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supermax ha scritto:

tonione ha scritto:non è che vi state dando agli scacchi per disperazione? pur di non combattere ricercate la simulazione. evviva la play e gli scacchi e il mondo simulato.
quelle cose diventano, per natura, compulsive. vi privano della volontà di scrivere qualcosa di interessante. non siete mica qui per fare degli scacchi il vostro motivo? me lo chiedo perchè vi vedo attivi sul quel fronte. troppo attivi. pure il torneo delle nazioni vi siete pensati. non è che essendo tramontata l'ipotesi della squadra degli old ora cercate di combattere nel virtuale delle scacchiere.
a ridicoli, non rinunciate a noi stessi, tornate in voi. prima che vi faccio una macumba sotto forma di alfiere.

"Arbitro, questo è rugby, mica scacchi".... copyright Paul Griffen. E comunque, gli scacchi sono un gioco di combattimento quant'altri mai....

Non a caso perdo sempre e per mosse avventate.
Ci sarebbe da parlarne in termini proprio di "combattere".

ma cosa c'entra tutto questo con la federazione e la nazionale?

Leinsterugby ha scritto:ma cosa c'entra tutto questo con la federazione e la nazionale?

Perché no?

ora è necessario adottare un difesa preventiva alla spostite. la spostite delle discussioni. e ringrazio sandrobandito. che ormai garry mi fa la guerry- un momento di celia, hai visto jpr?- e allora ottengo un vago sostegno da sandrobandito e il gorgo. pare che anche jk si sia ripreso e sia ritornato a considerarmi nelle risposte. leinsterugby, quello della non idoneità al capitolo di discussione è stato un tema affrontato fin dall'inizio come potrai vedere se ritorni a lo principio.

cosa si deve sviluppare di più, nella nazionale e nei suoi seguaci, se non il senso del combattimento? l'estensione del dominio della lotta trova un freno solo nel sentire, percepire, un perchè nelle cose che si fanno. solo nel percepire che la lotta ha un fine ultimo che si dissolve se non la dotiamo di una coscienza di tutti, di un coro collettivo. i regbisti non sono nel deserto emotivo perchè siamo tutti noi il loro substrato. e se noi rinunciamo ad accettare che l'idea del combattere è vitale, come possiamo poi pretendere che sia parte di loro.

tonione ha scritto:ora è necessario adottare un difesa preventiva alla spostite. la spostite delle discussioni. e ringrazio sandrobandito. che ormai garry mi fa la guerry...

Macché, non faccio nulla.
Solo perché ti ho risposto in un paio di occasioni? Non oserei mai discutere seriamente con te: poetis omnia licet

non la risolverei solo così, guerry. ti sei veramente contrariato fin da subito. avevi paura che combattere fosse un modo di intendere sbagliato. e per questo mi hai perseguitato, non saprei, è esagerato perseguitare, comunque ti sei opposto per una paura preventiva. ricorda che da queste parti non ci si fa fregare le parole sotto il naso. e se combattere, per me, ha un significato religioso, è perchè credo che non dovrei essere il solo.

Io invece distinguo dentro o fuori dal campo, si sarà capito.
In campo combattevo eccome, era una questione di sopravvivenza, avendo iniziato piuttosto giovane e non essendo propriamente un gigante.

Fuori dal campo, forse combatto (io direi meglio, "lavoro") per non dover combattere e affinché nell'ambiente che mi circonda nessuno debba combattere.
Partendo da qui siamo arrivati su un terreno minato. Un terreno che si può risolvere con due battute. Se si toccano natura, ambiente, esseri viventi si tocca, lo ammetto, un mio nervo scoperto

come vedi non è un territorio su cui mi lasci agire indisturbato. perciò la poesia non regala nessuna licenza.
combattere perchè nessuno combattta mi sembra onesto. è quello che ti ha sostenuto, il motivo vero, in questa discussione.
nel mio caso combattere basta. il rugby è uno sport che rappresenta noi stessi in una fase pregressa dell'evoluzione. integrale.

Garryowen ha scritto:Io invece distinguo dentro o fuori dal campo, si sarà capito.
In campo combattevo eccome, era una questione di sopravvivenza, avendo iniziato piuttosto giovane e non essendo propriamente un gigante.

Fuori dal campo, forse combatto (io direi meglio, "lavoro") per non dover combattere e affinché nell'ambiente che mi circonda nessuno debba combattere.
Partendo da qui siamo arrivati su un terreno minato. Un terreno che NON si può risolvere con due battute. Se si toccano natura, ambiente, esseri viventi si tocca, lo ammetto, un mio nervo scoperto

Ci mancava un "non"...

ec(c)o vedi, una prospettiva da buco nero. siccome due battute non bastano dobbiamo rileggerci tutta l'iliade per poter dire qualcosa. in questo modo nulla è discutibile perchè ci vorrebbero troppe nozioni, troppa memoria per tenere conto di tutto. il buco nero.affrontare l'immenso. l'evoluzione globale. queste cose. garry, sono concetti che puoi affrontare solo attraverso un linguaggio poetico. un'immaginazione allegra. un senso positivo non dominante. non moralizzando le fasi biologiche in cui la distruzione serve per creare qualcosa da se. ha un senso in se.

sono argomenti bellissimi!

tonione ha scritto: sono argomenti bellissimi!

Su questo sono d'accordo.
Il caso ha voluto che stessi leggendo proprio in questi giorni "Quando i cavalli avevano le dita" di Gould. Bellissimo.

A proposito di combattimenti in campo, riporto questo episodio dei miei tempi, trovato en passant su Facebook. Conosco i protagonisti.

"La notizia del giocatore del Toulouse che protegge l'avversario infortunato a terra mi ha fatto ricordare un episodio accaduto tanti anni fa. Era il 1977 l'anno del mio debutto in serie A, io ero la matricola della squadra, durante una partita col Casale, dopo aver effettuato un placcaggio mi ritrovai sotto il raggruppamento con gli avversari che mi pestavano come uno zerbino, allora funzionava cosi', poi qualcuno che non potevo vedere si butto' su di me, con le sue braccia mi copri' la testa e si prese i calci al posto mio. Quando il raggruppamento termino' e ci rialzammo vidi che era Paolo Pavesi, io lo guardai un po' sorpreso, lui non disse niente e mi sorrise, quel sorriso me lo porto ancora nella memoria e nel cuore".

Paolo Pavesi, tallonatore, scomparso qualche anno fa.

il tuo modo di intendere il combattere mi facilita la carie dei denti. è un modo ideale alquanto favolistico in cui mi sono perso anch'io nel combattimento da giovane. in questo caso ci sono almeno due prospettive. quella di sapere cosa vuol dire farsi male durante un match e quella degli altri. a cui interessa poco. normalmente coloro che si macchiano di questi episodi sono definiti deboli. poco adatti al combattimento.

allego link di un recentissimo e cliccatissimo episodio nel campionato francese che può approssimativamente descrivere la roba riportata da garry.

il link: http://www.gazzettadiparma.it/video/spo ... tegge.html

tonione ha scritto:il tuo modo di intendere il combattere mi facilita la carie dei denti. è un modo ideale alquanto favolistico in cui mi sono perso anch'io nel combattimento da giovane. in questo caso ci sono almeno due prospettive. quella di sapere cosa vuol dire farsi male durante un match e quella degli altri. a cui interessa poco. normalmente coloro che si macchiano di questi episodi sono definiti deboli. poco adatti al combattimento.

allego link di un recentissimo e cliccatissimo episodio nel campionato francese che può approssimativamente descrivere la roba riportata da garry.

il link: http://www.gazzettadiparma.it/video/spo ... tegge.html

Quello che ho riportato io è un po' diverso, però

Forse avrò avuto una vita troppo facile, non so. Una vita da "carie-nei-denti" (con le mutande).
Però sono vicino ad ottenere il mio scopo. Devo rimuovere gli ultimi ostacoli