Re: La Celtic va a...
Inviato: 21 lug 2009, 8:39
A me questo articolo tratto da RovigoOggi sembra l'analisi più lucida sentita fino ad ora:
Nessuno riuscirà a convincermi che le scelte del consiglio federale di questo scorcio di 2009 sono state fatte per il bene del rugby, per la crescita della palla ovale in Italia. Il rugby sta subendo un attacco mortale alla sua essenza perchè avere titoli sportivi, meriti, tradizione e cultura rugbistica ormai non vale più, non serve a niente: il rugby italiano è nelle mani dei Carneade di turno e dei manager che credono che investendo un pacco di milioni in marketing si possa avvicinare la gente al rugby e vendere il rugby. Il marketing è importantissimo e senza marketing non si va da nessuna parte, ma tra qualche anno potrebbe non esserci più rugby da vendere. Basti pensare al prossimo Super10: il Treviso campione d'Italia con una storia ventennale di titoli giovanili e mille giocatori dati alla nazionale viene escluso dalla Celtic League, il Calvisano semifinalista 2009 e campione d'Italia 2008, si ritira e scende in A2, il Gran Parma retrocesso sul campo viene ripescato e con gli Aironi del Po disputerà la Celtic, L'Aquila è ripescata perchè la Capitolina si ritira per fondersi con Lazio e Olympic. L'Olympic Roma che stava per retrocedere giocherà in Challenge Cup. Tra un paio d'anni in Heineken Cup ci saranno realtà sportive come Lazio, Colorno, Capitolina, Mantova, Brescia, realtà che non hanno mai vinto niente e prodotto quasi niente. Dov'è finito il merito sportivo?
Contano gli affari di pochi
L'assessore allo sport di Parma, Roberto Ghiretti, per dieci anni dg della LegaVolley, è l'amministratore che deve costruire la cittadella dello sport (nuovo stadio del rugby compreso) nella città ducale. Guarda caso, la Roberto Ghiretti e Associati è cliente Fir come consulente marketing. E guarda caso, il Viadana ha già dato il beneplacito perchè il nuovo stadio del rugby di Parma diventi il campo principale degli Aironi del Po, dato che il Giglio di Reggio Emilia è persino gravato da una cura fallimentare. Ma Parma ha meno tifosi di Viadana! Che paradossi. E che conflitto d'interessi per l'assessore allo sport di Parma e per la federazione rugby.
Rugby da smantellare
Andrea Bacchetti e Tommaso Reato, i gioielli del vivaio rossoblu, trattenuti a stento a Rovigo in questi anni, giocheranno forse l'ultima stagione a Rovigo. In seguito, per poterli vedere, i tifosi rodigini dovranno andare a Reggio Emilia o a Roma. Non si potrà pensare che rimangano a Rovigo se vogliono vestire l'azzurro. E così sarà per i ragazzi che cominceranno a giocare a rugby in Veneto, a Padova, come a Villorba o a Villadose, a Mirano come a Badia: i migliori a sedici, diciassette anni andranno nelle accademie e appena avranno maturato un po' di caps di nazionale di categoria o nazionale “A” ecco che potranno ambire alle franchigie. Nelle piazze locali della nostra regione, Rovigo compresa, rimarranno solo i giocatori mediocri che non avranno alcuna possibilità di ambire a vestire, anche poche volte, una casacca che conta e dire un giorno: “A go' zoga' anca mi quea volta...” nel ricordare il derby coi tuttineri o coi nemici del Benetton o la vittoria all'ultimo minuto contro.....
Perchè l'Accademia del rugby la Fir l'ha creata di sana pianta a Mogliano (ma sindaco di Mogliano e presidente della provincia di Treviso hanno già reso noto che non collaboreranno con la Fir e taglieranno anche i contributi) e non ha investito nelle piazze storiche di Padova e Rovigo? Sembra chiaro il disegno di smantellare completamente le realtà storiche e tradizionali del rugby veneto, espropriandole dei meriti sportivi, delle capacità organizzative nei settori giovanili e, con la mortificazione del campionato italiano, conseguente al progetto di accedere alla Celtic League con le franchigie, anche del tessuto sportivo minimo vitale per motivare i ragazzi a praticare rugby. Nessuno vedrà mai più il pubblico del derby Rovigo-Petrarca, e in televisione, il rugby sparirà completamente.
Rugby da immaginare
Chi mai sarà interessato ad acquistare i diritti del campionato italiano, dato che la Fir dichiara tramite il proprio presidente esclusivo interesse solo per Nazionale e franchigie e nemmeno si metterà a vendere i diritti tv del futuro Super12? Per vedere un rugby di un certo livello, nei prossimi 4 anni, il tifoso rodigino non dovrà nemmeno più andare a Padova o a Treviso, ma a Parma, Reggio Emilia e Roma. O andare a vedere la Challenge delle “franchigie temporanee”, qualcosa che potrebbe cambiare ogni anno. Rimane l'opzione divano davanti alla tv oppure catturare le immagini dai canali internet nel proprio computer.
Tiepida opposizione
Nonostante le reazioni dei presidenti veneti sono apparse tiepide, solo Pipitone ha strepitato un po' che questa scelta federale è una deriva verso l'abisso. Anzi le prime dichiarazioni sembrano quasi indicare che Treviso si sia meritato questa debacle. Che miopìa. La sconfitta di Treviso è una sconfitta anche per Rovigo, Padova e Venezia perchè è vero che Treviso si è isolata ma anche se la collaborazione con Zatta non è decollata come avrebbe potuto e dovuto, certamente nei prossimi tre anni Rovigo avrebbe potuto entrare nel “giro” Celtic ospitando qualche partita, e fornendo giocatori. Come dire, tenendosi nei paraggi. In attesa di tempi migliori. C'è da chiedersi: Rovigo, Padova e Venezia hanno davvero fatto tutto quanto era possibile per evitare che Treviso corresse da solo per la Celtic League? E i vari Rinaldo, Mazzariol, Checchinato non potevano evitare che si formasse questo autentico cartello antiveneto in cui probabilmente sono confluiti addirittura i veneti pro-Dondi Enore Bagatin e Zeno Zanandrea? Altro che dimissioni, qui bisogna rimanere in sella e combattere con tutti gli strumenti legali a disposizione. La secessione è folclore, il rugby è uno solo. Ancora una volta in Veneto non si capisce che solo uniti si può evitare la cancellazione dalla storia di questo sport. Il Veneto è già stato battuto al tempo della scelta del campo dove giocare il Sei Nazioni. Adesso viene maltrattato da una scelta federale scellerata per le conseguenze che avrà non tanto nel rugby di vertice, ma, nel medio lungo periodo, nel rugby di base, nel rugby popolare.
Nessuno riuscirà a convincermi che le scelte del consiglio federale di questo scorcio di 2009 sono state fatte per il bene del rugby, per la crescita della palla ovale in Italia. Il rugby sta subendo un attacco mortale alla sua essenza perchè avere titoli sportivi, meriti, tradizione e cultura rugbistica ormai non vale più, non serve a niente: il rugby italiano è nelle mani dei Carneade di turno e dei manager che credono che investendo un pacco di milioni in marketing si possa avvicinare la gente al rugby e vendere il rugby. Il marketing è importantissimo e senza marketing non si va da nessuna parte, ma tra qualche anno potrebbe non esserci più rugby da vendere. Basti pensare al prossimo Super10: il Treviso campione d'Italia con una storia ventennale di titoli giovanili e mille giocatori dati alla nazionale viene escluso dalla Celtic League, il Calvisano semifinalista 2009 e campione d'Italia 2008, si ritira e scende in A2, il Gran Parma retrocesso sul campo viene ripescato e con gli Aironi del Po disputerà la Celtic, L'Aquila è ripescata perchè la Capitolina si ritira per fondersi con Lazio e Olympic. L'Olympic Roma che stava per retrocedere giocherà in Challenge Cup. Tra un paio d'anni in Heineken Cup ci saranno realtà sportive come Lazio, Colorno, Capitolina, Mantova, Brescia, realtà che non hanno mai vinto niente e prodotto quasi niente. Dov'è finito il merito sportivo?
Contano gli affari di pochi
L'assessore allo sport di Parma, Roberto Ghiretti, per dieci anni dg della LegaVolley, è l'amministratore che deve costruire la cittadella dello sport (nuovo stadio del rugby compreso) nella città ducale. Guarda caso, la Roberto Ghiretti e Associati è cliente Fir come consulente marketing. E guarda caso, il Viadana ha già dato il beneplacito perchè il nuovo stadio del rugby di Parma diventi il campo principale degli Aironi del Po, dato che il Giglio di Reggio Emilia è persino gravato da una cura fallimentare. Ma Parma ha meno tifosi di Viadana! Che paradossi. E che conflitto d'interessi per l'assessore allo sport di Parma e per la federazione rugby.
Rugby da smantellare
Andrea Bacchetti e Tommaso Reato, i gioielli del vivaio rossoblu, trattenuti a stento a Rovigo in questi anni, giocheranno forse l'ultima stagione a Rovigo. In seguito, per poterli vedere, i tifosi rodigini dovranno andare a Reggio Emilia o a Roma. Non si potrà pensare che rimangano a Rovigo se vogliono vestire l'azzurro. E così sarà per i ragazzi che cominceranno a giocare a rugby in Veneto, a Padova, come a Villorba o a Villadose, a Mirano come a Badia: i migliori a sedici, diciassette anni andranno nelle accademie e appena avranno maturato un po' di caps di nazionale di categoria o nazionale “A” ecco che potranno ambire alle franchigie. Nelle piazze locali della nostra regione, Rovigo compresa, rimarranno solo i giocatori mediocri che non avranno alcuna possibilità di ambire a vestire, anche poche volte, una casacca che conta e dire un giorno: “A go' zoga' anca mi quea volta...” nel ricordare il derby coi tuttineri o coi nemici del Benetton o la vittoria all'ultimo minuto contro.....
Perchè l'Accademia del rugby la Fir l'ha creata di sana pianta a Mogliano (ma sindaco di Mogliano e presidente della provincia di Treviso hanno già reso noto che non collaboreranno con la Fir e taglieranno anche i contributi) e non ha investito nelle piazze storiche di Padova e Rovigo? Sembra chiaro il disegno di smantellare completamente le realtà storiche e tradizionali del rugby veneto, espropriandole dei meriti sportivi, delle capacità organizzative nei settori giovanili e, con la mortificazione del campionato italiano, conseguente al progetto di accedere alla Celtic League con le franchigie, anche del tessuto sportivo minimo vitale per motivare i ragazzi a praticare rugby. Nessuno vedrà mai più il pubblico del derby Rovigo-Petrarca, e in televisione, il rugby sparirà completamente.
Rugby da immaginare
Chi mai sarà interessato ad acquistare i diritti del campionato italiano, dato che la Fir dichiara tramite il proprio presidente esclusivo interesse solo per Nazionale e franchigie e nemmeno si metterà a vendere i diritti tv del futuro Super12? Per vedere un rugby di un certo livello, nei prossimi 4 anni, il tifoso rodigino non dovrà nemmeno più andare a Padova o a Treviso, ma a Parma, Reggio Emilia e Roma. O andare a vedere la Challenge delle “franchigie temporanee”, qualcosa che potrebbe cambiare ogni anno. Rimane l'opzione divano davanti alla tv oppure catturare le immagini dai canali internet nel proprio computer.
Tiepida opposizione
Nonostante le reazioni dei presidenti veneti sono apparse tiepide, solo Pipitone ha strepitato un po' che questa scelta federale è una deriva verso l'abisso. Anzi le prime dichiarazioni sembrano quasi indicare che Treviso si sia meritato questa debacle. Che miopìa. La sconfitta di Treviso è una sconfitta anche per Rovigo, Padova e Venezia perchè è vero che Treviso si è isolata ma anche se la collaborazione con Zatta non è decollata come avrebbe potuto e dovuto, certamente nei prossimi tre anni Rovigo avrebbe potuto entrare nel “giro” Celtic ospitando qualche partita, e fornendo giocatori. Come dire, tenendosi nei paraggi. In attesa di tempi migliori. C'è da chiedersi: Rovigo, Padova e Venezia hanno davvero fatto tutto quanto era possibile per evitare che Treviso corresse da solo per la Celtic League? E i vari Rinaldo, Mazzariol, Checchinato non potevano evitare che si formasse questo autentico cartello antiveneto in cui probabilmente sono confluiti addirittura i veneti pro-Dondi Enore Bagatin e Zeno Zanandrea? Altro che dimissioni, qui bisogna rimanere in sella e combattere con tutti gli strumenti legali a disposizione. La secessione è folclore, il rugby è uno solo. Ancora una volta in Veneto non si capisce che solo uniti si può evitare la cancellazione dalla storia di questo sport. Il Veneto è già stato battuto al tempo della scelta del campo dove giocare il Sei Nazioni. Adesso viene maltrattato da una scelta federale scellerata per le conseguenze che avrà non tanto nel rugby di vertice, ma, nel medio lungo periodo, nel rugby di base, nel rugby popolare.