GRUN ha scritto:Caro Sanscrito, la mia risposta è negativa. Se mai è esisitito, ecco, ora ho la convinzione che non appare individuabile un codice comune di riferimento. Certo, confrontando una partita del 1976 ed una del 2006, si riscontrano degli elementi di continuità, ma mi paiono molto più numerose le differenze. Altri fisici, altri ritmi, altre esecuzioni dei fondamentali, altre concezioni tattiche, altre regole. Ti sento già dire: "lo spirito". Mah, siamo così sicuri che anche questo abbia attraversato i decenni immutato ed immutabile, con gli interessi economici che ci sono oggi? Munari, nel corso di una telecronaca, ricordava che le squadre inglesi, in Heineken Cup, dopo aver giocato in trasferta, non prendono più parte al terzo tempo: doccia, fisioterapista, integratori, aereo, che domani c'è allenamento... E anche arrestandoci agli anni di Fouroux ed Evans, di Villepreux e Babrow, il rugby che veniva insegnato a Stellenbosch era lo stesso che Villepreux andò a predicare a Tahiti finita la carriera? Lo spirito e la visione del mondo dei giocatori gallesi che si allenavano ancora sporchi di carbone erano, potevano essere quelli dei rampolli della alta borghesia inglese che placcavano nei college più esclusivi? Io credo che nel costruire la storia di questo sport magnifico quasi tutti abbiano enfatizzato i tratti condivisi, che comunque fino ai novanta erano in numero maggiore e più solidi, piuttosto che individuare i tratti precipui delle culture rugbistiche delle varie comunità, ma forse questa è una riflessione troppo eccentrica. Torno alle tue "provocazioni". E' vero "i professionisti si innestano su un tessuto di gente del posto, che vive e tramanda le tradizioni della squadra". E' questo il punto, a far vibrare, a corroborare storia e memoria sono gli appassionati, i tifosi. Nel rugby dei padri i giocatori venivano generati dall'ambiente che avrebbero poi rappresentato, oggi è così solo in minima parte e solo per poche e ben identificabili realtà, ognuno può pensare se questo sia un bene o un male, certo è una significativo segno di diversità. Sul fatto che in paesi rugbisticamente più evoluti del nostro e arrivati al professionismo con anticipo rispetto a noi molti giocatori siano da prendere ad esempio e a modello di comportamento, sarei propenso ad esprimere consistenti dubbi. Nel campionato inglese, che in questi ultimi tre anni ho potuto seguire agevolmente grazie a Sky, c'è stato un tale stillicidio e rossiniano crescendo di falli professionali, violenze gratuite, risse da bar, vendette trasversali, da indurre la federazione ad una maggiore severità, comn arbitri più propensi ad estrarre cartellini e giudici pronti a comminare lunghe squalifiche. Non mancano di sicuro giocatori corretti in campo ed attaccati alla maglia, ma mi sembra chiaro che tutte le pressioni che gravano sugli atleti professionisti hanno finito per, diciamo così, spostare gli orizzonti etici...
Volevo rispondere a Sanscrito ma leggendo ciò che GRUN ha scritto mi rendo conto dell'inutilità di una doppia opinione.
Pensiero di GRUN che condivido in tutto e per tutto, soprattutto da cittadino rodigino con il sangue rossoblu nelle vene che soffre sugli spalti del Battaglini da quasi 20 anni.
E da rodigino non posso che evidenziare gli aspetti negativi del passaggio al professionismo, mutazione che è in parte responsabile del declino rossoblu.
Aldilà delle indiscutibili colpe manageriali e gestionali dei personaggi che si sono succeduti al vertice della RR, ciò che rendeva grande e temibile il Rovigo era l'attaccamento della città alla squadra; altro che 16° uomo... era tutta una cittadinanza che spingeva chi ogni domenica andava in campo ad indossare quella maglia pesantissima e gravida di storia e responsabilità.
Un attaccamento città/squadra favorito dall'assoluta possibilità di respirare rugby 7 giorni alla settimana, data la schiettezza -cito solo un esempio- con cui gli appassionati, trovando Dengra sotto i portici di Piazza Vittorio Emanuele II, potevano fermarlo e dirgli: "Chea baea te gà da tegnerla struca!", se nella domenica precedente il buon Serafino durante una penetrazione aveva malamento perso il pallone, la stessa sincerità e sofferenza con cui chiunque poteva attendere nel dopopartita i giocatori, lo staff e l'allenatore fuori dagli spogliatoi, molto spesso perchè la maggioranza della rosa era autoctona (e perchè a Rovigo siamo in 50000, e bene o male ci conosciamo tutti...).
Ed i giocatori, in seguito ed in considerazione di tali dimostrazioni da parte dei rodigini e con la consapevolezza di essere sotto gli occhi competenti e severi del "pubblico rugbystico più competente d'italia", erano quasi 'obbligati' a dare tutto.
Un attaccamento che aveva come mastice perenne una cosa chiamata VOLONTARIATO, oggi quasi scomparso, in cui si "donava" il proprio tempo alla Rugby Rovigo (propaganda, gestione dello stadio, etc) senza richiedere nulla.
VOLONTARIATO che diventava SACRIFICIO, soprattutto negli anni bui di inizio '70, in cui i giocatori stessi della rugby rovigo salvarono la società dal tracollo e dalla sua scomparsa.
Ebbene su questo sito ne ho sentite tante, su Rovigo città, su Rovigo squadra, su Rovigo abitanti, ho sentito qualcuno additare i tifosi rodigini come i peggiori e più antipatici d'italia, ho sentito soprattutto qualcuno apostrofare in malo modo il guestbook del sitoignorante (qualcuno ha ironizzato anche sul nome... che però usa il termine ignoranza con un'accezione "Paoliniana"...), unica risorsa per l'appassionato rossoblu.
Ebbene sono costretto a dire che, pur nella sua assoluta, a volte eccessiva, libertà di opinione, spesso il guestbook in questione regala opinioni e testimonianze da leggere attentamente. E' una pura coincidenza che in questi giorni anche sul sitoignorante si dibatta sulla mutazione di questo sport in italia, ecco perchè mi sento di riportare qui alcune testimonianze colà comparse. A voi.
"Ho la sensazione che da quando hanno cominciato a girare troppi soldini nel rugby, le cose stiano diventando molto tristi. Squadre che si creano con tanti soldi e di punto in bianco si definiscono "città in mischia", società gloriose allo sfascio e perciò sempre più penalizzate, e sky di qua e sky di là, gli italiani che si sono accorti dell'esistenza di questo bellissimo sport e all'improvviso si sentono tutti competenti, ritengono che alle partite si debba stare seduti e zitti zitti (come gli inglesi... dicono!), vai al Sei Nazioni a Roma e tutti osannano quell'insopportabile e orrendo Lo Cicero, si addita il pubblico di Rovigo perchè fa casino, gli arbitri penosi, carabinieri che rompono le palle per i fumogeni... Boh, non so... quando fuori dal Veneto e poche altre zone nessuno sapeva del rugby, si stava a meraviglia e sulle tribune si faceva un gran casino (anche bello tosto) divertendosi e basta. Le sane rivalità poi sono sempre esistite. Nessuno fuori dalle più gloriose "isole rugbistiche" ci conosceva e si stava da Dio! Secondo me appena una cosa viene scoperta in Italia, viene rovinata. E' un'opinione che forse nasce dall'amarezza, ma mi pare che una volta si respirasse un'aria più pulita dove vinceva chi era più forte, orgoglioso e coraggioso, e non chi aveva più schei. Buon ponte al mondo rossoblù."
"ROVIGO ha:
- una tardizone di rugby ineguagliabile in Italia
- un attaccamento da parte della città ineguagliabile
ROVIGO non ha:
- più di quattro o cinque imprenditori, sempre quelli, quindi soldi per competere
- grandi competenze manageriali (mi pare) per trasformare una passione forte in una società forte
in un terreno fertile di passione unico come quello di Rovigo, alla fine, non c'è chi può e sa seminare..."
"Concordo pienamente il tuo giudizio in tutti i suoi punti!
In italia quando si scopre qualcosa(qualsiasi) la si rovina subito, le televisioni e i troppi soldi montano la testa di qualche "magna-magna", e la gente che scopre questo sport diventa saccente e da lezioni a tutti come se si fosse al (ex)Processo di Biscardi o al bar...
Mi sono innervosito anch'io tempo fa quando m'è capitato di leggere su siti e giornali, e vedere per televisione(6nazioni) o al campo e in trasferta, bacchettate e commenti di tifosi avversari perchè bisogna stare buoni, zitti, di non fischiare e che si vantavano di essere delle vere città in mischia(anzi in minchia). Tanto per fare due nomi, quel incompetente di Bollesan, e tifosi pardon boari, del calvisano e qualche benefattore trevigiano... La mia opinione non viene solo perche a rovigo stanno andando male parecchie cose da tempo, ma scaturisce dalla mia passione innarrestabile per il rugby, e da tanti anni di continuo seguimento piu di altri incompetenti...in italia tutto fa schifo! Forza Rovigo!"
"Il mio papi portava me e mia sorella Cica al Battaglini quando eravamo piccine picciò. A Roma c'eravamo. Cica, che è più grande di me, anche a Udine (era a Udine, no? Col Petrarca...). Perciò... non verremo traviate dal pattinaggio a rotelle. Rugby.it non lo guardo mai perchè non m'interessa, il sito dei veri intenditori è questo, il nostro. Io ho scritto lo "sfogo" perchè mi pare che le cose stiano cambiando in peggio. Ed è molto triste, stanno girando troppi soldi e in Italia la mentalità rugbistica non trova terreno fertile se non in poche zone, prima fra tutte la nostra. Eppure non si fa altro che parlare di una nazionale (scadente), dei signori Benetton, Calvisano, Parma e Viadana. I più "poveretti" del campionato, guarda caso... Stanno rovinando il nostro sport! Ma giuro che se mai avrò dei figli (maschi), GIOCHERANNO A RUGBY!! Ciao ciao"
"Purtroppo, secondo me, il professionismo ha snaturato il rugby: una volta i giocatori lo praticavano per vera passione, ora "anche" per denaro.Quanta nostalgia per i campionati dell'epoca dilettantistica! Oggi, improvvisamente, Roma diventa la capitale anche del rugby (ma dove??!!). Oggi, (rugby.it docet), chiunque si ritiene grande esperto di questo sport, e fino a ieri manco lo conosceva.
Preferivo il rugby che è esistito fino a quindici-vent'anni fa: non commerciale, poco conosciuto, ma sicuramente piu' VERO."
"C'è solo una soluzione per contrastare tutto questo orrore! Le grandi di un tempo e di sempre DEVONO tornare grandi!! E con le loro forze! Perciò ROVIGO, L'AQUILA E (ahimè la devo includere) PADOVA! Devono vincere contro soldi, "sudditanze psicologiche", arbitraggi scabrosi e via dicendo! Non c'è altra via d'uscita, la strada intrapresa adesso è bruttissima ed è difficile contrastarla e tornare indietro. La speranza sono queste tre squadre!! Utopia??!! Forse... ma bisogna crederci! Non portateci via l'orgoglio della nostra città!! Alè oò Alè oò!! FORZA NUOVA ROVIGO, Sissi tristissima"