italicbold ha scritto: 5 feb 2021, 11:59Io sono partito a 27 e oggi ne ho 51.
Sgombriamo il campo dagli equivoci, innanzitutto.
-Non ho nulla contro gli italiani che vivono all'estero.
-Non mi sognerei mai di inserire "schedature" razziali, religiose o altro fra i cirteri per stabilire chi può rappresentare l'Italia o no.
Se qualcuno si prova ad attribuirmi motivazioni del genere sono disposto a prenderlo a botte.
Qui si parla d'altro.
Non ho il minimo dubbio che tu ti senta italiano e ami il tuo paese di origine. Anzi, sarei stupito del contrario.
Ma qui si parla d'altro.
Ad esempio mi si poneva la questione del "far parte della comunità nazionale".
Ora bisogna intendersi su cosa voglia significare questa locuzione. Faccio un esempio.
Uno dei miei migliori amici è originario di Taranto.
E' venuto a Milano per fare l'Università e lì ci siamo conosciuti, diventando amici al punto che siamo "reciproci" testimoni di nozze.
Dopo la laurea si è fermato a Milano dove ha iniziato la pratica legale, ha conosciuto una ragazza milanese, si sono sposati e hanno due figli. Abitano a Milano dove lui ha poi avviato col fratello un fiorente studio legale. La madre, rimasta vedova, lo ha raggiunto a Milano, dove è morta due anni fa. E' tornato l'ultima volta a Taranto sei anni fa per il funerale di un parente. Ama molto la sua città di origine, ha ancora contatti con gli amici d'infanzia.
Ma avendo ora 54 anni ed essendo "salito" a Milano a 18 sono ormai molti più gli anni che ha passato qui che non giù. Cucina delle favolose orecchiette con le cime di rapa quando ci vediamo da lui e mi fa battute in dialetto che ho imparato a decrittare.
Possiamo dire sia inserito nella comunità della sua città natale?
Possiamo dire che sia partecipe della vita sociale, economica, politica, culturale, ludica della sua città di origine?
Credo di no.
Altrimenti spiegatemi cosa intendete per "essere parte di una comunità".
Il che non significa che non l'ami e non ne parli con nostalgia e affetto.