *
c'è una grande speculazione sulla malattia e sulla morte. più è grande la paura più aumenta la speculazione, rendendo questi apparecchi sempre più irraggiungibili. e più degenera il contagio...
altra faticata per togliervi le foto e la conta del Corriere della Sera.
"...
Due mesi per il ritorno alla normalità. Lo ha detto il sindaco Beppe Sala al Corriere dopo aver parlato con gli imprenditori che lavorano in Cina al di fuori della zona rossa. Uno di questi è Daniele Ferrero, ad di Venchi, l’azienda produttrice di cioccolato e gelati con negozi sparsi in tutto il mondo, una trentina solo tra Hong Kong, Cina e Macao con circa 250 dipendenti. In prima linea c’è Marco Galimberti, milanese, 34 anni, general manager Greater China e Asia Pacific. L’ultima volta che è tornato in Italia è stato per Natale, poi una lunga immersione durata 40 giorni.
Quaranta giorni, perché tutto inizia quando?
«Tra il 24 e il 25 gennaio. In maniera repentina. È il giorno del primo caso di coronavirus a Hong Kong dove lavoro e vivo. In Cina erano già più di cento, ma Hong Kong era ancora indenne. Tre giorni dopo il presidente Xi dichiara l’emergenza».
Voi cosa avete fatto?
«Ci siamo trovati in grande difficoltà. Era il capodanno cinese, un periodo di migrazioni. È stato bloccato tutto. Mancavano le mascherine, mancava l’amuchina. La situazione igienico sanitaria era tremenda. I centri commerciali all’interno dei quali si trovano i nostri negozi ci chiedevano delle misure sanitarie che non eravamo in grado di rispettare».
Poi cosa è successo?
«Dall’Italia ci hanno spedito 6.000 mascherine, altrettanto hanno fatto dalla Cina e la nostra vita è cambiata da un momento all’altro. Discorso diverso per i cinesi che sin dall’inizio, avendo vissuto la Sars, si sono autolimitati e hanno imposto regole molto rigide con la chiusura di tutte le scuole anche a Hong Kong. Guardando i numeri dico che le misure sono state determinanti per contenere il virus. A Hong Kong durante il capodanno c’erano tre milioni di cinesi, eppure i contagiati sono stati solo un centinaio e i decessi due. Su una popolazione di 7 milioni».
Cosa è successo al vostro business?
«Dove i centri commerciali hanno chiuso siamo stati costretti a chiudere i negozi. Altrimenti siamo rimasti sempre aperti anche se il problema del fatturato è stato enorme. Ci sono stati giorni e giorni dove facevamo quattro o cinque scontrini».
In un giorno normale?
«Tra i 150 e i 200».
Avete licenziato?
«Nessuno. Abbiamo chiesto di smaltire le ferie. Poi abbiamo ripreso».
Con quali regole?
«Molto rigide, mascherine per tutti, guanti per servire i gelati, sanificazioni degli spazi comuni, della cassa, di tutti i tavoli. Anche del pos. Operazione ripetuta ogni due ore con alcol al 75 per cento. Maniglie, porte, tutto quello che veniva a contatto con il pubblico».
Regole imposte dal governo o autonomamente?
«Non abbiamo avuto direttive specifiche, ma c’era la consapevolezza che era giusto fare così. Gli orientali prendono molto più seriamente la salvaguardia della propria salute rispetto a noi, si siedono a 2 metri di distanza, si lavano continuamente le mani».
Usa la mascherina?
«La metto in ufficio anche se non ero abituato. Ma vedevo che i colleghi erano a disagio e quindi l’ho indossata».
Quando ha capito che le cose stavano cambiando?
«Quando abbiamo visto che la curva del fatturato si stava lievemente riprendendo. Più lentamente rispetto alla curva dei contagi, ma in movimento. Adesso a 40 giorni dall’inizio, il business riparte, i negozi sono stati riaperti man mano hanno riaperto scuole e fabbriche».
Ha mai pensato che non ce l’avreste fatta?
«Mai, anche se in certi momenti è stato massacrante. A Hong Kong è stata ancora più dura perché prima ci sono stati mesi di proteste politiche. Non un giorno di respiro. Poi è arrivato il coronavirus… L’unico vero sconforto è che non possiamo viaggiare».
Da quando manca dall’Italia?
«Da Natale».
Adesso?
«Parlo ogni giorno con i miei colleghi delle altre città cinesi. Avvertiamo tutti la stessa cosa: vediamo la luce alla fine del tunnel. Dobbiamo solo tenere duro».
Progetti?
«Apriremo un negozio a Wuhan entro fine anno. Sono certo».
e con questo chiudo la serata del virus. la Cina è una dittatura, pensavo che fosse una cosa interiorizzata da tutti. invece in italia- e anche in francia- c'è sempre qualche povero gramo reduce del sessantotto che vede il mondo sotto un filtro morto e sepolto e fa perdere tempo ai più, e questo qualcuno pensa che in Cina vi sia una situazione paragonabile alla nostra. in modo che siano paragonabili i popoli. ma come si fa a pensare ancora in questo modo.
in una dittatura il popolo soggiace alle decisioni pena la morte e pesanti punizioni. l'obbedienza non è un fatto culturale. è un fatto imposto! quindi non si può dire guarda il popolo cinese come è stato in grado di rispettare le prescrizioni. non si può proprio dire.
non è il popolo italiano in crisi. è l'occidente tutto, che ha assunto come faro la libertà, in grande crisi di fronte a questo virus. esso mina uno dei punti cardine nel cielo delle democrazie occidentali.la libertà. qualsiasi occidentale vivrà male le restrizioni della libertà perchè essa è un valore fondativo dell'essere individuale e sociale.
le dittature moderne sono forse preferibili perchè inducono con la forza il popolo all'obbedienza?
tonione ha scritto: 6 mar 2020, 23:35
e con questo chiudo la serata del virus. la Cina è una dittatura, pensavo che fosse una cosa interiorizzata da tutti. invece in italia- e anche in francia- c'è sempre qualche povero gramo reduce del sessantotto che vede il mondo sotto un filtro morto e sepolto e fa perdere tempo ai più, e questo qualcuno pensa che in Cina vi sia una situazione paragonabile alla nostra. in modo che siano paragonabili i popoli. ma come si fa a pensare ancora in questo modo.
in una dittatura il popolo soggiace alle decisioni pena la morte e pesanti punizioni. l'obbedienza non è un fatto culturale. è un fatto imposto! quindi non si può dire guarda il popolo cinese come è stato in grado di rispettare le prescrizioni. non si può proprio dire.
non è il popolo italiano in crisi. è l'occidente tutto, che ha assunto come faro la libertà, in grande crisi di fronte a questo virus. esso mina uno dei punti cardine nel cielo delle democrazie occidentali.la libertà. qualsiasi occidentale vivrà male le restrizioni della libertà perchè essa è un valore fondativo dell'essere individuale e sociale.
le dittature moderne sono forse preferibili perchè inducono con la forza il popolo all'obbedienza?
Che il mondo "occidentale" sia in crisi è palese, che la democrazia sia così tanto dominata da grandi stakeholders da risultare stravolta è un argomento che circola non solo più in ambienti accademici. Non di meno non riesco ad apprezzare il tuo intervento e l'accenno iniziale al '68, in una Italia dove la destra ha imbracciato il vessillo della libertà di farsi i c...i propri a discapito di altri mi pare mal posto (eufemismo)
Parlare e scrivere sono due attività umane differenti
I fatti degli altri sono solo opinioni, le mie opinioni sono fatti (cit. omen nomen)
Non discutere mai con un idiota: ti trascina al suo livello e ti batte con l'esperienza (cit. Incertae sedis)
Per quanto mi riguarda, tonione, io parlavo dei cinesi che vivono qui, di come si sono comportati bene In questo frangente.
Per il resto, non sono molto aggiornato, ma rispetto al 68 credo che oggi ci sia una bella differenza anche in Cina.
Il mio rapporto con questo Paese è ben riassunto dalla elencazione che ha fatto metabolik. Sono gli stessi motivi per i quali mi sta sui maroni la Spagna. Faccio quello che è nelle mie possibilità, vale a dire acquisto solo il minimo indispensabile che abbia provenienza cinese (eliminarlo è impossibile) e non vado nei ristoranti cinesi
"Come vorremmo vivere domani? No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere!"
(dalla Lettera agli amici di Giacomo Ulivi)
Niente baci né abbracci, a due metri di distanza e stop alle manifestazioni sportive.
Praticamente la vita dopo il matrimonio
Spinoza
"Come vorremmo vivere domani? No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere!"
(dalla Lettera agli amici di Giacomo Ulivi)
Ho avuto modo di conoscere da molto vicino il mondo cinese in Italia, del comunismo ormai non hanno nulla, se mai lo hanno avuto. Che siano particolari non vi è dubbio, ma allo stesso tempo hanno grandi valori ed un forte senso di comunità che a noi sta iniziando a mancare.
Certamente sono degli spietati capitalisti, ma le nuove generazioni si stanno italianizzando bene e controbilanciano i padri...Una cosa sola ammiro del popolo cinese, sono dei portatori di pace e questa è la loro arma con cui stanno conquistando il mondo. Certo a livello di democrazia sono anni luce indietro, però sfido io a riuscire a tenere sotto controllo 1 miliardo e passa di persone..
Certo se poi si ha come modello di democrazia l America, allora c'è poco di che parlare...in questi giorni di virus, i nostri "alleati" stanno portando in Europa per delle esercitazioni più di 30 mila soldati e non so quanto equipaggiamento, roba che pare si stiano preparando ad una guerra, dicono sia per allenarsi a poterci difendere nella maniera più veloce possibile..intanto noi siamo belli che distratti
"Come vorremmo vivere domani? No, non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto sapere!"
(dalla Lettera agli amici di Giacomo Ulivi)
A il Gorgo, che è preoccupato dalla situazione della sua , e mia , regione, comunico un dato confortante.
Nella provincia di Piacenza, la più colpita in quanto frontiera della zona rossa, da una settimana i casi aumentano linearmente, cioè i nuovi casi sono una costante.
Ottima notizia ! Su scala nazionale i casi hanno ancora un aumento quadratico.
E' chiaro le misure di contenimento sono state applicate e hanno funzionato alla grande.
A me consola il fatto che in Cina, a quel che ho letto, i dati stanno migliorando, seppur non del tutto uniformemente. Non ho capito se il numero di nuovi malati là sia ancora superiore a quello dei nuovi guariti, ma ho letto che il numero di nuovi malati si è abbassato molto rispetto a poco tempo fa e che si parla di un possibile prossimo allentamento (non cancellazione) delle misure di precauzione. Però là nelle regioni più colpite hanno messo in piedi misure molto rigide, qua sembra ancora tutto troppo aleatorio. Come ha detto una dottoressa di non so quale ospedale: "vedo ancora troppa gente in giro!".
A me il fatto che diversi personaggi non-comuni (Zingaretti, una guardia di salvini, quel famoso dottore poi deceduto, un paio di giudici del tribunale di Milano, assessori vari, la giocatrice nazionale scozzese...) siano risultati positivi fa pensare che, come hanno ipotizzato in tanti, i casi positivi siano enormemente più di quelli registrati. I positivi ufficiali in Italia sono ancora 1/15.000 abitanti, questo combacia poco con il fatto che così tante persone relativamente di primo piano abbiano contratto il virus; la sensazione è che quel rapporto (1/15.000) possa essere in realtà dieci volte superiore, o addirittura cento volte superiore come ha ipotizzato la Capua
I comportamenti individuali, la disciplina nel seguirli, la capacità di anteporre il bene comune ai meschini cazzi propri è alla base dell'unica strategia possibile per rallentare e poi sconfiggere il contagio.
Altrimenti
Saremo noi italiani disciplinati e capaci di anteporre il bene comune alle insofferenze individuali?
Voglio una volta tanto essere ottimista e spero di non rimanere deluso.
Argentina e Sudafrica: le uniche che hanno il diritto di chiamarsi nazionali, le altre, con diversi gradi di disonestà intellettuale, millantano
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile (cit. Woody Allen)