Riporto un commento preso da RugbyBet, una pagina Facebook che trovo veramente interessante e dà spesso punti di riflessione. Questo giro ce l'ha con l'intervista a Gavazzi da poco rilasciata. Buona lettura!
Riportiamo fedelmente vari pezzi dell’intervista di fine anno ad Alfredo Gavazzi, presidente della federazione italiana rugby, con un nostro commento a margine. Qualcuno ironizzava sugli errori in italiano, qualcuno criticava il troppo gesticolare davanti alla telecamera. Abbiamo preferito concentrarci piuttosto su parole e concetti su cui non siamo d’accordo o che ci lasciano attoniti; un po’ come faceva il programma “Mai dire gol” con l’esilarante rubrica “Ipse dixit”.
«È ovvio che da parte mia come primo obiettivo abbia la possibilità di ricostruire il patrimonio della federazione italiana rugby; detto questo comunque non è un aspetto mio personale ma è un patrimonio della federazione e chiunque sarà il prossimo presidente o i prossimi presidenti io ho il dovere morale di ricostruire il patrimonio»
→ C’è l’esigenza di ricostruire il patrimonio della Fir. Se qualcosa va ricostruito, vuol dire che è stato distrutto: chi lo ha distrutto, dilapidato o mal gestito che dir si voglia? I responsabili sono ancora al loro posto? È curioso che a parlare non sia un presidente appena insediatosi ma uno che è stato alla guida della federazione dal 2012, non scordando che ha rivestito il ruolo di vicepresidente nei 12 anni precedenti. In pratica uno che ha per forza delle responsabilità sulla situazione difficile delle casse della Fir, essendo in posizioni di comando dalla bellezza di 18 anni, si propone di risanarla!
«Penso che le cose progressivamente stanno migliorando…ma a livello sportivo…stanno migliorando le Zebre come sta migliorando Benetton. È naturale che questo miglioramento non possa che riflettersi sulla federazione italiana rugby e sulla nazionale, perché le persone si formano all’interno delle due franchigie e poi danno i loro frutti in nazionale»
→ Premettendo che un palpabile miglioramento si possa registrare solo per Treviso che guarda caso fa un percorso abbastanza autonomo rispetto alla federazione. Scusate, ma dove sarebbero i progressi della nazionale? L’Italia nel Six Nations perde da 17 partite consecutive, nel ranking è quindicesima e se la gioca con Georgia e Giappone contro cui in passato vinceva agevolmente, e ci viene detto che sta migliorando? A mio avviso, poi, fare un parallelismo tra (eventuali) buoni risultati delle franchigie e (inesistenti) buoni risultati della nazionale è vendere il fumo, perché si tratta di livelli ben diversi e chi segue un minimo il rugby lo sa.
«Da due anni a livello di under 20 siamo arrivati ottavi; in due modi completamente diversi: il primo anno siamo arrivati ottavi in una situazione abbastanza particolare ma i secondi anni, il secondo anno, siamo diventati ottavi con pieno diritto. Questo non vuol dire abbassare la guardia, questo vuol dire investire di più. Cos’è che mi ferma tutto questo, le risorse. Posso solo farlo quando le risorse me lo permetteranno»
→ “Siamo arrivati ottavi” dove? Ok, al Junior World Championship. Andando al sodo, Gavazzi dice che gli investimenti sull’alto livello giovanile sono frenati dalla penuria di risorse. Ma lui è o non è il presidente federale? A me sembra assurdo che platealmente ammetta la mancanza di risorse e non dica o proponga nulla su come ottenerle. Soprattutto di soldi ne vengono usati in abbondanza per certe cose mentre si piange miseria per altre, forse più importanti. Certo, non apriamo poi il discorso sul come vengono usati perché non si finisce più…
«Per quanto riguarda la femminile…la differenza è che con i maschi siamo partiti 120/130 anni dopo per cui colmare questo gap porta comunque a dei tempi che probabilmente sono più lunghi e le ragazze noi siamo partiti con gli altri»
→ Questa me la ricorderò quando mi chiederanno il motivo per cui l’Italia del rugby perde semp…spesso. Perché siamo partiti in ritardo rispetto agli altri: all’incirca negli anni Novanta, secondo i suoi dati, sono comparsi i primi palloni ovali nello Stivale!
[Non si sa la domanda né quindi di chi si parla, dobbiamo dedurlo] «Dal punto di vista sportivo…è stata a mio giudizio, è partita da un Sei Nazioni che non abbiamo avuto riscontri se non nell’ultima partita contro la Scozia che abbiamo meritato ma non abbiamo vinto. Nelle due partite di giugno contro il Giappone, la prima siamo stati performanti ma non abbiamo vinto, la seconda gli abbiamo messi sotto. Nei test autunnali abbiamo vinto contro la Georgia, abbiamo giocato alla pari anche se abbiamo perso con l’Australia, e con gli All Black io ho visto una grande differenza forse perché la partita non è stata affrontata nel modo giusto e forse perché il divario, che comunque sapevamo di avere con gli All Black, è un divario importante»
→ Dal riassunto fatto di questo 2018, sembra essere stata un’annata un po’ sfortunata per l’Italia, segnata da episodi e gare alla pari. Perdere di 31pt con l’Inghilterra, di 37pt con l’Irlanda, di 17pt con la Francia e di 24pt con il Galles diventa “non avere riscontri”. Tornano in auge le sconfitte onorevoli e a proposito non mi capacito di come si possa dire che nel primo match in Giappone gli Azzurri meritassero di vincere!
«Il problema è per il prossimo Sei Nazioni che Irlanda è tanto quanto gli All Black, l’Inghilterra idem e il Galles non perde da otto o dieci partite per cui sono abbastanza performanti e di conseguenza non abbiamo grandi spazi prima della coppa del mondo. Speriamo che le cose si evolvono in positivo da gennaio in poi. Il mio augurio per il 2019 è quello che le squadre vincano: perché la vittoria attenua tante situazioni non positive e il fatto di vincere sicuramente è un bel medico per il rugby italiano»
→ Poco da commentare sulla visione del prossimo Sei Nazioni, se non altro è aderente alla realtà cioè triste e sconsolata. Ovviamente un discorso del genere me lo aspetterei da un tifoso piuttosto che dal presidente federale, ma tant’è. Dall’augurio finale, che ugualmente sembra provenire da un semplice tifoso, nemmeno molto esperto tra l’altro, denoto due cose. La prima è l’implicita ammissione che il rugby italiano sia malato, visto che Gavazzi dice che la vittoria avrebbe l’effetto di un medico; questo per chi sostiene che vada tutto bene e che chi critica sia un inguaribile polemico. La seconda è l’errore di fondo del vedere la vittoria come la soluzione dei problemi: per Flaubert “il successo è una conseguenza, non un obiettivo”…e, aggiungo io, nemmeno un rimedio.