Pagina 14 di 14

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 27 gen 2012, 13:05
da calep61
Luqa-bis ha scritto:calep61

però dovresti riflettere sulfato che , se dopo N messaggilunbghi e farciti di calcoli, citazioni e teorie te ne esci con messaggi tipo
"Caspita che untusiasmo , ma si teniamoci quello che abbiamo, in fondo nel 6N ci siamo e, bene o male, un cucchiaio di legno non lo negano a nessuno, il minirugby c'è in ogni città, per la felicità di mamme e papà, più o meno appassionati, che si esaltano a vedere i loro figlioli con il caschetto e tiriamo innanzi a difendere, ognuno, le nostre roccaforti pensando di mertare più del bieco vicino.
Ad maiora e forza Brunel, confido in te .


I contrasti te li vai a cercare.

Secondo me, non è un problema se in provincia di Cagliari ci sono 13 società e di Milano 39.
Se proprio la vogliamo mettere suinumeri, io "pianifico" che una società che sia efficace sul territorio debba avere a disposizione la possibilità di avere tutte le giovanili dalle scuole medie in su, facciamo U13, U15, U17, U19. (cioè 80-100 giocatori "teen") e lavorare anche con le scuole elementari. Poi una prima squadra e una seconda squadra che faccia la C. (cioè 40-50 seniores)
Perché è ovvio che se crei passione e sforni una U19 intera ogni biennio, anche pensando di avere abbandoni, trasferimenti e passaggi ad altre società , tra i 20 e i 40 te li trovi giocatori per formare 2 squadre
Quindi una scoietà con almeno 200 tesserati agonisti.

Però questi numeri puoi farli in area urbana, bada bene non metropolitana. a Firenze , a Prato , a Livorno, quei numeri tra i ragazzini, che significano in media un "15" per ogni classe anagrafica, posso sperare di averli.
Perché per avere 15 rugbisti (comunque dotati), visto che la pratica sportiva in età giovanile adesso viaggia sul 60-70% ed il rugby può al massimo essere a i livelli pallacanestro-pallavolo non calcio, cioè pensare di occupare nei tesserati CONI una fetta non superiore al 5% dei praticanti (nota: se avessimo questa quota attualmente,dati i tesserati CONI totali, FIR ne avrebbe 200mila agonisti), devi pensare di intercettare il 5 % del 65% dei giovani di quella classe di età in quel territorio.
Per averne 15 ---> circa 400-500 di quella età, ovveroun territorio di circa 40000 abitanti.

Una cittadina di 40000 abitanti è l'orizzonte per avere una società "efficace" (nelle condizioni di sviluppo medio degli altri sport).
In una provincia come Milano, c'è posto per 40 società "efficaci".

Se poi, invece il problema è "il vertice", allora i numeri sono da calcolare diversamente.

Per avere una squadra di livello Challenge Cup, tutta di vivaio, serve partire da una base di almeno 10 squadre U19 che giocano "un buon rugby".
Cioè una base di 10 società tipo, cioè 400mila abitanti.

Calcoli brutali, di riferimento, in uno scenario ipotetico con
pratica sportiva attorno al 65% nella popolazione adolescenziale- valore attuale
percentuale giovani 10-20 su popolazione - circa il 10% - valore attuale
penetrazione del rugby a livelli 5% del movimento CONI - attualmente siamo attorno a 1,5-2%.
rapporto di produttiva praticanti diciottenni - "rookie" di livello professionistico internazionale 100:1

Quindi, una città di provincia con il suo territorio attorno (Padova, Treviso, Prato, Parma, Reggio Emilia, Livorno) può esprimere numericamente un movimento che regge una squadra da Challenge.

Gli spettatori, analogamente a quanto avviene per sport "minori" una città di provincia come quelle citate può esprimere un pubblico di 8-10000 spettatori allo stadio che è più o meno il volume delle squadre francesi , inglesi e celtiche (salvo eccezioni metropolitane).

Più che le 10 metropoli potremmo contare su 30-40 delle città.
A me piace la storia perchè trovo che sia utile a capire l'evoluzione delle cose.
Se tu accenni ad un mio messaggio polemico e volutamente provocatorio, tralasciando com'è sia scaturito a seguito di commenti precedenti, strumentalmente disfattisti, raramente aperti e disposti alla chiacchera libera e serena come in un forum ci si aspetterebbe, allora, effettivamente, il mio messaggio può sembrare gratuito e fuori luogo.
Poi, comunque, il mio tono potrà risultare logorroico, ma mai offensivo (se non per reazione, mi piace il rugby, non rubamazzetto!) o, peggio, disfattista.
Bell'analisi, non c'è che dire, ma mi sono un po' perso nel finale; quale sarebbe la proposta o tesi finale?

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 27 gen 2012, 13:31
da Luqa-bis
beh, intanto adesso sai come si sentono gli altri dopoqualche tuo messaggio :D

La tesi è:

- Non è necessario trapiantare a forza il rugby di vertice nelle metropoli (da chiarire quali siano poi le "metropoli" : RM , MI, NA, TO o quelle definite tali in Italia, cioè anche VE, BO, GE, BA, FI, PA, CT)
- Una città media (150-200 mila abitanti) ha la forza per esprimere con il suo circondario (300-600mila ab) la forza per avere un club di Eccellenza come atleti e secondo me anche come pubblico.
- Per essere una società che possa esprimere una squadra seniores di valore serve mediamente un bacino di 40000-50000 abitanti.

Ppoi, se le società si federano, le grandi città macinano rugby ecc, tanto di guadagnato

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 27 gen 2012, 15:26
da calep61
Luqa-bis ha scritto:beh, intanto adesso sai come si sentono gli altri dopoqualche tuo messaggio :D

La tesi è:

- Non è necessario trapiantare a forza il rugby di vertice nelle metropoli (da chiarire quali siano poi le "metropoli" : RM , MI, NA, TO o quelle definite tali in Italia, cioè anche VE, BO, GE, BA, FI, PA, CT)
- Una città media (150-200 mila abitanti) ha la forza per esprimere con il suo circondario (300-600mila ab) la forza per avere un club di Eccellenza come atleti e secondo me anche come pubblico.
- Per essere una società che possa esprimere una squadra seniores di valore serve mediamente un bacino di 40000-50000 abitanti.

Ppoi, se le società si federano, le grandi città macinano rugby ecc, tanto di guadagnato
Tesi che sposo in pieno; non sono maniaco delle grandi città, anche se un po' spiace vedere alcune di queste che hanno anche dato il via a questo sport in Italia, rimanere attualmente esclusi, ma questo è pure sentimentalismo che poco c'entra con il discorso.
Il punto è, semmai, l'analisi da te fatta quaglia sicuramente, ma al momento tali sviluppi non si registrano e questa situazione di stagnatura non è nuova e fatica anche ad evolversi ed è a questo punto del ragionamento che si ritorna alla domanda iniziale, che non vuole essere, assolutamente, provocatoria; la provincia (da intendersi tutto ciò che non siano le grandi città, universalmente riconosciute come tali; io sono di Trieste che benchè sia capoluogo di regione è, spesso, considerata una città di provincia, forse a torto, ma tant'è :D ) c'è l'ha può ancora fare da sola, può permettersi di non sfruttare il volano economico, organizzativo (eufemismo?forse!) delle grandi città? Ecco la possibile sinergia con un progetto franchigia che surrogherebbe il coinvolgimento delle, così dette, metropoli, coinvolgendo ed espandendosi nel territorio limitrofo, proprio come da te accennato (se poi questo dovesse riguardare anche grandi città, tanto meglio). Per questo credo fortemente nell'utilità di franchigie e/o supeclub come strumenti per rinverdire, ossigenare tutto il tessuto del movimento rugbystico che appare, al momento, un po' asfittico, in particolare sotto il profilo organizzativo e dei mezzi disponibili. (che bella chiacchierata :P )

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 27 gen 2012, 16:15
da ayr
calep61 ha scritto:Secondo i dati della Banca d’Italia, al giugno 2011 il debito pubblico nazionale totale ammontava a 1901 miliardi di euro
Non nascondiamoci sempre e solo dietro ai soldini: guarda un po' l'Argentina, con i problemi economici gravissimi che ha passato negli ultimi anni, che razza di movimento rugbystico si trova (Seniores, Juniores, Minirugby...), pur senza campionati professionistici, proprio grazie alla forza del loro rugby di base...

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 27 gen 2012, 16:40
da calep61
ayr ha scritto:
calep61 ha scritto:Secondo i dati della Banca d’Italia, al giugno 2011 il debito pubblico nazionale totale ammontava a 1901 miliardi di euro
Non nascondiamoci sempre e solo dietro ai soldini: guarda un po' l'Argentina, con i problemi economici gravissimi che ha passato negli ultimi anni, che razza di movimento rugbystico si trova (Seniores, Juniores, Minirugby...), pur senza campionati professionistici, proprio grazie alla forza del loro rugby di base...
Evidentemente sono più bravi, non possono mica arrivare tutti primi .... :lol:

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 28 gen 2012, 5:45
da Sator Arepo
calep61 ha scritto: in questi paesi, però, ci sono condizioni economiche diverse da quella italiana, questo è purtroppo un fatto sconsolante, ma di cui si deve tenere conto nelle valutazioni sulle iniziative assunte anche sul versante rugby. In altre parole le federazioni di questi paesi hanno altri budget, superiori alla FIR. In questi paesi le medesime federazioni non si devono preoccupare di rilanciare i campionati, che sono di tutta eccellenza e possono contare su autonomi assetti economici che consentono, anche grazie ai tanto vituperati diritti televisivi, di sbarcare dignitosamente il lunario.
No guarda, troppo facile dire che gli altri hanno budget superiori; bisogna vedere come li spendono 'sti soldi.
Nelle SANZAR, i giocatori professionisti sono tutti stipendiati dalle federazioni... in Nuova Zelanda (fermi restando i problemi economici che ci sono anche qua), vuol dire che con un capitale di 55 milioni di euro (contro i... quanti? 30, 35 della FIR?) pagano 150 giocatori di Super XV e, tramite le province, circa 400 di ITM (professionisti) e altrettanti di Heartland (semipro). Piu' allenatori, dirigenti, e staff vari. Inoltre, hanno da pensare a costruzione e manutenzione degli stadi, hanno anche loro le accademie, come ho gia' detto fanno gesti tipo regalare il campo ai club appena fondati, eccetera eccetera.
In Australia il rugby e' il quarto sport di squadra, piu' o meno come in Italia, e' poco seguito, ha un bacino di utenza decisamente piu' ristretto, eppure investendo i soldi che hanno sulla formazione dei giovani giocano forse il rugby piu' bello del mondo, e vincono.
Il bilancio della FIR su internet non lo trovo, ma mi piacerebbe proprio sapere come spendono esattamente tutto 'sto cash. Accademie, contributo per gli atleti di interesse nazionale, e poi? Gia' finiti? Cioe' se con 50 milioni in una nazione si mantengono cinque franchige e ventisei squadre, noi fuciliamo 30 milioni pagando il 60% degli stipendi a trenta giocatori?

Il professionismo, in ogni caso, non deve essere automaticamente associato a qualcosa di brutto, sporco, mostruoso, truffaldino, corrotto... puo' essere anche il viatico per l'ampliamento e il potenziamento di una base solida che rispecchia perfettamente i valori e i principi naturali del gioco; basta che i soldi siano destinati li' e gestiti con un minimo di trasparenza. Lo scetticismo di alcuni e' giustificato dal fatto che abbiamo davanti agli occhi un pessimo esempio di sistema-paese, o dai problemi etici che ha avuto il calcio da noi, ma non e' che in tutto il mondo l'equazione professionismo=satana sia cosi' matematica.

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 28 gen 2012, 11:31
da Laporte
ayr ha scritto:
Non nascondiamoci sempre e solo dietro ai soldini: guarda un po' l'Argentina, con i problemi economici gravissimi che ha passato negli ultimi anni, che razza di movimento rugbystico si trova (Seniores, Juniores, Minirugby...), pur senza campionati professionistici, proprio grazie alla forza del loro rugby di base...
Se però vai in Argentina, ti consiglio una cosa: vai a visitare un club sportivo, non necessariamente rugbistico o di livello. Ne ho visitati due: uno con al vertice un club di campionato provinciale di calcio (terza o quarta serie) e uno di Serie B di Basket. Sono quasi tutti club polisportivi per altro.

Strutture bellissime, di proprietà, neppure un soldo dagli enti pubblici per l' attività giovanile (in parte a pagamento), soci che prestano e si fanno prestare soldi come fosse (ed è) un credito cooperativo. Autofinanziamento. Niente assistenzialismo.

Va anche detto che le condizini sociali, sno per certi versi piùsimili all'Italia di 4 anni fa e anche i ragazzini hanno più "fame"

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 28 gen 2012, 11:35
da Laporte
Laporte ha scritto:
ayr ha scritto:
Non nascondiamoci sempre e solo dietro ai soldini: guarda un po' l'Argentina, con i problemi economici gravissimi che ha passato negli ultimi anni, che razza di movimento rugbystico si trova (Seniores, Juniores, Minirugby...), pur senza campionati professionistici, proprio grazie alla forza del loro rugby di base...
Se però vai in Argentina, ti consiglio una cosa: vai a visitare un club sportivo, non necessariamente rugbistico o di livello. Ne ho visitati due: uno con al vertice un club di campionato provinciale di calcio (terza o quarta serie) e uno di Serie B di Basket. Sono quasi tutti club polisportivi per altro.

Strutture bellissime, di proprietà, neppure un soldo dagli enti pubblici per l' attività giovanile (in parte a pagamento), soci che prestano e si fanno prestare soldi come fosse (ed è) un credito cooperativo. Autofinanziamento. Niente assistenzialismo.

Va anche detto che le condizioni sociali, sno per certi versi piùsimili all'Italia di 40 anni fa e anche i ragazzini hanno più "fame"
Intendevo 40 anni fa...

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 31 gen 2012, 20:50
da ayr
Laporte ha scritto:i ragazzini hanno più "fame"
OT questa e' una cosa che ho notato spesso e in molti ambiti diversi, in Italia...

Re: RUGBY E LA PROVINCIA ITALIANA; QUALE NESSO?

Inviato: 1 feb 2012, 10:01
da orme53
calep61 ha scritto:
Luqa-bis ha scritto:beh, intanto adesso sai come si sentono gli altri dopoqualche tuo messaggio :D

La tesi è:

- Non è necessario trapiantare a forza il rugby di vertice nelle metropoli (da chiarire quali siano poi le "metropoli" : RM , MI, NA, TO o quelle definite tali in Italia, cioè anche VE, BO, GE, BA, FI, PA, CT)
- Una città media (150-200 mila abitanti) ha la forza per esprimere con il suo circondario (300-600mila ab) la forza per avere un club di Eccellenza come atleti e secondo me anche come pubblico.
- Per essere una società che possa esprimere una squadra seniores di valore serve mediamente un bacino di 40000-50000 abitanti.

Ppoi, se le società si federano, le grandi città macinano rugby ecc, tanto di guadagnato
Tesi che sposo in pieno; non sono maniaco delle grandi città, anche se un po' spiace vedere alcune di queste che hanno anche dato il via a questo sport in Italia, rimanere attualmente esclusi, ma questo è pure sentimentalismo che poco c'entra con il discorso.
Il punto è, semmai, l'analisi da te fatta quaglia sicuramente, ma al momento tali sviluppi non si registrano e questa situazione di stagnatura non è nuova e fatica anche ad evolversi ed è a questo punto del ragionamento che si ritorna alla domanda iniziale, che non vuole essere, assolutamente, provocatoria; la provincia (da intendersi tutto ciò che non siano le grandi città, universalmente riconosciute come tali; io sono di Trieste che benchè sia capoluogo di regione è, spesso, considerata una città di provincia, forse a torto, ma tant'è :D ) c'è l'ha può ancora fare da sola, può permettersi di non sfruttare il volano economico, organizzativo (eufemismo?forse!) delle grandi città? Ecco la possibile sinergia con un progetto franchigia che surrogherebbe il coinvolgimento delle, così dette, metropoli, coinvolgendo ed espandendosi nel territorio limitrofo, proprio come da te accennato (se poi questo dovesse riguardare anche grandi città, tanto meglio). Per questo credo fortemente nell'utilità di franchigie e/o supeclub come strumenti per rinverdire, ossigenare tutto il tessuto del movimento rugbystico che appare, al momento, un po' asfittico, in particolare sotto il profilo organizzativo e dei mezzi disponibili. (che bella chiacchierata :P )
Risposta telegrafica e personalissima. Alle condizioni attuali NO!!!. E mettiamoci il cuore in pace.
PS: Io direi che più che interventi disfattisti... io li leggo come interventi realisti. Ma di persone ottimiste e sognatrici ne abbiamo bisogno.